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La corona dei Castiglione: Harmony Collezione
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La corona dei Castiglione: Harmony Collezione

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About this ebook

Fin dalla nascita al principe Vitale Castiglione è stato inculcato il senso del dovere nei confronti del proprio paese, ma il desiderio dirompente che prova per Jazmine Dickens lo spinge a infrangere ogni regola. Quando si viene meno ai propri principi, però, bisogna essere pronti ad accettarne le conseguenze...
Un matrimonio temporaneo legittimerebbe gli eredi che Jazmine porta in grembo, ma quando il fuoco della passione non accenna a spegnersi, Vitale si chiede se Jazz potrebbe diventare la sua principessa per sempre.
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2019
ISBN9788830503700
La corona dei Castiglione: Harmony Collezione
Author

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    La corona dei Castiglione - Lynne Graham

    successivo.

    1

    «E dai!» insistette Zac Da Rocha con il fratello. «Ci deve pur essere qualcosa che desideri più di quella macchina. Cedimela e ti darò in cambio tutto ciò che vuoi.»

    Il principe Vitale Castiglione provò un senso di fastidio perché il fratellastro brasiliano riusciva sempre a irritarlo. In comune avevano soltanto la passione per le macchine di lusso ed erano entrambi accaniti collezionisti. Ma il no per Zac non aveva alcun significato, anzi un rifiuto lo spingeva solo ad alzare il prezzo.

    Pareva non rendersi conto che lui non era tipo da farsi allettare. Ma del resto Zacarias da Rocha, erede delle favolose miniere di diamanti Quintel Da Rocha, era ricchissimo, anche per gli standard di suo fratello, non accettava rifiuti ed era costituzionalmente incapace di attenersi a limiti civili. L'espressione infastidita, Vitale lanciò un'occhiata al fratello più giovane, lo sguardo impassibile ormai naturale dopo anni di severa autodisciplina.

    «No» ribadì, augurandosi che il fratello maggiore, Angel Valtinos, tornasse e zittisse Zacarias, perché la scortesia non era proprio nel suo modo di essere, in quanto cresciuto nel soffocante ambiente formale di una famiglia reale europea. Una vita di condizionamenti gli impediva di perdere le staffe e rivelare le sue vere emozioni.

    Era già stata una mattinata abbastanza imprevedibile. Vitale era rimasto sconcertato quando suo padre, Charles Russell, aveva chiesto a lui e ai suoi due fratelli di recarsi nel suo ufficio. Una richiesta del tutto insolita, perché d'abitudine Charles faceva lo sforzo di vedere i figli separatamente. Vitale si era domandato se per caso non si trattasse di qualche emergenza familiare. Poi Charles era comparso e aveva chiesto ad Angel, il figlio maggiore, di entrare, lasciando Vitale con la sola compagnia di Zac. Non un buon inizio, aveva pensato, prima di rimproverarsi per questa visione pessimistica.

    Dopotutto non era colpa di Zac se aveva conosciuto il padre solo un anno prima, ed era ancora quasi un estraneo per i fratellastri che a dispetto dei divorzi dei rispettivi genitori si erano frequentati fin dall'infanzia. Sfortunatamente Zac, con capelli neri, tatuaggi e l'atteggiamento aggressivo non pareva inserirsi nel loro mondo. Era troppo anticonvenzionale, troppo competitivo, troppo tutto.

    Non aiutava certo il fatto che fosse più giovane di Vitale solo di un paio di mesi, il che significava che era stato concepito mentre Charles era ancora sposato con sua madre. Ma Vitale poteva in parte giustificare il tradimento del genitore. Sua madre era fredda quanto suo padre era affettuoso e sensibile. Vitale sospettava che, turbato dalle procedure del divorzio in atto, Charles avesse cercato conforto tra le braccia di una donna più sensibile.

    «Senti, facciamo una scommessa» propose Zac.

    Vitale fu tentato di alzare gli occhi al soffitto in una comica incredulità, ma si limitò a non rispondere.

    «Ti ho sentito parlare poco fa con Angel del grande ballo che si terrà nel palazzo di Lerovia alla fine del mese prossimo» ammise Zac senza pudore. «Mi sembra di aver capito che si tratti di qualcosa di molto formale e che tua madre si aspetti che tu ti scelga una moglie tra le giovani selezionate da lei...»

    Vitale sbuffò spazientito. «La regina Sofia cerca di organizzare la mia vita, ma io non ho, almeno per il momento, alcuna intenzione di sposarmi.»

