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Una proposta meravigliosa: Harmony Collezione
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Una proposta meravigliosa: Harmony Collezione

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About this ebook

Da commessa in un negozio a moglie di un uomo ricco e della società bene?

Sembra la trama di una favola, eppure è proprio quello che sta accadendo a Bliss Maguire, shop assistant in una profumeria di un centro commerciale di Londra. Dopo aver conosciuto per caso Dante Di Andrea, maschio dal fascino straordinario, nel giro di pochi giorni una serie di eventi la portano a cambiare lavoro ed essere trascinata in un turbinio di emozioni a causa di quell'uomo appena conosciuto. Le sorprese però non sono finite. Bliss inizia una nuova vita in un ambiente che non ha niente a che vedere con quello che le è familiare, ma le mille traversie che incontra sembrano dirle in continuazione che la sua favola potrebbe presto finire.
LanguageItaliano
Release dateJul 11, 2016
ISBN9788858952016
Una proposta meravigliosa: Harmony Collezione
Author

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Una proposta meravigliosa - Maggie Cox

    successivo.

    1

    Non appena l'arcigna caporeparto le voltò per un attimo le spalle, Bliss lanciò di sottecchi un'occhiata all'orologio.

    Faceva molto caldo e l'intensità del profumo che si sollevava dai banconi vicini le dava l'impressione di essere finita in una fumeria d'oppio. Per di più le bruciavano gli occhi a causa dell'ombretto che era stata costretta ad applicare per pubblicizzare una nota marca di cosmetici. Non vedeva l'ora di potersi ripulire anche da fondotinta, fard e rossetto che l'avevano trasformata in una donna che lei stessa stentava a riconoscere.

    A che cosa stavo pensando quando ho accettato di lavorare in questo reparto elegante, frequentato da signore alla moda, provviste di denaro più che di buon senso?

    In realtà conosceva la risposta: era rimasta senza lavoro, e mentre si lambiccava per decidere che cosa fare, la sua amica Trudy l'aveva persuasa e fare domanda di lavoro nello stesso grande magazzino dove lavorava lei. Per Trudy quello era il paradiso, per Bliss invece si stava trasformando ogni giorno di più in un inferno.

    «Mi scusi, sto cercando un rossetto.» L'arrivo di una cliente interruppe le sue riflessioni.

    «Bene. Una tonalità particolare? Le posso mostrare... oh cielo!»

    L'attraente brunetta in piedi di fronte al bancone era scivolata lentamente a terra, dando a Bliss la sensazione di assistere a una scena al rallentatore. Seduta nel passeggino accanto alla donna, una bambina dalle guance rosse cominciò a piangere disperata.

    Istintivamente, Bliss uscì da dietro il bancone e si chinò vicino alla donna svenuta. Nello stesso tempo allungò una mano per accarezzare la guancia morbida della bambina, sussurrandole parole di conforto.

    Attorno a loro si radunò subito una piccola folla.

    Bliss prese in pugno la situazione, intimando a tutti di stare indietro mentre slacciava il colletto della camicia di seta della donna, che indossava un cappotto di pelle scamosciata. Con dolcezza le ravviò i capelli scuri, allontanandoli dalla fronte dalla pelle olivastra.

    «Non... non mi sento bene» balbettò la donna, spalancando per un attimo i grandi occhi azzurri e fissando lo sguardo su Bliss. «Aiuti la mia bambina...» cominciò, prima di perdere nuovamente i sensi.

    Bliss si morse le labbra e guardò la bambina, che ricambiò quell'occhiata con interesse, quasi più incuriosita che spaventata.

    «Che cos'è successo? Conosci questa donna?» La caporeparto si fece largo tra la piccola folla e si inginocchiò accanto a Bliss, con l'aria di chi non gradisce diversivi, per di più spiacevoli, nella propria abitualmente lineare giornata di lavoro.

    Soffocando una risposta irritata, Bliss scosse la testa in segno negativo.

    «No. È una cliente ed è appena svenuta. Dobbiamo chiamare un'ambulanza, ci pensi tu? Qualcuno può portare per favore qualcosa da bere alla bambina? Mi sembra accaldata e non mi stupisce, visto che qui dentro sembra di stare in un vulcano!»

    Da quel momento in poi, tutto si svolse a grande velocità. Bliss ebbe la sensazione che passassero solo pochi istanti prima dell'arrivo dell'ambulanza. Sollevata, cedette la cura della donna ai due infermieri per dedicarsi totalmente alla bambina, che aveva preso in braccio per darle da bere da un bicchiere con il beccuccio.

