Stile vincente: Harmony Destiny
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Ci sono uomini nati per la CARRIERA, con il fiuto per gli AFFARI, i soldi e le belle donne. All'amore non pensano. Fino a quando non li travolge.
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Book preview
Stile vincente - Roxanne St. Claire
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His Style of Seduction
Silhouette Desire
© 2007 Roxanne St.Claire
Traduzione di Carlotta Picasso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-250-0
1
«Non m’interessa vincere un premio, o ricevere dei riconoscimenti. Il mio scopo è vendere, grazie a uno spot convincente e accattivante, delle automobili sportive a delle donne giovani e ricche. È così difficile?»
A piedi scalzi, Jackson Locke scese la scala di legno lucido, escogitando una serie di slogan pubblicitari che scartava non appena prendevano forma. Nessuna idea lo convinceva sino in fondo.
«Che cosa racconto al cliente?» si lamentò dall’altro capo del telefono l’uomo che teneva i rapporti con la clientela, l’account executive, secondo il linguaggio aziendale. «Sono le otto di venerdì sera e lui è ancora seduto nella sala conferenze. Non ha alcuna intenzione di andarsene finché non sarà riuscito a parlare di questo spot con te, o con il signor Wilding.»
«Impossibile mettersi in contatto con Reggie. Probabilmente a quest’ora è in aereo diretto a Nantucket e dubito persino che possa atterrare con questo temporale» spiegò Jack.
«Ha lasciato l’ufficio alle cinque. Significa che è in ritardo.»
«Che sorpresa!»
Reggie Wilding era il primo ad arrivare negli uffici della Wild Marketing e l’ultimo ad andarsene. Era il capo e dettava lui le regole.
«Ascoltami» proseguì Jack. «Di’ al tuo cliente che hai parlato con il direttore creativo e che lo spot è valido così com’è. Il finale resta, e anche la bionda, il cane e lo slogan. Fidati, le belle donne...» S’interruppe, notando una figura femminile di spalle, fuori sul portico. «Devi mostrarle quando meno la gente se le aspetta.»
«Che cosa?» domandò l’altro sconcertato. «È un nuovo slogan?»
«No. Occupatene tu, io devo scappare.»
Jackson chiuse la comunicazione e infilò il cellulare nella tasca dei jeans mentre osservava la donna che, con un impermeabile ormai inutile per quanto era bagnato e una valigetta piuttosto grande, pagava il tassista.
Incurante della pioggia scrosciante, le rivolse un sorriso ammirato, come se la sua cliente fosse una sirena emersa all’improvviso dalle acque di Nantucket Sound.
Non era insolito che la Wild Marketing prevedesse la partecipazione di un estraneo ai fine settimana di brainstorming che si svolgevano nella casa di Reggie sull’isola di Nantucket, ma di norma il suo capo lo avvisava per tempo, in modo che Jack fosse pronto ad accogliere il nuovo elemento che si aggiungeva al loro piccolo ma vivace gruppo di lavoro.
Eppure quel giorno non era stato avvertito. Stranamente Reggie non lo aveva informato sui suoi impegni settimanali e quel comportamento non era da lui.
Gli stava nascondendo qualcosa?
Si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte e continuò a scendere le scale senza perdere d’occhio la nuova venuta. Dovette ammettere che vista di spalle non era niente male. I capelli scuri tagliati pari le cadevano lisci sulle spalle, arrivando a metà schiena, la vita era sottile, stretta dalla cintura dell’impermeabile. Doveva avere un fisico snello e armonioso e le sue gambe erano lunghe e tornite, osservò Jack. Stava cercando d’indovinare che tipo di biancheria indossasse, quando un fulmine squarciò il cielo, illuminando a giorno la notte e facendo brillare lo specchio d’acqua del porto di Nantucket che si vedeva in lontananza.
Jack si riscosse e tornò con la mente al lavoro e al tipo di campagna pubblicitaria che avrebbero dovuto allestire quel fine settimana. Reggie non gli aveva parlato di abbigliamento sportivo?