    «Ma sarebbe molto più semplice tenere tutte quelle giovani a bada se tu ti presentassi con una partner» suggerì Zac senza battere ciglio, come se fosse al corrente della pressione che la regina esercitava in merito sull'unico figlio. «Così... ecco, sono pronto a scommettere che non riusciresti mai a trasformare, per una sera, una giovane del popolo in un'aristocratica convincente. Se dovessi riuscirci sono disposto a cederti la mia macchina più rara, ma ovviamente mi aspetto un invito al ballo. Se la tua ragazza fallisce e non supera l'esame, sarai tu a cedermi la tua vettura più preziosa.»

    Con un gesto impaziente lui si scostò i capelli dalla fronte.

    «Non sono Pigmalione, e non conosco nessuna giovane del popolo» ammise con sincerità.

    «Chi è Pigmalione?» chiese Zac aggrottando la fronte. «Possibile che tu non conosca una ragazza del popolo? Abiti nel mio stesso mondo, no?»

    «Non proprio.» Le storie di Vitale erano sempre molto discrete ed evitava le donne che avrebbero potuto esibirlo come un trofeo, mentre pareva che Zac considerasse qualsiasi donna attraente come una sfida. Lui invece non voleva correre il rischio che una sua storia finisse sui giornali, con il rischio di disonorare il trono di Lerovia.

    Inoltre era un banchiere, direttore generale della rispettabile Banca di Lerovia, dal quale ci si aspettava un certo stile di vita. Dopotutto Lerovia era un paradiso fiscale di fama internazionale. Suo nonno aveva costruito la ricchezza e la stabilità del proprio paese su una base di sicurezza e segretezza finanziaria.

    Vitale aveva avuto a sua disposizione ben poche scelte. Sua madre avrebbe voluto che fosse semplicemente il principe ereditario, ma lui aveva un progetto più ambizioso che gli frullava per la testa.

    Aveva combattuto per perseguire il proprio scopo, così come ora continuava a combattere per avere la libertà di scelta di qualsiasi altro mortale. A ventotto anni non era pronto ad affrontare la responsabilità di una moglie e l'idea di essere padre era ancora più deprimente. Provava un senso di nausea alla prospettiva di un bambino frignante che gli si aggrappava ai pantaloni chiedendo la sua attenzione. Inoltre sapeva bene quanto sarebbe stato difficile per qualsiasi donna ambientarsi nella famiglia reale di Lerovia, costretta a sopportare il carattere dispotico di sua madre, l'attuale regina. La sua sfortunata sposa avrebbe dovuto avere nervi d'acciaio.

    A quel punto delle sue riflessioni ricomparve Angel, l'aria sottomessa, e a quella vista Vitale balzò in piedi, lo sguardo interrogativo.

    «Tocca a te» lo avvertì asciutto suo fratello, senza degnarsi di rispondere alla sua domanda implicita.

    Angel era visibilmente sulle spine, si rese conto Vitale, chiedendosi cosa gli avesse detto Charles Russell. Ma poi abbozzò una smorfia perché gli venne in mente un particolare. Era probabile che il loro padre fosse venuto a conoscenza dell'esistenza della figlia illegittima di Angel, una bimba che lui non aveva mai visto. Questo era il tragico segreto di Angel, un segreto che aveva condiviso solo con lui, e poteva essere un argomento spinoso per un uomo orientato verso la famiglia come il loro padre. Comunque non era un errore che lui avrebbe commesso, rifletté, perché non correva mai rischi per quanto riguardava il controllo delle nascite. Sapeva fin troppo bene che avrebbe avuto ben poche possibilità se qualcosa in quel campo fosse andato storto.

    Di mezza età, con i capelli grigi, ancora piacente, Charles Russell gli andò incontro e lo abbracciò. «Mi dispiace di averti fatto aspettare.»

    «Nessun problema» rispose educatamente Vitale, evitando di ammettere di aver fatto infuriare sua madre insistendo nel recarsi a Londra piuttosto che partecipare a un'altra delle consuete celebrazioni di corte. Tuttavia s'irrigidì un poco a quella dimostrazione d'affetto perché gli era difficile rispondere con altrettanta spontaneità. In fondo era sempre il ragazzino timido che sua madre aveva respinto con disgusto all'età di due anni, dicendogli decisa che era qualcosa d'infantile andare alla ricerca di quelle attenzioni.

    «Ho bisogno di un favore e pensavo che tu potessi gestire la questione meglio di me» borbottò Charles. «Ricordi la governante che avevo a Chimneys?»

    Sconcertato, Vitale sbarrò gli occhi. Lui e Angel avevano trascorso parecchie vacanze estive nella casa di campagna del padre ai confini del Galles e aveva adorato quelle giornate, libero dalle formalità della corte di Lerovia.

    «Direi di no. Non ricordo il personale.»

    Suo padre aggrottò la fronte, l'aria delusa per quella risposta. «Si chiamava Peggy. Ha lavorato per me per lunghi anni. Era sposata al giardiniere, Robert Dickens.»

