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Il mio errore più grande
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Ebook169 pages1 hour

Il mio errore più grande

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About this ebook

Annie: Il mio cuore ha cessato di battere nel mo-mento stesso in cui il dottor Shackleton ha attraversato a grandi passi il corridoio del Pronto Soccorso. Per fortuna ho deciso di chiudere con gli uomini anni fa, quando ho scoperto che il mio ex aveva una moglie di cui non aveva ritenuto opportuno informarmi. Ma non ho rimpianti, anche perché adesso ho due splendide gemelle di cui occuparmi e di certo il dottor Strepitoso non rientra nei miei piani a lungo termine.

Ed: È il mio primo giorno di lavoro e io non riesco a staccare lo sguardo da Annie e da quei suoi meravigliosi occhi blu. Sono sicuro che avere una sto-ria con lei sarebbe un errore madornale, perché Annie sarebbe capace di farmi credere in qualcosa che non potrò mai avere: un futuro. Tuttavia il mio cuore sa che l'amore di una donna come lei è un premio per cui vale sempre la pena di rischiare.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2020
ISBN9788830515925
Il mio errore più grande
Author

Caroline Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il mio errore più grande - Caroline Anderson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Risk of a Lifetime

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Caroline Anderson

    Traduzione di Maria Elena Giusti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-592-5

    1

    «Però...»

    «Cosa?»

    Annie lanciò un’occhiata a Kate e notando la sua espressione estasiata fece per girarsi.

    «No, non guardare!» sussurrò Kate, riportando l’attenzione ai fogli che aveva in mano.

    «Non guardare cosa?»

    «Quel bendidio in avvicinamento. Non può essere il nostro nuovo acquisto, non possiamo essere così fortunate.» Gli occhi le brillarono. «Sono già innamorata di lui.»

    Si fece aria con un gesto teatrale, e Annie ridacchiò. «Possibile che tu sia così fuori di testa?»

    «Vuoi scommettere?» Kate lanciò un’altra occhiata e aggiunse con un fremito: «Sta venendo qui! E ha uno stetoscopio al collo!».

    Annie alzò gli occhi al cielo e le prese di mano i fogli proprio mentre si apriva la porta di vetro alle sue spalle.

    «Salve. Ho sentito la chiamata della traumatologia pediatrica. Avete bisogno di una mano?»

    A quel punto non poteva non guardare. Oltre al fatto che stava parlando con loro... Quella voce richiedeva a dir poco... tutta la sua attenzione.

    Era come cioccolato fondente con una punta di peperoncino che si scioglieva sulla lingua lasciando una piacevole sensazione di calore. Se l’aspetto fisico avesse avuto su di lei lo stesso effetto della voce, la situazione sarebbe stata pericolosa...

    Ma per fortuna non fu così.

    Kate si era lasciata trasportare dall’entusiasmo, come di solito in fatto di uomini. Ma su un punto aveva ragione... non si poteva negare che fosse un bendidio.

    Alto, capelli scuri, carnagione olivastra e... certo era proprio bello, se solo fosse stato il suo tipo, ma non lo era affatto.

    Non che avesse ancora un tipo ideale di uomo per la testa, ma se lo avesse avuto, lui non sarebbe rientrato nei canoni.

    Il fisico ben modellato trasudava testosterone, la pelle abbronzata emanava calore, ogni minimo particolare parlava di guai... guai seri per chi si fosse avvicinato troppo!

    Gli occhi, di un azzurro intenso, erano incorniciati da lunghe ciglia scure e... il modo in cui avanzava... con quell’incedere morbido e felino...

    L’istinto le avrebbe suggerito di darsela a gambe, ma il buonsenso le impedì di farlo.

    Quell’uomo era un medico, forse il nuovo acquisto di cui le avevano parlato, e stava offrendo il suo aiuto, il che lo rendeva senza ombra di dubbio... il suo tipo.

    La confezione regalo in cui era, per così dire, avvolto non aveva importanza. Ciò che importava era che fosse lì, proprio in una giornata in cui il personale disponibile era ridotto all’osso.

    Anzi, per essere sincera, lo avrebbe accolto a braccia aperte anche se avesse avuto due teste. Ma... accidenti, che bisogno aveva di essere così attraente?

    Annie resistette alla tentazione di farsi aria con i fogli che aveva in mano, proprio come aveva appena fatto Kate.

    «Forse. Non ne sappiamo ancora molto» disse rispondendo alla sua offerta di aiuto per il pronto soccorso pediatrico. «Un bambino investito da un’auto. Pare colpito alla testa. Per ora è tutto ciò che sappiamo. Dovrebbe arrivare da un momento all’altro.»

