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Scacco al conte
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Scacco al conte

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About this ebook

Inghilterra, 1815
Una pistola puntata al petto del suo novello sposo. Questa è l'inattesa sorpresa che Lexi ha in serbo per Richard Deverell, conte di Channings, e per i pochi invitati alla cerimonia nuziale. Tutti sono convinti che la fanciulla abbia perso la ragione, forse a causa della recente scomparsa del padre e dell'amatissimo fratello. Lei sostiene, però, di avere le prove che il conte, di cui è da sempre innamorata, non solo ha ridotto sul lastrico il padre con una partita a carte, ma è anche responsabile della misteriosa morte del fratello. Richard, invece, rigetta ogni accusa e propone alla giovane moglie un patto: sei mesi di tempo per provarle la propria innocenza e riconquistare il suo cuore.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2020
ISBN9788830515932
Scacco al conte
Author

Sylvia Andrew

Like every writer she has ever met, Sylvia Andrew is a great reader. Her preference in fiction is for thrillers and historical romances, though she is ready to read anything if desperate. However, one benefit of writing seriously is that she no longer haunts the library looking for something new to read — she is usually too busy plotting her own! Sylvia and her husband live in Maidenhead with two delightful pets, and visit their small house in Normandy whenever they can.

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    Book preview

    Scacco al conte - Sylvia Andrew

    Immagine di copertina:

    Bruno Faganello

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Bridegroom’s Bargain

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2005 Sylvia Andrew

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-593-2

    1

    Ottobre, 1815

    «Cari fratelli, siamo qui riuniti al cospetto di Dio...»

    Un raggio di sole autunnale puntava dritto come una freccia, oltrepassando la vetrata multicolore, verso il canonico Harmond che pronunciava il sermone nuziale e, disegnandogli un’aureola intorno alla testa, lo faceva assomigliare a un santo.

    Il sole indugiava anche sullo sposo, che sicuramente non poteva sembrare un santo. Alto, e con un’aria di vaga arroganza nel portamento, Richard Deverell era certo un uomo di mondo. Nel suo completo scuro coi pantaloni attillati, magistralmente tagliato da qualche sarto di prim’ordine, con la cravatta di seta inamidata e il panciotto di lino color crema, sembrava esattamente ciò che era, un membro della società più esclusiva e mondana d’Europa: l’aristocrazia inglese.

    La forza delle sue spalle ampie e la figura atletica e flessuosa erano dovute in maggior parte ai quattro anni spesi a combattere contro i francesi piuttosto che alla frequentazione delle sale da ballo di Londra. I suoi lineamenti abbronzati e alcune piccole rughe vicino agli imperturbabili occhi grigi erano il risultato delle lunghe giornate passate in sella sotto il cocente sole della Spagna, mentre una cicatrice sulla guancia era il ricordo della sua miracolosa salvezza sul campo di Waterloo. Era risaputo che Richard Deverell avesse una fortuna sfacciata, che il suo successo con le carte e altri giochi aveva reso leggendaria.

    Dalla parte della famiglia Deverell, su di una panca in prima fila, la zia dello sposo, lady Honoria Standish, osservava la congregazione con il suo solito occhio critico. Non c’era neppure uno dei membri più in vista dell’alta società inglese. Dubitava persino che ne avessero invitati. Col padre della sposa tumulato solo di recente non poteva essere altrimenti, ma era comunque un peccato: il matrimonio di Richard avrebbe dovuto essere più sfarzoso.

    «Il matrimonio consacra l’uomo e la donna alla procreazione dei figli...»

    Era quello che sperava. Sarebbe stato bello avere di nuovo dei bambini a Channings. Quel posto sembrava un mausoleo da troppo tempo. Era ora che Richard avesse degli eredi, se non si voleva rischiare che le proprietà dei Deverell andassero a qualche oscuro quanto lontano cugino. Guardò benevolmente il nipote e sorrise. Alexandra Rawdon proveniva da una famiglia piena di salute e Richard era ancora nel fiore degli anni. Poche ragazze avrebbero saputo resistere al suo fascino, e lady Honoria non era sorpresa che la piccola Rawdon non avesse visto l’ora di sposarlo.

