Proposta compromettente: Harmony Destiny
By Sara Orwig
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Sara Orwig
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Proposta compromettente - Sara Orwig
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Pregnant With the First Heir
Silhouette Desire
© 2006 Sara Orwig
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-729-1
1
Pareva nata per far felice un uomo.
La cameriera dalla criniera ramata dietro al bancone di legno aveva un provocante fisico tutto curve. Le sue labbra piene erano di per sé una promessa di notti infuocate. Il modo in cui muoveva il suo corpo perfetto suscitava pensieri di sesso torrido e appassionato. Anche perché, a giudicare dal ventre piatto, era difficile credere che fosse incinta di tre mesi. I suoi pantaloncini rivelavano un paio di gambe lunghe e ben modellate che incrementavano notevolmente il suo già notevole sex-appeal.
Alle dieci in punto di un qualunque sabato sera di luglio, i maschi che affollavano il locale texano di infimo ordine e pieno di fumo non facevano che seguirla con lo sguardo mentre lei si spostava da un tavolo all’altro.
Matthew Ransome era certo che Olivia Brennan fosse talmente abituata a sentirsi addosso gli occhi degli uomini da non far caso alle sue occhiate insistenti.
In camicetta rossa e calzoncini jeans che erano la sua tenuta solita per il Two-Steppin’ Ribs, lei servì un cliente in una panca poco distante. Tre musicisti suonavano musica country mentre delle coppie che calzavano rigorosamente stivali da cowboy volteggiavano sulla pista da ballo.
Anche se di quando in quando scambiava due parole con qualche amico che lo incrociava, Matt manteneva l’attenzione incollata su Olivia.
Da quando era arrivato e aveva ordinato la sua cena a base di costata, per poi consumarla lentamente sorseggiando una birra ghiacciata, Matt aveva osservato una mezza dozzina di uomini abbordarla, provandoci. Alcuni l’avevano toccata, prendendole la mano o il polso, o arrivando addirittura a darle una pacca sul sedere. Scuotendo il capo, lei si liberava in fretta dei molestatori e Matt indovinò che fosse abituata a sentirsi invitare a uscire dopo il lavoro o, dati i frequentatori piuttosto rozzi del locale, direttamente a far sesso. Ciò che lo sorprendeva in lei era la sua serietà. Di rado gratificava qualcuno di qualcosa più di uno sbrigativo sorriso, smentendo l’idea che si era fatto di lei.
Matt stava tenendo d’occhio delle persone che conosceva. Pug Mosley, il manager del locale, flirtava apertamente con lei e più volte nel corso della serata aveva fatto ricorso alla mano morta per saggiarle il fondoschiena. Una volta lei si era girata di scatto, dicendogli qualche parola. Lui aveva sogghignato, fatto spallucce e replicato qualcosa prima di allontanarsi con la sua abituale camminata spavalda.
Lottando contro l’impulso di intervenire quando Pug tornò a infastidire Olivia, Matt cercò di mantenere un approccio di basso profilo con lei.
Da quel che aveva appreso sul suo conto dal detective privato di Fort Worth che aveva assunto una settimana prima, Olivia non usciva con nessuno e dopo Jeff, ovvero il fratello di Matt, non c’era stato più nessun uomo nella sua vita. Pur fidandosi ciecamente del suo investigatore, Matt lo trovava difficile da credere. Con quel corpo e quella massa indomita di capelli ramati, lei dava l’idea di una donna sexy, disinvolta e dai molti partner.
In fondo quello era stato il tipo di conquiste femminili cui era abituato Jeff, che peraltro non si era mai portato a casa una donna in vita sua. Inclusa Olivia, che portava in grembo un figlio suo.
Avvicinandosi la mezzanotte, un altro tizio che abitava in zona puntò Olivia e si mise a flirtare con lei come avevano fatto molti altri prima di lui. Ma ricevette lo stesso trattamento freddo e Matt riuscì ad afferrare perfettamente il senso della risposta di Olivia senza cogliere una sola parola della conversazione. Dato che non era stata ricettiva nei confronti di nessuno degli uomini che affollavano il locale, Matt riconsiderò l’opinione che si era fatto su di lei. Non aveva mai visto una ragazza che rimanesse insensibile al fascino di suo fratello, ma Matt cominciava a chiedersi se Jeff non fosse stato l’unico con cui lei si fosse concessa una relazione. Il giudizio positivo di Matt sul conto della rossa aumentò di una tacca.