Ecco spiegata la presenza di quell’avvenente ragazza. Doveva essere una modella e dal suo aspetto Jack avrebbe scommesso che fosse un’indossatrice di costumi da bagno.
Sceso l’ultimo gradino, se la trovò davanti e la fissò a lungo senza parlare. Quella ragazza era davvero bellissima, un dono del cielo. Il volto rigato dal mascara nero, colato per la pioggia, aveva un’espressione misteriosa e intrigante. Le guance leggermente incavate, la pelle del viso lucida, la bocca perfettamente disegnata, gli zigomi alti punteggiati di lentiggini la rendevano perfetta per essere inquadrata dall’obiettivo.
Jack non smise di esaminarla, indugiando con lo sguardo lungo il suo corpo e lasciando libera l’immaginazione. La vide distesa sulla spiaggia con un bikini argentato, due piccoli triangoli di stoffa lucida che le coprivano i seni tondi e sodi, gli occhi profondi e scuri che si posavano su di lui come una carezza.
Bisognava trovare uno slogan giusto per lanciare una linea di costumi da bagno.
«È qui per aiutarmi a portare le valigie?» domandò la ragazza, strappandolo dai suoi pensieri.
«Solo se devo metterle in camera mia.»
Gli occhi di lei si allargarono e per un breve istante Jack sperò in una risposta affermativa.
La ragazza scostò una ciocca di capelli dal viso, incurante del suo aspetto. Sapeva di essere in disordine e poco presentabile dopo tutta la pioggia che aveva preso, ma sembrava non preoccuparsene.
«Mi lasci indovinare» mormorò con voce calda e profonda. «Lei...» continuò, puntandogli un dito contro. «Non è il custode.»
Lui rise, senza distogliere lo sguardo dai suoi fianchi. Aveva il fisico perfetto per pubblicizzare i costumi da bagno. «Mi crede se le dico che sono il ragazzo della piscina?»
«Sta scherzando?» replicò lei con un sorriso.
«Sì» annuì Jack, porgendole la mano. «Ma potrei corrompere la governante, la signorina Slattery, e farle dare la stanza accanto alla mia.» Le strinse le dita più a lungo del necessario, poi lasciò la presa.
«È proprio sicuro che la signorina Slattery si lasci corrompere?» mormorò lei a voce bassa, guardandosi intorno con aria circospetta. «Ho telefonato dall’aeroporto per dirle che sarei arrivata e dal suo tono mi è sembrata una persona rigida e all’antica, non crede anche lei? Direi che è originaria del New England.»
Jack finse un’aria offesa. «Io sono nativo del New England e non sono rigido, non sempre almeno» dichiarò, osservando una goccia d’acqua rotolare lungo il collo della ragazza.
«Sta scherzando di nuovo.»
«No, non sto scherzando. Sono nato a trenta miglia di distanza da qui» dichiarò lui, indicando la vista che si godeva dalla porta principale della villa. «Sono cresciuto a Cape Cod.»
«Ah, Cape Cahd» sospirò lei, strascicando l’ultima sillaba. «Riconosco l’accento.»
«Una modella e una linguista, specializzata nello studio della fonetica.»
Lei sorrise. «Niente di tutto ciò. Sono semplicemente Lily Harper e sono qui come ospite del signor Wilding.»
Jack le rivolse uno sguardo indagatore che non la mise a disagio benché il suo trucco si fosse sciolto e i capelli fossero una massa incolta. «Reggie non l’ha mai nominata.»
«Forse il signor Wilding voleva tenermi segreta» spiegò lei, scrollando le spalle. «Non sarebbe la prima volta.»
La prima volta? «Lei non è una modella?»
«E lei non è il ragazzo della piscina?»
Sorridendo, Jack avanzò verso la donna, respirando l’odore della pioggia misto a un profumo di agrumi, legno e gelsomino. «Che cosa la porta a unirsi al brainstorming di questo fine settimana e di che cosa si occupa in particolare? Fa parte di un progetto di ricerca, di un gruppo di studio, o è una potenziale cliente?»
Lily scosse la testa. «Mi spiace deluderla. Non ha indovinato. Niente di tutto ciò. Piuttosto... Che cosa mi dice di lei?»
