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Il mio nemico greco: Harmony Collezione
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Il mio nemico greco: Harmony Collezione

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About this ebook

Dieci anni prima la dolce Iolanthe Petrakis aveva ceduto al fascino del più spietato magnate di Atene. Alekos Demetriou le aveva regalato una notte folle e trasgressiva ma, dopo aver scoperto l'identità di suo padre, l'aveva lasciata all'istante.



Ora che la compagnia di famiglia è sull'orlo del baratro, Iolanthe è costretta a rivelare il suo segreto ad Alekos, il peggior nemico di suo padre. Durante quella incredibile notte hanno concepito il legittimo erede dell'impero dei Demetriou. Questo cambia tutto, anche i piani di vendetta di Alekos, che ora ha una sola missione: convincere Iolanthe a sposarlo.
LanguageItaliano
Release dateApr 19, 2018
ISBN9788858980224
Il mio nemico greco: Harmony Collezione
Author

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il mio nemico greco - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    Quella notte sarebbe stata magica. Iolanthe Petrakis ammirò il proprio riflesso nel grande specchio della sua camera da letto, le labbra incurvate in un sorriso di trepidante eccitazione. Il vestito di raso argentato confezionato per l'occasione si allargava leggermente intorno alla vita, ricadendole in morbide onde intorno alle caviglie. Era un abito da favola, adatto a una principessa. E quella sera lei si sentiva davvero una principessa. Cenerentola era pronta per recarsi al ballo e aveva intenzione di godersi ogni singolo momento.

    «Iolanthe?» Suo padre, Talos Petrakis, la chiamò bussando alla porta. «Sei pronta?»

    «Sì.» Iolanthe controllò un'ultima volta i capelli lucenti raccolti in un elegante chignon che la governante, Amara, le aveva assicurato sulla sommità della nuca. Il cuore le batteva all'impazzata per l'eccitazione. Prendendo un profondo respiro, voltò le spalle allo specchio e aprì la porta a suo padre.

    Talos la osservò in silenzio per qualche secondo e Iolanthe trattenne il fiato, sperando che approvasse il suo aspetto. Dopo averle imposto una vita solitaria nella villa di campagna, le aveva finalmente concesso una serata di piacevole intrattenimento. Non avrebbe potuto sopportare che le venisse negata all'ultimo momento.

    «Va bene?» chiese quando il silenzio si prolungò. Lisciò con le mani il tessuto leggero. «Amara mi ha aiutata a sceglierlo...»

    «È adeguato.» Talos annuì rigidamente e Iolanthe sospirò di sollievo. Suo padre non era mai stato tipo da lasciarsi andare a gesti o parole d'affetto e lei ci aveva fatto ormai l'abitudine. Un cenno di assenso era sufficiente. «Devi comportarti sempre in modo appropriato» aggiunse poi con espressione severa.

    «Puoi starne certo, papà.» Quando mai si era comportata diversamente? Ma in effetti non ne aveva mai avuto l'occasione. Forse quella sera... Nascose un sorriso malizioso, non volendo che il padre potesse indovinare i suoi pensieri. Dopo tanti anni di solitudine, non desiderava altro che un po' d'avventura.

    «Tua madre sorriderebbe se potesse vederti ora» disse Talos con voce burbera e lei provò una dolorosa stretta al cuore.

    Althea Petrakis era morta di cancro quando Iolanthe aveva appena quattro anni. Aveva solo pochi e vaghi ricordi di lei, nulla più che una traccia di profumo, il calore di un tocco amorevole. Dopo la sua morte, Talos si era immerso nel lavoro, allontanandosi dalla figlia. Se Althea fosse vissuta, si era spesso chiesta Iolanthe, suo padre sarebbe stato forse diverso, più presente, più affettuoso? Di norma lo vedeva solo poche volte l'anno e le sue visite si riducevano a brevi ispezioni per controllare che lei non facesse passi falsi.

    «Per quanto tu sia bellissima» continuò Talos, «manca ancora qualcosa.» Prese una scatoletta di velluto dalla tasca dello smoking. «Qualcosa di adatto a una donna pronta a trovare marito.»

    «Marito...» Iolanthe non voleva pensarci, sapeva che avrebbe dovuto sposare un uomo scelto dal padre, prima o poi, ma quella sera voleva solo pensare a divertirsi.

    «Aprila» le ordinò Talos a quel punto, e tutte le sue preoccupazioni svanirono come neve al sole quando vide gli orecchini di diamanti all'interno della scatoletta.

    «Sono stupendi!» Non aveva mai posseduto gioielli, d'altra parte non ne aveva mai avuto bisogno.

    «C'è dell'altro.» Da una seconda tasca Talos estrasse una collana con tre diamanti pendenti dallo squisito taglio a goccia. «Questa era di tua madre. La indossava il giorno delle nozze.»