Una vocina interna gli suggerì che era giunta l’ora che se ne andasse per non voltarsi più. Razionalmente, si rendeva conto che avrebbe dovuto dimenticare Olivia Brennan, ma non poteva farlo, così come non poteva smettere di respirare. Alla fine la vide sola, in piedi dietro al bancone, senza nessuno che le ronzasse attorno. Dicendosi mentalmente che stava andando solo in cerca di guai, Matt scivolò fuori dalla panca e girò attorno alla pista da ballo, attraversando la sala sotto le pale rotanti dei ventilatori appesi al soffitto che cercavano di dare un minimo di refrigerio.
Quando le si fermò di fronte, lei alzò lo sguardo, inchiodandolo con quei suoi incredibili occhi verdi. Perfino nella luce soffusa del locale Matt rimase come ipnotizzato e, per un momento, lo sembrò anche lei.
Un’attrazione calda e palpabile si manifestò fra i due. Il bar e la gente attorno a loro svanirono di colpo per Matt, che si concentrò su di lei. All’improvviso, si sentì pervadere dal sorprendente desiderio di esplorare ogni singolo centimetro di quel corpo armonioso e di quella bocca sensuale che stavano calamitando tutta la sua attenzione. Una volta ancora, capiva perché suo fratello era stato attratto da quella donna.
Olivia trasudava una palese sensualità che da vicino non faceva che aumentare.
Mentre i secondi passavano, lei rimase immobile quanto lui.
Poi girò la testa, spezzando il contatto visivo.
Quando lei accennò ad allontanarsi, Matt tornò in sé.
«Aspetta...» mormorò. Quando Olivia si fermò, lui tese la mano. «Sono Matt, il fratello di Jeff.»
Gli occhi le si socchiusero. «Mi spiace per tuo fratello...» borbottò, poi, evitando di accettare la mano di Matt, tirò per la sua strada.
«Aspetta un attimo. Voglio parlarti» disse Matt, raggiungendola. «Quando stacchi?» Mentre il silenzio si protraeva fra loro, nonostante la luce fioca, lui notò il suo sguardo attraversato da un lampo di furia.
«Senti, tra me e Jeff era finita da un pezzo» affermò lei. «Non so perché sei venuto a cercarmi, ma non c’era più niente fra me e lui. Quindi, io e te non abbiamo nulla di cui parlare.» Le parole vennero pronunciate con una voce roca che si rivelò sensuale come ogni altra cosa in lei.
«C’era un bambino fra voi» le rammentò Matt. «Un bambino con il quale ho un rapporto di parentela e di cui dobbiamo parlare» proseguì Matt. «Sono suo zio, quindi devi concedermi qualche minuto.»
Mostrando due file di denti regolari e bianchissimi, lei si morsicò il carnoso labbro inferiore e la sua bocca gli fece quasi dimenticare il motivo per cui intendeva parlarle.
«Non riesco a immaginare cosa tu voglia da me. Scambiare due parole non servirà a nulla» insistette lei, scuotendo il capo. «Ho chiuso con la tua famiglia. Non voglio più vedervi.» Improvvisamente, si sporse in avanti, abbassando la voce. «Se pensi che sia disposta a rinunciare al bambino, scordatelo» sibilò, poi, girandogli la schiena, lo lasciò di stucco dov’era.
Colto alla sprovvista, Matt ebbe un’esitazione, ma subito dopo si rimise in moto e andò a bloccarle il passo. «Non puoi congedarmi così. Voglio parlarti e sono disposto a farlo quando e dove vorrai. Se non accetti, discuteremo del bimbo in un tribunale. A te la scelta.»
Fulminandolo con un’occhiata, lei fremette visibilmente. Quando inspirò a pieni polmoni, lui notò il modo in cui la camicetta rossa le si tese sui seni prosperosi. «Qui non smonto prima delle due di notte, ovvero quando chiudiamo» gli annunciò.
«Aspetterò.»
«Come vuoi. Ci vediamo alle due nel parcheggio» affermò lei a quel punto in tono piatto nonostante gli occhi le scintillassero.
«Bene. Nel frattempo, puoi portarmi un caffè. Sono in una delle panche dall’altra parte della sala.»
Annuendo, lei si defilò e lui non poté trattenersi dall’osservare il modo sensuale in cui ancheggiava.
