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Agli ordini del magnate: Harmony Collezione
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Ebook174 pages3 hours

Agli ordini del magnate: Harmony Collezione

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About this ebook

La timida Suki Langston desidera Ramon Acosta da sempre e, alla fine, una notte indimenticabile corona il suo sogno. Le cose però non vanno come Suki aveva sperato, così la ragazza capisce che per loro non c'è futuro...


Ramon non sembra però rassegnarsi ed è determinato ad avere un figlio da lei. A ogni costo. Quell'oltraggiosa richiesta riaccende in Suki il bruciante ricordo di quei momenti di passione, così accetta, sicura di poter tenere sotto controllo l'attrazione che prova per l'arrogante magnate.
Ma il loro riavvicinamento sarà solo la prova di quanto il suo corpo e il proprio cuore appartengano ancora a lui.

LanguageItaliano
Release dateJun 19, 2018
ISBN9788858983164
Agli ordini del magnate: Harmony Collezione

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    Agli ordini del magnate - Maya Blake

    successivo.

    1

    «Non voltarti, l'oggetto dei tuoi più torbidi sogni, e dei miei incubi, è appena entrato.»

    Come era prevedibile, subito dopo quel divertente avvertimento la testa di Suki Langston si voltò verso l'ingresso del pub Ravenswood Arms. Dal loro tavolino all'angolo, osservò lo sguardo deciso del nuovo arrivato scandagliare il locale, sino a fermarsi su di loro. Suki arrossì alla vista di Ramon Acosta.

    «Dios mio, perché mi preoccupo tanto?»

    La ragazza si voltò di nuovo verso Luis Acosta, il suo miglior amico e l'uomo che riteneva il diretto responsabile di quel suo stato di agitazione.

    «Appunto, perché ti preoccupi? Non dovevi dirmelo che lui era qui!»

    Lui le strinse forte le mani tra le sue e la guardò con occhi divertiti. «Stavo cercando di risparmiarmi il triste spettacolo di vederti saltare e tremare come un topolino in trappola quando lui sarebbe spuntato alle tue spalle. L'ultima volta in cui vi siete incontrati credevo che tu stessi per morire.»

    «Perché ancora ti sopporto? Sei un orribile, orribile essere umano!»

    Lui scoppiò a ridere e la strinse più forte non appena lei cercò di divincolarsi. «Tu mi sopporti perché il caso ha voluto che nascessimo lo stesso giorno e nonostante la prima volta che ci siamo incontrati all'università mi sia cascata addosso, sono la cosa più bella che ti sia capitata da... vediamo... sempre?» rispose Luis secco.

    «Me lo rinfaccerai ancora per molto, vero? Come la prima lezione di economia, quando mi hai salvato dalla lavata di capo del professor Winton perché non avevo ancora completato il piano di studi?»

    «Non dimenticare tutte le altre volte in cui ho salvato la tua bella faccina. Ecco perché credo che tu dovresti ringraziarmi venendo a lavorare per la mia azienda di famiglia.»

    «Per averti al mio fianco ogni giorno? No, grazie! Mi piace lavorare alla Chapman Interiors perché voglio disegnare mobili per case vere, non hotel a cinque stelle.»

    Fece spallucce. «Che importanza ha? Un giorno cambierai di sicuro idea.»

    «L'hai letto nella sfera di cristallo?»

    «Non ne ho bisogno, esattamente come sono certo che andresti molto più d'accordo con Ramon se solo riuscissi a tenere a bada la terribile cotta che hai per lui!»

    «Non ho una cotta per lui, Luis!» sibilò, lanciando un'occhiata preoccupata oltre la sua spalla.

    L'amico sospirò. «Come no...»

    Suki notò che la stava guardando con il solito sguardo risoluto che la faceva andare su tutte le furie. «Qualsiasi pazza idea tu stia pensando, cancellala immediatamente» sussurrò.

    La guardò sorridendole, mentre intrecciò forte le mani nelle sue. «Non preoccuparti topolino, Luis sa cosa fare.»

    Suki cercò di pensare a una risposta brillante e sagace per rimettere l'amico al suo posto una volta per tutte, ma sapeva che avrebbe perso in partenza. Oltre all'inutile capacità di saper trovare la perfetta controbattuta con ore o addirittura giorni di ritardo, era dotata inoltre di una terribile timidezza che sceglieva proprio momenti come quelli per affiorare e metterla a disagio. L'altro motivo per cui non riusciva a riflettere lucidamente era l'uomo che era entrato nel pub due minuti prima. Poteva percepire i suoi passi avvicinarsi, facendosi largo senza fatica tra la folla del venerdì sera. Non aveva bisogno di osservare la sala per sapere che la gente si sarebbe scansata al suo passaggio, obbedendo al semplice sguardo di comando di quegli occhi verdi e minacciosi. Le sembrava quasi di poter percepire il suo profumo speziato, da maschio alfa. In passato, sarebbe bastato solo quello per annebbiarle i sensi e renderla confusa e balbettante al suo cospetto. Oggi aveva invece venticinque anni e aveva ormai sorpassato la fase delle cotte adolescenziali. Doveva quindi comportarsi di conseguenza, imitando un po' la sofisticatezza che ostentavano Luis e Ramon con così semplice spontaneità. Doveva sollevare la testa. Doveva riuscire a osservare con distacco quell'uomo alto e slanciato, che emanava mascolinità e autorità, e che stava per raggiungere il loro tavolo. Doveva smetterla di ammirare frastornata quella sua mascella forte e squadrata e la perfezione dei lineamenti scolpiti. Doveva incrociare il suo sguardo...