«Sono il direttore creativo della Wild Marketing. Senza di me non ci potrebbe essere il brainstorming.»
«Così lei sarebbe il famigerato Jackson Locke?» mormorò lei, riservandogli uno sguardo ammaliatore.
«Preferirei il leggendario.»
Questa volta Lily sorrise, mostrando una fila di denti bianchi e perfetti. «Forse non ci sarà alcun brainstorming» spiegò, prendendo nota dei soffitti alti, dell’eleganza del salone arredato secondo il tipico stile dell’isola. «Bella casa, non trova?»
«Certo che ci sarà il brainstorming» la contraddisse lui, con il tono di chi non ammette repliche.
Presto avrebbe scoperto il motivo per cui Reggie l’aveva invitata e nel frattempo si sarebbe concesso un piacevole diversivo in compagnia di quella sconosciuta. Le tolse la valigia dalla mano e la invitò a incamminarsi.
«Mi segua. L’accompagno in camera sua e, se mi permette, le suggerisco di togliersi subito quei vestiti di dosso.»
La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
«Intendo dire che, se non vuole ammalarsi, deve indossare qualcosa di asciutto» chiarì lui in fretta. «Dopo, se sarà disposta, potremo...»
Lily lo interruppe, scrutandolo con attenzione. «Lei è un furbacchione, signor Locke. Non credo proprio che le occorra il mio aiuto.»
Jack la guardò senza capire. Che ruolo aveva quella donna? Sapeva per esperienza che quei fine settimana di lavoro organizzati da Reggie non prevedevano ore di svago.
«Crede? So essere molto convincente se questo mi fa ottenere qualcosa.»
«Ci scommetto» mormorò lei pacata, scrutandolo con i suoi occhi blu scuro. «Penso però che il signor Wilding abbia qualcos’altro in mente.»
Uomo conservatore e leale, Reggie Wilding doveva avere avuto un’ottima ragione per invitare quella donna dalla lingua pungente e dall’aspetto incantevole, e Jack non aveva nessuna intenzione di dubitare del buonsenso del suo mentore. Per adesso si sarebbe accontentato di approfondire la conoscenza con quella ragazza dai modi sbrigativi e sicuri.
La loro conversazione fu interrotta dall’arrivo precipitoso di Dorothea Slattery, la governante, che, uscita dalla cucina, corse incontro alla nuova ospite.
I capelli ispidi, striati di grigio e gli occhi color cenere le conferivano un aspetto austero. «Signorina Harper! Mi scuso per averla fatta aspettare.»
«Non deve scusarsi. Sono appena arrivata.»
La governante lanciò un’occhiata a Jack. «Vedo che ha già conosciuto il signor Jackson Locke. Grazie, signore, per essersi preso cura della signorina. Temo però di doverle dare delle brutte notizie» continuò, rivolgendosi a Lily.
«Brutte notizie?»
La donna fece un profondo respiro. «Il signor Wilding mi ha pregato di dirle che l’aeroporto di Nantucket è stato chiuso a causa del maltempo che sembra peggiorare di minuto in minuto. Non riuscirà a essere qui prima di domani in tarda mattinata.»
«Peccato!» esclamò Lily.
«Pazienza» mormorò Jack contemporaneamente.
I due si scambiarono una rapida occhiata.
«Mi dispiace di non poter restare per servirvi la cena. Purtroppo è saltata la corrente dall’altra parte dell’isola e devo andare da mio padre per attivargli il generatore. Sta poco bene e non è in grado di badare a se stesso.»
«Certo. Capisco. Vada pure e non si preoccupi per noi. Ce la caveremo» la rassicurò Lily.
«Vuole che l’accompagni, signorina Slattery?» si offrì Jack.
«No, grazie» rispose lei con occhi adoranti. «È sempre così gentile con me, ma non ho paura di guidare con il temporale. Conosco bene le strade.»
«Può dirmi se ci raggiungerà qualcun altro dell’ufficio?» s’informò Jack. «Possiamo cominciare anche senza Reggie.»
La signorina Slattery guardò dall’uno