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Ricatto nuziale: Harmony Collezione
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Ricatto nuziale: Harmony Collezione

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About this ebook

Darcy Langton e Joel Castille coronano il proprio sogno e annunciano il loro matrimonio. Di convenienza. Un ricatto, più che una promessa. O forse un sogno d'amore. Darcy ha accettato la proposta di Joel solo per paura che lui potesse rivelare al padre il suo segreto. Ma la attende una sorpresa.

LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2015
ISBN9788858936382
Ricatto nuziale: Harmony Collezione
Author

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Ricatto nuziale - Sara Craven

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Wife Against Her Will

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Sara Craven

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-638-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Pioveva forte, ma la ragazza pagò il taxi senza curarsi di tirare su il colletto dell’impermeabile né di evitare le pozzanghere. Incurante del freddo umido della sera, sostò sotto un lampione per controllare l’indirizzo su un pezzo di carta che teneva in mano.

    La casa era uguale alle altre della via. La ragazza salì i pochi scalini che conducevano alla porta d’ingresso su cui spiccava una lucente targa di ottone.

    Le tremavano le dita. Stava forse perdendo il coraggio? Tirando un profondo respiro, premette il campanello.

    Un uomo in uniforme da portiere aprì immediatamente la porta. «Posso aiutarla, signorina?» le domandò in tono cortese ma circospetto.

    «Vorrei parlare con uno dei vostri soci... un certo signor Harry Metcalfe.»

    Il portiere inarcò le sopracciglia e la osservò attentamente. «Il signor Metcalfe partecipa a una festa privata. Non credo che desideri essere disturbato. Ma posso portargli un messaggio, se vuole.»

    «No. Devo parlargli di persona. È... urgente. Vuole chiamarlo, per favore?» lo pregò, chiedendosi che cos’avrebbe fatto se lui si fosse rifiutato e le avesse chiuso la porta in faccia. Ma il portiere si fece da parte e la lasciò entrare nel vasto atrio rivestito di pannelli di legno scuro.

    Una scala saliva ai piani superiori. Sulla destra c’era una scrivania con due telefoni e il registro del club e, di fronte, una serie di porte, tutte chiuse. Dietro una di quelle porte doveva esserci Harry, il centro dell’attenzione di quella festa privata. Ma quale?

    Il portiere aprì la porta più vicina e la invitò a precederlo nella stanza. Premette un interruttore, accendendo due applique fortemente schermate. «Se vuole aspettare qui nella sala di lettura, signorina, vedrò che cosa posso fare. Ma non posso prometterle niente.»

    Sbottonandosi l’impermeabile bagnato, la ragazza si guardò intorno. C’erano alcune poltrone di pelle e, al centro della stanza, un tavolo con sopra delle riviste disposte in perfetto ordine. Le pareti erano rivestite di librerie a vetri dalle elaborate serrature, ma senza chiavi, quasi a scoraggiare ogni tentativo di aprirle.

    La stanza sembrava immobilizzata nel tempo... o forse era una sua impressione? Perché provava uno strano torpore, come se il mondo si fosse fermato sei ore prima, quando aveva guardato una linea in un tubetto di plastica e l’aveva vista diventare azzurra.

    «Harry» mormorò. «Harry, devi aiutarmi. Non so che cosa fare.»

    Sentì aprire la porta e si voltò, ma il sollievo che provò fu di breve durata, perché il nuovo arrivato non era Harry, ma un uomo che non aveva mai visto in precedenza. Più alto e più scuro di Harry, ma non altrettanto affascinante. Harry aveva un sorriso che avrebbe potuto sciogliere un iceberg. La bocca di quell’uomo, invece, sembrava forgiata nell’acciaio.

    Aveva i capelli neri e gli occhi azzurri più gelidi che avesse mai visto. E in quel momento la osservavano con evidente irritazione.

    «Oh, no!» La sua voce era profonda, con un lieve accento. «Chi ha avuto la brillante idea di invitarti, tesoro? Perché gli torcerò il collo.»