    «Feliz cumpleaños, mi hermano

    Dio, non ce l'avrebbe mai fatta. Provò un fremito lungo la schiena e abbassò di nuovo il capo, deglutendo al suono di quella voce profonda e roca, mentre pronunciava quelle parole in spagnolo cubano.

    «Gracias, mi aspettavo che mi facessi gli auguri in ritardo, visto che la giornata è quasi conclusa» rispose Luis, con una leggera tensione che colorava il tono sardonico.

    Ramon infilò le forti mani nelle tasche. «Non sono nemmeno le undici e, come ti avevo promesso, ho fatto in tempo a venire qui» replicò ancor più stizzito.

    Suki notò con la coda dell'occhio lo sguardo di Ramon fisso sulle loro mani intrecciate, prima che si spostasse di nuovo sul fratello.

    Un attimo dopo, Luis fece una smorfia e la liberò dalla presa. Fece spallucce. «In tal caso, accomodati pure. Vado a prendere lo champagne che ho fatto tenere nel ghiaccio al barista.»

    Quindi si alzò in piedi e, nonostante la leggera tensione tra loro, i due fratelli si abbracciarono frettolosamente. Ramon gli sussurrò qualcosa di impercettibile all'orecchio. Luis annuì e mormorò qualcosa, visibilmente rilassato. Faccia a faccia, la loro incredibile somiglianza fisica era evidente, salvo il diverso colore degli occhi. Luis era leggermente più basso e aveva i capelli color cioccolato, mentre quelli del fratello erano corvini. Tuttavia, mentre l'aspetto di Luis attirava semplici sguardi interessati, quello di Ramon imprigionava e ipnotizzava completamente ogni essere umano che commetteva l'errore di incrociare il suo sguardo. Quella era anche la ragione per cui, dopo che Luis si era allontanato dal tavolo, Suki non riusciva ad alzare lo sguardo, nonostante tutti gli sforzi. Strinse forte il suo bicchiere di spritz tra le mani, cercando di evitare che le dita tremassero. Tuttavia, cercare di rassicurare se stessa sul fatto che Ramon fosse un semplice essere umano non sembrò sortire alcun effetto. Il respiro si fece affannoso quando lui, diversamente da ogni aspettativa, prese posto accanto a lei. Passò un lunghissimo minuto, durante il quale l'intensità del suo sguardo la fece arrossire per essere diventata l'oggetto di quell'attento scrutinio.

    «Feliz cumpleaños, Suki.»

    Diversamente dagli auguri di buon compleanno fatti al fratello, quelle parole risuonarono più calde, oscure e pericolose... o era solo la sua stupida e fervida immaginazione? Rabbrividì. Riuscì a liberare una mano dal bicchiere per scostarsi un ciuffo di capelli dal viso, per poi riportarla saldamente al suo drink.

    «Grazie» mormorò.

    «Educazione vuole che quando una persona parla la si debba guardare negli occhi, almeno una volta» commentò. «O il tuo spritz è più interessante di me?»

    «Sì... cioè... sì, è educazione, sì, non il mio spritz.»

    «Suki.»

    Aveva pronunciato il suo nome come un ordine e, assurdamente, Suki non si fece scrupoli a obbedirgli, voltando il capo e incrociando così gli intensi occhi verdi che la stavano osservando. Aveva incontrato Ramon Acosta molte volte negli ultimi tre anni e sin da quando Luis glielo aveva presentato durante la festa di laurea all'università aveva fatto ogni volta scena muta. Incredibilmente, infatti, il fratello del suo migliore amico diventava sempre più accattivante e la forza del suo magnetismo si intensificava ogni volta che lo incontrava. Le sue emozioni si facevano sempre più traditrici e intense e ogni suo ammonimento interiore si rivelava uno sforzo inutile in presenza di Ramon. Stava diventando un problema. Tuttavia, non aveva voglia di affrontarlo in quel momento. Dopotutto, era il giorno del suo compleanno. Inoltre, anche qualora fosse stata al livello di Ramon Acosta, lui rappresentava comunque un obiettivo irraggiungibile, visto il suo fidanzamento pubblico con Svetlana Roskova, una modella russa bella da mozzare il fiato. Avendo incrociato il suo sguardo, Suki non poteva più abbassarlo, né pensare ad altro che non al fatto che fosse completamente irresistibile. Era completamente attratta da lui, dalla sua pelle olivastra, dal collo che spuntava dai primi due bottoni slacciati della camicia blu navy, dalle dita affusolate che le erano pericolosamente troppo vicine.

