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Una vendetta in bianco: Harmony Collezione
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Una vendetta in bianco: Harmony Collezione

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About this ebook

Tutto ciò che devi fare è dire sì...

Nulla potrebbe dare più soddisfazione a Max Montigny che sentire l'ereditiera Margot Duvernay pronunciare le fatidiche parole lo voglio! Respinto già una volta da lei e dai suoi aristocratici familiari, questa volta Max ha il coltello dalla parte del manico. Per salvare l'antica azienda di famiglia, infatti, Margot è costretta a sposarlo.

Tuttavia la loro appassionata prima notte di nozze convince Max ad accantonare i propositi di vendetta, per godere di ogni istante della loro nuova vita insieme.
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2019
ISBN9788830503748
Una vendetta in bianco: Harmony Collezione

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    Una vendetta in bianco - Louise Fuller

    successivo.

    1

    Quando le ruote del suo jet privato toccarono la pista, Margot Duvernay alzò gli occhi dal portatile e guardò pensierosa fuori dal finestrino, mentre con le dita torturava il braccialetto della festa di addio al nubilato che aveva ancora al polso.

    Come amministratore delegato della leggendaria azienda produttrice di champagne House of Duvernay, era abituata a lavorare sodo. Gli ultimi cinque anni erano stati davvero impegnativi, sia emotivamente sia a livello finanziario e per quanto incredibile fosse, la settimana a Monte Carlo per l'addio al nubilato di Gisele, era stato il primo periodo libero che si prendeva da mesi.

    Purtroppo però l'inaspettato messaggio che suo padre Emile le aveva lasciato in segreteria, aveva interrotto bruscamente l'idillio.

    Margot si avviò decisa sulla pista, salì a bordo della limousine che l'aspettava e tirò fuori il telefono. Riascoltò il messaggio, accigliandosi per le risatine e la musica che si sentivano in sottofondo. Se solo l'avesse trovato prima, pensò con rammarico. Emile era inaffidabile, ma era la prima volta che accennava seriamente alla volontà di vendere le sue azioni e questo era positivo.

    Appoggiandosi al sedile, con un misto familiare di orgoglio e responsabilità, vide apparire i tetti mansardati vecchi di duecentocinquant'anni del quartier generale della sua famiglia. Amava tutto di quel palazzo, l'interno fresco e silenzioso, il senso di storia che la sala riunioni emanava con i suoi pannelli in legno e la simmetria della facciata. Per lei era più che un edificio di mattoni e intonaco, era un'eredità e un onere insieme, proprio come la sua posizione di amministratore delegato.

    Margot sospirò.

    Crescendo, non avrebbe mai immaginato di arrivare a essere a capo della Duvernay, perché potere e responsabilità non facevano per lei. Per natura, detestava trovarsi sotto i riflettori e dopo la laurea era stata felice di guidare il settore ambientale dell'azienda, creato di recente.

    Purtroppo però la tragica morte di suo fratello Yves sulle piste da sci di Verbier, non le aveva lasciato altra scelta che occuparsi di persona degli affari di famiglia. Naturalmente a Emile sarebbe piaciuto gestire un marchio globale, ma anche se non fosse stato snobbato dai parenti di sua moglie, era risaputo che preferisse rinfrescarsi l'abbronzatura piuttosto che analizzare le tendenze del mercato. Suo fratello Louis, a soli sedici anni, era decisamente troppo giovane per farsi avanti e suo nonno troppo vecchio e distrutto dal dolore. Per lui era già stato devastante fare i conti con l'overdose accidentale della figlia e lo shock di perdere anche un nipote gli aveva causato una serie di colpi apoplettici dai quali non si era ancora del tutto ripreso.

    E così, come sempre, era toccato a Margot intervenire a raccogliere i cocci ed era per questo che quella mattina stava tornando di corsa a Epernay.

