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Il mistero del capitano: I Romanzi Storici
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Mar 10, 2014
- ISBN:
- 9788858920145
- Formato:
- Libro
Descrizione
Inghilterra, 1855 - Ultima discendente di un'antica stirpe in cui si mescolano sangue sassone e normanno, Lady Victoria Thorn deve preoccuparsi di perpetuare il nome della sua famiglia, e ciò comporta la necessità di scegliere al più presto un marito per evitare di essere costretta a sposare un uomo impostole con la forza. Ricchissima e di alto lignaggio, avrebbe solo l'imbarazzo della scelta, se non fosse che nella sua vita irrompe l'armatore americano Jed McBride, giunto in Inghilterra alla ricerca del proprio figlio. La galanteria e l'onestà di Jed non tardano a fare breccia nel suo cuore. Ma basteranno a superare le differenze di rango che li dividono?
Informazioni sul libro
Il mistero del capitano: I Romanzi Storici
Descrizione
Inghilterra, 1855 - Ultima discendente di un'antica stirpe in cui si mescolano sangue sassone e normanno, Lady Victoria Thorn deve preoccuparsi di perpetuare il nome della sua famiglia, e ciò comporta la necessità di scegliere al più presto un marito per evitare di essere costretta a sposare un uomo impostole con la forza. Ricchissima e di alto lignaggio, avrebbe solo l'imbarazzo della scelta, se non fosse che nella sua vita irrompe l'armatore americano Jed McBride, giunto in Inghilterra alla ricerca del proprio figlio. La galanteria e l'onestà di Jed non tardano a fare breccia nel suo cuore. Ma basteranno a superare le differenze di rango che li dividono?
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Mar 10, 2014
- ISBN:
- 9788858920145
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
Il mistero del capitano - Catherine Archer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Lady Thorn
Harlequin Historical
© 1997 Catherine J. Archibald
Traduzione di Fabio Pacini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-014-5
www.eHarmony.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
Inghilterra, 1855
Lasciatosi alle spalle le luci di Westacre, Jedidiah McBride rallentò l’andatura e per non cadere in balia dello scoramento si concentrò sulla sensazione provata nello stringere le redini fra le mani.
Da quando era ragazzo non gli capitava di sentirsi così turbato. In pratica dal giorno della morte di sua madre, sopraggiunta a pochi mesi di distanza dalla fuga di Nina. Una morte prematura che era stata sicuramente accelerata dal comportamento di Nina e dal crudele trattamento riservatogli dalla influente famiglia di lei.
Il richiamo di una civetta risuonò improvviso fra gli alberi alla sua destra. Jed si girò sulla sella, gli occhi verdemare che scrutavano le ombre della sera nel tentativo di localizzare l’uccello notturno nei confronti del quale provava una strana affinità. Come lui, infatti, le civette erano sempre sole.
Nulla si muoveva nel boschetto di giovani querce che crescevano oltre la siepe di biancospino, però non c’era dubbio che il piccolo animale fosse là, nascosto nel fitto del fogliame primaverile, i grandi occhi neri fissi sulla sua persona. Se fosse stato capace di ragionare, avrebbe pensato che Jed era stato un pazzo ad attraversare l’Oceano basandosi soltanto sul contenuto di una lettera quanto mai vaga ed evasiva.
Mentre rifletteva così, dalla cima dell’albero più alto si staccò un falco nero che subito prese quota, lanciandosi sul campo sottostante in cerca di una preda nella quale affondare gli artigli.
Ah, come gli sarebbe piaciuto poter fare lo stesso, semplicemente lanciarsi su Nina, prendere ciò che gli apparteneva e andarsene. Invece, sebbene fossero passati dodici anni dall’ultima volta in cui l’aveva vista, lei era riuscita nuovamente a manipolarlo facendogli sapere solo il poco che voleva sapesse e nulla di più.
Jed sollevò lo sguardo verso il cielo, dove la luna giocava a rimpiattino con un velo di nuvole grigiastre e giurò a se stesso che l’avrebbe trovata, anche a costo di rivoltare ogni singola pietra del paese. Era venuto in Inghilterra con uno scopo preciso e avrebbe portato a termine la sua missione. Non c’erano alternative.
