La nuova vicina di casa: Harmony Jolly
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About this ebook
Tess Laing aveva giurato che avrebbe cambiato vita. Un giuramento non sarebbe potuto essere più rispettato di questo! Ha abbandonato i successi internazionali come musicista per dedicarsi completamente ai suoi nipoti, ormai senza un padre e una madre e trasferirsi in una cittadina che sta perdendo tutti i suoi abitanti, tanto che le autorità locali, per incentivare l'arrivo di nuovi residenti, regalano le case e le terre annesse. Non tutti gli abitanti di Bellaroo sono d'accordo con questo piano di ripopolamento. Cameron Manning è tra questi. L'idea di trovarsi come vicina di casa una che arriva dalla città non lo alletta per niente. In più con due marmocchi al seguito.
Michelle Douglas
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
La nuova vicina di casa - Michelle Douglas
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Cattleman’s Ready-Made Family
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2013 Michelle Douglas
Traduzione di Claudia Cavallaro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-253-1
1
Volete dare una svolta alla vostra vita?
Avete voglia di aria fresca e canti di uccelli?
Di prodotti appena colti e di un ritmo di vita più lento?
Potete affittare una splendida fattoria per un dollaro alla settimana!
Se vi piace l’idea di inserirvi in una nuova comunità, perché non affittare una fattoria per un dollaro alla settimana nella splendida Bellaroo Creek?
Vi promettiamo un nuovo inizio, circondati da un’ospitalità che ormai si può trovare solo in campagna.
Cameron Manning percorse a grandi passi il tragitto dal recinto alla casa vuota e ritorno. Controllò l’ora. La lancetta dei minuti non si era spostata di molto dall’ultima volta che aveva dato un’occhiata all’orologio. Con un’imprecazione, si lasciò cadere sulla panchina sotto uno degli alberi che separavano la fattoria dal resto della proprietà, e cominciò a tamburellare con le dita sulla coscia.
Dov’era finita quella donna?
In veranda, sarebbe stato di certo più comodo, ma lì, protetto dall’ombra, poteva osservare i nuovi inquilini senza essere visto.
Si accigliò. Ammesso che si facessero vivi. A essere sincero, che venissero o meno non era importante, ma voleva la firma di Tess Laing sul contratto in modo da potersene poi andare di lì. Aveva altro a cui pensare.
Si sporse in avanti e guardò di sottecchi la fattoria. Aveva trasferito la mandria di bovini ai limiti occidentali della proprietà, affidandolo alle abili mani di un suo vice, e le pecore a Fraser, che si sarebbe occupato anche del raccolto del grano, perciò gli restava soltanto da concludere il contratto per la colza.
A quel punto avrebbe potuto finalmente lasciare quel luogo abbandonato da Dio. Si scosse di dosso la polvere degli orribili ricordi che lo tormentavano notte e giorno.
Per la prima volta in vita sua, capiva perché il padre avesse voluto ritirarsi dal mondo. Ora riconosceva in se stesso quell’impulso. Strinse i denti.
Ma non avrebbe ceduto.
Guardò l’orologio. Le tre e mezzo. La donna aveva detto che sarebbe arrivata fra le due e le tre. Imprecò. Era fortunata a non essere una sua dipendente, perché avrebbe potuto licenziarla. Distolse lo sguardo dai quaranta ettari di terra bonificata che si stendevano dietro la fattoria. Vi aveva dedicato gli ultimi due anni, vangando, fertilizzando e... spaccandosi la schiena. E adesso...
Afferrò il contratto lasciato sulla panca e arrotolandolo lo usò per darsi una pacca sulle gambe. Una volta firmato, avrebbe lasciato Bellaroo Creek per sempre.
A quel punto sarebbe stata sua madre a trattare con i nuovi locatari.
Ricominciò a camminare avanti e indietro, poi si sedette di nuovo sulla panca e tenne lo sguardo fisso sulla strada. Finalmente, vide arrivare un’auto che si muoveva lentamente... una grande e solida station wagon.
Cam non si mosse dal suo posto all’ombra, nemmeno quando la brezza gli fece cadere un rametto sulla testa, e si impose di essere paziente. Si sarebbe scusato con Tess Laing per l’involontario pasticcio che aveva combinato. Infatti, per errore, nel contratto di locazione della casa erano finiti non si sa come anche i quaranta ettari. Le avrebbe chiesto perciò di firmare l’atto di restituzione di quegli ettari. Fine della storia.
