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La scommessa del milionario: Harmony Destiny
La scommessa del milionario: Harmony Destiny
La scommessa del milionario: Harmony Destiny
Ebook158 pages2 hours

La scommessa del milionario: Harmony Destiny

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About this ebook

È lei il premio in palio. Per una lunga, indimenticabile notte.



Trovare 15 milioni di dollari in un mese. Un'impresa quasi impossibile per chiunque, tranne forse per Jackson Hawk. I soldi per lui non hanno segreti, gli affari sono la sua sfida quotidiana, gli azzardi un'eccitante scarica di adrenalina. Ma questa volta non sarà lui a dover raggranellare la somma, bensì Laura Spencer. In caso contrario l'hotel che lei dirige finirà nelle mani dello spregiudicato tycoon. E Laura nel suo letto di lui, per la notte più appagante di qualsiasi cifra a sei zeri. Questa è la scommessa di Jackson. Laura l'accetterà?



CON I SOLDI SI PUÒ COMPRARE TUTTO.

ANCHE L'AMORE... QUANDO È IN VENDITA.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2018
ISBN9788858991534
La scommessa del milionario: Harmony Destiny
Author

Metsy Hingle

Inguaribile romantica, crede fortemente nel potere dell'amore... e scrive per dimostrarlo.

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    La scommessa del milionario - Metsy Hingle

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    What the Millionaire Wants...

    Silhouette Desire

    © 2008 Metsy Hingle

    Traduzione di Franca Valente

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-153-4

    1

    «Non sono in vendita, signor Hawk.»

    Jackson Hawk trattenne un sorriso guardando la donna che sedeva all’altro lato della scrivania.

    «Non ho intenzione di comprarla, signorina Spencer. Le sto solo offrendo un posto di lavoro.»

    «Ho già un lavoro» lo informò lei con il freddo disprezzo della tipica bellezza del Sud. «Sono il direttore dell’hotel Contessa

    Devo darle atto per il suo sangue freddo, pensò Jack. Si era aspettato reazioni di tutti i tipi alla notizia dell’acquisizione da parte sua dell’ipoteca non onorata che gravava su quel piccolo hotel di New Orleans. Aveva fatto fortuna rilevando società in difficoltà finanziarie, rendendole di nuovo attive e trasformandole in investimenti produttivi. In ogni caso, la sua presenza non era mai un buon segno, suscitava rabbia, ansia o trepidazione e non si era aspettato di meno in quest’ultima operazione. Non aveva previsto la sfida che la signorina Laura Jordan Spencer, la donna seduta di fronte a lui, gli aveva lanciato. Sfortunatamente per lei, però, il suo atteggiamento non cambiava il fatto che lui ora possedeva l’hotel della famiglia Spencer.

    «È vero, ma date le circostanze la sua posizione qui potrebbe essere temporanea» ribatté lui.

    «Non c’è nulla di temporaneo nel mio posto qui, signor Hawk» lo informò lei, una traccia d’ira nella voce. «Il mio bisnonno costruì questo hotel quasi cento anni fa e da allora è proprietà della mia famiglia. Sono spiacente che sia stato indotto a pensare che vogliamo vendere. Le assicuro, il Contessa non è in vendita.»

    «Ho una ricevuta di quindici milioni di dollari che dice il contrario» disse lui.

    «Sono sicura che la banca correggerà l’errore appena sarà chiarito questo... questo fraintendimento.»

    Lui si chinò verso Laura e incontrò il suo sguardo. «Dia un’altra occhiata a questi documenti, signorina Spencer» disse Jack accennando alle carte che dimostravano la sua acquisizione dell’hotel, a causa del prestito erogato a sua madre e non rientrato. «Non c’è nessun fraintendimento. La Hawk Industries adesso possiede questo hotel.»

    La rabbia brillò negli occhi verdi della donna. «Non m’importa che cosa dicono quelle carte. Le ripeto che c’è stato un errore» insistette lei e premette il tasto dell’interfono. «Penny, prova di nuovo a chiamare il signor Benton alla banca.»

    «Sta sprecando tempo» le disse lui. Sapeva già, dopo il suo incontro con il presidente, il giorno prima, che questi era partito.

    «Qui l’unico a sprecare tempo è lei, signor Hawk» ribatté.

    Mentre lei aspettava che la sua segretaria le passasse la telefonata, Jack ne approfittò per studiarla più da vicino. Notò gli occhi a mandorla, il mento determinato, la pelle liscia e la bocca morbida. Non era una bellezza classica né uno schianto. C’era però qualche cosa in lei, una sensualità che era tenuta a bada sotto la patina da donna dedita solo agli affari. A giudicare dallo sguardo che gli lanciò, il suo apprezzamento non era andato a vuoto. E non era stato accolto bene.