    La ragazza lo fissò, sorpresa. «Credo che ci sia un errore. Sono qui per vedere Harry Metcalfe.»

    «Non ne dubito» ribatté l’uomo. «Ma Harry sta partecipando alla cena di addio al celibato con alcuni amici e parenti, compreso il futuro suocero. Capirai quindi che la tua intrusione sarebbe fuori luogo.» Infilò la mano nella tasca dell’elegante giacca da sera e tirò fuori il portafoglio. «Quanto vuoi per sparire?»

    La ragazza aggrottò le sopracciglia. «Non so chi sia lei, ma...» incominciò.

    «E a me non importa chi sei tu» l’interruppe l’uomo in tono annoiato. «È quello che sei che non mi va giù. Perché non è quel genere di festa, quindi fa’ la brava e vattene.» Tirò fuori dal portafoglio alcune banconote. «Adesso dimmi quanto avevano promesso di pagarti, e aggiungi il costo del taxi, così potremo tornare tutti ai nostri impegni.»

    «Niente di personale, tesoro» aggiunse, osservandola con i freddi occhi azzurri e il sorriso cinico. «In altre circostanze, probabilmente mi divertirei a guardarti esibirti, ma non stasera. Quindi ti consiglio di andare al tuo prossimo appuntamento.»

    La ragazza lo fissò sconcertata. «Di che diavolo parla? Sono qui per vedere Harry, e non me ne andrò prima di avergli parlato.»

    «Invece sì. Scortata dalla polizia, se necessario. Ecco.» L’uomo si avvicinò e prima che lei intuisse le sue intenzioni, le infilò le banconote nella scollatura, sfiorandole casualmente la pelle con le lunghe dita.

    Lei indietreggiò, lanciando un gridolino indignato, poi prese il denaro e glielo lanciò contro. «Come osa... come osa toccarmi... bastardo!»

    «Perché, toccare non fa parte dello spettacolo?» Era imperturbato, quasi beffardo. «Questa poi è una novità.» S’interruppe, lanciando un’occhiata alla porta. «Oh, no. Questa non ci voleva!»

    La porta si spalancò di colpo ed entrò un uomo più giovane, con i capelli biondi e il viso accaldato. «Sono la squadra di soccorso, vecchio mio» farfugliò. «Tuo zio Giles ti cerca.» Poi notò la ragazza. Si fermò ed emise un lungo fischio. «Che furbacchione!» rise. «Da dove è arrivata?»

    «Strano che tu lo chieda, mio caro Jack. Stavo per farti la stessa domanda.»

    Jack inarcò le sopracciglia e scoppiò a ridere. «Vuoi dire che, dopotutto, è arrivato il divertimento?» Alzò le mani in segno di finta resa. «Io non c’entro, amico mio. Non avrei mai osato, sapendo che tuo zio Giles ci avrebbe onorati della sua presenza. Non ce lo vedo il vecchio Harry a spogliarsi e a spassarsela sotto gli occhi del futuro suocero.» Lanciò un altro fischio d’apprezzamento. «È adorabile, eh? Ti va di esibirti qui in privato, tesoro? Solo per noi due?»

    «No» l’interruppe seccamente l’altro uomo. «Tu sarai anche abbastanza ubriaco, ma io no. E comunque dobbiamo tornare alla festa. Quindi lei se ne va.»

    La prese per un braccio, ma la ragazza si liberò con uno strattone. «Mi lasci andare!» gridò. «Non capisce. Questo non è... Non sono quella che pensa. Conosco Harry. Sono una sua amica e devo vederlo subito... parlargli. È terribilmente importante.»

    «Gli amici di Harry sono di sopra alla festa, e tu non sei nell’elenco degli invitati. Adesso vattene.» La prese per le spalle e la fece girare, spingendola inesorabilmente verso la porta.

    La ragazza si divincolò mentre raggiungevano l’atrio. L’impermeabile le scivolò dalle spalle e anche la borsetta finì sul pavimento. Cercò di raccoglierla, inciampò e per poco non cadde in ginocchio, ma le dita forti dell’uomo la tirarono di nuovo in piedi.

