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Una ricetta d'amore: Harmony Jolly
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Una ricetta d'amore: Harmony Jolly

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Il gusto dell'amore 1/3
Chi può dire di conoscere gli ingredienti per dare gusto all'amore? Scopriteli con noi!

Brianna e il tenebroso milionario italiano Marco Dirici hanno in comune la passione per il cibo: lei è uno chef, lui ha un business nell'ambito delle forniture alimentari. Ma a legarli per sempre è stata la nascita non prevista del loro figlio e il matrimonio che Marco, per senso di responsabilità, ha proposto a Brianna. Le loro provenienze così diverse e la poca attenzione che il milionario riesce a dedicare alla moglie portano Brianna a inseguire il sogno di cucinare in un grande ristorante newyorkese, trasferendosi con il figlio nella Grande Mela. È difficile dimenticare, però, il tocco magico delle mani di Marco e quando lui torna alla carica reclamando il proprio ruolo nella loro vita, per Brianna non sarà facile rimanere salda sulle proprie posizioni...
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2019
ISBN9788830504059
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    Una ricetta d'amore - Nina Singh

    successivo.

    1

    Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe venuto.

    L'uomo alto e imperioso che si stagliava sulla porta era l'ultima persona che Brianna voleva vedere. Anche se avrebbe dovuto immaginarlo. Marco Dirici era abilissimo a comparire nella sua vita inatteso e non voluto.

    Brianna sbirciò di nuovo dalla finestrella laterale. Sapeva che era lui. Gliel'aveva confermato la voce. Eppure, non poteva fare a meno di dirsi che forse, se avesse guardato di nuovo, avrebbe visto qualcun altro.

    Ma non successe. L'uomo alla porta era Marco, in carne e ossa. Non che ne fosse sorpresa. Lui non era tipo da tenersi alla larga.

    Brianna abbassò lo sguardo sulla maglietta grigia sbiadita e cercò di sistemare le sbavature sotto agli occhi. Grandioso. Erano passato sei mesi dall'ultima volta che lo aveva visto e doveva beccarla proprio una mattina in cui appariva al peggio.

    Comunque, che importanza aveva? Non le interessava più far bella figura con Marco. Lui, invece, era perfetto, come sempre. La giacca di pelle che indossava metteva in risalto il nero dei suoi occhi. Il ciuffo di capelli corvini che gli ricadeva sulla fronte era esattamente come lei lo ricordava. Non era passato poi così tanto da quando glielo scostava all'indietro con amore, per poi vederlo ricadere di nuovo in avanti.

    «Brianna, apri la porta. Lo so che ci sei.»

    La voce che la raggiunse da oltre la porta trasudava di quel sensuale accento italiano che popolava i suoi sogni.

    «Cara, apri» ripeté Marco. «Non voglio suonare il campanello. Probabilmente Enzino sta dormendo.»

    Nel sentire menzionare suo figlio, Brianna scordò aspetto e apprensione. Il loro figlioletto di due anni era la ragione che lo aveva condotto lì.

    Lentamente, tolse il catenaccio e si fece da parte per lasciar entrare il marito.

    Marco le passò accanto degnandola appena di uno sguardo. «Perché ci hai messo tanto? Ho dovuto fare il giro e venire sul retro perché sul davanti non rispondevi.»

    Brianna era profondamente addormentata quando lui era arrivato. Enzino non aveva voluto saperne di stare nel suo lettino e l'aveva tenuta sveglia tutta la notte.

    Marco le rivolse un'occhiata severa. «Temevo che la vecchietta della casa accanto da un momento all'altro mi sarebbe piombata addosso brandendo una scopa. Sono sicuro che è convinta sia qui per commettere qualche crimine.»

    Brianna chiuse la porta e si girò a fronteggiarlo. «Cosa diavolo ci fai qui?»

    «Tu cosa pensi? Ho parlato con mia nonna.»

    Ovvio, si disse lei. Non avrebbe mai dovuto fare quella telefonata alla nonna di Marco. Ma aveva un bisogno disperato di consigli da parte di qualcuno che amava Enzo quanto lo amava lei.

    «Non dovresti essere qui» ribatté.

    «Mi sono stufato di aspettare che ritrovi il senno» disse Marco. «E mi manca mio figlio. Cosa ti aspettavi che facessi?»

    Una parte di lei avrebbe voluto sentirgli dire che aveva sentito anche la sua mancanza. Ma era un pensiero stupido. Marco non voleva avere più niente a che fare con lei. Anzi, non aveva mai voluto avere a che fare con lei. Mentre per lei rivederlo era stato un colpo al cuore.

    Se possibile, era ancora più bello di come lo ricordava. Quegli occhi scuri in cui così tante volte si era persa erano sempre profondi, magnetici. Ma non poteva cedere alla loro malia. Non poteva perdersi di nuovo. Non con quell'uomo. Gli aveva già dato troppo di sé.

