Una relazione sconveniente: Harmony Destiny
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Amanti appassionate 1
Gli uomini le desiderano, loro si concedono solo per amore.
A volte la realtà è migliore della fantasia.
Nessuno immaginerebbe mai che sotto gli abiti eleganti e formali di Grace Stephens, preside di un prestigioso istituto, si nasconda una creatura sensuale e provocante. Nemmeno Adam Bowen, ricchissimo imprenditore nonché membro del consiglio scolastico.
Certo, lui l'ha sempre ammirata, ma è stato il ritrovamento casuale di un manoscritto ad alto contenuto passionale ad aprirgli gli occhi. L'autrice, infatti, non può essere che Grace e, dal momento che il protagonista del romanzo si chiama Adam, forse è il momento di farsi avanti e di chiederle di mettere in pratica alcune delle pagine più bollenti del suo sorprendente libro.
Katherine Garbera
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Una relazione sconveniente - Katherine Garbera
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Make-Believe Mistress
Silhouette Desire
© 2007 Katherine Garbera
Traduzione di Giorgia Lucchi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-428-4
1
Adam entrò nell’ufficio di lei come se fosse stato suo, si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave nella serratura. Le sfiorò la guancia con la mano e le insinuò le dita tra i capelli, inclinandole il capo all’indietro. Lei rabbrividì a quel breve contatto e si morse il labbro per non chiedergli di più.
Tratto da L’amante di Adam, di Stephanie Grace
Grace Stephens faticava a pensare chiaramente quando Adam Bowen fissava su di lei l’intenso sguardo verde-blu. Sentiva il sangue pulsare rapido alle tempie. Aveva ripetuto centinaia di volte il discorso per quella riunione, ma in presenza dell’uomo per cui aveva una cotta segreta non riusciva a parlare.
«Signora Stephens, le ho chiesto quali risoluzioni dovrebbe adottare secondo lei questo consiglio.»
La sua voce era profonda e leggermente rauca, ma era adatta a lui. Era un uomo alto, oltre il metro e novanta, muscoloso e assai ben definito. Grace non lo aveva mai visto senza una bella abbronzatura. In genere, tuttavia, lui la guardava appena e proseguiva; Grace non aveva potuto prevedere l’effetto che avrebbe avuto su di lei trovarsi al centro della sua attenzione.
«Signor Bowen» disse, sfogliando gli appunti sul tavolo. Appena ebbe distolto lo sguardo da lui, ritrovò la concentrazione. Rammentò a se stessa che era la direttrice della Tremmel-Bowen Preparatory School, prestigiosissima scuola di Plano, Texas, da decenni vivaio per potenti politici e futuri capitani d’industria.
Ultimamente, però, la scuola aveva fatto notizia più per gli scandali che l’avevano vista coinvolta che per altre ragioni.
Mantieni la calma, ragazza.
Si schiarì la voce e si alzò in piedi, rammaricandosi di non essere più alta di un metro e sessanta. Si diresse verso la parte anteriore della sala riunioni, in cui Bruce, il suo assistente, le aveva preparato un laptop e un proiettore. Il vicedirettore, Jose Martinez, si massaggiò nervosamente la nuca mentre lei si preparava per la presentazione; non c’era in gioco solo il posto di lavoro di Grace, ma anche quello di tutto il suo staff: Bruce, Jose e settantacinque persone tra insegnanti e personale.
«Scusi se l’ho fatta aspettare, stavo riordinando i pensieri per parlare con lei e con il resto del consiglio d’amministrazione.»
Quella riunione la rendeva incredibilmente nervosa, il pensiero della disoccupazione e della caduta in disgrazia le dava i sudori freddi; non aveva alcuna intenzione di tornare alla vita a cui si era sottratta con tanta fatica. L’idea la spronò a concentrarsi.
«Da decenni la Tremmel-Bowen è l’istituto dove diplomatici e capi di stato mandano i propri figli a studiare e addestrarsi per prepararsi a diventare futuri leader a livello mondiale.»
«Ma negli ultimi anni questa reputazione ha sofferto molto» intervenne Sue-Ellen Hanshaw. La presidentessa dell’associazione genitori-insegnanti era un’ex reginetta di bellezza e in sua presenza Grace si sentiva immancabilmente un topolino di campagna. Il trucco di Sue-Ellen era impeccabile, l’acconciatura fresca di parrucchiere e il corpo nella forma migliore che tutto il suo denaro potesse garantirle.
