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Affittasi papà (eLit): eLit
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Ebook136 pages1 hour

Affittasi papà (eLit): eLit

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About this ebook

Che cosa ci fa una ragazza affascinante con una bambina al seguito nella casa di un'anziana signora? Se Addy Johnson pensa di aggirare la povera Hannah per carpirne denaro, dovrà prima fare i conti con Sam Dawson, il nipote che, insospettito dalla presenza delle due, si precipita a indagare. Dalla padella nella brace! Sam non sa di essere capitato nel bel mezzo di un complotto: Addy ha bisogno disperato di un marito, per poter ottenere l'affidamento della nipotina rimasta orfana, e quando una donna vuole un marito...

LanguageItaliano
Release dateFeb 29, 2016
ISBN9788858949979
Affittasi papà (eLit): eLit
Author

Jeanne Allan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Book preview

    Affittasi papà (eLit) - Jeanne Allan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Needed: One Dad

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 1996 Jeanne Allan

    Traduzione di Andrea Carlo Cappi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-997-9

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Lo sconosciuto alla porta era alto e biondo e sembrava molto sicuro di sé. Portava la giacca appoggiata sul braccio e in mano teneva una valigetta di pelle dall’aspetto molto costoso. Ai suoi piedi era appoggiata una capiente borsa da viaggio. Un improvviso campanello d’allarme risuonò nella mente di Addy.

    Pochi minuti prima, la piccola Emilie era alla finestra e stava chiamando a gran voce Sam, il suo orsacchiotto: «Sam, dove sei? Dove sei?». Addy era rimasta profondamente sorpresa quando dal portico una profonda voce maschile aveva risposto: «Sono qui». Precipitandosi per le scale, Addy aveva raggiunto Emilie alla porta e si era trovata davanti all’uomo che si era presentato come Sam.

    «Lui non è Sam» protestò Emilie delusa.

    «Sai bene che non devi parlare con gli sconosciuti» le fece presente sua zia. «Vai in salotto, me ne occupo io.»

    L’uomo che si faceva chiamare Sam era alto almeno un metro e novanta e il ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sulla fronte gli dava un’aria beffarda e ribelle. C’era qualcosa di vagamente familiare nel suo volto, ma Addy non riusciva a capire perché.

    «Non me la figuravo così» disse l’uomo. «Si veste sempre da clown?»

    Addy immaginò che lo sconosciuto si riferisse al vivace accostamento di rosso e di verde della sua camicetta e della sua gonna. Ignorò il commento e, cercando di sembrare più alta del suo metro e settanta, rispose, risoluta: «Non so che cosa lei sia venuto a vendere, ma non compriamo niente».

    «Non c’è Hannah Harris?» chiese l’uomo, come se non avesse minimamente prestato attenzione alle sue parole.

    «Non è ancora tornata dalla partita a bridge...» cominciò lei. Poi, pentendosi di aver detto fin troppo sul conto della padrona di casa, aggiunse con fervore: «Se lei crede di potersi appropriare dei risparmi della signora Harris, si sbaglia di grosso».

    «Risparmi?» ripeté lo sconosciuto inarcando un sopracciglio.

    «Esatto. La signora Harris ha ottant’anni, ma non si lascerà certo incantare da un volto affascinante.»

    «Dal mio forse no. Ma dal suo sì, vero?»

    «Non capisco di che cosa stia parlando. Chi è lei?» domandò Addy.

    «Sono Sam Dawson. Dottor Samuel Peter Dawson... Peter deriva da Peter Harris, mio nonno.»

    «Il marito di Hannah? Allora lei è uno dei suoi nipoti!» Finalmente Addy comprese perché l’uomo avesse un’aria familiare: lo aveva visto in una delle fotografie di famiglia che Hannah teneva in salotto. «Non sapevo che sarebbe venuto. Hannah non mi ha detto niente.»

    «Infatti non l’ho avvisata del mio arrivo, volevo fare una sorpresa alla nonna.» Lo sguardo di Sam Dawson si fece improvvisamente di ghiaccio. «E a lei! Immagino che lei sia Adeline Johnson» proseguì lui.

    «Sono io. Ma perché voleva fare una sorpresa... a me?»

    «Volevo evitare che tagliasse la corda prima del mio arrivo.»

    «Tagliare la corda?» ripeté Addy senza capire.

    «È la prima regola degli imbroglioni, giusto? Tagliare la corda prima che i parenti si rendano conto di quanto sta succedendo.»

    «Non so che cosa voglia dire, ma mi sembra che lei stia muovendo delle accuse.»

    Sam Dawson annuì.

    «Perché non parla chiaro, allora?» insistette Addy.

    «Devo dire che quasi ammiro il suo stile, Adeline. Questa sua aria di innocenza...»

    «Signorina Johnson» lo corresse lei.

    «D’accordo, signorina Johnson» concesse Sam, prendendo una busta aperta dalla valigetta. «Legga.»

    Addy prese la busta e ne estrasse una lettera scritta a macchina. Cominciò a leggerla.

