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Justine (eLit): eLit
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E-book126 pagine1 ora

Justine (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1818.

Justine, Annalise e Charlotte sono le belle e chiacchierate figlie dello scandaloso Duca di Manning, nonché l'anima dei celebri ricevimenti che si tengono periodicamente a Welbourne Manor.

Justine è la maggiore ed è anche illegittima. Cerca con la gentilezza e la bontà d'animo di riscattare il proprio buon nome. E sono proprio le sue buone maniere e la sua delicatezza a fare breccia nel cuore di Gerald Brenner. Ma quale futuro ci potrebbe essere per loro?
LinguaItaliano
Data di uscita30 ott 2017
ISBN9788858978191
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Autore

Diane Gaston

Diane Gaston's dream job had always been to write romance novels. One day she dared to pursue that dream and has never looked back. Her books have won Romance's highest honours: the RITA Award, the National Readers Choice Award, Holt Medallion, and Golden Heart. She lives in Virginia with her husband and three very ordinary house cats. Diane loves to hear from readers and friends. Visit her website at: https://www.dianegaston.com/

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    Anteprima del libro

    Justine (eLit) - Diane Gaston

    successivo.

    1

    La famiglia è la patria del cuore...

    Giuseppe Mazzini

    Estate 1818

    «È proprio un compito ingrato» bofonchiò fra sé Gerald Brenner mentre la carrozza a nolo ripartiva, lasciandolo solo di fronte alla villa palladiana illuminata dal sole.

    Welbourne Manor.

    Da quando, mezz'ora prima, aveva scorto la facciata bianca dall'altra sponda del Tamigi, i suoi occhi erano rimasti fissi sulla casa. Circondata da prati verdeggianti, dove le pecore brucavano libere, l'elegante dimora offriva una magnifica vista, ma le sue terre non erano coltivate per fornire un raccolto, bensì per dare piacere. Non c'erano campi arati o altro tipo di attività, ma solo giardini bellissimi, traboccanti di fiori e di piante, viali per passeggiare, forse anche un padiglione d'estate per offrire ombra e frescura. O almeno così immaginava Brenner. Non aveva mai messo piede in quella lussuosa residenza e avrebbe preferito che il suo legame di parentela con i proprietari non lo avesse portato lì quel giorno.

    Mentre esitava davanti alla porta ad arco, sollevò gli occhi verso le finestre dei quattro piani. Da una di esse proveniva un suono di voci e di allegre risate.

    Dovevano essere le voci dei figli del Duca e della Duchessa di Manning. A dire il vero, la duchessa era diventata tale solo da quattro mesi, giacché aveva sposato il duca dopo l'anno di lutto che lui aveva dovuto rispettare per onorare la morte della prima moglie. Ma era stata l'amante del duca per vent'anni.

    I loro figli illegittimi erano noti a tutti come la Miscellanea Fitzmanning. Adesso Brenner conosceva i loro nomi di battesimo e la loro età. Il maggiore aveva diciannove anni e si chiamava Leo Fitzmanning; poi veniva Miss Annalise Fitzmanning, di diciotto anni, e infine c'era Miss Charlotte, la minore, di sedici anni. Tre giovani scatenati, li aveva definiti qualcuno. Selvaggi e indisciplinati, aveva sempre dichiarato suo padre.

    Brenner inspirò e sollevò il pesante battente, lasciandolo ricadere con forza contro l'anta per far sentire il colpo al di sopra del baccano che proveniva dall'alto.

    Un valletto in uniforme azzurra aprì la porta. Non appena ebbe varcato la soglia, Brenner fu investito da un intenso profumo di fiori.

    «La festa è di sopra, signore» l'avvertì il valletto, indicando una scala con la ringhiera di mogano intagliato.

    «Festa?» chiese Brenner inarcando le sopracciglia.

    «Uno di quei ricevimenti di Welbourne Manor che durano più giorni» gli spiegò il valletto corrugando la fronte. «Non siete venuto per partecipare alla festa?»

    «Devo parlare di una questione importante con i figli del duca» disse Brenner, consegnandogli il proprio biglietto da visita.

    «Quale dei figli?»

    «Tutti» rispose Brenner sostenuto. Non era abituato a essere interrogato da un servitore.

    Il valletto si allontanò, lasciandolo nell'ingresso con i guanti e il cappello in mano come se fosse stato un commesso viaggiatore. Sul suo biglietto era scritto a chiare lettere Visconte di Brenner. Perché il valletto non lo aveva fatto accomodare in salotto?, si chiese con disappunto. Forse in quella casa la servitù non era all'altezza dei domestici di Londra, considerò. Del resto, era la casa in cui il duca e la sua amante si erano rifugiati dopo aver abbandonato i rispettivi consorti. Se lo scandalo non aveva compromesso del tutto la popolarità del duca nel bel mondo, i domestici erano spesso più selettivi nella scelta dei datori di lavoro.

    Brenner guardò il vaso di fiori che stava sullo stretto tavolo appoggiato alla parete e un ricordo gli balenò alla mente. Era ancora bambino e passeggiava in un giardino. A un tratto, una voce di donna diceva: queste sono rose e quelli sono gelsomini...

    Rose rosa, gelsomini bianchi, lavanda viola. Brenner riconobbe i fiori anche adesso.