Nel corso degli ultimi dodici anni aveva dovuto affrontare sfide ben più impegnative di quella e aveva sempre vinto. Jed aveva iniziato la sua carriera nautica come mozzo di cabina all’età di diciassette anni e ora era socio di un’affermata impresa di costruzioni navali, proprietario di un veliero tutto suo, padrone assoluto della sua vita.
O almeno così aveva creduto fino a due mesi prima, quando gli era arrivata quella maledetta lettera. Era stato allora che aveva appreso che Nina aveva lasciato Bar Harbor, dove avevano vissuto entrambi da ragazzi, portando in grembo il figlio nato dalla loro unione. Il dolore lo lacerò come la lama di un coltello e le sue ginocchia strinsero involontariamente i fianchi del cavallo facendolo caracollare di traverso sulla strada. Con un preciso atto di volontà, chiamando a raccolta la forza e la determinazione che erano sempre state le sue carte vincenti, Jed si impose di rilassarsi e riprese il controllo del suo destriero.
Avrebbe trovato Nina e suo figlio. Lei lo aveva cinicamente privato dell’infanzia del bambino, ma nemmeno questo avrebbe potuto impedirgli di essere un padre per lui.
La sua mente si concentrò sulla prioritaria urgenza di quel bisogno servendosene per escludere qualsiasi ipotesi di fallimento, incurante della scarsità degli indizi a sua disposizione. Sapeva solo che adesso Nina usava un altro cognome, Fairfield, e che aveva dato alla luce un figlio. Per il resto niente, a parte due righe nelle quali ammetteva di aver deciso di scrivergli a causa di un rimorso di coscienza. Jed non era mai stato sfiorato dall’idea che quella confessione potesse essere falsa. Il suo sesto senso, lo stesso che gli consentiva di prevedere con infallibile precisione l’avvicinarsi di una tempesta in mare, non gli aveva permesso di dubitare della veridicità della lettera.
Inoltre era tipico di Nina agire solo quando c’era qualcosa di suo da salvare, l’orgoglio, un interesse o, come in quel caso, la coscienza. Jed serrò la mascella ricordando lo stato di prostrazione nel quale era caduto dopo essere stato rifiutato da Nina. Era sempre stato convinto che lei lo amasse e scoprire che non era così era stato un colpo durissimo per la sua autostima.
In quel periodo, dopo essere stati abbandonati da suo padre, Jed e sua madre avevano preso in affitto un tugurio nella zona del porto e si erano mantenuti con il poco che erano riusciti a guadagnare lavorando lui come mozzo sui battelli da pesca e lei come lavandaia e rammendatrice. Solo un bizzarro capriccio del destino avrebbe potuto combinare un incontro fra un umile figlio del popolo e una rappresentante di una delle famiglie più ricche e potenti del Maine.
Tutto era cominciato il giorno in cui, a causa della febbre che aveva colpito la sua governante, Nina era scesa al mercato assieme alla sua cameriera personale. Il manico del suo cesto si era rotto e Jed si era fermato per aiutarla a raccogliere le provviste rotolate per terra. Le loro mani si erano inavvertitamente sfiorate, i loro sguardi incrociati e da quel momento in avanti l’impeto del loro desiderio giovanile non aveva conosciuto ostacoli. Prigioniero della passione, sicuro della forza del sentimento che li univa, Jed era tornato ogni notte nel luogo che era testimone dei loro appuntamenti segreti, ma a un certo punto, senza preavviso, Nina aveva smesso di venire.
Dopo una settimana di attese agonizzanti, Jed, ormai disperato, aveva trovato il coraggio di presentarsi a casa sua e lì un tetro maggiordomo lo aveva informato squadrandolo da capo a piedi come se fosse uno scarafaggio, che miss Nina si era sposata il giorno precedente e che in quel momento era a bordo della nave che l’avrebbe portata in Inghilterra assieme a Sir Fairfield, suo marito. Il colpo era stato talmente violento che Jed non era riuscito ad aprir bocca, barcollando giù per i gradini mentre la porta gli veniva chiusa in faccia, annientato dall’evidenza del tradimento infertogli dalla donna che aveva creduto di amare.
