Matrimonio alla greca
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Margaret Mayo
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Matrimonio alla greca - Margaret Mayo
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bought for Marriage
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2006 Margaret Mayo
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-399-0
1
«Theo Tsardikos? Ti aspetti che vada da lui a chiedergli soldi?» Dione fissò il padre incredula. «Non posso farlo!»
Theodossus Tsardikos era un uomo conosciuto in tutta la Grecia e forse in tutto il mondo per quel che ne sapeva lei. Era il presidente di una catena internazionale di alberghi di lusso ed era anche nemico giurato di suo padre.
Yannis una volta aveva cercato di convincere Theo a dargli in appalto la gestione dei ristoranti all’interno dei suoi hotel ma aveva ricevuto un secco rifiuto. Theo non faceva mistero di disprezzare Yannis Keristari e Dione non poteva biasimarlo.
Yannis si lasciò andare contro il cuscino. «Allora per me sarà la fine» disse.
«Credo...» si intromise Phrosini guardando preoccupata prima suo marito e poi la figliastra, «che tuo padre ti stia chiedendo di pensarci sopra. Adesso andiamo a casa. Torneremo più tardi e ne riparleremo.»
Mentre lasciavano la stanza d’ospedale, Dione lanciò un’ultima occhiata all’uomo che aveva da sempre controllato la sua vita e le riuscì difficile credere che le stesse domandando di fare una cosa del genere. Come poteva andare a chiedere soldi al loro nemico?
La sua mente tornò indietro di appena ventiquattro ore, quando aveva ricevuto la telefonata da una Phrosini distrutta che la metteva al corrente del ricovero di suo padre.
«Certo che vengo. Prenderò il primo volo disponibile.»
Dione si era voltata verso sua madre e preoccupata le aveva detto: «Devo tornare a casa. Papà è stato ricoverato in ospedale. Ha avuto un attacco di cuore».
Jeannie si era portata una mano alla bocca. «Oh, cara, certo che devi partire subito. Lo dirò io a Chris. Speriamo che Yannis si riprenda.»
Un pensiero generoso dopo il modo in cui il padre l’aveva trattata, ma sua madre era così... raramente pensava male di qualcuno.
Purtroppo era riuscita a trovare posto su un volo per Atene solamente il giorno successivo, però quel ritardo le aveva dato l’opportunità di avvertire Chris di persona.
«Verrò con te» si era offerto subito lui. «Non posso lasciare la mia fidanzata da sola in un momento come questo.»
Lo aveva detto con orgoglio e Dione si era sentita in colpa. Aveva pianificato di portare Chris in Grecia a conoscere suo padre per avere la sua approvazione al loro matrimonio, ma forse quelle non erano le circostanze migliori. Probabilmente scoprire che stava per sposarsi con un inglese avrebbe ucciso il genitore.
Yannis era un greco al cento per cento: molto orgoglioso, molto tradizionale e la sua massima aspirazione era che la figlia si unisse in matrimonio con uno della sua terra.
Dione, invece, aveva altre idee. Voleva fuggire dal padre e l’unico modo per farlo era sposare un inglese e stabilirsi in Inghilterra.
Aveva conosciuto Christopher Donovan durante una delle sue frequenti visite alla madre e quando lui si era dichiarato lei ci aveva pensato a lungo prima di accettare. Non era che non amasse Chris, ma era dell’amore di lui che non era del tutto sicura.
Chris le aveva assicurato di essersi lasciato alle spalle la sua ultima relazione, ma a lei erano giunte voci che si fosse ancora visto con la sua ex.
«Credo sia meglio se vado da sola» gli aveva detto. «Mio padre sta troppo male per conoscerti.»
«Probabilmente hai ragione» aveva risposto Chris. «Mi telefonerai?»
«Naturalmente.»
L’aereo era atterrato puntuale ad Atene. Dione si era incamminata verso l’uscita quando una donna molto attraente con un tailleur beige e i capelli lunghi fino alle spalle le era venuta incontro. Non si era aspettata che qualcuno la venisse a prendere, tuttavia era stata felice di vedere la sua matrigna.
«Phrosini, non pensavo di trovarti qui!» le aveva detto abbracciandola. «Non dovresti essere da papà? Come sta?»
Phrosini era una donna molto bella e non era difficile capire perché suo padre si fosse innamorato di lei. Era molto diversa dalla madre di Dione e non c’era dubbio che il primo matrimonio di Yannis fosse stato un grande errore. Probabilmente all’inizio si erano amati, ma alla fine Jeannie non era riuscita a reggere la natura autoritaria del marito.
«Non ci sono cambiamenti di rilievo» aveva risposto Phrosini, «a parte il fatto che è molto felice all’idea di vederti. Sta molto male, Dione, e io sono davvero preoccupata.»
«Perché non me lo avete detto prima?»
«Non volevo rovinarti le vacanze. So quanto ti piace stare in Inghilterra da tua madre. All’inizio credevo che si sarebbe ripreso presto, ma purtroppo non è stato così e ha iniziato a chiedere di te. Non sono riuscita a farlo ragionare.»
Le due donne erano andate dritte in ospedale. «Scusa, so che magari volevi prima rinfrescarti un po’, però tuo padre è molto ansioso di vederti» le aveva detto Phrosini.
Quando Dione era entrata nella stanza d’ospedale era rimasta scioccata dall’aspetto del padre. Era dimagrito parecchio ed era attaccato a una serie di macchinari che controllavano le sue funzioni vitali.
«Dione, sei qui!» l’aveva accolta il padre con voce stanca.
Lei aveva attraversato la stanza e lo aveva abbracciato. «Sì, papà. Come ti senti? Perché non mi hai detto che stavi male?»
«Non volevo preoccuparti, figliola.»