«Ne sono consapevole. Quest’anno abbiamo fatto molti cambiamenti per ridare alla scuola il lustro che le spetta. Sfortunatamente, c’è stato il piccolo incidente del quale siete tutti a conoscenza.»
«Be’, non lo definirei piccolo» intervenne Malcolm O’Shea. Uno dei membri più attivi del consiglio, Malcolm era in grado di influenzare notevolmente gli altri riguardo al destino della scuola.
Era ovvio che per lui l’incidente non poteva essere definito piccolo: sua moglie Dawn era stata fotografata durante un abbraccio torrido con un altro insegnante e l’immagine era stata diffusa su Internet. Stando agli ultimi pettegolezzi, Malcolm e Dawn si erano rivolti a un mediatore e si preparavano al divorzio.
Adam continuava a fissarla e i suoi occhi esprimevano più della solita traccia di noia, Grace vi scorse anche della rabbia. Non poteva dargli torto, dopotutto era in parte responsabile se due dei suoi insegnanti erano stati sorpresi dagli allievi mentre facevano sesso. Sarebbe stata capace di gestire la reazione degli allievi, se solo la fotografia non fosse stata pubblicata sul sito web della scuola. Tutta colpa dei cellulari con la videocamera!
Le fiamme dell’imbarazzo le risalirono lungo il collo. Dawn aveva cercato di spiegarle di essersi lasciata travolgere dalla passione del momento, dimenticandosi dove si trovasse, ma Grace non le aveva creduto. Anche lei aveva baciato parecchi ragazzi... d’accordo, forse non proprio parecchi, ma non aveva mai dimenticato dove si trovasse.
Adam si schiarì la voce e lei deglutì faticosamente; la sua espressione era determinata e Grace sapeva che lui e tutti gli altri membri del consiglio si trovavano là per dare loro pessime notizie.
La scuola che portava il suo nome, che un tempo era stata considerata tra le più prestigiose al mondo, si era impantanata in scandali e debiti, non esattamente ciò a cui mirava il suo bisnonno Angus Tremmel quando aveva fondato l’istituto più di un secolo prima. In qualità di preside, lei era responsabile per quella situazione, ma aveva un piano, un piano che non aveva assolutamente niente a che vedere con il perdersi nei profondi occhi blu di Adam.
Trasse un bel respiro e alzò la testa, sistemandosi accanto al laptop. «Vorrei ringraziarvi per aver accettato di partecipare a questa riunione. Capisco la vostra posizione e l’intenzione di chiudere la scuola, ma confido che, quando vi avrò presentato il piano che siamo pronti a implementare, vorrete offrirci una seconda opportunità.»
Lasciò scorrere lo sguardo sul suo pubblico, membri del consiglio d’amministrazione, genitori e consiglio studentesco, imponendosi di sorridere sicura e determinata. La maggior parte dei presenti non parve molto ispirata dalle sue parole. Malcolm, in particolar modo, sembrava contrario a priori nei confronti di qualunque progetto per salvare la scuola.
«Abbiamo concluso i contratti con Dawn O’Shea e Vernon Balder. La politica della scuola nei confronti della fraternizzazione tra insegnanti è molto chiara. Entrambi hanno capito perfettamente la ragione del loro licenziamento e ho chiarito a tutto il personale che non ci sarà nessuna eccezione alle nostre regole.»
«Azione lodevole, ma non basta per modificare la decisione del consiglio d’amministrazione, signora Stephens» commentò Malcolm.
Grace fu delusa da quell’osservazione, benché non si fosse aspettata niente di diverso; Malcolm si era sentito umiliato quando le fotografie di sua moglie erano state pubblicate, prima su Internet e poi su un giornale locale. Voleva la testa di qualcuno.
«Malcolm intende dire che siamo preoccupati anche dalle condizioni finanziarie della scuola. Come sa, in seguito all’incidente molte famiglie hanno ritirato i loro figli dall’istituto e siamo stati costretti a rendere loro parte delle rette, il che ha ridotto il budget disponibile per il resto dell’anno» specificò Adam.
Grace inspirò profondamente. Era appena iniziato il secondo semestre e le iscrizioni si erano dimezzate. I genitori non volevano che il futuro dei loro giovani leader fosse anche solo sfiorato da ogni eventuale traccia di scandalo. Lei era dolorosamente consapevole che la scuola sarebbe riuscita a malapena ad arrivare a coprire le spese fino alla fine dell’anno, a maggio.