    «È figlia della donna svenuta?» domandò uno degli inservienti.

    Bliss annuì. «Ho io la sua borsa.» Sistemò la costosa tracolla di cuoio sul passeggino. «Probabilmente contiene i suoi documenti.»

    «Ci segua con la bambina, può salire con noi sull'ambulanza. Come si chiama?»

    «Bliss Maguire.»

    «Irlandese, come me?»

    «A metà» mormorò lei, riflettendo su quanto fosse assurda quella conversazione nelle circostanze in cui si trovavano. «Da parte di mio padre.»

    «Ah bene, allora andremo d'accordo.»

    Con un sorriso scherzoso, l'uomo tornò a concentrarsi sulla paziente.

    Ben presto Bliss si rese conto che la bambina era affamata. Dopo avere informato l'infermiera in servizio alla reception che si sarebbe recata allo spaccio dell'ospedale, seguì le indicazioni e raggiunse il locale. Prese posto a un tavolo in un angolo e, tenendo la bambina sulle ginocchia, cominciò a imboccarla con pezzetti di un tramezzino con formaggio e cetrioli.

    «Chissà come ti sei spaventata, povera piccola.» Essere separata dalla madre in modo così brusco doveva essere un'esperienza traumatica. Dal canto suo, Bliss si augurava che la donna si riprendesse al più presto e che dall'ospedale riuscissero a rintracciare un parente, la cui presenza potesse confortare la piccola.

    Su sollecitazione della bambina, Bliss aprì la bocca, lasciandosi offrire un pezzetto di pane, che masticò con studiata enfasi per divertire la bambina.

    «Signorina Maguire?»

    Al suono di quella voce dal velato accento straniero, Bliss alzò lo sguardo e incontrò gli occhi verdi dell'uomo più attraente che avesse mai visto al di fuori delle pagine delle riviste di moda maschile.

    Fece scorrere lo sguardo sui suoi capelli neri piuttosto lunghi, non potendo evitare di apprezzare la sua corporatura muscolosa, fasciata in un abito di taglio elegante e senza dubbio costoso. Il cuore le balzò nel petto con tanta forza da farle temere che stesse per fermarsi. «Chi è lei?»

    Istintivamente protettiva nei confronti della piccolina che teneva tra le braccia, aumentò la stretta, giurando a se stessa che non l'avrebbe consegnata a quello sconosciuto senza una formale verifica delle sue generalità da parte delle autorità competenti.

    «Mi chiamo Dante Di Andrea. Sono il fratello della donna che lei ha accompagnato qui con l'ambulanza. La bambina è Renata Ward, mia nipote.»

    La piccola lanciò all'uomo un'occhiata indifferente, senza mostrare di riconoscerlo. Bliss sentì lo stomaco contrarsi per la diffidenza. «Davvero?»

    L'uomo corrugò la fronte, irritato. «Lei non mi crede?» La fissò con l'aria di chi non riesce neanche a immaginare che qualcuno possa mettere in discussione la sua autorità. «E perché dovrei mentirle? Andiamo, Renny, adesso penso io a te.»

    «Mi dispiace, ma non credo di poterle consegnare la bambina senza fare prima una verifica.» Imponendosi di utilizzare un tono fermo, Bliss ignorò le braccia che l'uomo tendeva per ricevere la piccola e incrociò il suo sguardo incredulo con un'espressione fredda e decisa. «Torniamo alla reception e verificherò le sue generalità.»

    «La sua scrupolosità le fa onore, signorina Maguire, ma crede che mi avrebbero detto dove trovarla senza aver prima verificato la mia identità? Ha parlato a mia sorella prima che perdesse i sensi? Se lo ha fatto, dal suo accento dovrebbe aver capito che è italiana, come me. Aveva il mio nome e numero di cellulare nella borsa, ed ecco come sono riusciti a rintracciarmi.»

    Possibile, pensò Bliss con insolenza. Ma non voglio correre rischi. Soprattutto non aveva nessuna voglia di cedere la bambina a qualcuno che non fosse sua madre. Se le fosse capitato qualcosa mentre era affidata a lei, non se lo sarebbe mai perdonato.

    «Ho parlato con la signora prima che svenisse ed è proprio per questo che voglio essere assolutamente certa della sua identità.»

