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Un uomo a metà
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Un uomo a metà

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About this ebook

In Inghilterra per un breve periodo di vacanza, la splendida fotomodella americana Sara Hamille ha la spiacevole sorpresa di essere più di una volta scambiata per un'altra persona da perfetti sconosciuti incontrati casualmente per la strada. Ho una sosia?, si domanda Sara sempre più sconcertata. Ma l'altra ragazza non è un'estranea come lei aveva in un primo tempo supposto e Sara ha la grande felicità di ritrovare una famiglia di cui non aveva mai neppure sospettato l'esistenza, una felicità mitigata, tuttavia, dalla scoperta che l'unico uomo che lei potrà mai amare, in realtà, appartiene a sua sorella...
LanguageItaliano
Release dateJun 14, 2016
ISBN9788858949917
Un uomo a metà
Author

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Un uomo a metà - Carole Mortimer

    successivo.

    1

    «Maria! Come stai?»

    Sara fissò con sorpresa lo sconosciuto alto e attraente che si era fermato accanto a lei.

    «Mi spiace» gli disse con il suo spiccato accento americano. «Credo che lei abbia sbagliato persona.»

    Gli volse le spalle con un sorriso di scusa, rammaricandosi di non essere veramente Maria. Quello sconosciuto l'aveva favorevolmente impressionata. Doveva avere circa venticinque anni e, a giudicare dalla luminosità del suo sguardo, si sarebbe detto che era felice di essere al mondo.

    Lui la trattenne per un braccio, impedendole di attraversare la strada.

    «Ehi, non ti preoccupare! Non ho intenzione di raccontare a Nick che te ne andavi a passeggio per Soho tutta sola.»

    Sara aggrottò la fronte e lo guardò sgranando i suoi occhioni scuri, che producevano uno strano contrasto con i lunghi capelli biondi, schiariti dal sole della Florida. Aveva vissuto tutta la sua vita in America e, col passare degli anni, era sbocciata in lei la curiosità di visitare il paese dove era nata e dove aveva vissuto fino all'età di un anno, quando sua madre aveva deciso di trasferirsi in America per cominciarvi una nuova vita dopo l'improvvisa morte del marito.

    «Mi spiace» ripeté allo sconosciuto. «Ma le assicuro che si sbaglia.»

    Lui sembrava poco convinto.

    «Mi piace il tuo accento» le disse sorridendo, «ma ti conosco troppo bene per lasciarmi ingannare da un trucco simile.»

    Le circondò la vita con le braccia, carezzandole i fianchi con disinvoltura. Sara s'irrigidì, mutando di colpo l'opinione che si era fatta di lui. Senza dubbio doveva essere un dongiovanni, e Maria era per lui qualcosa di più di una conoscenza casuale. Lo fissò con freddezza.

    «Vorrebbe essere così gentile da tenere le mani a posto?» lo apostrofò in tono altezzoso.

    Lui sembrò sconcertato da quella reazione, ma non la lasciò andare.

    «Non è proprio il caso che ti comporti così, Maria. Ammetto di essere rimasto un po' scottato dal modo in cui hai troncato la nostra relazione l'anno scorso, ma Nick...»

    Sara si liberò del suo abbraccio.

    «Io non conosco nessun Nick, e tantomeno conosco lei. E se non si leva di torno, chiamerò un poliziotto!»

    Si guardò in giro in cerca di un agente, decisa a sventare quello che secondo lei era un volgare tentativo di approccio. Si era un po' preoccupata quando aveva perso l'orientamento visitando quel quartiere che non conosceva, ma era pieno pomeriggio, e non avrebbe mai creduto che qualcuno avrebbe cercato di importunarla in mezzo alla strada.

    «Okay, okay» replicò l'uomo scrollando le spalle. «Se preferisci continuare a fingerti una turista americana fai pure come ti pare.»

    Sara non fingeva, era effettivamente una turista americana che si era persa in un quartiere poco raccomandabile. Sperava soltanto che zia Susan non avesse deciso di tornarsene a casa senza di lei. Era a Londra solo da pochi giorni, e non avrebbe mai saputo ritrovare da sola la strada dove abitava la zia.

    «Posso farti da guida?» riprese il ragazzo con un'occhiata sorniona. «Potrebbe essere divertente, Maria. Potremmo...»

    «Ho già una guida» lo interruppe Sara, cominciando a seccarsi di quell'equivoco.