    Egregio dottor Dawson, ho visto il suo indirizzo sulla scrivania di Hannah e, non sapendo come entrare in contatto con sua madre, ho deciso di rivolgermi a lei. Credo che la famiglia di Hannah dovrebbe sapere che cosa sta accadendo. Sua nonna ha preso in casa una bambina di quattro anni di nome Emilie e una giovane donna che dice di esserne la zia e si fa chiamare Adeline Johnson. Di questi tempi capita di leggere di delitti orribili sui giornali e devo dire che quella Adeline Johnson non mi convince affatto. Sapendo che in casa di Hannah ci sono tutti gli oggetti di antiquariato che il povero Peter le ha lasciato, credo che qualcuno della famiglia farebbe bene a indagare su quella donna, prima che succeda qualcosa di irreparabile.

    Addy alzò lo sguardo, allibita.

    «Non finisce di leggere?» chiese Sam.

    «Non ne vedo la necessità. È un cumulo di fandonie, molto offensive» disse, porgendo la lettera a Sam. In quel momento le cadde lo sguardo sulla firma: Cora McHatton. Per un attimo, Addy sentì cedere le ginocchia. Non le sembrava possibile: come aveva potuto quell’anziana signora, che lei stessa considerava un’amica, arrivare a scrivere simili menzogne sul suo conto? «Non credevo che Cora potesse pensare questo di me.»

    «Cora conosce mia nonna da più di cinquant’anni» sentenziò Sam. «E non si lascia ingannare tanto facilmente. Qualunque fossero i suoi piani, signorina Johnson, temo che sarà costretta ad abbandonarli.»

    «Avrebbe dovuto telefonare a Hannah. Le avrebbe detto subito che Cora si è sbagliata in pieno.»

    «Dubito che mia nonna abbia la minima idea di quello che lei sta combinando alle sue spalle.»

    «E lei invece sì?» ribatté Addy, provocatoria. «Lei salta alle conclusioni senza avere la minima prova di quello che dice!» Detto questo, Addy gli voltò le spalle e si diresse verso la scala.

    «Signorina Johnson» la chiamò lui, quando Addy ebbe salito i primi gradini.

    Lei si girò nuovamente verso di lui. «Sì? Ha deciso di porgermi le sue scuse per avermi insultato?»

    «No. Le comunico che resterò ospite di mia nonna per tre settimane a partire da oggi. E che, prima che io sia partito, lei dovrà aver fatto i bagagli ed essersene andata insieme a... sua nipote.»

    Addy tenne a freno la rabbia che le bruciava dentro, ma non poté esimersi da un commento sarcastico. «Curioso. Hannah diceva che lei era una persona intelligente, ma è la prima volta che la vedo prendere un tale abbaglio sul conto di qualcuno.»

    Addy raggiunse la propria stanza in cima alle scale e vi si chiuse dentro. La tentazione di sbattere la porta era stata forte, ma, pensava, non era quello il modo di comportarsi quando si viveva in casa d’altri.

    Come ogni mercoledì, presso il Community Center, Addy teneva la lezione di lavori artigianali alla sua piccola classe, costituita da Hannah e da altre tre signore della stessa età. Ma quella mattina Hannah non sembrava essere in grado di concentrarsi e finì col rompere con la punta della matita il guscio di uovo che stava decorando.

    «Con quale coraggio mio nipote viene a dirmi che mi considera un’imbecille? A volte queste nuove generazioni mi fanno veramente infuriare! Non tu» si affrettò a precisare, guardando Addy, «ma tutti quelli che pensano che, per il solo fatto di avere raggiunto una certa età, una persona debba diventare deficiente.»

    «Sono solo bambini» disse Belle Rater, intenta a scegliere alcuni nastri colorati.

    «Bambini?» riprese Hannah. «Mio nipote è già laureato e fino a questo momento lo credevo una persona brillante. Come ha potuto credere che Addy sia qui per impadronirsi del mio denaro? E non è venuto a parlarne con me: ha accusato immediatamente Addy appena l’ha vista.»

    «Ti vuole bene, mia cara» intervenne Cora McHatton. «Lo fa per proteggerti.»

    Hannah guardò la settantaseienne amica che conosceva ormai da cinquant’anni. «E chi gli ha chiesto di proteggermi? Non sono certo stata io.»

    «Scusate, ma... chi ha scritto la lettera?» domandò Phoebe Knight, smettendo per un istante di ritagliare il cartoncino.

    «Non lo so» rispose Hannah. «Mi sono rifiutata di leggere quella lettera. Anche se forse avrei dovuto, così avrei saputo chi l’ha scritta e avrei potuto dirgli che cosa penso di lui. Tu lo sai, Addy?»

    La ragazza si sentì improvvisamente a disagio. Non aveva parlato della lettera con Hannah, fino a quando non era stata lei stessa a sollevare l’argomento. Fino a quell’istante, Addy aveva dato per scontato che Hannah avesse

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