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Intesa indimenticabile: Harmony Destiny
Intesa indimenticabile: Harmony Destiny
Intesa indimenticabile: Harmony Destiny
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Intesa indimenticabile: Harmony Destiny

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About this ebook

Un incidente senza gravi conseguenze manda letteralmente a sbattere Nick Carlino contro il suo passato, il quale ha le forme seducenti e i capelli biondi di Brooke Hamilton. Sono passati anni dalla loro cotta di gioventù ed entrambi sono rimasti lontani da Napa Valley molto a lungo, ma non abbastanza per dimenticarsi l'uno dell'altra.



Brooke è combattuta: Nick le ha chiesto di soggiornare nella sua tenuta mentre si riprende dall'infortunio e lei non esiterebbe ad accettare, se la proposta venisse da qualcun altro. Ma da lui? Come riuscirà a vivere sotto lo stesso tetto con Nick senza che i fantasmi del passato, languidi e ardenti, la travolgano?
LanguageItaliano
Release dateOct 10, 2017
ISBN9788858973271
Intesa indimenticabile: Harmony Destiny
Author

Charlene Sands

Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.

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    Intesa indimenticabile - Charlene Sands

    1

    Nick Carlino montò a bordo della sua Ferrari e si allontanò a tutto gas dal parcheggio del Rock and A Hard Place. Gli pneumatici slittarono sulla ghiaia mentre con una rapida sterzata imboccava la strada che lo avrebbe condotto alla villa di famiglia nella Napa Valley. Si sarebbe volentieri acceso una sigaretta, se solo non avesse smesso di fumare da un pezzo. Rachel Mancini iniziava a fare sul serio e lui lo aveva capito dal modo in cui lo aveva guardato per tutta la serata – le palpebre socchiuse, l’espressione dolce e sognante. Lo stesso sguardo che aveva incontrato in una decina di altre donne in passato. E tutte le volte aveva pensato bene di darsela a gambe.

    Rachel gli piaceva. Era carina, lo faceva ridere e, nelle vesti di proprietaria di uno dei locali più di moda in città, lo affascinava per le sue doti di abile donna d’affari. Nick la rispettava ed era proprio per questo che sentiva di dover chiudere con lei. Ultimamente, Rachel gli aveva lasciato intendere di volere di più dal loro rapporto, e lui non poteva darle ciò che lei desiderava.

    Il chiarore della luna lo guidava lungo il tratto buio di strada costeggiata da infiniti filari di vigneti che impregnavano l’aria estiva di un intenso profumo di merlot. Era stato richiamato a Napa dopo la morte del padre per collaborare con i suoi due fratelli nella gestione della Carlino Wines. Così come stabilito nel testamento di Santo Carlino, avevano sei mesi di tempo per decidere chi dei tre fosse il più adatto a prendere in mano le redini dell’azienda vinicola di famiglia. Solo che nessuno di loro voleva per sé quell’onore. Sarebbe stata una vittoria per abbandono del campo da parte degli avversari. A ogni modo, pur senza entusiasmo, Tony, Joe e Nick mandavano avanti l’impero ormai da cinque mesi e non restavano che una trentina di giorni per decretare il successore di Santo Carlino.

    Mentre imboccava un tornante, i fari di una vettura lo abbagliarono. Imprecò. L’altra auto invase la sua corsia nell’eseguire la curva. Con i fari ancora puntati negli occhi, Nick sterzò bruscamente per evitare lo scontro frontale, ma non abbastanza per impedire l’impatto. Le due automobili si urtarono e la Ferrari si produsse in un vorticoso testa-coda. Scoppiò l’airbag. Alla fine della giravolta, tutto scombussolato, Nick si trovò seduto perpendicolarmente rispetto all’altro veicolo.

    «Accidenti» bofonchiò, riuscendo a malapena ad articolare la parola, con l’airbag che gli comprimeva il petto. Mandò il sedile indietro e fece un bel respiro. Una volta sicuro di essere tutto intero, uscì dall’auto per andare a verificare le condizioni dell’altro guidatore.

    La prima cosa che udì fu il pianto di un bambino. Preso dal panico affrettò il passo e, mentre si avvicinava, guardò con la coda dell’occhio i danni riportati dalla vecchia Toyota grigio metallizzato. Vide una donna accasciata, la testa contro il volante. Aprì piano la portiera e notò del sangue sul suo viso.

    Il pianto si fece più intenso. Nick aprì la portiera posteriore e guardò dentro. C’era una bambina sul suo seggiolino per auto. A una prima occhiata gli parve stesse bene: non c’erano tracce di sangue, grazie al cielo.