    «Oh, ora capisco» ribatté lui con un amaro sorriso. «Immagino che Nick non sappia nulla di questa scappatella. E preferirei non averlo saputo nemmeno io!»

    Si chinò a sfiorarle le labbra con un bacio.

    «Ci vediamo per il weekend» le disse prima di dileguarsi tra la folla.

    Sara lo guardò allontanarsi a bocca aperta. Non era certo una bigotta ed era già stata baciata prima di allora, ma mai da un perfetto sconosciuto.

    «Sara!» L'anziana e grassottella zia Susan comparve all'improvviso di fronte a lei, respirando affannosamente. «Grazie a Dio ti ho trovata!»

    Lo sconosciuto era scomparso, e Sara si volse verso di lei.

    «Ti ho persa di vista in quel grande magazzino» le disse in tono di scusa.

    Susan Ford era una robusta ma piacente signora di quarantotto anni. Il suo viso era ancora liscio e giovanile e i capelli avevano lo stesso colore dorato di quelli di Sara. Lei e la madre di Sara erano sorelle e, benché non si fossero più viste negli ultimi vent'anni, avevano sempre mantenuto una fitta corrispondenza. Al punto che quando Sara aveva incontrato la zia due giorni prima aveva avuto l'impressione di conoscerla da sempre.

    Quel viaggio in Inghilterra non era una vacanza per Sara, ma piuttosto una convalescenza. Sei mesi prima era rimasta coinvolta in un fatale incidente automobilistico nel quale sua madre e il suo patrigno erano rimasti uccisi e lei aveva riportato la frattura di entrambe le gambe. Quell'incidente aveva posto fine alla carriera di fotomodella che aveva da poco intrapreso. Il suo patrigno Richard Hamille le aveva lasciato una considerevole fortuna e, una volta ripresasi dal trauma sia fisico sia psicologico, aveva deciso di intraprendere quel viaggio per fare la conoscenza dei suoi parenti inglesi.

    Zia Susan e suo marito Arthur non avevano mai avuto figli, ed erano stati felici di accoglierla in casa loro: Sara si era trovata a proprio agio in loro compagnia e aveva cominciato ad amare l'Inghilterra.

    «Chi era quell'uomo?» chiese la zia incuriosita mentre si avviavano verso casa. «Ti ho vista chiacchierare con lui.»

    Sara scrollò le spalle.

    «Non ne ho idea» rispose.

    «Ma se ti ha baciata!» esclamò la zia scandalizzata.

    Sara sorrise.

    «Credo che stesse cercando di abbordarmi, ma non è stato molto astuto. Fingeva di avermi scambiata per un'altra. Un trucco vecchio e sfruttato!»

    «Per chi ti aveva scambiata?»

    «Per una ragazza di nome Maria. Non ci avrei fatto caso, ma lui era così insistente. Comunque, si è ritirato sconfitto.»

    «Già, immagino di sì» assentì vagamente la zia. «Dunque, se non sbaglio siamo a due passi dalla metropolitana. Cosa ne dici di andare a casa a farci una tazza di tè? Comincio a essere stanca.»

    Sara le rivolse un radioso sorriso. Quando sorrideva i suoi grandi e profondi occhi scuri dalle ciglia lunghissime diventavano brillanti e la bocca sensuale dai denti bianchissimi risaltava come un frutto maturo nel viso abbronzato. Era alta e aggraziata, e aveva gambe lunghe e perfette. La sua vistosa bellezza era una garanzia di successo nella professione che aveva scelto e Sara sperava di riprendere l'attività al suo ritorno negli Stati Uniti.

    «Non potrei mai privarti della tua bevanda preferita» rispose allegramente.

    Zio Arthur rientrò a casa poco dopo di loro. Era un uomo basso e tarchiato, coi capelli spruzzati di grigio.

    «Ho una sorpresa per te, cara» disse sorridendo a Sara. «Ho invitato Eddie a venirti a trovare stasera. È il figlio di mia sorella Jean, e pensavo che ti avrebbe fatto piacere la compagnia di un tuo coetaneo.»

