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Sedotta al primo sguardo (eLit): eLit
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Sedotta al primo sguardo (eLit): eLit

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About this ebook

Abra Holloway ha le sue buone ragioni per volersi nascondere. Star di un famoso show televisivo, ha appena visto la sua vita privata andare a rotoli e ha tutta l'intenzione di starsene per conto proprio a leccarsi le ferite. Non ha certo bisogno che un poliziotto dagli occhi blu le ronzi intorno, attirando nugoli di giornalisti e rubandole il cuore.



Sean Calhoun non è mai riuscito a dire di no a sua madre. E quando lei gli chiede di tenere d'occhio una donna che potrebbe essere l'amante del marito, a Sean non resta che obbedire e mettersi alle costole... della donna sbagliata!



Titoli legati

1)Primo contatto

2)Sedotta al primo sguardo

3)Sai tenere un segreto?

4)Single, sexy e... in vendita!

5)Un eroe da romanzo
LanguageItaliano
Release dateOct 31, 2016
ISBN9788858961278
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    Book preview

    Sedotta al primo sguardo (eLit) - Julie Kistler

    successivo.

    Prologo

    Abra affondò su una poltrona nella sala d'aspetto. Era in forte anticipo per il volo e il posto era deserto. Nessun agente in vista. Bene, poteva rilassarsi.

    Lasciata la città aveva noleggiato un'auto e aveva guidato a casaccio, abbandonandola poi nel New Jersey. Lì aveva preso un treno per Philly, poi un autobus per Baltimora e ora stava volando a Chicago. Adesso, per mimetizzarsi, aveva i capelli corti, colorati, non portava trucco e indossava un berretto da baseball. Abra Holloway castana! Incredibile. E comunque per rintracciarla ci sarebbe voluto qualcuno che la cercasse, e chi poteva cercarla?

    Si appoggiò al sedile scomodo con in mano la carta d'imbarco. Finiti i bei giorni in cui viaggiava in prima classe, le hostess le portavano bevande extra e gli altri passeggeri le si avvicinavano in cerca di un autografo.

    «Meglio farci il callo. D'ora in poi si viaggia in seconda» si disse, estraendo poi un libro per ingannare l'attesa. Ma era un libro su una radiosa star della televisione con un segreto terribile. Perché mai l'aveva acquistato, e chi altri poteva leggere quella roba?

    Sbirciò lo schermo montato in alto, trepida. Bene, parlava di una mostra di teiere al Metropolitan Museum. Oggetti carini, nulla di preoccupante. Poi però la disinvolta conduttrice parve fissare dritta in faccia Abra mentre annunciava: «Fonti da New York ci informano che la famosa esperta di costume, Abra Holloway, è scomparsa».

    Abra deglutì e si guardò intorno. Eccetto un uomo delle pulizie che entrava nelle toilette, non c'era nessuno in giro che la osservasse e potesse notare che il suo volto si specchiava in quello sul monitor.

    «Doveva partecipare al Shelby Show la settimana scorsa, come ogni giovedì da due anni a questa parte» continuò la conduttrice. «La padrona di casa, Shelby Marino, ha annunciato che Abra Cadabra, come la chiamano i suoi ammiratori, non avrebbe dispensato i suoi soliti consigli. Oggi, secondo giovedì senza la Holloway, nessuno ha fornito spiegazioni sulla sua assenza. I reporter di parecchi giornali hanno cercato di contattarla. Shelby Marino e i produttori del suo show non hanno commentato, ma da fonti sicure pare che la Holloway abbia lasciato la città senza lasciare tracce.»

    Quali fonti sicure? Abra non aveva amici fidati, a parte Shelby. Certo, c'era Julian; tutto il mondo pensava che fossero intimi, visto il loro atteggiamento. Ma la verità era un'altra.

    La voce della conduttrice interruppe i suoi pensieri. «Nulla pare far pensare a un rapimento. Il suo fidanzato, l'imprenditore e filantropo milionario Julian Wheelwright, ha parlato ieri alla stampa.»

    Il cuore di Abra accelerò i battiti, gli occhi incollati allo schermo. Oh, Dio, non Julian. Appariva bello come non mai, i capelli biondi impeccabili, gli occhi blu così sinceri. Al diavolo lui e i suoi due occhi blu.

    «Mai fidarsi di un uomo con gli occhi blu» mormorò Abra. In tutta la sua vita aveva totalizzato due relazioni importanti, entrambe con uomini dagli occhi blu. I quali si erano rivelati entrambi incorreggibili e indegni. Mai fidarsi di un uomo con gli occhi blu. Si ripromise di ricamare quel motto a punto croce su un fazzoletto da portare sempre con sé.

    Sentì che stava per scoppiare a piangere. Oh, Dio. Se capelli castani e berretto erano una stranezza per Abra Holloway, piangere in pubblico era impensabile. Fissò la TV in trance. Non voleva vedere Julian, eppure non riusciva a guardare altrove. Che avrebbe detto? Perché una conferenza stampa? Perché non poteva tenere il becco chiuso?