    Un tenue ricordo si affacciò alla mente di Vitale e lo sguardo si fece divertito, un vecchio scandalo che gli tornava in mente. «Una donna dai capelli rossi che è fuggita con un ragazzo discutibile» commentò sarcastico.

    Quel tono non piacque a suo padre, che aggrottò la fronte. «Sì, è lei. Il ragazzo era uno degli aiuti del giardiniere, un tipo dalla lingua sciolta» precisò. «Mi sono sempre ritenuto responsabile per quel caos.»

    Vitale, che non riusciva nemmeno a immaginare di ritenersi coinvolto nella vita privata del personale, guardò attonito il padre. «Perché?»

    «Diverse volte ho visto Peggy con dei lividi» ammise a disagio Charles. «Ho sospettato che Dickens abusasse di lei. Gliel'ho chiesto diverse volte ma Peggy mi ha sempre assicurato che andava tutto bene. Avrei dovuto insistere di più.»

    «Non vedo cos'avresti potuto fare se lei non aveva intenzione di confidarsi» borbottò Vitale, chiedendosi per quale motivo discutessero di quell'argomento, e soprattutto perché suo padre dovesse sentirsi a disagio ripensando alla vita privata di una vecchia dipendente. «Non eri responsabile.»

    «Giusto e sbagliato hanno sempre due facce» replicò cupo Charles. «Se fossi stato più attento, più comprensivo, probabilmente lei mi avrebbe confessato la verità e avrei potuto darle l'aiuto di cui lei e sua figlia avevano bisogno. Invece mi sono comportato in modo educato ma distaccato e alla fine lei se n'è andata con quel bastardo.»

    «Non vedo cos'altro avresti potuto fare. Si devono rispettare i limiti, soprattutto quando si tratta del personale» dichiarò Vitale, irrigidendosi sentendo nominare la figlia di Peggy, ma cercando di soffocare quella realtà. Aveva solo un vago ricordo di Peggy Dickens, in compenso rammentava bene la figlia Jazmine, ma forse solo perché rientrava in uno dei suoi ricordi giovanili più imbarazzanti. Non gli piaceva ripensare ai giorni in cui non aveva ancora appreso il tatto e la discrezione.

    «No, Vitale, bisogna avere un approccio più indulgente nei confronti del personale. Si tratta sempre di esseri umani e talvolta hanno bisogno di comprensione e di aiuto» replicò Charles.

    Vitale non aveva alcuna intenzione di aiutare o comprendere il personale della banca o del palazzo; semplicemente voleva che svolgessero il loro lavoro senza creare problemi. Non si lasciava coinvolgere a livello personale dai dipendenti, ma per rispetto a suo padre resistette all'impulso di esprimergli il proprio punto di vista e cercò invece di tornare all'argomento iniziale. «Mi avevi detto di aver bisogno di un favore» gli ricordò.

    Charles studiò il figlio, il viso severo, rimproverandosi per riconoscere in quell'espressione il gelido riserbo e la mancanza di cuore della sua ex moglie. Se mai fosse riuscito a odiare una persona, questa sarebbe stata la regina di Lerovia, Sofia Castiglione. Eppure un tempo l'aveva amata, finché non aveva scoperto di essere soltanto il suo donatore di seme per l'erede di cui aveva bisogno per il trono di Lerovia. Il vero amore di Sofia era stata un'altra donna, la sua più cara amica, Cinzia, e dal momento in cui Sofia aveva concepito con successo, Charles e il matrimonio erano stati un di più di cui si poteva fare a meno. Ma questo era un segreto che Charles si era impegnato a portarsi nella tomba. Nella causa di divorzio aveva promesso di non farne parola in cambio della possibilità di frequentare suo figlio. In seguito si era pentito di quella promessa, vedendo che la sua ex moglie condizionava la vita del figlio con la sua continua interferenza.

    «Sì... il favore» riprese Charles tornando al presente. «Ho ricevuto una lettera dalla figlia di Peggy, Jazmine, che mi chiede aiuto. Voglio che te ne occupi tu. Lo farei io stesso, ma per i prossimi mesi ho un impegno all'estero e non ne ho il tempo. Inoltre gestirai la situazione sicuramente meglio di me perché da bambini eravate sempre insieme.»

    Vitale si era irrigidito. Per la verità si era irrigidito all'idea di vedere ancora Jazz. «Quale situazione?» prese tempo.

    Il vecchio gli passò una lettera. «Il bastardo ha depredato Peggy, ha chiesto dei prestiti a suo nome e l'ha rovinata!» esclamò con disgusto. «Adesso sono povere e non sanno come sopravvivere. Hanno intentato causa ma non sono approdate a niente. Inoltre

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