    Penny la informò che il signor Benton era fuori sede e Jack le disse quanto aveva appreso il giorno prima. «Parlare con lui non cambierà i fatti, signorina Spencer. Sua madre ha dato questo hotel in garanzia per un’ipoteca e la Hawk Industries ha acquistato quel contratto dalla banca. Dato che sua madre non ha rispettato i termini di pagamento dell’ipoteca, l’hotel Contessa ora appartiene alla mia compagnia.»

    «Le dico che si sbaglia» insistette lei. «Mia madre non avrebbe mai dato l’hotel come garanzia per un’ipoteca.»

    Stancandosi del suo rifiuto di accettare la realtà dei fatti, Jack sfilò un foglio dalla pila di altri documenti legali e lo sbatté davanti a Laura: era il documento della garanzia per l’ipoteca firmato da sua madre alla banca.

    «Guardi, questo è un pagherò firmato da sua madre, che impegna la sua parte di azioni del Contessa come garanzia dell’ipoteca. Ha intenzione di negare che questa è la sua firma?»

    Qualche cosa guizzò negli occhi di lei mentre studiava il dannato documento. Per la prima volta, da quando era arrivato e si era presentato come nuovo proprietario dell’hotel, sembrava insicura. Ritornò velocemente battagliera.

    «Non m’importa di quello che dice il documento, anche se mia madre avesse voluto usare l’hotel come garanzia, non avrebbe potuto.»

    «E perché mai?»

    «Perché mia sorella e io possediamo ciascuna il dieci per cento delle azioni dell’hotel. Nessuna di noi le permetterebbe mai di usare in questo modo l’hotel.»

    «Non avrebbe avuto bisogno del vostro consenso per la propria quota, il che è esattamente quello che ha fatto» le fece notare lui.

    «Mia madre non farebbe mai una cosa del genere. Non senza prima informarmi.»

    C’era un accenno di insicurezza nella sua voce. Nei suoi occhi era anche affiorata la paura e fu proprio questo che toccò una corda nell’animo di Jack. «Non aveva detto che sua madre era all’estero per affari?»

    Laura assentì. «Lei e suo marito apriranno un nightclub in Francia.»

    «Be’, forse voleva dirglielo, ma non le è stato possibile» suggerì lui sorpreso dal proprio improvviso moto di simpatia. Si accigliò. L’emozione era un sentimento che non doveva mai entrare nelle operazioni d’affari. Era la sua regola fondamentale. Nelle numerose acquisizioni che aveva orchestrato, nulla l’aveva mai smosso dal suo proposito, né lacrime, né preghiere, né profferte sessuali.

    «Probabilmente sua madre è stata troppo occupata a preparare l’inaugurazione.»

    Jack poteva leggere nell’espressione di Laura che non era troppo convinta di quanto aveva detto. Lui aveva imparato in prima persona che quando si trattava di denaro e di sesso i legami di sangue non contavano. Deirdre Jordan Spencer Vincenzo Baxter Arnaud aveva venduto l’eredità di sua figlia e non si era preoccupata di dirglielo.

    «Comunque se, e non sto dicendo che l’ha fatto, se mia madre ha impegnato le sue azioni per un prestito sono sicura che non si è resa conto di ciò che questo avrebbe comportato» disse lei.

    Il testardo negare di Laura gli scosse di dosso l’innaturale sentimento di compassione che aveva provato. Ricordò a se stesso che stava compiendo un’operazione finanziaria, il sentimento non poteva avere spazio in quel frangente. Non poteva permettersi che un viso grazioso, un bel paio di gambe e un sacco di qualità lo distraessero dal suo intento. «O forse sua madre ha capito esattamente che cosa stava facendo.»

    Lei s’irrigidì. «Che cosa sta insinuando, signor Hawk?»

    «Nulla, sto solo rilevando che se sua madre voleva vendere l’hotel, ma sapeva che voi vi sareste opposte, usarlo come strumento di garanzia per un’ipoteca e poi non onorarne il pagamento sarebbe stato un modo per raggiungere il suo scopo.»

    «Come si permette?»

    «Perché non la smette di sentirsi oltraggiata, signorina Spencer? Non mi dica che non le è passato per la mente. Sua madre non era interessata a questo posto. Per quale altro motivo glielo avrebbe lasciato per poi andarsene all’estero? Non la biasimo, l’hotel sopravviveva a stento quando suo nonno era ancora vivo.»

    Lei strinse gli occhi con sospetto. «Non sprecherò il fiato chiedendole da chi l’ha saputo.» L’ira rese il suo accento del Sud più pronunciato. «Sembra però che la sua fonte non conosca tutti i fatti, altrimenti l’avrebbe informata che l’hotel ha dato segno di costante miglioramento negli ultimi quattro mesi. Qualsiasi difficoltà il Contessa abbia avuto nel passato, ora è stata superata, l’hotel va avanti bene adesso.»