    «Capisco che gli ammiratori di Abra siano sorpresi e preoccupati, ma non è il caso» spiegò Julian sorridendo ai telespettatori. «Sì, siamo ancora fidanzati e no, non c'è nessun problema.»

    Nessun problema? Che arrostisse all'inferno!

    «Era solo un po' stressata» continuò lui. «Troppi impegni, il Shelby Show, la stampa... ha deciso di prendersi un break per fare ordine.»

    Abra restò a bocca aperta. Che bugiardo! Ancora fidanzati dopo che gli aveva sbattuto l'anello sui bei denti brillanti? Stressata per il Shelby Show? Per lei quello spettacolo era una passeggiata.

    E ora stava aggiungendo che lei gli aveva lasciato due righe con scritto che non si preoccupasse, che lo amava ancora e sarebbe tornata presto. Balle!

    «Ho piena fiducia in Abra» terminò il bugiardo. «Sa sempre quando è il momento giusto per fare una cosa. Anche i suoi ammiratori possono testimoniarlo.»

    Abra non sapeva che pensare. Be', magari così non l'avrebbe cercata nessuno. Forse avrebbe dovuto ringraziarlo per averle tolto le castagne dal fuoco.

    «Lo fa per crearsi un alibi. Spero che la polizia lo sospetti di avermi uccisa. Gli starebbe bene.» Il volto di Julian sul monitor era stato rimpiazzato dal suo. Abra vide alcune immagini di repertorio: i capelli biondo miele, la pelle perfetta, una posa fluida. Pareva tanto sicura mentre sorrideva comprensiva a un'ospite alle prese con un marito che amava fare sesso in pubblico. Abra non si era scomposta nemmeno quando la donna aveva descritto uno dei sogni del marito, fare sesso contro l'obelisco di Washington.

    «La Holloway è diventata famosa con le sue partecipazioni settimanali al Shelby Show» proseguì la conduttrice. «Dava consigli su tutto, da come riordinare un armadio nel caos a come trovare l'uomo dei sogni. Il suo apparente tocco magico nell'aiutare la gente le è valso il soprannome di Abra Cadabra

    Abra si incupì, detestava quel nome. A peggiorare il suo umore apparve una donna, mai vista prima, descritta come la sua fan più accanita.

    «Sono preoccupata» annunciò la sconosciuta. «Non è questa l'Abra che conosco. Perché fugge?»

    «Ma chi sei tu? Certo che non mi conosci» rispose Abra al monitor.

    La sconosciuta non aveva finito. «Abra è sempre stata misurata, una donna perfetta. Avrebbe usato il suo Dieci passi verso l'autostima, da lei stessa inventato, per risolvere eventuali problemi!» E poi la presunta fan esibì un giornale con il titolo cubitale Dov'è la nostra Abra? «Vogliamo sapere se sta bene, la vogliamo di nuovo a casa, qualsiasi problema abbia. Abra, se mi senti, ti prego, torna. Ci manchi.»

    La conduttrice riapparve. «Un vero mistero! La domanda del giorno ormai è: Dov'è la nostra Abra? Purtroppo nessuno pare conoscere la risposta.»

    Nell'aeroporto di Baltimora, Abra Holloway si nascose sotto il berretto, prese i bagagli e si allontanò.

    1

    Il detective Sean Calhoun era in ritardo, e se il suo cellulare non la smetteva di trillare lo avrebbe gettato nel lago Michigan. «Accidenti!»

    Quando lo estrasse dalla tasca della giacca, vide che aveva perso una chiamata in precedenza, forse mentre ripuliva la scrivania dai fogli o mentre spiegava un paio di cose all'ispettore prima di partire in vacanza.

    Controllò in fretta il numero della chiamata persa e vide che era del fratello Jake, col quale avrebbe dovuto trovarsi mezz'ora prima - accidenti ancora - e infine rispose ai trilli insistenti. Magari non l'avesse fatto! Era sua madre.

    «Sean, devi venire subito qui» gli ordinò.

    «Mamma, non ho tempo per nulla e per nessuno.»

    «Non hai ancora chiamato la nipote della mia amica Bebe, vero? Né la vicina di zia Ruth, quella che fa quel polpettone speciale? Ieri ha portato dei biscottini a zia Ruth, non è stata gentile? Sarebbe una madre perfetta.»

    Già, il tipo per lui. L'ultima cosa che desiderava era una moglie, e dei figli. Si era staccato dalla sua famiglia non appena possibile, perché mai creare una nuova, terribile generazione di Calhoun?

    «Perché non provi con Jake?» le suggerì, cercando di non sembrare troppo seccato, di non provocarla. «Fra due mesi compie trent'anni, io sono ancora giovane. Lavora su di lui, invece che su me.»

    «Jake! È troppo simile a tuo padre, non mi diverte. Perché sprecare una brava donna con lui?»

    «Non sprecarla nemmeno con me, allora. Non accetto incontri combinati, chiaro?»