Superato il trauma dell’abbandono, il suo sconforto si era tramutato in rabbia inducendolo a giurare che mai avrebbe cercato in una donna altro che non fosse il godimento di un immediato piacere fisico, e anche questo mai con un’esponente della classe sociale di Nina. Ma poi, neanche due mesi più tardi, sua madre era morta precipitandolo in un abisso di depressione dal quale era uscito solo arruolandosi come mozzo sulla goletta che lo aveva finalmente allontanato da Bar Harbor e dal vuoto colmo di dolore che era diventata la sua vita.
Negli anni seguenti aveva conosciuto uomini, paesi e culture differenti imparando una lezione che non avrebbe dimenticato mai: l’unica persona della quale aveva veramente bisogno era se stesso.
Eppure, malgrado questo, sul cammino che avrebbe dovuto percorrere per ritrovare suo figlio c’era un grosso ostacolo rappresentato dal suo conclamato disprezzo nei confronti della cosiddetta buona società.
La sua sicurezza, la sua forza d’animo, la sua intelligenza non gli avrebbero garantito l’accesso ai salotti e ai ritrovi della nobiltà londinese, gli unici luoghi dai quali poteva iniziare la sua ricerca.
Jed sollecitò il cavallo e raddrizzò le spalle, certo che alla fine, in un modo o nell’altro, il successo gli avrebbe arriso anche stavolta. Non aveva alcuna intenzione di tornare a Westacre senza suo figlio. Al momento di lasciare quel porto, dopo aver dato ordine di scaricare le balle di cotone che riempivano le stive del suo clipper, non aveva rivelato al suo secondo, David Orsby, le vere ragioni di quel viaggio e gli aveva detto soltanto che pensava di restare via per una settimana o forse più. David aveva scrollato le spalle assicurandogli che avrebbe fatto tutto quello che gli chiedeva e dicendogli di non preoccuparsi nemmeno per l’equipaggio. Con quello che li pagava, gli uomini avrebbero aspettato il suo ritorno.
Jed rallentò per affrontare una secca curva a destra e quando rialzando la testa scorse davanti a sé la sagoma di una carrozza, si spostò sul ciglio della strada per agevolarne il passaggio. In quella, però, la luna uscì da dietro le nuvole e grazie all’accresciuta visibilità lui si rese conto che il veicolo era fermo, i cavalli che pestavano il terreno con gli zoccoli, mentre la cabina oscillava da una parte all’altra, sbilanciata dai movimenti dei due uomini che lottavano violentemente a cassetta.
Uno di loro deve essere il conducente, pensò Jed spingendo in avanti la sua cavalcatura. Quasi nello stesso istante dall’interno della carrozza si levò un lacerante strillo femminile e lui reagì d’istinto frustando il baio con le redini. L’animale reagì immediatamente inalberandosi, per poi lanciarsi in un furioso galoppo che gli permise di raggiungere il veicolo in pochi secondi.
Issatosi sulla cabina con un agile volteggio, Jed esitò osservando i protagonisti della furiosa colluttazione, nel tentativo di capire chi fosse l’aggressore e chi la vittima. Quando, accorgendosi in ritardo della sua presenza, il più basso dei due mugolò: «Aiuto! Vi prego, signore, aiutatemi!» Jed si dedicò subito all’altro afferrandolo per le spalle. Sentendosi attaccare, l’uomo si divincolò e cercò di colpirlo, ma Jed si abbassò e ricambiò la cortesia con un gancio al mento che lo fece volare giù dalla carrozza.
Il malcapitato conducente si tirò a sedere e premendosi una mano sulla gola, ansimò: «La mia signora! Dobbiamo soccorrere la mia signora!».
Jed indicò l’uomo caduto che era rimasto immobile sul terreno. «Ci penso io. Voi sorvegliate quell’individuo.»
Senza indugiare oltre, si calò sulla fiancata della carrozza allungando la mano verso lo sportello finemente intagliato. Proprio mentre si apprestava ad aprirlo, dall’interno si levò un altro grido e allora lui, prima di entrare, si fermò per estrarre dalla tasca della giacca la pistola.
«Dannazione, Lloyd, che cosa stai aspettando?» ringhiò una rabbiosa voce maschile. «Vediamo di toglierci in fretta da qui!»