    «Non mi aspettavo niente» replicò. Poi, tanto per fare qualcosa, andò ad accendere il baby monitor piazzato sul bancone. «Solo che rispettassi il mio desiderio e lasciassi a me e a Enzo il tempo che ci occorre.»

    «Sono passati sei mesi.»

    «Non è cambiato niente, Marco. Hai fatto il giro del mondo per nulla.»

    «Sei tu che vuoi il divorzio, cara. Non intendo divorziare da mio figlio.»

    Brianna si irrigidì. «Non è giusto. Lo sai bene che non è questo che voglio.»

    Marco fece una risata priva di allegria. «È per questo che lo hai portato a migliaia di chilometri lontano da me?»

    Brianna trasse un profondo respiro. «Senti, quando me ne sono andata ti ho promesso che avremmo trovato un accordo ragionevole riguardo a nostro figlio. Sino a quel momento, non puoi piombare qui senza preavviso. Puoi vederlo nei tempi stabiliti, o non vederlo affatto.»

    Marco le fu accanto in un balzo. «Non credo proprio. Mi hai lasciato le briciole e ora minacci di togliermi anche quella miseria. Non posso permettertelo.»

    Brianna aveva il cuore che le martellava in petto, ma non indietreggiò. «Non contrastarmi, Marco. Ho bisogno di una tregua per schiarirmi le idee.»

    Lui le prese la mano, una stretta gentile ma decisa. «Non rinuncerò a mio figlio, Brianna.»

    Qualunque speranza Brianna avesse avuto che il marito in quei mesi fosse cambiato evaporò. «Non è quello che voglio» ribadì. «Mi dispiace che tu non capisca.»

    Marco sospirò e le lasciò la mano. «Hai ragione. Non capisco. Non capisco perché il tuo desiderio di cucinare a New York sia più forte di quello di essere mia moglie in Italia. E di sicuro non capisco perché tu abbia sentito il bisogno di andartene.»

    Sì, questo era vero. Lui non aveva mai capito. «Non avevo scelta.»

    «Questo è ciò che sembri credere.»

    Le parve di scorgere i segni della stanchezza sul viso di lui. Ma fu un attimo. Forse se l'era solo immaginato.

    «Ne sono convinta» ribatté. «Infelice com'ero non avrei potuto essere una buona madre per Enzo.»

    «E questo...» Marco accennò alla stanza. «... ti rende felice?»

    Brianna incrociò le braccia sul seno. Non sapeva cosa rispondere. No, non era felice. Dacché era tornata a New York le cose non andavano come si sarebbe aspettata. E, cosa ancora peggiore, suo figlio non si era adattato al cambiamento.

    Ma durante quegli ultimi mesi in Italia il rapporto tra lei e il marito era diventato sempre più freddo. Tanto che nessuno dei due nemmeno fingeva più che fossero una coppia. Si erano ridotti a essere semplicemente due persone che vivevano sotto lo stesso tetto. È questo che succede quando si vuole a tutti i costi metter su famiglia. Avrebbe dovuto immaginarlo.

    Tuttavia, non avrebbe mai pensato che Marco potesse mancarle tanto.

    Lui la stava guardando, in attesa di una risposta. Quello che disse la indusse a pensare che le avesse letto nella mente. «Allora, dimmi cosa ti rende felice, cara

    Si avvicinò, gli occhi intensi che scivolavano sulle sue labbra, e Brianna si costrinse a distogliere lo sguardo. Se non fosse stata attenta, sarebbe caduta di nuovo nella trappola di Marco Dirici. La sua voce, il suo sguardo...

    «Almeno sei mai stata felice?» le chiese.

    Che razza di domanda era?

    Come se fosse possibile dimenticare. La mente le corse in automatico al primo bacio che si erano dati. Si conoscevano solo da qualche ora, eppure non era riuscita a resistere al suo fascino, al suo magnetismo. Non si riconosceva nella donna che era diventata quella notte e nelle settimane a seguire.

    Dal baby monitor giunse un piagnucolio e Brianna alzò gli occhi al cielo. «Lo vedi cosa hai fatto? È sveglio. Almeno un'ora prima del suo solito.»

    Marco sospirò e si scostò da lei.

    Era delusione quella che intravide nel su sguardo? Probabilmente no.

    «Vorrei vedere mio figlio.»

    Brianna trasse un profondo respiro e attese che il battito decelerasse. Poi si avviò verso le scale.

    Marco la seguì con lo sguardo, imprecando tra sé. Dopo sei mesi che non la vedeva, era bastato posarle gli occhi addosso perché gli si scatenasse dentro una tempesta ormonale. Era successo lo stesso tre anni prima, quando l'aveva conosciuta. Proprio come ora, una sola occhiata era stata sufficiente a incendiarlo di desiderio. I magnifici occhi verdi di lei scintillavano ancora come quel giorno. E le sue labbra... Dio, quella bocca parlava di peccato. La camiciola da notte lasciava ben poco all'immaginazione, ma lui conosceva ogni centimetro del suo corpo. Era bellissima, incantevole. E per un breve periodo era stata sua.