    «Eccoti qui» mormorò, con aria soddisfatta. «Sono felice che non dovrò trascorrere il resto della serata a parlare con il tuo fianco.»

    «Davvero?» sbottò. Fece una smorfia. Seriamente, Suki, datti una calmata!

    Lui abbozzò un sorriso. «Contrariamente a quello che si crede, sembra che guardare negli occhi una persona non sia una garanzia per comprendere la sua vera natura, tuttavia preferisco comunque questo modo di comunicare.»

    La ragazza notò un deciso tono di acidità, misto a una rabbia malcelata. «È... è successo qualcosa?» azzardò. «Sembri scosso.»

    Inaspettatamente, scoppiò a ridere con tono sarcastico. «Davvero?» Chiese pigramente.

    Il suo tono di voce la fece irritare. «Ti diverte il fatto che sia preoccupata?»

    Gli occhi verdi scrutarono il suo viso, soffermandosi sulle labbra. «È questo che provi per me, topolino? Preoccupazione?»

    «Che altro potrebbe essere? Inoltre, gradirei che non mi chiamassi in quel modo» ribatté stizzita. «Non sono un topo.»

    «Lungi da me essere prevedibile come mio fratello. Stai tranquilla, ti troverò un nomignolo più azzeccato.»

    «Puoi anche usare il mio nome come tutti e chiamarmi semplicemente Suki.»

    Quella richiesta lo fece diventare ancor più teso. Rimase per un attimo in silenzio e la osservò con attenzione dalla fronte al mento. «Sì, penso che potrei farlo, Suki» sbottò.

    Il suo nome risuonò sensuale dalle labbra di lui e rimbalzò come una granata tra loro due. Suki lo fissò, cercando di respirare e notò come lo sguardo di lui fosse rimasto fermo sulle sue labbra per lunghi e snervanti minuti. Non seppe quanto tempo passò. Il rumore del pub si ovattò e riuscì a percepire il suono del respiro calmo di lui. La fredda condensa sul suo bicchiere contrastava platealmente con il calore che si era acceso in lei.

    «Tu e mio fratello state insieme?» La domanda risuonò cupa e tagliente.

    «Insieme?» ripeté, frastornata. «Non so cosa...»

    «Vuoi che sia più esplicito? Vai a letto con mio fratello?»

    Fece una smorfia di orrore. «Scusa?»

    «Far finta di essere indignata non serve a nulla. Mi basterebbe un semplice sì o no.»

    Un'ulteriore scossa di irritazione la investì, ridestandole i sensi assopiti. «Non so cosa ti sia successo oggi, ma sicuramente ti sei svegliato con il piede sbagliato, quindi...»

    Imprecò in spagnolo. «Evitiamo di parlare di questa storia per il momento, cara.»

    Aggrottò la fronte. «Be', con questa risposta stai solo dando prova che ho ragione. Perché quindi sei venuto qui a festeggiare tuo fratello se sei di così cattivo umore?» Quindi notò, fremendo dalla paura, come l'espressione di Ramon si fosse irrigidita e la mano si fosse chiusa a pugno sul tavolo. «Perché sono fedele. Quando do la mia parola, la mantengo. Luis sa che ci sono sempre per lui ed è un mio dovere onorare la sua fiducia.»

    La freddezza con cui pronunciò quelle parole la lasciarono per un attimo senza fiato. «Non stavo mettendo in dubbio la tua fedeltà o...»

    «Non hai ancora risposto alla mia domanda.»

    Lei scosse il capo, faticando a seguire quella inusuale conversazione. «Forse perché non è affar tuo.»

    Strinse il pugno più forte. «Pensi davvero che non siano affari miei? Lui ti tratta come se fossi di sua proprietà mentre tu invece mi guardi interessata con quei bellissimi occhi azzurri?»

    Suki sussultò, mortificata. «Non è vero!»

    La risata di lui era crudele e di scherno. «Hai fatto finta di dover essere incoraggiata per notarmi, ma i tuoi occhi non hanno smesso di divorarmi da quando mi sono seduto qui. Ti avviso però che nonostante Luis mi stia a cuore, io non condivido con nessuno le mie donne. Mai. Quindi un ménage à trois è fuori questione.»

    «Io... sei odioso!» ribatté terrorizzata, non solo perché lui aveva riconosciuto con tale facilità gli stupidi sentimenti di lei che aveva disperatamente cercato di nascondere, ma anche perché non aveva avuto alcuno scrupolo nel rinfacciarglieli.

    «Davvero? O sei solo delusa per il fatto che i tuoi bollenti piani che avevi programmato nella tua testa siano stati rovinati?»

    «Credimi, non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo. Mi dispiace per te, dato che chiaramente oggi è successo qualcosa che ti ha messo di pessimo umore. Nonostante ciò, ti avverto che sto per versarti in faccia il mio spritz. Quindi, a meno che tu non voglia abbinare una camicia fradicia al tuo atteggiamento deplorevole, ti suggerisco di stare zitto. Come ti permetti di parlarmi di... di... ménage? Non sei fidanzato con...»

    «Madre de Dios, per quanto sono stato via?» Luis si sedette e ringraziò con un cenno

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