Sia il tono sia l’inflessione erano quelle di un membro della classe superiore, ma Jed non ebbe tempo di domandarsi quali motivi potesse avere quel gentiluomo per accostarsi a una donna nella sua carrozza. Vide che il presunto gentiluomo in questione era impegnato ad aprirsi un varco fra i vari strati di una voluminosa gonna di seta blu e mentre guardava, da quell’ammasso di stoffa emerse un braccio che si abbatté con notevole energia sulla faccia dell’aggressore.
Lasciandosi sfuggire un grugnito di irritazione, l’uomo rinnovò i suoi sforzi per immobilizzare la donna sollevandole la gonna tanto in alto da scoprire una provocante porzione di anatomia femminile. Per un attimo quel ben formato fondoschiena, fasciato da un paio di morbide culottes di seta bianca, ricevette e trattenne tutta l’attenzione di Jed che ne apprezzò il guizzo dei muscoli quando la donna fece un ennesimo tentativo di liberarsi sferrando un calcio all’indietro.
Il colpo, invero azzeccato, colse l’assalitore in mezzo al petto ricacciandolo indietro e il suo muggito di collera riportò bruscamente Jed al presente.
Con che coraggio stava lì, a spiare le parti intime di una damigella in pericolo? Che cosa avrebbe pensato di lui sua madre che tanta pena si era data per insegnargli che bisognava sempre andare in soccorso dei più deboli?
«Ehi, Lloyd, mi senti oppure no?» abbaiò l’uomo, ormai esasperato. «Perché non ci muoviamo?»
«Temo che resteremo fermi a lungo» rispose Jed in tono sardonico. «Il buon Lloyd sta... be’... diciamo che ha deciso di schiacciare un sonnellino.»
L’uomo si girò di scatto, un’espressione sbalordita sul volto. «Che cosa avete fatto a Lloyd?» chiese con un’ansia che si tramutò in alterigia non appena realizzò che il suo antagonista vestiva come un capitano di lungo corso, vale a dire in pantaloni neri aderenti, camicia bianca senza colletto e lunga giacca nera con i bottoni di ottone. Un abbigliamento molto comodo in mare, ma anche, almeno nell’opinione di quell’imbecille, un chiaro segno di inferiorità.
«Sentite, buon uomo» disse con fare condiscendente, registrando la presenza della pistola con un lampo di allarme nei pallidi occhi azzurri, «togliete il disturbo e io cercherò di dimenticare che vi siete intromesso in una questione che non vi riguarda.» Si interruppe aggrottando minacciosamente la fronte mentre aggiungeva: «A meno che non siate stato tanto stupido da uccidere il mio amico».
Jed si limitò a sorridere. Se quel bellimbusto credeva di poterlo intimidire con le sue arie da aristocratico, avrebbe avuto una brutta sorpresa. «Non so in quali condizioni si trovi il vostro amico e francamente non me ne importa un fico secco. Quanto al resto...» e Jed fece una pausa abbassando lo sguardo sulla pistola, «... scusate se ve lo faccio notare, ma non siete nella posizione di mostrarvi magnanimo.»
Lo sconosciuto trasalì sollevando la testa con tanto impeto da arruffare i leziosi riccioli biondi che gli danzavano sulla fronte. «Come osate!» esclamò accentuando la presa sulla donna che, dopo essersi immobilizzata al suono della voce di Jed, aveva ricominciato ad agitarsi sul fondo della carrozza. «È evidente che nessuno vi ha insegnato a trattare con i vostri superiori. Avete a che fare con un pari del regno, signore!»
Jed rispose scrollando le spalle e alzando di un paio di centimetri la canna della pistola. «Sono lieto di saperlo, ma adesso vi consiglio di lasciar andare quella donna.»
Livido in volto, con evidente riluttanza l’uomo obbedì e subito lei rotolò via tirandosi a sedere contro lo sportello sulla parete opposta della cabina. Quando si girò a guardarli offrendo il suo viso alla luce della lampada a olio che pendeva dal tettuccio, Jed ebbe l’impressione che il tempo si fermasse. Per un attimo perse contatto con quanto lo circondava, dimentico della pistola, del suo borioso avversario, di tutto quello che non fosse la straordinaria, altera bellezza della donna che aveva davanti. Non fu solo la classica purezza dei lineamenti a impressionarlo, bensì soprattutto la forza della sfida che brillava nel grigio intenso dei suoi occhi, l’espressione oltraggiata e regale, priva di qualsiasi traccia di paura, con la quale si rivolse all’uomo che l’aveva assalita.