    «Aspetta un attimo, piccola.»

    Non aveva idea di che età avesse. Di sicuro non era una neonata, ma Nick presumeva non fosse ancora in grado di camminare. Focalizzò la sua attenzione sulla donna al volante e le poggiò una mano sulla spalla. «Mi sente? Chiamo i soccorsi.»

    Non ricevette risposta. Le mise quindi un braccio dietro la nuca e, accompagnandola dolcemente, la appoggiò allo schienale, in modo da poter constatare l’entità delle ferite. Aveva un profondo taglio sulla fronte, nel punto in cui aveva colpito il volante, e perdeva molto sangue.

    Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che Nick notò fu l’incredibile sfumatura delle sue iridi, un misto di turchese e verde. Aveva visto quel colore spettacolare una sola volta nella sua vita. Le scostò le bionde ciocche dal viso. «Brooke? Brooke Hamilton, sei tu?»

    «La mia bambina» mormorò la donna a fatica, abbassando di nuovo le palpebre. «Pensi alla mia bambina.»

    «Sta bene.»

    La graziosa biondina che conosceva dai tempi delle superiori, da dodici o forse tredici anni, lo implorò con l’ultimo suo respiro cosciente. «Mi prometta che si prenderà cura di Leah.»

    Senza pensarci, Nick accettò. «Promesso. Mi occuperò di lei.»

    La donna chiuse gli occhi e perse conoscenza.

    Nick chiamò un’ambulanza, dopodiché si infilò nel retro dell’auto, dove il pianto della bambina si era trasformato in un singhiozzare convulso che gli straziava il cuore e perforava i timpani. «Eccomi, piccola. Ti tiro fuori da qui.»

    Avrebbe potuto scrivere un libro su quanto poco ne sapesse di bambini. Non aveva la più pallida idea di come si sfilasse una creatura di quelle dimensioni da un seggiolino per auto. Armeggiò per qualche istante con la cintura, ma alla fine si arrese, sussurrando paroline dolci alla bimba inconsolabile.

    A un tratto, come per incanto, la piccola cessò di piangere e si mise a fissarlo, il viso avvampato e il respiro che tornava lentamente regolare. Lo guardava, stupita, con gli stessi occhi verdemare della madre. «Diventerai una rubacuori con quegli occhioni, lo sai?» le mormorò dolce.

    Le labbra rosee si incurvarono in un piccolo sorriso, che lo lasciò di stucco.

    Nick riuscì alla fine a sganciarla dal seggiolino e la tirò fuori della vettura, tenendola in braccio goffamente. «Ti serve qualcuno che ci sappia fare con i bambini» annunciò in tono pacato.

    Spostò la piccola sull’altro braccio ed estrasse dalla tasca il cellulare per chiamare Rena, la moglie di Tony. Lei sì che avrebbe saputo come destreggiarsi. Poi si rese conto di che ora fosse e dei problemi che la cognata aveva ultimamente con il sonno, essendo prossima a partorire. Interruppe la chiamata prima ancora che il telefono iniziasse a squillare e digitò invece il numero di Joe. La fidanzata dell’altro fratello, Ali, sarebbe di sicuro corsa ad aiutarlo e si sarebbe tenuta volentieri la bambina per quella notte.

    Scattò la segreteria telefonica. Nick fece per lasciare un breve messaggio, poi si ricordò che Ali e Joe erano in vacanza alle Bahamas. «Grandioso» borbottò, tenendo la bimba con tutte e due le braccia. «A quanto pare siamo rimasti solo io e te. Il che non è il massimo, per quanto ti riguarda.»

    Prima che arrivassero i soccorsi, Nick aveva frugato nella borsa della donna e aveva trovato la sua patente di guida. Guardando il documento nella semioscurità, aveva visto che non si era sbagliato: la persona che gli era finita addosso era proprio Brooke Hamilton... Keating. Avevano fatto le superiori insieme. C’era anche stato del tenero tra loro, ma ne era passata di acqua sotto i ponti da allora.

    Nick poggiò la bambina sul sedile posteriore. «Che dici, riesci a stare qui tranquilla mentre do un’occhiata alla tua mamma?»

    L’istante in cui la lasciò, la piccola arricciò il naso e iniziò a piagnucolare. Nick la guardò e indicò Brooke. La bambina spalancò la bocca e strillò forte.

    «Va bene, ho capito.» La riprese in braccio e, all’istante, lei smise di piangere. «Andiamo a vedere insieme come sta la tua mamma.»