    Sara dovette nascondere la propria irritazione. Gli zii erano sempre tanto gentili e avrebbero potuto dispiacersi se lei si fosse sottratta a quell'appuntamento. D'altra parte, loro non potevano immaginare che lei soffrisse ancora gli strascichi di una cocente delusione amorosa. Barry l'aveva piantata in asso proprio quando lei avrebbe avuto maggior bisogno di affetto e di conforto. Era un attore promettente e ambizioso, molto richiesto dai produttori televisivi, e aveva subito intuito quale vantaggio avrebbe rappresentato per la sua carriera la compagnia di una giovane donna bella ed elegante come Sara. Ma quando l'incidente l'aveva costretta a letto per un periodo indeterminato e lui non aveva più potuto contare su di lei come partner ai ricevimenti organizzati dai finanziatori e dai registi dei serial televisivi, l'aveva subito sostituita con una stellina compiacente e senza scrupoli.

    «Sarò felice di conoscerlo» disse, ostentando un entusiasmo che era lungi dal provare.

    «Sono certo che ti piacerà» continuò lo zio. «È un ottimo ragazzo, lavora in un'officina meccanica.»

    «Non lavora in un'officina, Arthur» lo corresse Sara scoppiando a ridere. «Ne è il proprietario, e lascia che siano altri a lavorare.»

    Sara era certa che il povero Eddie non avrebbe accettato quel punto di vista, dato che probabilmente il suo lavoro non era meno faticoso di quello dei suoi dipendenti.

    «È gentile a dedicarmi il suo tempo libero» replicò in tutta sincerità.

    «Devo ammettere che non è stato facile convincerlo» disse lo zio. «Ma alla fine ci sono riuscito.»

    Dopo il colpo infertole da Barry Sara non si sentiva troppo entusiasta all'idea di uscire con un uomo. Ma dopotutto anche Eddie si era dimostrato riluttante ad accettare quell'invito e lei decise di fare del suo meglio per non deluderlo.

    Indossò un corto abito di seta color lillà, che metteva in risalto le sue gambe lunghe e ben fatte, stretto in vita da una cintura in pelle rossa, dello stesso identico colore delle scarpe e dedicò anche più tempo del solito al trucco.

    Quando sentì suonare il campanello si diede un'ultima occhiata nello specchio. Sembrava proprio una top model e nessun uomo sarebbe potuto restare indifferente di fronte al suo fascino.

    Infatti quando lei entrò in soggiorno, Eddie si alzò lentamente dalla poltrona, guardandola con gli occhi sgranati.

    «Ciao» lo salutò gratificandolo di un sorriso affascinante. «Io sono Sara, e tu devi essere Eddie.»

    Lui prese la mano che lei gli tendeva come se non volesse più lasciarla andare. La sua mano era robusta e indurita dal lavoro. Doveva avere meno di trent'anni ed era alto e attraente, coi capelli biondissimi e gli occhi azzurri come un vero inglese. Indossava un abito sportivo e portava la camicia aperta sul collo.

    «Felice di conoscerti» disse senza nascondere la propria ammirazione. «Zio Arthur non mi aveva detto... non mi aveva spiegato... Be', sei fantastica!» concluse con un ampio sorriso.

    Sara scoppiò a ridere allegramente, riuscendo finalmente a liberare la mano dalla sua stretta.

    «Grazie, sei molto gentile» rispose sentendosi subito a proprio agio. «Zio Arthur non ha detto molto neppure a me.»

    Lui annuì.

    «Capisco, ti aspettavi di vedermi con indosso una tuta da meccanico e le mani sporche di olio di macchina?» disse scherzosamente.

    «Qualcosa del genere» ammise lei restituendogli il sorriso. «Ma zia Susan ha voluto subito chiarire che novera quello il tuo mestiere.»

    «È stata proprio gentile» ribatté lui ironico.

    Gli zii avevano preferito lasciarli soli ed erano andati a trovare alcuni amici.

    «Mi sei simpatica, Sara» riprese Eddie. «Cosa ne diresti di andare fuori a berci una birra?»

    «È una splendida idea» accettò lei con entusiasmo.

    Sara non era mai stata in un pub prima di allora, e anche in America non era solita frequentare quel tipo di ritrovi. I suoi genitori erano sempre stati molto protettivi nei suoi confronti, e non avevano mai permesso che frequentasse ragazzi di bassa estrazione sociale. Sara scoprì che le piaceva l'ambiente caldo e familiare comune a quel tipo di locali, e apprezzò la birra che Eddie le offrì. Gli amici di Eddie la accolsero come fosse una dei loro e la convinsero a fare una partita a freccette. Lei si dimostrò totalmente incapace di colpire il bersaglio, ma si divertì molto ugualmente.

    «È stata una serata piacevolissima» dichiarò allegramente a Eddie che la riaccompagnava a casa in macchina.

    «Sono felice che ti sia piaciuta. Posso

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