    L'atrio illuminato, con la sua rassicurante familiarità, le trasmise una sensazione di calma, ma quando entrò in ascensore e il suo telefono vibrò, subito sentì la propria compostezza vacillare. Guardò lo schermo, con il cuore che iniziava a batterle in un misto di speranza e sollievo.

    Grazie al cielo! Finalmente!

    «Emile, stavo proprio per chiamarti...»

    «Davvero? Pensavo che fossi arrabbiata con me.»

    Margot sentì un moto di irritazione, suo padre era davvero esasperante. Lo aveva cercato negli ultimi giorni, ma lui non aveva mai risposto, facendole temere che avesse cambiato idea. Ma era chiaro che stesse solo facendo il difficile.

    Ora però avvertì una certa esultanza nella sua voce e di colpo non le importò più dei suoi stupidi giochetti, ciò che contava era che finalmente fosse pronto a vendere le azioni che possedeva.

    Il cuore iniziò a martellarle nel petto: la tempistica non poteva essere migliore.

    Non solo questo avrebbe significato che l'azienda sarebbe tornata di nuovo integra in tempo per il matrimonio di suo fratello Louis, ma avrebbe anche dato a suo nonno lo sprone di cui aveva davvero bisogno. Dopo l'ultimo colpo non si era più ripreso e questo sarebbe stato il tonico perfetto insieme alle nozze del nipote, che avrebbero dato continuità al nome di famiglia e assicurato il futuro della Duvernay. Si sentì serrare il petto. Inoltre, per lei ricomprare le azioni di suo padre avrebbe costituito l'ulteriore ? fortunatamente segreto ? vantaggio di inviare un messaggio forte alla banca.

    «Oh, papà» nonostante il disappunto, parlò con calma, «ho cercato di contattarti almeno una dozzina di volte.» Avvertì un moto di eccitazione, mentre nella sua testa si ripeteva il messaggio sconclusionato che le aveva lasciato, in cui accennava a qualcosa su un volo fino a Reims, ma questo era stato ore prima. Margot guardò l'orologio, ormai doveva essere arrivato.

    «Dove alloggi? Posso venire io da te, oppure mandare una macchina a prenderti.» Si sentì fremere, non riusciva a crederci. Finalmente sarebbe accaduto e il momento che stava aspettando da quasi tutta la sua vita, sarebbe giunto. Riacquistare le azioni perdute, come era solito chiamarle suo nonno, era un obiettivo che aveva a cuore da quando era subentrata nell'azienda. Nel farlo, non solo Margot avrebbe reso di nuovo integra la Duvernay, ma avrebbe anche dato una conclusione al doloroso, complicato pasticcio del matrimonio dei suoi genitori e alle ripercussioni che erano seguite alla tragica morte di sua madre. Si sentì il polso vacillare. Suo padre e i nonni avevano sempre avuto rapporti tesi. Emile poteva anche avere l'aspetto di una star di Hollywood, ma per loro era solo un misero addestratore di cavalli e il fatto che fosse fuggito insieme a Colette, la loro figlia diciannovenne, non lo aveva certo reso caro a una famiglia moralista e più che mai attenta all'immagine. Inoltre, la sua decisione di vivere con il fondo fiduciario di Colette, aveva acuito questa rottura che era divenuta insanabile quando, dopo la morte della moglie, Emile si era categoricamente rifiutato di consegnare le azioni dell'azienda di famiglia ai propri figli. Lui aveva sempre sostenuto che si trattasse di un gesto di autopreservazione, ma i suoi nonni lo avevano visto come una ripicca. In seguito, suo padre aveva minacciato di portare lei e i suoi fratelli in Svizzera se non gli fosse stato permesso di tenere quelle azioni e il nonno aveva acconsentito alle sue richieste a due condizioni: che rinunciasse legalmente all'affidamento dei figli e che loro mantenessero il cognome della madre.