    Iolanthe prese la collana con reverenza. Accarezzando con le dita le pietre lisce e immaginando la madre che le toccava nello stesso modo. «Grazie, papà...» mormorò, la voce rotta dalle lacrime che minacciavano di sgorgare da un momento all'altro. Non le aveva mai fatto un regalo simile prima di allora.

    «Stavo aspettando il momento giusto per dartela.» L'uomo si schiarì la gola, chiaramente a disagio di fronte alla sua emozione. «Il primo ballo è un'occasione importante per una giovane donna, dunque dev'essere abbigliata in modo appropriato.»

    Iolanthe indossò gli orecchini, poi si voltò, dando la schiena al padre. «Potresti aiutarmi con la collana?»

    «Ma certo.» Lui le fissò il gancio, quindi le posò le mani sulle spalle. «Lukas ti accompagnerà stasera. Assicurati di mostrargli le giuste attenzioni.»

    Lei aveva incontrato il capo informatico del dipartimento tecnologico di suo padre in passato e il pensiero di trascorrere l'intera serata con un tale presuntuoso le fece sprofondare il cuore nella delusione. «Credevo che mi avresti accompagnata tu.»

    «Ho degli affari di cui occuparmi. Le serate come queste sono delle ottime occasioni per stringere importanti accordi commerciali, oltre che per socializzare.» Fece un passo indietro, la sua espressione nuovamente severa. «Lukas è un compagno idoneo per te. Ti ho dato il permesso di partecipare al tuo primo ballo perché hai raggiunto l'età giusta ed è tempo che tu trovi marito. Lukas sarebbe una buona scelta.»

    Lukas? Non riusciva a immaginare nulla di peggio. Eppure annuì in silenzio, notando l'ammonimento che trapelava dagli occhi del padre. Non poteva discutere con lui in quel momento, ma nella sua anima si accese una fiammella di ribellione. Era il suo primo ballo, probabilmente sarebbe stato anche l'unico e non aveva alcuna intenzione di passare l'intera serata, per non parlare del resto della sua vita, con il noioso e arrogante Lukas Callos.

    Alekos Demetriou entrò nella sala da ballo, illuminata da immensi candelieri e gremita di donne dai gioielli scintillanti e uomini in smoking. Tutta l'alta società di Atene si era riunita per il primo evento sociale della stagione e questa volta lui era stato incluso. Solo pochi mesi prima il suo nome non sarebbe comparso nell'esclusiva lista degli invitati. Ma ora, dopo anni di difficoltà che non sopportava di ricordare, stava finalmente iniziando a farsi largo tra gli imprenditori ateniesi di successo. Aveva tutto il diritto di trovarsi lì, fianco a fianco con i ricchi e i potenti e aveva intenzione di godersi appieno quel privilegio.

    Prendendo un calice di champagne dal vassoio di un cameriere di passaggio, Alekos si guardò intorno cercando, come faceva sempre, il viso gioviale del suo nemico. Talos Petrakis, l'uomo che gli aveva portato via tutto, l'aveva fatto senza mai perdere il sorriso, continuando a mostrare al mondo la facciata d'imprenditore geniale e benevolo.

    Il solo pensarci era sufficiente a risvegliare l'amarezza che lo consumava e gli divorava l'anima. Nei primi anni dopo il tradimento di Petrakis aveva cercato di combattere la furia, la disperazione e il dolore causategli dalle perfide azioni dell'uomo. Poi aveva capito di poter incanalare quelle emozioni, usarle a proprio vantaggio. Negli ultimi tempi le aveva trasformate in carburante con cui alimentare il suo desiderio di successo. E aveva funzionato.

    Era ormai vicino a poter considerare di vendicarsi dell'uomo che gli aveva portato via tutto. Trovarsi faccia a faccia con Petrakis dopo quattro, lunghi anni sarebbe stato il primo passo. Sfortunatamente, non riusciva a vederlo da nessuna parte.

    Si girò, cogliendo con la coda dell'occhio un bagliore all'altro capo del salone, e notò una giovane donna dalla figura slanciata, avvolta in un abito di raso argentato, il volto nascosto dietro una maschera. La serata era stata pensata come un ballo in costume, ma solo poche persone si erano spinte oltre una semplice maschera arricchita con pizzi, piume e pietre preziose.

    La donna si mosse e Alekos ammirò il modo in cui la luce faceva splendere i suoi capelli neri, scivolandole sulle guance e sul collo sottile. Appariva pura e adorabile in confronto alle altre donne nella stanza che simulavano pose annoiate e indifferenti.

    Lei invece brillava, come una giovane perla luminescente confusa tra migliaia di pietre scheggiate. Aveva gli occhi spalancati mentre si guardava intorno, assorbendo ogni cosa come se si trovasse di fronte alla grotta delle meraviglie di Aladino. Alekos non ricordava di essersi mai sentito così, come se la vita fosse piena di possibilità, di magia. Forse gli era capitato da piccolo, prima che la vita gli mostrasse la sua faccia più dura e cupa, quanto crudeli e indifferenti potessero essere le persone.