    Gli porse la mano per presentarsi, decisa a comportarsi come una persona adulta e non come un’adolescente in preda alla tempesta ormonale. «Piacere, Annie Brooks» disse con tono professionale guardandolo negli occhi. «Lavoro con Andy Gallagher e lei sarebbe...?»

    «Ah, scusi. Ed Shackleton, sono stato chiamato da James Slater» si presentò, fissandola con intensità mentre le stringeva la mano con un sorriso da togliere il respiro.

    Un’esplosione di calore accompagnò quella stretta di mano. Calore che si irradiò lungo tutto il corpo salendo come una vampata fino alle guance che si infiammarono.

    Il rumore dell’ambulanza la salvò dalla vergogna che provava all’idea che lui si fosse reso conto del suo stato.

    Ritirò la mano resistendo alla tentazione di fregarsela nel camice come per cancellare l’insensata reazione a quel contatto.

    «Lavoro in arrivo... Siamo pronti?»

    Un’occhiata a Kate le comunicò che lei era pronta...

    Pronta a ricevere qualsiasi cosa avesse da offrirle il nuovo acquisto... Non certo come lei che arrossiva come una quindicenne!

    «Pronti all’azione» confermò la collega che grazie al cielo aveva già tutto sotto controllo.

    «Bene.»

    Quando le sirene tacquero, lasciandoli in un profondo silenzio, Annie riprese il controllo dei suoi pensieri.

    «Andiamo a vedere di che cosa si tratta» propose muovendosi.

    «Disturbo se vi seguo?» chiese una voce profonda. «Sono specializzato in pediatria.»

    «Non c’è problema. Due mani in più possono sempre essere utili.»

    Annie aprì la porta spinta dal desiderio di uscire dall’ambiente angusto del pronto soccorso.

    E non poté fare a meno di ripetersi che non era successo niente, che non era arrossita come una scemetta e... che in ogni caso gli uomini non facevano parte dei suoi programmi, non nel presente né nel prossimo futuro.

    Inspirò e andò verso l’ambulanza, ben conscia di non essere sola. Ma appena il portellone si aprì, il medico che era in lei prese il sopravvento e la sua attenzione si concentrò sul bambino che singhiozzava sotto lo sguardo terrorizzato della madre mentre i paramedici riferivano ai colleghi i dati relativi al paziente.

    Mentre ascoltava il resoconto dei paramedici e sorrideva alla madre, Annie fu contenta che Ed si stesse già occupando del bambino e fu grata di poter dedicare un po’ del suo tempo alla donna che aveva di fronte.

    «Piacere, sono Annie» le disse. «Sono un medico e lui è Ed. Ci occuperemo noi del suo bambino. Come si chiama?»

    «Cody» rispose lei con voce tremante. «Cody Phillips. Per favore aiutatelo.»

    «Lo faremo.»

    La voce calda e confortante alle sue spalle era quella di Ed che si era sporto sulla barella per esaminare il ragazzino mentre lo portavano dentro.

    Cody aveva l’occhio destro tumefatto, la tempia e la guancia erano livide e singhiozzava.

    «Salve Cody, sono Ed» lo sentì dire. «Va tutto bene, sei in buone mani e presto starai meglio.»

    Il suo tono pacato ebbe un potere tranquillizzante anche su di lei.

    Oltre a essere di bell’aspetto aveva anche modi gentili e rassicuranti. Ora non le rimaneva che controllare le sue capacità mediche per vedere se erano all’altezza del resto, ma da come si muoveva pareva proprio che non sarebbe rimasta delusa.

    «Se vuoi puoi prendere in mano la situazione» gli suggerì passando a dargli del tu, ora che lo sentiva come un collega.

    Lui annuì.

    «Si può eseguire un’Eco Fast?»

    «Certo.»

    Procedettero come un meccanismo ben oliato e Annie iniziò gradualmente a rilassarsi rendendosi conto che Ed non solo era ben preparato ma sapeva anche muoversi con grande efficienza.

    Forse anche troppo bene, tanto che le ci volle uno sforzo di volontà per concentrarsi su ciò che stava facendo lei, invece di seguirlo continuamente con lo sguardo.

    «Ci sono i risultati» annunciò.

    «E...?»

    Ed le si avvicinò alle spalle tanto che lei poté avvertire il calore del suo corpo.

    Annie puntò gli occhi sullo schermo allontanando ogni altro pensiero.