    Margot rabbrividì. Una volta pensava che il dolore avrebbe potuto riavvicinare i due rami della sua famiglia, invece era accaduto il contrario. C'era ancora così cattivo sangue tra Emile e i suoceri che perfino ora, dopo tanto tempo, entrambi coglievano ogni pretesto per segnare punti, ma finalmente ora le cose avrebbero preso una piega diversa. Sarebbe stato così bello potersi mettere tutto alle spalle prima del matrimonio di Louis, ora la sua priorità era bloccare Emile. «Papà» ripeté. «Dimmi solo dove vuoi che ci incontriamo.»

    «È per questo che ti sto chiamando...» la sua voce era cambiata, sembrava a disagio e subito Margot si domandò il perché. Ma prima che avesse modo di ripensarci, lui iniziò a parlare di nuovo. «Ci ho provato sul serio, quindi non puoi biasimarmi... non questa volta chèrie. Mettiamola così, ho aspettato finché ho potuto...»

    Udendo un flebile, ma inconfondibile mormorio femminile, lei si accigliò. Perfino ora suo padre non ce la faceva a darle la propria totale attenzione. La sua bocca si serrò in una linea sottile. Sicuramente stava già festeggiando l'imminente vendita delle azioni con il gruppo di parassiti del momento. Poi, d'improvviso, il battito del cuore si paralizzò e sentì le dita serrarsi attorno al telefono, mentre le sue parole le rimbombavano dentro la testa urtandosi come gli autoscontri al luna park. «Biasimarti per che cosa?»

    «Ho aspettato più che potevo poussin, ma era un'offerta così buona...»

    L'utilizzo di quel soprannome della sua infanzia, come pure il tono adulatore le provocarono un brivido di allarme sulla pelle. Suo padre la chiamava così sempre e solo quando voleva qualcosa, o doveva essere perdonato.

    «Quale offerta?» chiese. Le porte dell'ascensore si aprirono e Margot uscì nell'atrio dal soffitto di vetro.

    Dritto davanti a sé, notò la sua assistente personale ferma davanti alla porta dell'ufficio e avvertì un senso di nausea.

    «Cos'hai fatto papà?»

    «Quello che avrei dovuto fare tanto tempo fa.» Il tono lusinghiero era sparito e ora lui era sulla difensiva. «Quindi spero che tu non abbia intenzione di litigare, Margot. Voglio dire, da anni mi ripetevi di vendere le mie azioni e ora ti ho ascoltato e ne ho anche spuntato un prezzo maledettamente buono.»

    Fu come se una bomba fosse esplosa dentro la sua testa. Il sangue le rombava nelle orecchie e il pavimento sembrò inclinarsi sotto ai suoi piedi. «Tu hai sempre detto che se avessi deciso di vendere, saresti venuto da me per prima!» Margot sentì il panico, caldo e scivoloso, scorrerle lungo la schiena.

    «E l'ho fatto! Ma tu non hai risposto.»

    «Non potevo, stavo facendo un massaggio.» Le sfuggì un sospiro. «Senti, papà, possiamo risolverla. Solo non firmare nulla, okay? Rimani dove sei e io verrò da te.»

    «È troppo tardi, ho firmato i documenti questa mattina presto. Quel tipo mi ha tirato giù dal letto» borbottò. «In ogni caso, non ha senso legarsela al dito con me, basterà che gli parli. Ormai dovrebbe essere lì.»

    «Chi...?» iniziò Margot, ma poi capì che suo padre non la stava più ascoltando. Sentì il clic del suo accendino, poi il lento soffiare del fumo.

    «Sembra sia questo il motivo per cui voleva concludere così presto, aveva fretta di venire a Epernay per dare un'occhiata alla sede centrale.»

