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L'amica del milionario: Harmony Collezione
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L'amica del milionario: Harmony Collezione
Ebook154 pages2 hours

L'amica del milionario: Harmony Collezione

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About this ebook

A James Rocchi non è mai mancato nulla: denaro, bella presenza e buona compagnia femminile. Il suo irresistibile sorriso, e non solo quello, gli garantisce da sempre una lunga fila di donne fra le quali scegliere l'amante del momento. Non c'è da stupirsi quindi che il suo sguardo non si sia mai soffermato su Jennifer, nonostante i due siano cresciuti uno accanto all'altra...

La nuova Jennifer, sofisticata e sexy, non può però passare inosservata nemmeno agli occhi di James, che senza quasi rendersene conto si scopre attratto e addirittura geloso della sua vecchia amica.

LanguageItaliano
Release dateDec 20, 2013
ISBN9788858917916
L'amica del milionario: Harmony Collezione
Author

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    L'amica del milionario - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Girl He’d Overlooked

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Cathy Williams

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-791-6

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Jennifer guardò il suo riflesso nello specchio. Doveva essere morta e volata in paradiso. Era tutto fantastico: il ristorante, il cibo e persino il bagno in marmo delle signore.

    Poteva andare meglio di così? Le sue guance erano accese e gli occhi luccicavano. Si chinò in avanti e per la prima volta i suoi difetti fisici non le procurarono il solito disappunto. Non era più la ragazza troppo alta e formosa, con i capelli ribelli e la bocca grande.

    Era una donna sexy e James era fuori che l’aspettava.

    James, il suo appuntamento.

    Jennifer Edwards conosceva James Rocchi da tutta la vita. Dalla piccola finestra della sua camera da letto del cottage in cui viveva con suo padre, poteva osservare in lontananza la sua imponente e splendida villa di famiglia in stile vittoriano.

    Da bambina lo adorava e lo seguiva ovunque mentre lui e i suoi amici si divertivano nel grande parco che circondava la casa.

    Crescendo, la sua adorazione si era trasformata in una cotta e tutte le volte che James tornava dal college arrossiva imbarazzata, anche se lui, più vecchio di alcuni anni, era completamente ignaro della sua infatuazione.

    Adesso aveva ventuno anni, una laurea in francese e un lavoro che l’attendeva nella sede parigina dello studio legale presso il quale aveva lavorato, negli ultimi anni, durante le vacanze estive.

    Era una donna e la vita non avrebbe potuto essere migliore di così; soprattutto in quel momento.

    Con un piccolo sospiro di sollievo, si ritoccò il rossetto e si lisciò i capelli, dopodiché tornò al tavolo.

    Lui stava guardando fuori dalla finestra e lei si soffermò alcuni secondi a bearsi della sua immagine.

    James Rocchi era uno splendido esemplare di maschio alfa. Come suo padre, un diplomatico italiano, aveva i capelli neri e la pelle leggermente scura. Dalla madre inglese aveva ereditato gli occhi blu.

    Tutto in lui trasudava un letale sex appeal: dall’arrogante inclinazione della testa alla perfezione muscolare del suo corpo.

    Jennifer aveva notato il modo in cui le altre donne lo guardavano... come se non ne avessero mai abbastanza. Stentava ancora a credere che si trovava lì in sua compagnia e che era stato proprio James a invitarla.

    Si avvicinò e arrossì violentemente quando lui si voltò a guardarla sorridendole.

    «Ho una piccola sorpresa per te.»

    Lei riuscì a stento a contenere la sua eccitazione.

    «Di cosa si tratta?»

    «Dovrai aspettare» le disse James con un sorriso. «Faccio fatica a pensare che hai finito l’università e che stai partendo per lidi stranieri.»

    «Lo so, ma l’offerta di un lavoro a Parigi era troppo allettante per lasciarsela scappare. Sai com’è qui.»

    «Lo so» rispose lui. Capiva perfettamente cosa intendeva Jennifer senza che lei glielo spiegasse. Si conoscevano da così tanto tempo che tra loro non c’era quasi mai bisogno di parole, o spiegazioni. Stare a Parigi un anno sarebbe stata un’esperienza meravigliosa. Jennifer non aveva mai lasciato il Kent, se non per frequentare l’università, quindi era solo un bene che provasse a volare un po’ più lontano. A ogni modo non faceva fatica ad ammettere che gli sarebbe mancata la sua compagnia.

    Lei si versò un altro bicchiere di vino e rise. «Tre negozi, una banca, due uffici, la posta e nessuna opportunità di lavoro. Certo, avrei potuto provare a cercare un impiego a Canterbury, ma...»

    «Ma non avresti potuto mettere a frutto la tua laurea in francese. Immagino che John sarà dispiaciuto della tua partenza.»

    Jennifer avrebbe voluto chiedergli se lui sarebbe stato triste. James lavorava a Londra. Sei anni prima, alla morte del padre, aveva preso in mano la sua società lottando contro gli avvoltoi già pronti a metterci sopra le zampe a un prezzo ridicolo. All’epoca aveva da poco terminato l’università e aveva dovuto rinunciare all’anno sabbatico che aveva programmato per occuparsi della compagnia e trasportarla nel ventunesimo secolo. Faceva base a Londra, però viaggiava spesso all’estero.

    Gli sarebbe dispiaciuto non averla attorno i finesettimana, o durante le vacanze?

    «Non starò via per sempre.» Jennifer sorrise pensando al padre. «Credo che ce la farà. Ha il suo lavoro di progettista di giardini, oltre naturalmente l’incarico di badare al vostro parco. Inoltre gli ho insegnato a usare il computer così potremo parlarci attraverso Skype» aggiunse fissandolo. James aveva solo ventisette anni, ma sembrava più vecchio. Probabilmente dipendeva dal fatto che si era ritrovato sulle spalle grosse responsabilità troppo presto.