«Ero convinta che avessi la costituzione di un toro.»
«Non più, purtroppo.» Yannis aveva guardato Phrosini. «Diglielo tu» le aveva sussurrato.
«Dirmi cosa?»
Phrosini aveva chiuso gli occhi e con espressione preoccupata aveva risposto: «Tuo padre sta fallendo».
«Cosa?» Dione aveva corrugato la fronte. Yannis aveva ereditato un ristorante dal padre e da lì aveva iniziato a espandersi nel settore della ristorazione.
«Occorre una grossa somma di denaro per salvare la società e tuo padre non ce l’ha» aveva proseguito disperata Phrosini. «Siamo sull’orlo della bancarotta, Dione.»
Lei ne era rimasta scioccata, tuttavia la cosa non la sorprendeva. Si era diplomata in Inghilterra in decorazioni d’interni sperando di potersi trasferire definitivamente lì, ma il padre aveva insistito affinché lavorasse per lui. Così aveva iniziato a girare da un ristorante all’altro rinnovando l’arredamento dove era necessario. Sempre, però, sotto l’occhio vigile del genitore.
Yannis era molto tradizionalista e aveva spesso bocciato le sue idee innovative sostenendo che erano proprio i valori tradizionali che garantivano ai suoi ristoranti una certa atmosfera. Lei aveva dei dubbi al riguardo; la gente ormai non voleva più vivere nel passato.
«Mi spiace, non ne avevo idea.»
«Neppure io» aveva confessato Phrosini. «Tuo padre me lo ha tenuto nascosto e questo è il risultato. È proprio un uomo cocciuto.»
«Adesso è tutto nelle tue mani, Dione» le aveva detto il padre. «Tu sei la mia unica speranza.»
«Io? E come? Non ho una somma di denaro così ingente.»
«Voglio che tu vada a chiedere un prestito a Theo Tsardikos» le aveva chiesto Yannis in un sussurro. «Solo tu puoi farlo.»
«So che è chiederti molto» le disse Phrosini mentre bevevano un caffè sedute nel salotto della loro bella villa. «Ma tu sei la sola speranza di tuo padre. Se non riesce ad avere quel prestito non sopravvivrà. I medici stanno facendo di tutto, ciononostante...»
«Ci sarà sicuramente un altro modo» rispose Dione. Non aveva alcun timore di Theo Tsardikos anche se era un uomo potente, tuttavia sarebbe stato oltremodo imbarazzante andare a chiedere un prestito per conto di suo padre. «E le banche?»
«Gli hanno chiuso la porta in faccia.»
Dione sapeva che suo padre non aveva amici intenzionati ad aiutarlo. Non era molto amato, era un tiranno e lei stessa aveva buoni motivi per odiarlo dopo il modo in cui aveva trattato sua madre. Tuttavia restava sempre suo padre anche se faceva fatica a perdonarlo.
Jeannie e Yannis avevano divorziato sedici anni prima. Quando il loro matrimonio era finito lui era tornato in Grecia portando con sé la figlia. Con riluttanza permetteva a Dione di trascorrere le vacanze scolastiche con la madre. Adesso lei cercava di passare più tempo possibile in Inghilterra ed era proprio lì che aveva ricevuto la telefonata dopo quindici giorni dal suo arrivo.
«Mi stai chiedendo molto.»
«Lo so» ammise Phrosini.
Dione era molto attaccata alla matrigna ma in quel momento desiderò con tutta se stessa che non le avesse chiesto l’impossibile. Phrosini non aveva avuto figli suoi, con grande disappunto del marito, così la donna l’aveva sempre considerata come una figlia.
«Sembra che non abbia scelta» sospirò rassegnata.
Quindi tornarono in ospedale per annunciare al padre che aveva preso una decisione.
Yannis era sdraiato nel letto ancora più sofferente di quando l’avevano lasciato.
Respirava a fatica, ma non appena seppe che sua figlia aveva accettato di andare da Theo Tsardikos il suo viso si illuminò.
«Grazie, Dione. Ti sono grato dal profondo del mio cuore ammalato» sussurrò prendendole la mano e stringendogliela con affetto.
Dione fece un profondo respiro fuori dalla porta prima di entrare ad affrontare il leggendario Theo Tsardikos nel suo ufficio.
La vita di suo padre dipendeva dal successo di quell’incontro. Ma come poteva riuscirci dal momento che erano nemici giurati?
2
Theo fissò con interesse la donna in piedi di fronte a lui. Sapeva che Yannis Keristari aveva una figlia, tuttavia non l’aveva mai incontrata e dovette ammettere di essere piacevolmente sorpreso.
Era alta, snella, e aveva i tratti finemente cesellati. Doveva avere poco più di vent’anni. Indossava un tailleur grigio e scarpe col tacco. La giacca era abbottonata appena sopra il seno. Si chiese perché avesse deciso di allacciarsela data la giornata così calda e lo divertì il pensiero che sotto non avesse niente.
Aveva gli occhi scuri tagliati a mandorla e il naso dritto. La bocca era semplicemente... deliziosa. Non aveva niente del padre, cosa che lo sorprese non poco ed era completamente diversa da qualsiasi donna greca avesse conosciuto. Ne fu affascinato.
Non sapeva perché fosse lì ma era chiaro che era stata mandata da Keristari. Aveva sentito dire che gli affari non gli stavano andando molto bene. Forse la visita della figlia aveva a che fare con quello? Magari voleva proporgli di acquistare i ristoranti del padre.
Theo le indicò una sedia senza mai toglierle gli occhi di dosso e attese che parlasse. Era aggraziata e pareva uscita da un sogno.
«Signor Tsardikos...»
«Per favore, chiamami Theo.»
«Questa non è