    La gentildonna corrugò la fronte. Ma perché Richard, tra tutte, aveva scelto proprio Lexi Rawdon? Certo, era abbastanza attraente, ma lady Honoria conosceva molte altre ragazze eleganti e di buona famiglia che avrebbero dato il braccio destro pur di diventare lady Deverell.

    Quell’Alexandra era sempre stata una fanciulla impulsiva, vivace e avventata, più interessata a vagabondare a cavallo in lungo e in largo per la campagna, seguendo suo fratello Johnny e lo stesso Richard, che a starsene seduta in casa a imparare come si comportava una vera signora.

    Da bambino, Richard aveva passato molto tempo coi Rawdon. Lui e Johnny erano amici per la pelle, e sir Jeremy e sua moglie lo avevano sempre trattato come un figlio, dandogli tutto l’affetto che a casa non avrebbe mai trovato. Che stesse sposando la loro figlia perché si sentiva obbligato verso di loro? Ora, Lexi era praticamente sola al mondo. Aveva perso sua madre qualche anno prima, Johnny era morto in circostanze tragiche all’inizio dell’anno, e ora anche sir Jeremy non c’era più. Era quello il motivo della loro unione?

    Lady Honoria rivolse la sua attenzione alla sposa. Alexandra era piuttosto bella. Alta e snella, se ne stava dritta come un fuso nel suo vestito di seta bianca, coi capelli color rame nascosti dal velo e dal cappellino, ma era chiaro che i tristi eventi appena trascorsi le avevano lasciato il segno. La ragazza che stava in piedi di fianco a suo nipote era rigida come un bastone e davvero troppo magra. Lady Honoria sospirò. Aveva suggerito di rimandare il matrimonio, ma Richard era stato irremovibile. Probabilmente però aveva avuto ragione. La famiglia di lei possedeva Rawdon Hall fin dai tempi dei Tudor, e Alexandra e suo cugino Mark erano gli ultimi della discendenza.

    Mark, o meglio sir Mark visto che aveva ereditato il titolo, era praticamente un estraneo, e doveva sentirsi piuttosto sollevato all’idea di non doversi più occupare di Lexi. La vecchia casa dei Rawdon era ora passata nelle sue mani e, anche se i cugini sembravano andare molto d’accordo, non avrebbero potuto continuare a vivere sotto lo stesso tetto con una vecchia balia che faceva loro da chaperon. E non avrebbe potuto sposare lui stesso Lexi neppure se l’avesse voluto, visto che si diceva che l’erede dei Rawdon avrebbe dovuto impalmare una ragazza con una certa dote per salvare Rawdon Hall dalla rovina.

    Lady Honoria guardò il giovane che stava dall’altro lato della sposa, il cugino che l’aveva accompagnata all’altare. Ecco, quello sì che era un ragazzo aperto e gioviale, si disse, non c’era nulla di enigmatico in lui. L’anziana gentildonna aveva già sperimentato il fascino del suo sorriso sincero e dei suoi occhi allegri e l’aveva approvato senza riserve. A modo suo, era bello quanto Richard, e di certo aveva un aspetto migliore di Alexandra, a essere sinceri. Entrambi i cugini avevano i tratti distintivi dei Rawdon, anche se i capelli di sir Mark erano di qualche tono più scuri.

    «Richard Anthony, vuoi tu prendere questa donna come tua legittima sposa... amarla, onorarla... prenderti cura di lei in salute e in malattia...»