    Prima della morte del padre, non si era mai occupato della sua attività. In realtà, nemmeno Silvio Rocchi, il quale, essendo impegnato con la carriera diplomatica, aveva affidato la gestione al suo braccio destro, scelta che non si era rivelata delle migliori. Non appena arrivato, James aveva dovuto eliminare tutti i rami secchi, compito che lo aveva trasformato rapidamente in un uomo dalla determinazione di acciaio.

    «Chissà, magari potrebbe anche piacergli avere la casa tutta per sé» commentò lui.

    «Be’, dovrà abituarsi» ribatté Jennifer, anche se non credeva affatto che al padre sarebbe piaciuto stare da solo. Lei e il genitore erano sempre stati unitissimi. Avevano affrontato insieme la tempesta della morte di sua madre e da allora erano stati tutto l’uno per l’altro.

    «Credo che la tua sorpresa stia arrivando» le mormorò James guardando oltre la sua spalla e coprendole una mano con la sua.

    Lei si voltò e vide due camerieri avvicinarsi portando un dolce con una stella scoppiettante e una ciotola di gelato alla crema ricoperta di cioccolato e dolcetti colorati.

    Era il genere di sorpresa che un bambino avrebbe amato, non una donna adulta, si disse delusa e amareggiata. Tornò a fissare James, che sorrideva con un’espressione soddisfatta, per cui ricambiò il sorriso e spense la stella.

    «Non avresti dovuto» gli disse. Di fronte a quel gesto speciale, la ragazza impacciata che si era lasciata alle spalle minacciò di tornare.

    «Te lo meriti, Jen» ribatté lui levando la stella dal dolce. «Hai concluso brillantemente i tuoi studi universitari e hai brillantemente accettato un lavoro a Parigi.»

    «Non c’è niente di brillante nell’accettare un lavoro.»

    «Ma Parigi... Quando mia madre me lo ha detto, non ero sicuro che avresti avuto il coraggio di cogliere una simile opportunità.»

    «Cosa vuoi dire?»

    «Sai benissimo cosa voglio dire. Non ti sei mai allontanata da casa e hai scelto una università vicina così da poter tornare a controllare John più volte alla settimana.»

    «Be’, sì...»

    «Non che ci sia niente di male. Il mondo sarebbe un posto migliore se ci fosse più gente come te. Nei giornali leggeremmo meno storie di anziani dimenticati negli ospizi.»

    «Mi fai sembrare una santa» commentò Jennifer prendendo un pezzo di dolce e affogandolo nel gelato alla crema.

    «Lo fai sempre.»

    «Cosa?»

    «In qualche modo riesci a trasformare la torta e il gelato in una poltiglia e a sporcarti la bocca di crema» disse James pulendole il labbro con il dito e facendola sussultare. Poi se lo leccò con un’espressione di approvazione. «Mmh, buono. Avvicina la ciotola e dividiamocela.»

    Lei si rilassò. Dividere il gelato e imboccarsi a vicenda ridendo le procurò un’intossicante sensazione di anticipazione. Fece in modo di chinarsi in avanti così che lui potesse vederle la scollatura.

    Di solito, indossava abiti più banali, ma per quell’appuntamento aveva scelto una gonna di voile e un top di seta. Stranamente, anche se non aveva problemi a mettersi jeans e magliette attillate all’università, il pensiero di farlo davanti a James le creava disagio. I suoi occhi blu fissi su di sé la imbarazzavano terribilmente. Le sue ragazze erano sempre minute e magre e nella sua testa, ogni volta che la guardava, era inevitabile paragonare se stessa a loro.

    «Allora, ti lascerai qualche cuore infranto alle spalle?» le chiese lui.

    Era la prima volta che le faceva una domanda così personale e Jennifer rabbrividì.

    «No.»

    «Mi sorprendi. Cos’hanno i tuoi compagni di università che non va? Sono sicuro che avranno fatto la coda per invitarti.»

    Lei arrossì. «Sono uscita qualche volta, ma mi sembravano troppo infantili. Erano solo capaci di ubriacarsi, o di trascorrere le giornate a giocare al computer. Nessuno di loro mi ha dato l’impressione di prendere seriamente la vita.»

    «A diciotto, o diciannove anni, la vita non viene mai presa sul serio.»

    «Tu lo hai fatto e avevi soltanto pochi anni più di loro.»

    «Non ho avuto scelta.»

    Jennifer era l’unica donna che poteva parlargli in quel modo. In realtà, era la sola che lo conosceva a fondo, anche se c’erano molte cose che ignorava.

    «Lo so, così come so che è stata dura per te, ma onestamente non riesco a pensare a nessuno che abbia ottenuto il tuo successo malgrado non avessi alcuna esperienza.»

    «Farò in modo che tu sia la prima a essere invitata quando mi faranno cavaliere.»

    Lei rise e scostò il piatto. Poi bevve un altro po’ di vino mentre James la fissava accigliato.

    «Davvero, i ragazzi che ho conosciuto all’università non sarebbero stati in grado di fare quello che hai fatto tu.»

    «Sei giovane e in questo momento non dovresti cercare un innamorato che si prenda il mondo sulle spalle. Credimi, hai ancora parecchio tempo prima di metterti all’opera e scoprire che la vita non è un picnic.»

    «Non sono giovane. Ho già ventun anni.»

    James rise e fece cenno al cameriere di portare il conto. «Non hai reso giustizia a questo dolce» commentò cambiando discorso, benché lei volesse continuare quella conversazione

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