Olivia però si voltò per lanciarsi un’occhiata alle spalle e lo sorprese impegnato a fissarla. Lui serrò le labbra. Doveva essere conscia dell’effetto che aveva sugli uomini. Be’, se non altro, non aveva approfittato di questo per chiedergli soldi, cosa che lo aveva sorpreso perché, da quando aveva appreso della gravidanza avuta da Jeff, era quello che si era aspettato.
«Dannazione, Jeff...» borbottò tra sé Matt in un misto di rabbia e dolore, pensando allo sconsiderato fratello minore a cui lo stile di vita disordinato aveva presentato il conto quando era morto scalando una montagna dell’Himalaya.
Matt indugiò sulla sua tazza di caffè fino a quando non fu evidente che il momento della chiusura era imminente. Quando si presentò alla cassa, Olivia prese la banconota che le tendeva.
«Puoi aspettarmi qui davanti» gli disse con quella sua voce bassa e seducente che gli scivolò addosso, gettando lo scompiglio dentro di lui. «I posti macchina dei dipendenti sono sul retro, e quando avrò terminato di chiudere ti raggiungerò con l’auto sul davanti. Ma ti avverto che la nostra chiacchierata dovrà essere breve. È tardi, ed è stata una lunga giornata.»
Matt annuì. Quando uscì, sentì lo scatto metallico della serratura della porta alle sue spalle che si chiudeva. Una luce giallognola prodotta da un lampione si riversava sul parcheggio.
Sotto una sottile falce di luna estiva un alito di brezza gli scompigliò i capelli corvini.
Chiedendosi quanto ci avrebbero messo a chiudere, Matt s’incamminò verso il retro dell’edificio di legno. La vernice marrone era scrostata in vari punti e il bidone della spazzatura traboccava di bottiglie e cartoni. Un’altra luce posta su un palo rischiarava lo spiazzo posteriore, dove si trovavano tre vecchie auto coperte di ammaccature e graffi vari.
La mascella di Matt si contrasse per il disgusto quando guardò il piazzale deserto. Privo di qualsiasi misura di sicurezza, non era certo un posto adatto per una donna sola alle due di notte.
Matt aspettò, notando che i dipendenti stavano spegnendo le luci. A lasciare il locale furono due donne e un uomo. Quest’ultimo, un tipo tarchiato e corpulento, venne minacciosamente verso di lui. Olivia però lo prese per un braccio e gli disse qualcosa.
Dando una lunga occhiata a Matt, il tizio si avviò verso la sua auto. Mentre l’uomo e l’altra donna salivano in macchina e lasciavano il parcheggio, Matt si avvicinò a Olivia, che se ne stava in piedi con le mani piazzate sui fianchi.
«Io e Jeff avevamo rotto. Non credo che noi due abbiamo molto da dirci.»
«Porti in grembo un figlio suo. Me l’ha confidato lui stesso e ne era più che certo.»
«Oh, è indubbiamente suo» confermò lei con una rabbia che non fece che irritarlo ulteriormente per la sua mancanza di collaborazione.
«Senti, sono lo zio di tuo figlio. Jeff mi ha riferito che non hai una famiglia. Voglio solo aiutarti.»
«Grazie, ma preferirei di no. Non mi devi niente, e mi prenderò cura io di mio figlio» dichiarò lei con una scrollata di capo che le fece ondeggiare la folta chioma che le sfiorava le spalle.
«Perché rendere tutto più complicato per te e tuo figlio?» le chiese lui.
«Jeff non voleva assumersi alcuna responsabilità nei confronti del bambino. Lungi da lui il pensiero. Le sue precise parole sono state: Non voglio saperne nulla di tuo figlio, men che meno voglio vederlo
.» replicò lei a Matt, che accusò il colpo. «Mi ha detto che avrei dovuto stare più attenta. E su questo aveva ragione. Non voglio avere a che fare con niente e nessuno che sia collegato in qualche modo a Jeff!» esclamò prima di voltarsi per incamminarsi verso la sua auto.
Matt si morsicò la lingua per non replicare a tono. Gli faceva male apprendere che Jeff si era tirato indietro rispetto ai suoi doveri di padre, ma conoscendo il fratello minore, la cosa non lo sorprendeva affatto.
Lasciando perdere certe considerazioni, si affrettò a interporsi fra Olivia e la portiera per impedirle di montare in auto.
«Togliti di mezzo» gli intimò lei.
«Voglio parlarti. Potrai concedermi qualche minuto, no?»
Lei inalò profondamente, e con un