«Reginald Cox, quale demone si è impossessato di voi?» chiese con voce colma di disprezzo. «Come avete potuto pensare che sareste riuscito a rapirmi?»
Affascinato dalla carnosa mobilità delle sue labbra, Jed si rilassò leggermente aspettando la replica di Cox.
«Non fosse stato per l’intempestivo intervento di questo energumeno, direi che me la stavo cavando piuttosto bene» dichiarò lui in tono improvvisamente petulante. «E poi, Victoria, non vi sembra che definirlo un rapimento sia una grossolana esagerazione?»
«Quale altro termine dovrei usare?» ribatté freddamente lei raddrizzando la schiena e aggiustandosi il cappellino come se fosse seduta sul divano di casa sua. Jed era sbalordito. I casi erano due: o quella donna aveva un autocontrollo a prova di bomba, o era una pazza incosciente che non si rendeva conto del rischio che aveva corso.
Mentre la guardava, la colse nell’atto di scostarsi una ciocca dei lunghi capelli corvini dal viso e il lieve tremito della mano guantata gli fece capire che la sua non era incoscienza, bensì una fenomenale, incredibile dimostrazione di coraggio, ancora più ammirevole in una persona della sua estrazione sociale.
Sorpreso dalla sua stessa reazione, Jed si accigliò continuando a studiarla, mentre Cox cercava di giustificarsi. «Avrei fatto di voi una donna onesta, Victoria. Era mia intenzione sposarvi e non ho certo cambiato idea a questo riguardo, anche se vedo che vi rifiutate di ragionare.»
La bella sconosciuta inarcò le sopracciglia con aria disgustata. «Vi ho ripetuto decine di volte che desidero solo essere lasciata in pace, ma a quanto pare voi non volete capire.»
Reginald si imbronciò come un bambinetto contrariato. «Per Giove, Victoria, è stata proprio la vostra grande ostinazione che mi ha spinto a forzarvi la mano. Sono pazzo di voi. Devo avervi!»
La sua ardente profferta amorosa venne accolta da una risatina tagliente. «Suvvia, Reginald, siate sincero almeno con voi stesso. Non è me che volete, ma la mia fortuna e le mie proprietà.»
Lui ebbe la decenza di arrossire, ma questo non gli impedì di slanciarsi verso di lei nel tentativo di convincerla che si sbagliava. «Victoria, non è possibile che non vi siate accorta di quello che provo nei...»
Venne interrotto dalla mano che Jed gli calò pesantemente sulla spalla. «Penso che basti così, mister... Cox.»
Reginald Cox non era abituato a essere trattato a quel modo, meno che mai da un uomo di rango inferiore. Tentò di divincolarsi, ma Jed accentuò la presa precipitandolo in una crisi di frustrazione dalla quale cercò di uscire nell’unico modo che conosceva, vale a dire con arroganza. «Toglietemi le mani di dosso, brutto pezzente che non siete altro! Questi non sono affari vostri. Andatevene per la vostra strada e io farò finta di non avervi mai incontrato. Badate, è l’ultimo avvertimento!»
Jed non si prese nemmeno la briga di nascondere il sorriso beffardo che gli incurvava le labbra. «Siete molto generoso, ma mi vedo nuovamente costretto a declinare la vostra gentile offerta.» La sua espressione e la sua voce si indurirono, come la stretta delle sue dita che affondarono nei muscoli dell’altro uomo mentre sibilava: «E adesso scendete».
Cox impallidì rendendosi finalmente conto di essere in suo potere. Per una frazione di secondo diede l’impressione di volersi ribellare, poi chinò il capo sconfitto e seguì docilmente Jed fuori della carrozza.
2
Quando si ritrovò sola all’interno della carrozza, Victoria Thorn sbatté le palpebre abbandonandosi contro lo schienale del sedile con un gemito. Cosa diavolo le era preso?
Non lo sapeva, non riusciva a capirlo. L’unico dato certo era che, dal momento in cui aveva posato lo sguardo sul volto del suo soccorritore, il suo cervello non era più stato in grado di articolare un singolo pensiero coerente.
Si premette le mani sulle
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