    Staccò gli occhi dal tavolo e attraversò l'atrio per sbirciare all'interno di una porta che dava in una grande sala quadrata con finestre che si affacciavano sul Tamigi. Una porta ad arco simile a quella d'ingresso si apriva sulla brezza estiva. Centinaia di anni addietro gli ospiti sarebbero arrivati via fiume a bordo di chiatte e sarebbero entrati da quella porta.

    La sala sembrava trasportata direttamente lì dall'antica Grecia con le quattro colonne ioniche, i capitelli scolpiti e il pavimento di marmo a disegni. Sparpagliate fra sculture che sembravano provenire dall'antichità, c'erano sedie e poltrone dorate e tavoli con il piano di marmo, sui quali altri vasi colmi di fiori creavano profumate macchie di colore.

    Dal piano superiore giungeva il suono attutito di un pianoforte e di voci che cantavano. La festa era nel suo pieno svolgimento, non c'erano dubbi.

    Chi sorvegliava i ragazzi?, si chiese Brenner.

    In quel preciso istante, un giovane tallonato da due ca-gnolini che abbaiavano come forsennati fece irruzione nella sala agitando un foglio di carta.

    «Una poesia d'amore! Ho trovato una poesia d'amore!» gridò.

    «Ridammela. Ridammela» gli fece eco una fanciulla bruna, correndogli appresso e seminando forcelle per capelli attorno a sé.

    Brenner fece un balzo indietro quando i due scalmanati gli passarono davanti e si diressero verso le scale senza nemmeno vederlo. La fanciulla continuava a gridare e il ragazzo rideva, mentre i cani non smettevano di abbaiare. Erano due Fitzmanning o loro ospiti?, si chiese incuriosito, ma una voce alle sue spalle lo distrasse.

    «Lord Brenner?»

    Quando si girò, Brenner si trovò di fronte un uomo dai capelli grigi, magro e vestito di nero, che sembrava del tutto ignaro della rumorosa scorribanda di poco prima. Doveva essere il maggiordomo, perché gli rivolse un'occhiata interrogativa e volle sapere: «Volete vedere i figli del duca?».

    Brenner annuì con il capo. «Ho notizie del duca e della duchessa.»

    L'uomo sgranò gli occhi. «Davvero?» Poi si affrettò ad accennare un inchino. «Da questa parte, milord.»

    Brenner lo seguì in un salottino affacciato sul fiume, ma quando il maggiordomo lo invitò a sedersi preferì restare in piedi. Rimasto solo, prese a camminare su e giù nella stanza decorata nello stile cinese lanciato dal Principe Reggente.

    Ma Brenner non fece caso all'arredamento. L'incarico che aveva ricevuto gli impediva di apprezzare tutto ciò che lo circondava. Averlo designato messaggero di morte era stato un tiro mancino, una crudeltà verso di lui e verso i figli del duca. Ma avrebbe comunque portato a termine l'ingrato compito perché non si sottraeva mai al proprio dovere.

    Avrebbe risolto la faccenda il più in fretta possibile e sarebbe ritornato a condurre la vita che faceva prima di ricevere la convocazione dell'avvocato del duca. Era stato solo quella mattina? Gli sembrava che fosse passata un'eternità.

    Alla fine, la curiosità ebbe la meglio e si chinò a osservare un piccolo vaso blu e bianco che conteneva una composizione di rose rosa, gelsomini bianchi e lavanda. Doveva essere un autentico vaso cinese, e anche molto antico.

    «Gerald?»

    Brenner si sollevò di scatto al suono della melodiosa voce femminile e trattenne il respiro alla vista della bellissima giovane donna che avanzava verso di lui.

    Alta e flessuosa, con incredibili occhi grigiazzurri, fluenti capelli castani e labbra rosate che brillavano come se le avesse appena inumidite con la punta della lingua, la donna era nel pieno splendore della femminilità. Troppo adulta per far parte della Miscellanea Fitzmanning, pensò Brenner.

    «Avete notizie per noi, Gerald?»

    «Mi chiamo Brenner» rispose lui. Detestava il suo nome di battesimo e non permetteva a nessuno di usarlo. Quella giovane donna come mai lo conosceva? «Perdonatemi, ma non so chi siete.»

    Lei abbassò gli occhi e arrossì lievemente. «È vero, non potete saperlo. Sono Justine Savard» si presentò, tornando a sollevare lo sguardo.

    Quel nome non gli diceva niente. «Continuo a non saperlo» confessò Brenner.

    «Sono la figlia del duca» spiegò lei con un lieve sorriso. «La maggiore dei suoi figli.» Giacché Brenner doveva avere un'espressione perplessa, agitò una mano con impazienza. «Ho una madre diversa. Era una francese. Però io sono quasi sempre vissuta qui.» Gli toccò un braccio e soggiunse: «Ma, prego, voi siete venuto a portare notizie».

    Quelle piccole dita appoggiate sul suo braccio trasmisero a Brenner una strana sensazione, che si diffuse in tutto il suo corpo. «Le notizie sono per i Fitzmanning.»

    La giovane donna annuì e ritrasse la mano.

    L'avvocato del duca non gli aveva parlato di Justine Savard, pensò Brenner. Anche suo padre, che sembrava sapere tutto di quella famiglia, non aveva mai accennato a lei.

    «Temo di sapere perché siete qui» mormorò Justine, toccandogli ancora il braccio. «Lei me lo disse.»

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