Si era aspettato un tradimento da parte di Lance e così era stato, ma non avrebbe mai più sottovalutato il risentimento che il fratello minore provava nei suoi confronti. Non avrebbe più creduto a una sola parola che fosse uscita dalla sua bocca. Ma chissà se sua madre aveva...?
Strinse la mascella per combattere un moto di rabbia. Errore o no, avrebbe riavuto la sua terra. E dopo sarebbe stato libero di partire per l’Africa. Sua madre, Lance e Fiona avrebbero potuto affondare o salvarsi da soli.
L’auto raggiunse finalmente la fattoria e si fermò. Lui appoggiò i gomiti sulle ginocchia e socchiuse gli occhi. Chissà se era il tipo della donna d’affari che andava dritto al sodo o uno spirito libero in cerca di alternative alla vita stressante della grande città?
Le portiere si spalancarono e dall’auto schizzarono fuori tre passeggeri... una donna e due bambini. Tutti e tre passarono sul davanti della macchina saltellando da un piede all’altro come se fossero rimasti rinchiusi troppo a lungo.
Esaminò la donna. Non sembrava né una manager né una hippy amante della natura. Indossava una gonna scozzese rossa e nera, spessi collant neri e scarponcini Doc Martens pure neri. Le ricordò una coccinella. Tuttavia, i movimenti erano quelli di una ballerina... leggeri, aggraziati... impudenti. In verità, sembrava una studentessa universitaria. Cam si raddrizzò sulla panca. Non poteva avere già due figli!
Rivolse l’attenzione ai bambini... un maschietto sui sette anni e una bambina più piccola di un paio di anni.
Ricordò vagamente che la madre gli aveva detto che per la scuola sarebbe stato un vero colpo di fortuna e che era quella la ragione principale per cui, fra il profluvio di richieste ricevute, la scelta era caduta proprio su quella famigliola.
Corrugò la fronte. Forse erano un colpo di fortuna per la scuola, ma per lui, in quel preciso momento, rappresentavano una vera catastrofe.
Alla fine, si concesse un mesto sorriso vedendo la donna agitare gambe e braccia come se avesse passato troppe ore in macchina... da Sydney a Bellaroo Creek non era di certo una breve gita. I capelli scuri brillavano al sole autunnale.
Il maschietto la guardò con espressione indecisa.
«Come ti sembra?» Gettò un’occhiata al cottage. «È come te l’aspettavi?»
Cam increspò le labbra cogliendo la traccia di delusione rivelata dalle parole del bambino. La piccola si avvicinò alla madre come se cercasse rassicurazione. Lui si raddrizzò. Se la casa non era di loro gradimento, sarebbe stato più che felice di riprendersela. Così avrebbe risolto ogni problema.
«Non avevo la minima idea di come sarebbe stata» rispose la madre con una voce molto musicale. Sorrise ai figli e aggiunse: «Ma la trovo perfetta!». Si accucciò e li cinse con un braccio.
«Davvero?» disse la bambina stringendosi a lei.
«Ti piace?» le chiese il maschio appoggiandosi a sua volta.
«Oh sì!»
Cam si chiese da dove le venisse tanta sicurezza ed entusiasmo. Aveva sempre vissuto in città, che cosa ne sapeva della vita in campagna?
A meno che non avesse già saputo di quei quaranta ettari e del loro valore. A meno che Lance le avesse già parlato. A meno che...
«Guardate le dimensioni del giardino. Pensate a come sarà perfetto dopo che avremo tagliato l’erba e regolato la siepe di...» La indicò con un cenno del capo, perché non voleva lasciar andare i figli.
«Non sai nemmeno che cos’è» l’accusò il maschietto.
«Non ne ho idea» ammise lei con uno dei sorrisi più radiosi che Cam avesse mai visto.
Plumbago. Avrebbe potuto dirglielo lui, ma sullo stomaco gli si era piazzato un bel peso. Era stato occupato con il bestiame, ma avrebbe almeno potuto tosare il prato, no?
«Però sarà divertente scoprirlo, non credi?»
«Già.»
«E immaginate come sarà carino il cottage dopo che lo avremo dipinto.»
Intendeva dipingere il cottage?
«Rosa!»
«Azzurro!»
«Crema!» esclamò lei sorridendo ai figli. «Tireremo a sorte.»
Lui si augurò vivamente che stesse scherzando.
La bambina cominciò a saltellare.