    Il portiere si era alzato e c’erano altri uomini, alcuni sulle scale, altri lì nell’atrio. La circondarono, palpeggiandola, cercando di afferrarle la cerniera del vestito, ridendo e gridando: «Via! Via!».

    Lei udì lo strappo del vestito sulla schiena, sentì con orrore le loro mani sulla pelle, e strillò terrorizzata.

    All’improvviso, in mezzo al tumulto di facce sghignazzanti, vide Harry. Si teneva leggermente indietro, bianco come uno spettro, la bocca aperta per lo shock, e la fissava come se fosse il suo peggiore incubo.

    La ragazza lo chiamò con voce disperata. «Harry... aiutami... ti prego. Devi...»

    Ma lui non si mosse e non proferì una parola. Solo la sua espressione cambiò, passando dalla sorpresa alla colpa e infine a una fredda collera.

    Fu allora che lei smise di lottare. Lasciò che le forti mani maschili che la tenevano ancora per le spalle la spingessero verso l’uscita del club. Qui l’uomo si fermò e la fece girare bruscamente. I suoi occhi azzurri la guardarono con disprezzo. Prese l’impermeabile e la borsetta dalle mani dell’uomo biondo, che era comparso al suo fianco, e glieli gettò. «Ti consiglio di cambiare mestiere, tesoro, se vuoi guadagnarti da vivere» mormorò senza l’ombra di un sorriso. «Non credo che tu sia tagliata per questo.»

    La porta si chiuse, lasciandola sotto la pioggia, e più sola di quanto fosse mai stata in vita sua.

    1

    Due anni più tardi

    «Mio padre vuole ritirarsi?» Darcy Langton fece un verso di derisione. «Solo con il carro funebre!»

    «Darcy, tesoro» la rimproverò la zia. «Non sei gentile.»

    Nemmeno mio padre, il più delle volte, pensò Darcy. Tuttavia, tenne per sé il pensiero, per rispetto di zia Winifred. «Per questo mi ha mandata a chiamare?» domandò. «Per informarmi dei suoi ultimi capricci?»

    La zia sospirò. «È una cosa seria. Si è dimesso realmente da direttore generale della Werner Langton, e intende lasciare anche la presidenza, non appena il suo successore saprà sbrogliarsela da solo.»

    «Non ha accennato a niente prima che io andassi via. Eppure deve averlo deciso da tempo.» Darcy si allontanò dalla finestra e andò a sedersi sul divano accanto alla zia, tirandosi indietro nervosamente una ciocca di capelli biondi che era sfuggita dallo chignon. «Questo successore di cui hai parlato... è già stato nominato? È un membro del consiglio di amministrazione?» domandò all’improvviso.

    «No.» Zia Freddie corrugò la fronte. «In effetti, sembra una scelta un po’ strana. È molto più giovane di quanto mi sarei aspettata.»

    Darcy la fissò. «Allora l’hai conosciuto?»

    «Tuo padre l’ha invitato qui per il weekend qualche settimana fa. Hanno trascorso quasi tutto il tempo nello studio, quindi devono aver concluso l’accordo allora.» Si strinse nelle spalle. «Tuo padre sembra soddisfatto della scelta. Sostiene che la Werner Langton ha bisogno di un’iniezione di dinamismo che questo giovanotto può dare.»

    «Come diavolo si sono conosciuti?»

    «Tuo padre è andato apposta negli Stati Uniti, poiché aveva saputo di questo fenomeno che aveva già salvato alcune aziende in difficoltà. Si chiama Joel Castille. Ti dice niente?»

    Darcy scosse la testa. «No. È un nome poco comune, quindi me lo sarei ricordato.»

    «È di madre inglese e di padre francese.» Zia Freddie rifletté un momento. «È anche straordinariamente attraente. Di solito non faccio ritratti, ma ha un viso che vorrei dipingere.»

    Darcy fece una smorfia. «Magari per appenderlo nella sala del consiglio. Dovresti proporglielo.»

    «Non oserei mai, come ti renderai conto quando lo conoscerai. Tuo

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