    Lady Honoria si concentrò sulla coppia che si scambiava i voti. Ascoltò con un sorriso compiaciuto suo nipote Richard che finiva di pronunciare quelle stesse parole piene d’amore. Poi venne il turno di Alexandra. La voce della ragazza era abbastanza chiara, ma sembrava... forzata. Cosa c’era che non andava? Non avrebbe dovuto stare in sé dalla gioia. Dopotutto, stava sposando il miglior partito di tutta la contea! Anzi, dell’intera Inghilterra!

    «... finché morte non ci separi...»

    Anche Richard si era accorto della tensione della sua sposa e le aveva messo un braccio intorno alle spalle, attirandola a sé mentre pronunciava l’ultima parte della promessa. «Con quest’anello io ti sposo...»

    Lady Honoria annuì. Alexandra Rawdon era una fanciulla veramente fortunata.

    Entro un paio di minuti i novelli sposi si sarebbero diretti verso la sacrestia per le ultime firme e formalità, e tutto si sarebbe concluso. Fatta eccezione per la modestia della cerimonia, il matrimonio era stato del tutto in linea con le convenzioni, e ora i due avrebbero iniziato una vita stabile e sicura a Channings.

    Lady Honoria non era stata l’unica persona presente a non dare al canonico Harmond tutta l’attenzione che si sarebbe meritato. I nervi della sposa erano tesi come corde di violino mentre aspettava la fine della funzione. Non mancava molto. Presto sarebbero andati in sacrestia per le firme, per la consegna degli ultimi documenti, e allora... allora tutto sarebbe finito.

    Alexandra avvertì la mano di Richard che si posava sul suo gomito per scortarla fino al piccolo vestibolo. Una volta entrata nella stanzetta, si lasciò guidare verso il tavolo dove il legale aveva disposto le carte, firmò dove le veniva indicato, quindi fece un passo indietro. La testa e il cuore le pulsavano così forte da sembrarle sul punto di esplodere. Si tolse il velo e il cappellino per alleviare la pressione e li posò sul tavolo di fianco ai documenti.

    «Alexandra? Qualcosa non va? Non ti interessa il regalo che ti ho promesso?» Richard le sorrideva.

    Sentì un grumo di bile occluderle la gola ma si sforzò di ricacciarlo giù e di sorridere di rimando. «Ma certo!» rispose. «È tutto pronto?»

    «Penso di sì. Mr. Underhill?»

    L’avvocato si schiarì la gola. «Ho qui un atto in favore di sir Mark Rawdon di Rawdon Hall nella contea del Somerset. Brevemente, con questo documento si restituiscono tutti i beni e le terre precedentemente appartenuti a Rawdon Hall che negli scorsi mesi sir Jeremy Rawdon, padre di lady Deverell, aveva ceduto a lord Deverell. Il dettaglio delle terre e l’ammontare del valore sono indicati qui...»

    Ignorando le esclamazioni di sorpresa di lady Honoria e del canonico, il legale tirò fuori dal taschino i suoi occhiali a forcella. «Un documento straordinario. Posso dire con certezza di non aver mai visto niente di simile. Lord Deverell è stato sorprendentemente generoso. Volete che legga la lista, milady?»

    «No» rispose Lexi. «L’accetto così com’è.»

    Richard prese i documenti e li porse a Lexi. «Sei sicura di volere proprio questo, Alexandra? È davvero uno strano regalo di nozze... non c’è niente per te.»

    «Oh, ma questo è tutto per me! Mio padre avrebbe voluto così» disse fermamente. «Ora posso averlo?»

    «Non pensi che mi meriti un riconoscimento, prima?» le chiese lui con un sorriso. «Un bacio, forse?»

    «No!» esclamò lei.

    Lexi si guardò attorno mentre un silenzio perplesso era sceso nella stanza. «Non... non ancora» mormorò. «Lascia che prima dia questo a Mark.»

    Gli occhi di Richard divennero due fessure. «Molto bene. Ma penso che potremmo congedare Mr. Underhill. Ha già fatto il suo dovere.» Quindi alzò la mano di Lexi portandosela vicino alle labbra e dandole un bacio prima di riporvi i documenti.