Era la prima volta che la sua conversazione con Adam includeva più di semplici risposte di una o due parole. «Purtroppo ne sono consapevole. Ho lavorato con il nostro responsabile della contabilità e penso che siamo riusciti a preparare un piano che ci consentirà di restare entro il budget disponibile fino alla fine di quest’anno scolastico.»
«Ammesso che decidiamo di lasciare la scuola aperta fino al termine del semestre, in autunno dovremo tornare per discutere della medesima situazione.»
Grace si sentì il cuore sprofondare; il consiglio d’amministrazione aveva accettato di partecipare a quella riunione, ma aveva già preso una decisione e sembrava che lei non potesse dire nulla per riuscire a indurlo a tornare sui suoi passi. Ma arrendersi senza combattere non era nel suo stile.
«Non sono d’accordo a questo riguardo, signor Bowen» ribatté. «Gli studenti rimasti intendono continuare a studiare presso la nostra scuola anche l’anno prossimo e insieme con il consiglio studentesco abbiamo già cominciato una massiccia campagna pubblicitaria per incrementare le iscrizioni.»
Aveva dedicato tutta la sua vita a quell’obiettivo: vivere una vita decorosa e lavorare in quella scuola. Voleva mantenere la reputazione che si era guadagnata, non poteva assolutamente tornare a essere la figlia peccatrice del reverendo Stephens.
Scacciò quel pensiero dalla sua mente; non era il momento per ricordare come sua madre fosse fuggita con un rappresentante. Jenny Stephens se n’era andata assai prima che Grace fosse grande abbastanza per domandarle di poter andare con lei e il reverendo si era assicurato che in seguito Jenny potesse trascorrere ben poco tempo con la figlia. Però l’aveva portata al funerale della madre, quando Jenny era morta per un aneurisma.
Grace si massaggiò la nuca cercando di concentrarsi, ma il profumo della colonia di Adam la distraeva, una fragranza fresca, boschiva che le solleticava i sensi.
«Vorrei potervi sottoporre l’intera presentazione, prima che il consiglio metta ai voti la decisione» disse.
«Siamo qui per questo, signora Stephens.»
Il Blackberry di Adam trillò e lui osservò lo schermo del dispositivo. Aveva le mani grandi, le dita lunghe e le unghie in condizioni assai migliori di quelle di Grace, che se le mordicchiava disperatamente.
«Scusatemi» disse lui. «Ho bisogno di assentarmi con la signora Stephens per qualche minuto.»
«Certamente. Così Bruce e io avremo tempo per preparare la presentazione del nostro piano per la ricostruzione finanziaria. Pensa che un quarto d’ora possa bastare?» gli domandò Jose.
«Perfetto» rispose Adam.
Le fece cenno di precederlo. Grace rimase profondamente consapevole della sua presenza al proprio fianco mentre lasciavano la sala riunioni e uscivano nella privacy relativa del corridoio. Lui le tenne la mano sulla parte bassa della schiena e Grace sentì il calore di quel contatto perfino attraverso i vestiti.
Si augurò che i pensieri di poco prima non trasparissero sul suo volto, cercò di controllare il respiro e rammentò a se stessa che si trovava a scuola, luogo del tutto inadatto per pensare al desiderio.
«Cosa posso fare per lei, signor Bowen?» gli chiese, sforzandosi di concentrarsi sul lavoro e non su come la sua giacca gli mettesse in evidenza le spalle ampie.
«Le ho chiesto di chiamarmi Adam quando non sono presenti gli altri membri del consiglio» disse lui.
«Non sarebbe appropriato» ribatté lei, cercando di non notare come la camicia blu scuro rendesse il suo sguardo ancora più luminoso e penetrante del solito.
«Lei fa sempre solo ciò che è appropriato, Grace?»
Sì, purtroppo. Lei annuì. Peccato che gli altri membri del personale non fossero altrettanto meticolosi. «Credo sia una cosa positiva, considerati i problemi che la nostra scuola sta affrontando.»
Lui le sorrise, asciutto. «Ho bisogno di usare il computer del suo ufficio per stampare un’e-mail che ho appena ricevuto e inviare la risposta via fax.»
Grace lo accompagnò fino al suo ufficio, in fondo al corridoio; avviò il computer e lo lasciò solo. «Sono qui fuori se le serve qualcosa.»
Adam aprì la posta e lesse l’e-mail che Lana, la sua assistente, gli aveva inviato. Ogni azienda dava qualche grattacapo, ma negli ultimi tempi dirigere la AXIOM non era più soltanto un’avventura divertente, soprattutto quando c’erano di mezzo i Viper.
I Viper erano una delle