    Nonostante il palese interesse per ciò che la circondava, la giovane rimaneva ferma contro il muro, troppo timida per muoversi o semplicemente contenta di fare da spettatrice agli eventi. Alekos si ritrovò a muoversi verso di lei. Non sapeva chi fosse, ma aveva intenzione di scoprirlo.

    «Alekos.» Una mano gigantesca gli si abbatté su una spalla e lui si voltò, trasformando un'occhiataccia in un sorriso quando riconobbe Spiro Anostos, il corpulento imprenditore che per primo aveva utilizzato il suo nuovo software per la gestione dei contenuti. «È un piacere vederti.»

    «Spiro.» Alekos strinse calorosamente la mano dell'uomo. «E per me è un piacere essere qui.»

    «Divertiti questa sera. So che lavori sempre troppo.»

    «Forse è così.» Negli ultimi quattro anni non aveva fatto altro che lavorare, tornando a casa solo per mangiare e dormire qualche ora, tutto pur di mettere a punto i prodotti che lo avrebbero reso famoso. Aveva funzionato. A ventisei anni era l'amministratore delegato di un'azienda che portava il suo nome e che continuava a crescere rapidamente. Salutò Spiro, poi si avvicinò alla donna che lo aveva catturato da lontano.

    Iolanthe era immobile in un angolo della sala da ballo, la maschera premuta contro il viso. Era riuscita a liberarsi di Lukas quando era stato distratto da alcuni uomini d'affari e non aveva alcun desiderio di essere ritrovata. Aveva già dovuto sopportare diverse danze con lui. Le sue mani erano sudaticce, i suoi movimenti meccanici e la sua conversazione stentata ruotava solo intorno ai computer. Almeno lei si era divertita ad ammirare il modo in cui la gonna del vestito nuovo le ondeggiava intorno al corpo a ogni movimento al ritmo della musica.

    Forse avrebbe danzato ancora quella sera. Forse qualcun altro, qualcuno in grado di guardarla negli occhi e sostenere una conversazione, l'avrebbe invitata.

    Poteva quasi vederlo: un uomo affascinante che attraversava la stanza, gli occhi intenti, la bocca curvata in un sorriso di sensuale promessa mentre le tendeva una mano...

    Si sentì arrossire a quel pensiero e rise piano, divertita e imbarazzata dalle proprie, sciocche fantasie. Più probabilmente sarebbe rimasta in quell'angolo per la maggior parte della serata, a nascondersi da Lukas e ad ammirare le donne più sofisticate che si muovevano con grazia e disinvoltura. Il solo vederle, con i loro abiti meravigliosi e le pettinature perfette era una delizia, dopo una vita trascorsa in isolamento.

    «Buonasera.»

    Iolanthe si irrigidì quando una figura si parò all'improvviso davanti a lei, la voce bassa e autorevole, stranamente sensuale. La sua mente confusa impiegò qualche istante a capire che si stava rivolgendo a lei, e altri secondi per riuscire a rispondere.

    «Buona... buonasera.» Si era istintivamente premuta la maschera contro il viso e dovette stringere gli occhi per guardare attraverso le aperture decorate di piume e osservare meglio l'uomo che le si era avvicinato. Si rese conto, con un misto di eccitazione e di allarme, che era alto e misterioso, proprio come nelle sue fantasie. Alto ben più di un metro e ottanta, il completo su misura che indossava enfatizzava le spalle larghe e l'ampio petto. Due occhi del colore dell'ambra la osservavano con attenzione, mentre labbra perfettamente definite si piegavano in un sorriso di apprezzamento.

    Iolanthe pensò di essere caduta in un bizzarro mondo alternativo. Aveva immaginato più volte una situazione simile, ma non pensava che sarebbe accaduta davvero e di sicuro non con un uomo di quell'aspetto. Non avrebbe saputo dire se fosse più paragonabile all'eroe o al cattivo di uno dei romanzi che la sua governante, Amara, ogni tanto le prestava di nascosto. Forse era entrambi.

    «L'ho notata dall'altro lato della stanza» disse l'uomo, «e ho deciso che dovevo conoscerla.»

    «Davvero?» Si rimproverò mentalmente per la sorpresa manifesta nella sua voce, ma l'uomo sorrise e la fossetta che gli comparve sulla guancia lo rese meno spaventoso.

    «Davvero» le assicurò lui. «Sembrava si stesse divertendo, qui in un angolo a osservare gli altri.»

    «Non sono mai stata a un ballo prima d'ora» ammise Iolanthe, rammaricandosene subito dopo. Quanto doveva apparire giovane e

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