    Lexi aveva atteso a lungo quel momento. Scostò la mano con impazienza e porse l’atto al cugino. «Prendete!» gli ordinò con fermezza. «E abbiate cura di Rawdon Hall. La nostra famiglia ha vissuto lì per secoli. Voi siete l’ultimo discendente, tocca a voi averne riguardo. Ora che i suoi possedimenti sono stati restituiti avete i mezzi per farla sopravvivere.»

    «Lexi... non so che cosa dire...»

    «Non dite niente allora! Prendete e state indietro!»

    Lexi si voltò brevemente verso gli scaffali dietro di sé e quando tornò a guardare la stanza impugnava una pistola. «State tutti indietro!» L’arma era puntata contro Richard. Ci fu un attimo di totale sbalordimento.

    «Che cosa pensate di fare, Alexandra?» esclamò lady Honoria. «Se è uno scherzo, lo trovo decisamente di pessimo gusto. Mettete subito via quell’arnese!»

    «Oh, no, non prima d’aver fatto ciò che ho giurato di fare.» Con la coda dell’occhio colse un movimento. «Vi avverto, se qualcuno si muove, non esiterò a sparare a Deverell. E non mancherò il bersaglio.»

    Fu Richard a prendere la parola. Era leggermente pallido, ma i suoi occhi non lasciavano neppure per un istante il viso della moglie. «Alexandra è un tiratore di prima scelta. Sono stato io stesso a insegnarle a sparare. Ma vorrei tanto sapere perché desidera uccidermi.»

    «E me lo chiedi? Hai ucciso mio fratello e rovinato mio padre. Non è abbastanza?»

    Gli astanti rimasero a bocca aperta e fu solo lady Honoria ad avanzare una protesta: «Richard, questo comportamento è increscioso! Non ho mai assistito a niente di simile. Perché non le dici di smettere?».

    «Niente mi farebbe più piacere, zia Honoria, ma non credo di sapere come.» Era pallido, ma con i nervi saldi. «Queste sono accuse molto gravi, Alexandra. Credi sul serio che siano vere? Puoi provarlo?»

    «Oh, sì, che posso! Ho tutte le prove di cui ho bisogno! E ora che Rawdon è in salvo, intendo fartela pagare per ciò che hai fatto.»

    Lady Honoria si rivolse a Mark. «Sir Mark, siete stato voi a influenzarla in qualche modo? Dite qualcosa! Fate qualcosa! Non credo che intenda veramente sparare, ma puntare una pistola in quel modo può essere pericoloso.»

    «Non fatelo Lexi» intervenne il cugino. «Avete avuto ciò che volevate: Rawdon sopravvivrà. Non avete bisogno di fare niente di così avventato!»

    «E invece sì! È mio marito, Mark! Come potete pensare che possa vivere con un uomo così?» Alzò un poco la pistola e, di nuovo, la tensione nella piccola stanza crebbe.

    «Aspetta, Alexandra!» esclamò Richard. «Dammi solo un momento. Avrò pure il diritto di parlare in mia difesa!»

    «Osi proclamarti innocente?» Le labbra di Lexi si piegarono in un sorriso ironico.

    «Sì, dannazione! Io sono innocente!»

    «Non hai sparato a mio fratello?»

    «Certo che no!»

    Lexi continuò implacabilmente. «Non hai giocato d’azzardo con mio padre, rovinandolo?»

    Richard esitò. «Era già in rovina prima ancora che iniziassimo la partita, ma, sì, ho giocato a carte con lui per... per quello che rimaneva. E ho vinto.»

    Lexi soffocò un singhiozzo e la mano strinse ancor più il calcio della pistola. Lady Honoria e il canonico fecero un movimento di protesta.