    «Dunque, a quanto pare non ci sono lesioni cerebrali, ma ha riportato una frattura dell’orbita destra.»

    Ed guardò le immagini della risonanza, con il viso a poca distanza dal suo, e storse le labbra.

    «Deve essere stato un bel colpo. Mi chiedo se la vista non sarà compromessa. L’ematoma può esercitare molta pressione sull’occhio.» Si piegò su di lei fino a toccarla. «È una mia impressione o l’orbita è leggermente compressa?»

    Lei si spostò appena di lato. «Può darsi. Che peccato! Povero Cody...»

    Si voltò e lui era ancora lì con il petto a pochi centimetri dal suo naso.

    Inspirò, ma fu un errore perché con l’aria arrivò anche un leggero profumo di bagnoschiuma... molto maschile.

    «Vuoi che parli io con i genitori?»

    La stessa calda voce di poco prima.

    «No, lo faccio io» rispose lei riprendendosi.

    Poi, schivandolo, andò verso il letto dove era stato spostato il bambino e dove i genitori aspettavano con ansia il verdetto.

    Il padre, arrivato poco dopo l’ambulanza, aveva l’espressione tesa e la madre aveva gli occhi lucidi. Avevano bisogno di buone notizie.

    «Abbiamo appena guardato gli esiti della risonanza.» Annie abbozzò un sorriso. «Anche se ha riportato una frattura facciale non ci sono segni di lesioni cerebrali. Il che è una buona notizia...»

    «Allora... è tutto a posto?» chiese la madre ritrovando la speranza.

    «Be’, diciamo che non abbiamo individuato niente di evidente a livello cerebrale» corresse lei. «Ma questo non significa che sia tutto a posto. C’è sempre stata una concussione che potrebbe procuragli dei problemi. In casi del genere può anche accadere che il cervello si gonfi quindi dovremo tenerlo sotto osservazione nelle prossime ore. Ma se succede si può intervenire. Tuttavia la frattura si estende fino all’orbita in conseguenza del colpo sullo zigomo quindi non si può dire che sia illeso. Potrà accusare dolore e, data la posizione, potrebbero anche esserci implicazioni sulla vista.»

    La madre spalancò gli occhi assalita da una nuova paura e si portò una mano alle labbra.

    «Potrebbe perdere la vista?» indagò il padre preoccupato.

    «Non credo, ma la vista potrebbe risultare un po’ alterata da quell’occhio. Lo faremo controllare dall’équipe dell’unità oftalmica e maxillofacciale, ma ci vorrà tempo perché passi il gonfiore in modo da poter eseguire un controllo accurato.» Annie fece una pausa per indirizzare loro un sorriso rassicurante. «Appena ci sarà un letto libero lo sposteremo all’unità di cure intensive pediatriche, PICU, per monitorarlo ed alleviargli il dolore, quindi passerà in reparto. A quel punto vi diranno com’è la situazione e come devono procedere. Penso che resterà qui un paio di giorni, se tutto va bene, ma per ora siamo ottimisti. I bambini hanno mille risorse.»

    La donna lasciò cadere le spalle. Forse sollevata o preoccupata... o forse appesantita dal senso di colpa?

    Probabilmente tutte e tre le cose. Annie aveva una buona esperienza in fatto di sensi di colpa materni. Ci conviveva ogni giorno quando era al lavoro, ma finora le sue bambine non sembravano avere problemi.

    La qual cosa non si sarebbe potuta dire di lei in quel momento. La vicinanza di Ed Shackleton e il suo piacevole profumo non le rendevano infatti così facile concentrarsi su ciò che doveva dire ai genitori di Cody.

    «Lo metto in lista per la terapia intensiva pediatrica» la informò Kate.

    «Grazie. Perfetto. Aggiorno la cartella e appena c’è un letto libero lo spostiamo lì così potrete passare la notte con lui.»

    La madre annuì e Annie si allontanò per andare a scrivere.

    Alle sue spalle poté udire la voce di Ed che rispondeva cortesemente e tutte le domande dei genitori in modo molto diplomatico.

    Era stato davvero incredibile. Calmo, gentile e molto paziente con il bambino. Doveva avere anni di pratica al suo attivo e forse era anche padre...

    Doveva essere così. Non era possibile che, con tutte quelle doti, nessuna donna avesse cercato di accaparrarselo.

    A meno che non fosse così bravo a fingere, ma non sembrava proprio il tipo. Come prima impressione pareva che non avesse niente da nascondere e che non ci tenesse a farlo, ma non si poteva sapere finché non si approfondiva la conoscenza e questo non la

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