    Margot si guardò in giro sconvolta, non c'era da stupirsi che il suo staff sembrasse così confuso. Chiaramente il nuovo azionista della Duvernay doveva trovarsi già in loco. Ma chi era e cosa aveva detto loro? Le sue pulsazioni aumentarono. C'erano già abbastanza voci che circolavano sull'azienda, cos'avrebbe pensato la banca se avesse saputo che Emile di colpo aveva deciso di vendere le sue azioni? Si maledisse per non avere ascoltato subito i messaggi e imprecò contro suo padre per essere così egoista.

    «Andrà tutto bene...» le stava dicendo Emile, spiccio. Ora che il peggio era passato, non vedeva l'ora di andarsene. «Sei così razionale e pratica, poussin. Basterà che parli con lui, forse riuscirai a persuaderlo a rivendertele.»

    Suo padre ora voleva solo liberarsi, se Margot fosse stata il tipo da urlare o scagliare invettive, gli avrebbe riversato addosso la marea di insulti che le ribollivano in gola, ma purtroppo non lo era. Una vita a osservare la soap opera che era stata il matrimonio dei suoi genitori l'aveva guarita da ogni desiderio di scenate. Tuttavia, per un momento, considerò di dire a Emile nei termini più irrazionali e inutili ciò che pensava di lui, ma qual era il senso? La morale di suo padre era basata su un egocentrismo assoluto ed era il motivo per cui si era tenuto quelle azioni.

    «Sebbene abbia qualche dubbio in merito...» sospirò di nuovo Emile. «Quel tipo sembrava proprio deciso a prendersele, ma forse potrei anche averti fatto un favore. Voglio dire, lui è o non è l'uomo del momento?»

    L'uomo del momento.

    Margot trasalì. Il suo cervello era un turbine, i pensieri volavano in centinaia di direzioni, perché anche lei aveva letto quel titolo, ma non l'articolo, perché sarebbe stato troppo doloroso. Il mese precedente, camminando per il centro di Parigi, aveva trovato impossibile distogliere lo sguardo dalle edicole. O più precisamente dall'immagine del volto che accompagnava l'articolo e da quegli occhi, uno azzurro e uno verde fissi sugli Champs Elysées.

    «Uomo del momento?» la sua voce suonò confusa.

    «Sì, Max Montigny. Dicono che riesca a trasformare l'acqua in vino, quindi credo che darà del filo da torcere a quei maledetti vignaioli... Sì, arrivo subito!»

    Margot cercò di parlare: «Papà...» iniziò.

    «Senti, chiamami più tardi. Ti voglio bene, ma ora devo andare.»

    Il telefono divenne muto.

    Max Montigny. Erano passati quasi dieci anni dall'ultima volta che lo aveva visto. Dieci anni a tentare di fingere che la loro relazione, le bugie, il suo cuore spezzato, non fossero mai esistiti. Le era stato di grande aiuto che solo Yves fosse a conoscenza dell'intera storia; per tutti gli altri Max era solo un impiegato fidato che in seguito era divenuto un caro amico della sua famiglia. Per Margot invece si era trattato di un bel sogno divenuto realtà. Con i capelli scuri e lisci, un profilo così perfetto da sembrare intagliato e un corpo snello e muscoloso che sprizzava energia, Max era stato simile a un'oscura stella che le trascinava i sensi ogni volta che si trovava nella sua orbita. Per lui invece, all'inizio, Margot era stata invisibile. No, forse non del tutto invisibile, ma lui si limitava a sorriderle nello stesso modo scherzoso di suo fratello, salutandola quando si univa alla famiglia per cena, oppure offrendosi di accompagnarla in città quando pioveva. E poi, di colpo, un giorno, invece di far finta di non vederla, l'aveva guardata così intensamente che lei aveva dimenticato di respirare e di distogliere lo sguardo. Ricordando quel momento Margot sentì le guance divenirle di fuoco. Era rimasta affascinata da quell'uomo, ammaliata e stregata, pronta a seguirlo ciecamente, al punto che si era buttata tra le sue braccia e nel suo letto di buon grado e con entusiasmo. Max era stato

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