    «Che cosa le ha detto mia sorella?» Facendo enormi sforzi per non perdere la pazienza, Dante Di Andrea lanciò a Bliss una penetrante occhiata, come chi sta per sparare a un bersaglio fortemente odiato.

    «Mi ha chiesto di prendermi cura di sua figlia ed è esattamente quello che farò.» Alzandosi in piedi con la bambina stretta al petto, cercò di non lasciarsi intimidire dal fatto che l'uomo che le stava di fronte era almeno quindici centimetri più alto di lei.

    Di fronte a lui anche Bliss, di statura del tutto normale, appariva bassa.

    «Perciò torneremo alla reception e troveremo un'autorità che garantisca che mi chiamo Dante Di Andrea e che sono il fratello di Tatiana Ward. A quel punto mi consegnerà mia nipote?»

    Sentendosi avvampare sotto lo sguardo indignato dell'uomo, Bliss preferì restare in silenzio. Non era il caso di abbandonarsi a un battibecco, considerato che desiderava solo che Renata fosse affidata in mani sicure.

    Stringendo forte la bambina, precedette l'uomo nel corridoio, segretamente contrariata del suo repentino arrivo in ospedale.

    Renata aveva un buon profumo, era così dolce stretta tra le sue braccia, che gli istinti materni normalmente sepolti di Bliss presero vita con una vivacità a dir poco allarmante.

    «Le posso assicurare che il signor Di Andrea è proprio il fratello della signora Ward e che la bambina è sua nipote, Renata Ward.» La signora di mezza età addetta alla reception, che la scrutava con aria efficiente da dietro gli occhiali dalla montatura di acciaio, si rivolse a Bliss con l'impaziente indulgenza di chi parli a un bambino confuso.

    «Oh.» Bliss batté due volte le palpebre sui grandi occhi viola, come bruscamente risvegliata da un pacifico sonno. Udì distintamente il sospiro di sollievo liberato da Dante Di Andrea mentre tendeva le braccia alla nipotina.

    Il suo sensuale profumo al sandalo le salì alle narici e qualcosa in lei reagì con inattesa intensità, quasi si fossero appena scambiati un bacio.

    «Vieni dallo zio, tesoro. Presto potrai vedere la mamma.»

    Per quanto fosse una reazione senza senso, Bliss provò l'impulso di scoppiare in un pianto dirotto. La trattenne il modo in cui la piccola Renata si aggrappò a lei spaventata, respingendo le braccia tese dello zio.

    «Va tutto bene, non preoccuparti» cercò di rassicurarla. Se non che, incontrando lo sguardo di furiosa frustrazione di Dante Di Andrea, Bliss cominciò a dubitarne. Si trovava di fronte un uomo che mal sopportava di essere contrastato e fino a quel momento lei non aveva fatto altro.

    La sua fantasia la portò a immaginare che lui avrebbe potuto farla a pezzi da un momento all'altro.

    «Mi passi la bambina, signorina Maguire. La ringrazio di essersene occupata finora, ma voglio andare a trovare mia sorella e portarle sua figlia.»

    «La piccola si comporta come se non la conoscesse» osservò Bliss, meravigliata dalla forza con cui Renata si aggrappava alla sua camicetta.

    Che bisogno c'è di avere un'espressione tanto feroce?, si chiese, riflettendo su come in quel momento Dante Di Andrea avrebbe fatto paura anche al diavolo. Sarà preoccupato per la sorella, ma potrebbe addolcirsi un po', almeno per non spaventare sua nipote!

    «Come posso consegnargliela, se la bambina non vuole?»

    L'uomo imprecò a bassa voce in italiano, suscitando l'apprensione anche dell'addetta alla reception, fino a quel momento imperturbabile. Bliss era comunque risoluta a non consegnare Renata allo zio finché non si fosse calmato e niente e nessuno l'avrebbe smossa da quella decisione.

    «Renata è molto timida e non mi conosce bene.» Scuotendo la testa, l'uomo si mostrò improvvisamente ansioso di trovare le parole giuste, come chi non è abituato a spiegare e giustificare le proprie emozioni. Bliss provò un improvviso moto di simpatia nei suoi confronti. «Ha perso da poco il padre, ecco perché Tatiana... sua madre non sta bene.»

    Bliss si irrigidì. Percependo il cambiamento, Renata sollevò verso di lei gli occhi velati dalle lacrime. «Mi dispiace molto, signor Di Andrea, e le assicuro che non sto cercando di complicarle la vita. Voglio solo essere sicura che la bambina sia tranquilla,

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