    «State fermi!» esclamò Richard. «Proibisco categoricamente a chiunque di interferire! Questo è un affare tra me e Alexandra!» Guardò Lexi negli occhi e proseguì. «Con tuo padre mi sono comportato com’era giusto fare. Volevo salvarlo, non rovinarlo. Se non fosse morto così presto, glielo avrei provato.»

    «Non sei molto convincente!» La rabbia nella sua voce crebbe ancora. «Buon Dio, Deverell, che razza di uomo sei? Channings non era abbastanza grande per te? Perché ti dovevi prendere anche Rawdon?»

    «Ti ho donato tutto, liberamente, come regalo di nozze.» Nella voce di Richard c’era una nota fredda come l’acciaio.

    «Non è stata poi un’offerta così libera, visto che ho dovuto sposarti!»

    «Stai dicendo che non mi avresti sposato altrimenti? Sembravi piuttosto felice quando te lo chiesi.»

    «Quello è stato prima...» Si fermò. «Prima che scoprissi che cosa avevi fatto. Dopodiché niente, se non il pensiero di salvare Rawdon, mi avrebbe persuasa.»

    Se possibile, Richard divenne ancora più pallido. «Capisco...» Poi, dopo una pausa, continuò. «Ma, come tu stessa hai detto, Rawdon è salva. Qualunque cosa abbia o non abbia fatto, ora il torto è stato raddrizzato.»

    «Raddrizzato? Tu hai condotto mio padre a una morte prematura! E c’è ancora mio fratello per il quale devi pagare!»

    «La morte di Johnny è stata un incidente.»

    «Certo, ma incidente o meno, tu gli hai sparato, anche se sei andato a dire in giro che si è sparato da solo. Sei un bugiardo e un vigliacco, Richard Deverell.»

    Richard, con le labbra livide, fece involontariamente un passo avanti e Lexi alzò nuovamente l’arma.

    «No! Oh, santo cielo, no!» gridò lady Honoria.

    «Se fosse vero, mi meriterei ciò che vuoi farmi. Ma non lo è! Non ero neppure presente quando Johnny morì» ribatté Richard. «Se fossi stato presente, non sarebbe successo. L’avrei salvato. Ma era solo quando è morto.»

    Le sue parole e il suo tono di voce sembravano convincenti e, per la prima volta, Lexi parve esitare. Però, dopo un momento, tornò a puntare l’arma dritta contro il petto del marito. «Ho delle prove valide.»

    «E allora mostramele! Avanti, Alexandra, dov’è il tuo senso di giustizia? Vuoi davvero uccidermi?»

    La mano con la pistola rimase ferma a mezz’aria, ma la voce di Lexi tremò piena di disperazione. «Io ti amavo, Richard! Mio padre ti voleva bene come a un figlio, e Johnny era tuo amico. E tu ci hai traditi tutti! Hai infamato e portato alla rovina delle persone che credevano in te! Non ti meriti di continuare a vivere!»

    Richard cercò di rimanere calmo. «Mia cara, prima di agire, pensa alle conseguenze dei tuoi atti. Al momento sei convinta della mia colpevolezza. Ma se ti sbagliassi? Supponi per un attimo che più tardi scoprissi che ero innocente. Come ti sentiresti?»

    Lady Honoria ruppe il silenzio. «Certo che sei innocente, Richard! Guardala! Questa ragazza è completamente impazzita.» La voce le tremò. «Alexandra, non potete sparare a Richard. È un bravo ragazzo, e non vi sta mentendo. La morte di vostro fratello è stata un incidente. L’ha detto l’esercito. E se Richard dice di non essere stato neppure presente, come potrebbe averne la responsabilità?»

    Lexi continuava a fissare Richard con occhi furiosi.

    «Grazie, zia Honoria, ma non credo che riuscireste a convincere mia moglie che non sono un uomo malvagio.» Guardò la ragazza negli occhi. «Alexandra, sono d’accordo con te che qualche persona senza scrupoli abbia tramato contro la famiglia Rawdon. Quando tuo padre morì,

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