    «So che si è data da fare da quando ha assunto la direzione dell’hotel, sei mesi fa, ma sappiamo entrambi che la struttura ha bisogno di importanti interventi di modernizzazione. Il mio obiettivo non è solo far sopravvivere questo posto; voglio che domini l’intero mercato dei piccoli hotel di lusso in questa zona.» Si fermò un momento, poi concluse il suo ragionamento dicendo: «Dato che lei possiede il dieci per cento delle azioni ed è pratica del funzionamento della struttura, vorrei che entrasse a far parte dei miei progetti. Può scegliere se stare o andarsene, in ogni caso sono pronto a fare a lei e sua sorella un’offerta per le vostre quote».

    «Non sono interessata a vendere la mia quota e neanche mia sorella lo è.»

    «Non sia troppo precipitosa, signorina Spencer. Dopotutto non ha ancora sentito la mia offerta. E nemmeno sua sorella.»

    «Non c’è bisogno di sentire nulla, io non...»

    «Darò a lei e sua sorella due milioni di dollari ciascuna per le vostre quote. E...»

    «Non m’interessa.»

    «La prego di farmi finire» disse lui esplicitamente e vide le guance di lei arrossire per la collera. «In più sono disposto a offrirle un contratto di direzione dell’hotel con un notevole aumento di stipendio. Uno stipendio che, devo aggiungere, è molto più alto di quello che guadagnava quando lavorava per il gruppo Stratton o Windsor» aggiunse lui citando i due hotel dove, secondo le sue indagini, lei era stata impiegata in precedenza.

    Laura alzò ancora di più il mento. «Forse dovrebbe farsi controllare l’udito, signor Hawk. Come le ho detto prima, non sono in vendita e neanche il Contessa

    Prima che lui potesse ribattere che possedeva già la maggioranza delle quote, qualcuno bussò alla porta. Era la vivace brunetta, l’assistente di Laura che l’aveva introdotto prima nell’ufficio.

    «Tutto a posto, Penny. Che cosa c’è?»

    «C’è bisogno di te sotto.» Diede un’occhiata a Jack, poi tornò con lo sguardo al suo capo. «Per la riunione che hai programmato con il personale della cucina.»

    «Grazie, Penny. Sto arrivando.»

    A Jack non sfuggì l’occhiata che le due si scambiarono. Sospettava che non fosse una riunione a richiedere la presenza di Laura, probabilmente era una crisi, una delle tante che avevano tormentato l’albergo negli ultimi anni. Benché fosse un bell’albergo e potenzialmente potesse dare buoni profitti, il Contessa era vecchio e necessitava di manutenzione, altrimenti avrebbe continuato a deteriorarsi. Lui avrebbe provveduto a tutto per fare tornare l’hotel alla sua antica gloria, con o senza Laura Spencer.

    Lei si alzò. «Come ha sentito, sono in ritardo per una riunione, signor Hawk. La nostra discussione finisce qui.»

    Non gli succedeva spesso di essere congedato in modo così chiaro, e certo non da qualcuno che non era nella posizione di poter comandare. Una parte di lui era irritata mentre un’altra non poteva fare a meno di ammirare il suo spirito. Jack indossò il cappotto grigio. «Le suggerisco di fare controllare i documenti che le ho lasciato dai suoi avvocati, signorina Spencer.»

    «Ne ho tutte le intenzioni.»

    «Una volta accertato che la Hawk Industries è il maggiore azionista del Contessa, voglio incontrarla per discutere della gestione dell’hotel, possibilmente domani mattina.»

    «Non sarò disponibile domani mattina» lo informò lei.

    «Allora domani pomeriggio. Le due vanno bene per lei?»

    «Sarò molto impegnata anche allora.»

    Jack la fissò. Ancora una volta fu sorpreso dal suo atteggiamento di sfida. Il suo nome da solo aveva intimorito molti manager agguerriti. Evidentemente non accadeva a Laura Spencer. Gli piaceva l’idea che non avesse paura. E lui non era per niente contrario al resto del suo involucro, doveva ammettere. In altre circostanze avrebbe potuto contemplare l’ipotesi di un rapporto più personale con lei. Non aveva preferenze per un tipo particolare di donna, ma godeva della compagnia di ragazze attraenti e intelligenti. Capiva, dalla sua istruzione e dal curriculum di lavoro, che Laura Spencer era un tipo brillante. Era anche bella, con quei capelli tra il castano e il bruno, i grandi occhi e la morbida pelle. Sarebbe stata perfetta se non fosse stata legata all’affare che stava trattando. Ricordandosi dell’urgenza della

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