    Mai completamente, però.

    Cosa c'era in lei che gli faceva perdere il controllo in quel modo? L'ultima cosa che voleva quando era arrivato lì era ripercorrere il sentiero della memoria. L'attrazione tra loro era meramente fisica, era un dato di fatto ormai. Ma lui voleva di più. Più di quanto Brianna fosse disposta a dargli.

    Tuttavia, non aveva mai implorato una donna e di certo non avrebbe cominciato a farlo adesso con quella che presto sarebbe diventata la sua ex moglie. Né l'avrebbe pregata di rimandare l'inevitabile.

    Erano solo due le ragioni per le quali era lì: dire a Brianna che le concedeva il divorzio che tanto desiderava e trovare un accordo definitivo per la custodia di Enzo. Suo figlio contava più di ogni altra cosa. Non si era mai illuso che Brianna sarebbe stata per sempre, le donne vanno e vengono. Ma la famiglia... Avrebbe lottato per il sangue del suo sangue.

    Si guardò intorno, nella casa che Brianna aveva preso in affitto. La cucina era pulita e ordinata, con un piccolo tavolo rotondo nel centro. Al di là di un arco si vedeva il salotto, con divani e poltrone. Una porta finestra affacciava sulla strada. La casa era piccola, modesta.

    Non c'era nulla di sbagliato, ma certo non era paragonabile alla villa in cui Brianna aveva vissuto come sua moglie.

    Lei, però, preferiva quell'appartamentino.

    Non che la cosa lo sorprendesse. Quando era entrato nella sua vita tre anni prima l'aveva totalmente stravolta. All'epoca Brianna aveva appena trovato un nuovo posto e stava lavorando sodo per farsi un nome nel mondo culinario di New York. Prima che se ne rendessero conto si erano ritrovati in attesa di un bambino. Le aveva chiesto di sposarlo e di andare a vivere con lui in Italia. Per un po' aveva funzionato tra loro, ma ben presto era diventato evidente che il loro rapporto andava sfaldandosi.

    La gravidanza difficile aveva ridotto a zero i contatti tra loro, facendo saltare l'unico elemento che li teneva uniti. E l'espansione della Dirici Foods aveva fatto il resto, assorbendo ogni sua energia e tenendolo spesso lontano da casa.

    Eppure, aveva sperato che Brianna si innamorasse della sua nuova casa. Che cercasse di adattarsi alla nuova vita, per quanto fosse stato inatteso il cambiamento. Ma non era successo. Era stato uno stupido a illudersi.

    Avvertì una costrizione al petto e, ancora una volta, si disse che doveva chiudere col passato, coi ricordi.

    Doveva trovare un accordo con Brianna al più presto e poi uscire definitivamente dalla sua esistenza.

    Il libro di favole la mancò per un pelo.

    «Ora! Ora! Ora!»

    «Enzo, non si gettano le cose alla mamma» disse Brianna in tono di rimprovero.

    Un orsacchiotto di peluche la colpì in pieno petto.

    «Devo toglierti i tuoi giocattoli preferiti dal lettino?»

    «In braccio! Ora!»

    Brianna lo tirò su e se lo strinse la seno, cercando di calmarlo. Enzo odorava di shampoo e di borotalco.

    Persino in momenti come quello, non si capacitava dell'ondata di emozioni che la travolgeva quando teneva tra le braccia il suo piccolino. Non si sarebbe mai aspettata di diventare mamma a quell'età ma era grata ogni giorno per il suo bambino. Specie dopo i terribili alti e bassi della gravidanza. Aveva pregato con tutta se stessa che il suo prezioso piccino nascesse a termine e in salute. E quando era avvenuto era stato come se si fosse compiuto un miracolo.

    «Cucina!» le gridò Enzo nell'orecchio.

    «Scendiamo subito» gli disse. «Ma prima devo dirti una cosa» continuò, mettendolo giù.

    Enzo corse verso le scale, senza ascoltarla. E lei gli corse dietro. Non era ancora bravo a fare i gradini, ma questo non lo fermava.

    «Enzo, aspetta.»

    Il piccolo era già alle prese col cancelletto di sicurezza lasciato aperto quando lei lo raggiunse.

    «Cucina! Cucina!»

    «D'accordo» disse Brianna, prendendolo per mano. «Ora scendiamo. C'è qualcuno che vorrebbe vederti» aggiunse, mentre lo aiutava, gradino per gradino.

    Non appena arrivarono dabbasso, Enzo si fiondò in cucina. Quando vide Marco si fermò di colpo.

    Mentre Marco lo prendeva in braccio, Brianna notò che aveva in viso un'espressione vagamente derisoria. Il baby monitor! Era acceso e Marco aveva sentito tutto.

    «Ciao!» gridò Enzo, afferrando il colletto di Marco.

    «Ehi, ometto» disse Marco, strofinando la guancia contro quella del figlio. «Ti è mancato il tuo

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