    Aprì la portiera. Brooke era fredda, ma respirava ancora. Non pensava che l’urto fosse stato così forte da provocarle ferite interne, ma non era un dottore e non poteva avere questa certezza.

    Tirò un sospiro di sollievo quando udì la sirena dell’ambulanza.

    Nick salutò i due paramedici in camice blu che uscirono dall’autolettiga. «La bambina sta bene, sembra, ma la madre ha perso conoscenza» comunicò.

    «Che cosa è successo?» lo interrogò uno di loro.

    Lui spiegò la dinamica dell’incidente.

    «La bambina è sua o della donna?» gli chiese l’altro, mentre esaminava Brooke.

    «Della donna.»

    L’uomo guardò il suo collega. «Le portiamo entrambe in ospedale.» Poi si rivolse a lui. «E lei come sta? È ferito?»

    «No. Per fortuna è scoppiato l’airbag. La Toyota ne è sprovvista, a quanto pare.»

    Il paramedico annuì. «Si può dire che il seggiolino abbia salvato la bambina.»

    Nel giro di un quarto d’ora arrivò la polizia stradale per stilare il verbale di rito e la lettiga con Brooke fu trasportata sull’ambulanza. Nick rimase fuori, con la bambina in braccio.

    «Portiamo anche lei» disse il paramedico, allungando le braccia verso la piccola.

    «Che cosa le fate?»

    «Un controllo generale, poi proveremo a contattare un parente.»

    La bambina cominciò a dimenarsi e a strillare non appena venne tolta dalle braccia di Nick. Inoltre, mentre piangeva, lo guardava implorante, come se fosse il suo salvatore.

    Nick ricordò la promessa che aveva fatto alla madre.

    «Me la ridia» disse. «La porto io in ospedale.»

    L’uomo gli lanciò un’occhiata scettica.

    «Conosco sua madre. Eravamo a scuola insieme. Le ho promesso che mi sarei preso cura di Leah.»

    «Quando?»

    «Ha aperto gli occhi ed è rimasta cosciente il tempo necessario per affidarmi la figlia.»

    Il paramedico sospirò. «Non c’è che dire, ha più simpatia per lei che per me. Prenda la borsa con i pannolini che è in macchina e qualunque altra cosa trovi che le possa servire e andiamo.»

    Brooke aprì gli occhi lentamente e quell’impercettibile movimento bastò a causarle una fitta lancinante alla fronte. Fece per toccarsi il punto dolorante e sentì una benda. Non sapeva da quanto tempo fosse lì, ma il suo corpo era ora scaldato dal sole che filtrava dalle veneziane.

    Il suo primo pensiero andò a sua figlia e un soprassalto di panico la colse. «Leah!»

    Drizzò la schiena di scatto ed ebbe un capogiro. Strabuzzò gli occhi e quasi perse di nuovo conoscenza.

    Resta sveglia, Brooke.

    Lottò contro il torpore che l’assaliva e respirò lentamente.

    «È qui» annunciò pacata una voce maschile.

    Brooke guardò nella direzione del suono, strizzando gli occhi per mettere a fuoco l’immagine. Vide Leah avvolta in una copertina rosa, che dormiva beatamente fra le braccia di un uomo. Tirò un sospiro di sollievo. Grazie al cielo, sua figlia stava bene. Le salirono le lacrime agli occhi, mentre sprazzi dell’incidente le tornarono alla memoria. Era stata distratta dal pianto di Leah, proprio mentre imboccava la curva. Si era voltata un attimo verso di lei... ed era finita addosso a un’altra auto. Ricordava di essersi svegliata per un istante, prima che diventasse tutto di nuovo nero. Rivolse una preghiera a Dio per aver protetto la sua bambina e un’altra al seggiolino per auto, una delle prime cose che aveva acquistato quando era rimasta incinta.

    Il suo sguardo si spostò sugli occhi rassicuranti e di un azzurro intenso di... Nick Carlino? Non aveva mai dimenticato il timbro sensuale della sua voce, né le meravigliose spigolosità del suo viso. O le fossette quando sorrideva. Bastavano a ridurre una ragazza alla sua mercé in un nanosecondo.

    E Brooke lo sapeva bene. Era stata anche lei una di quelle ragazze, un tempo.

    «Leah sta benissimo» le ribadì lui.

    E questo era l’importante. «Nick Carlino?»

    «Sì, sono io, Brooke.» Quelle fossette si affacciarono per un momento.

    Lei allungò le braccia verso la figlia, ma il movimento le scatenò un dolore intenso alla testa. «Vorrei tenere in braccio la mia bambina.»

    «Sta dormendo» disse lui,

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