«Possiamo tenere delle galline!»
«E un cane!» Anche il fratello cominciò a saltellare.
«E un albero di limone e delle belle tende alla finestra.» La donna rise divertita. «E poi?»
«Poi vivremo felici nei secoli dei secoli» gridarono tutti in coro, e Cam si scoprì incapace di staccare gli occhi da loro.
Era soltanto una normale casetta, su un lotto di circa un acro, ma fu colpito da quello che rappresentava per loro. Un nuovo inizio. E sapeva bene cosa significava.
La donna batté le mani, attirando di nuovo la sua attenzione. «Penso che dovremmo cantare in onore della nostra nuova casa ideale.»
E si misero a cantare con tale entusiasmo, sorridendosi l’un l’altro, che Cam si ritrovò a sorridere controvoglia.
«Adesso la casa ci ama...» sussurrò la bambina.
«Credo che tu abbia ragione.»
«Io amo la veranda» aggiunse il fratello e Cam capì che era un modo per dire che approvava la casa... e il loro nuovo inizio.
La donna fece di nuovo quel sorriso e Cam si agitò sulla panca. «Bene» disse lei togliendosi la polvere dalle mani, «adesso quello che ci serve è la chiave.»
«A questo punto, credo che tocchi a me entrare in scena» borbottò Cam.
A quell’improvvisa dichiarazione, i bambini fecero un salto per lo spavento e lui rimpianse di non essersi schiarito la gola per avvertirli della sua presenza.
La bambina si nascose dietro la madre, il maschio vacillò per un momento poi si spostò davanti alla donna, pallido in viso e i pugni chiusi, ma chiaramente determinato a proteggerla. Un semplice gesto di coraggio che lasciò Cam di stucco. Il cuore cominciò a battergli forte.
La donna arruffò i capelli del figlio e lo attirò a sé. Con voce ancora allegra esclamò: «Ah! Lei dev’essere l’inviato del comune».
Non proprio, ma... «Ho le sue chiavi.»
«Mio Dio!» Vedendolo emergere completamente dall’ombra, lei si portò le mani sui fianchi. «Be’, è davvero grande e grosso. Scommetto che è di grande aiuto a sua madre.»
Al suo fianco, i bambini si rilassarono subito, e avanzando lentamente lui fu bene attento a mantenere il sorriso. «Per la verità, io sono il padrone di casa. Cameron Manning.»
Lei corrugò la fronte. «Pensavo che fosse Lorraine...»
«È mia madre.»
«Ah.» Lei annuì, poi gli rivolse un sorriso insolente. «Senza dubbio, la madre a cui lei è di grande aiuto.»
In realtà, quelle parole rivelavano un dubbio.
«Io sono Tess, e loro sono Tyler e Kristina, Ty e Krissie, e siamo davvero felici di conoscerla.»
Gli tese la mano e lui fece gli ultimi passi in avanti per stringergliela. Con capelli così scuri, quasi neri, avrebbe dovuto essere molto chiara di carnagione, pensò, invece era di un miele dorato. Il palmo era liscio e fresco. I grandi occhi castani lo esaminarono con intensità malcelata. Come se tentasse di valutare l’uomo al di là del fisico.
Sapeva di liquirizia e giornate fresche e quando alla fine indietreggiò, Cam si ritrovò con il cuore che batteva all’impazzata.
«Sai andare a cavallo?» chiese Tyler, con una traccia di timore nella voce.
«Certo.»
«Da grande, io voglio fare il cowboy.»
«Allora, sei venuto nel posto giusto» disse Cam. Si stupì di quella conversazione, non era stata sua intenzione mostrarsi così cordiale. Ma quando aveva pensato che la madre avesse bisogno di protezione, quel bambino le si era piazzato davanti, mentre c’erano uomini adulti che avevano paura ad affrontarlo fisicamente. Era alto uno e novanta ed esibiva il genere di muscoli che si sviluppavano con il duro lavoro dei campi, perciò la loro riluttanza era abbastanza comprensibile.
Era grande, grosso e molto forte. Eppure, quel bambino lo aveva sfidato e Cam non poteva ignorarlo.
«Zia Tess...» la piccola Krissie tirò la manica della donna, «... devo andare.»
Zia? Non era la madre?
«Bene» disse la donna guardandolo. «La chiave?»
Lui ricordò di aver preso in considerazione l’idea di convincerli a rinunciare alla casa. Il