    «Non ho chiamato per questo, comunque. Sei sempre così suscettibile!»

    «Allora perché hai chiamato?»

    «Devi venire subito» bisbigliò lei nel ricevitore. «Penso che tuo padre abbia una relazione.»

    «Oddio.» Peggio di un incontro combinato. «Mamma, lo sai che è impossibile.»

    Michael Calhoun, uno dei cinque viceispettori di polizia della città di Chicago, era la correttezza fatta persona. Una relazione? No, non per il suo vecchio.

    «Ho le prove» ribatté sua madre.

    «Sì, okay, sono già in ritardo, devo incontrare Jake» spiegò cercando di essere paziente. Questa della relazione era una novità per sua madre, anche se era un tipo geloso del marito e dei figli, specie di Sean. «Io e Jake andiamo in Wisconsin con Cooper, al capanno di pesca, ricordi? Non è il momento.»

    «I tuoi fratelli dovranno attendere, si tratta di una cosa importante.»

    «Senti, ho qui un messaggio di Jake. Ora lo chiamo, poi ti ritelefono, okay?» Non le diede tempo di obiettare, interruppe la comunicazione e premette il tasto per ascoltare i messaggi.

    «C'è un problema, Sean» grugnì la voce di Jake. «Scusa, papà mi manda a fare una strana commissione, non ce la faccio a venire. Tu e Coop andate pure senza di me, divertitevi.»

    «Accidenti, Jake.» Sean strinse i denti. Prima mamma con quella storia sulla relazione di papà, poi Jake che gli dava buca, lasciandogli in custodia il loro bizzarro fratellino, Cooper. In casi come questi detestava essere un Calhoun.

    Inoltre il suo telefono stava squillando ancora.

    «Sean? Non mi hai richiamato» disse sua madre.

    «Non ne ho avuto l'opportunità.»

    «Ti aspetto entro dieci minuti. Vieni subito.» Stavolta fu lei a interrompere la comunicazione.

    Strana la storia della commissione di Jake per papà. Del resto, quando papà chiamava, Jake scattava. Sua madre, invece, si rivolgeva sempre a Sean.

    Papà considerava Sean il ribelle di famiglia. Bel ribelle! Non era finito in polizia come tutti loro? Non era costantemente alla mercé di sua madre?

    Chissà se era troppo tardi per diventare figlio unico o orfano! Sean chiamò in fretta Cooper, ma gli rispose la segreteria. «Ehi, Coop, sono Sean. Problemi. Jake è in missione per conto di papà e mamma mi sta dando del filo da torcere. Vai pure tu al capanno, cercherò di raggiungerti più tardi.»

    Si infilò il cellulare in tasca, mise la giacca e andò a recuperare l'auto. Tanto valeva verificare cosa si era messa in testa l'ape regina, ovvero, sua madre.

    Rise. Suo padre aveva una relazione? Sì, certo. E gli asini volavano.

    «Pensavo che non arrivassi più» dichiarò Yvonne Calhoun spalancando la porta prima che lui potesse bussare. Notò subito che era rossa in volto, aveva il trucco sciupato e si era mangiucchiata il rossetto, cosa del tutto insolita per lei.

    Era molto arrabbiata, e non serviva un detective per capirlo. «Mamma, sei sicura di stare bene?»

    «Sì, sì, entra.»

    Sean si infilò, sentendosi un diciottenne scontroso. Gli accadeva ogni volta che rientrava a casa Calhoun, tornava a essere ragazzino. Pulisciti, di' grazie e prego, non mangiare in salotto... Tutte quelle regole sembravano fatte per essere disobbedite.

    Si ficcò le mani in tasca e varcò la soglia del salotto lindo. Sul piano, accanto alle foto arcigne dei nonni materni, tre generazioni di maschi Calhoun in uniforme da poliziotto di Chicago. I Cavalieri Calhoun. Già.

    «Okay, ora sono qui» disse Sean. «Cos'è questa stupidaggine su papà che ha una storia?»

    «Non è una stupidaggine, è vero» replicò sua madre. «Lo ha visto Bebe.»

    «La tua amica Bebe ha visto papà con un'altra donna?» Inimmaginabile. «E chi sarebbe?»

    «Non lo so, una giovane.» Sua madre si avviò in cucina. «Vuoi qualcosa da bere? Un dolce?»

    «No, mamma, voglio dettagli su questa storia.»

    «Siediti, Bebe è qui, te li darà. Bebe, vai da Sean mentre io preparo il caffè, e mostragli quelle foto» disse sua madre dalla cucina.

    Foto? La cosa si metteva male. Forse sua madre stava solo manovrando ulteriormente per trovargli una ragazza. Era capace di qualsiasi cosa.

    «Ciao, Sean» lo salutò Bebe sistemandosi i capelli con un'unghia laccata. Migliore amica di sua madre, nonché sua parrucchiera, aveva il vezzo di cambiare colore dei capelli ogni settimana. Quel giorno erano marrone scuro, ondulati in fondo.

    «Salve.

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