Il milionario spagnolo: Harmony Collezione
By Kim Lawrence
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Nell Frost, assistente bibliotecaria, convinta che sia giunto il momento di dimostrarsi più sicura di sé, ha deciso di dire a Luiz Santoro cosa pensa di lui e dell'avere sedotto e abbandonato la sua giovane nipote. Una volta giunta nella splendida residenza spagnola di lui, però, scopre di avere sottovalutato Luiz e le sue doti magnetiche. Oltretutto lui capisce subito che Nell deve averlo scambiato per qualcun altro, ma decide di assecondarla in cambio di un favore.
Kim Lawrence
Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.
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Il milionario spagnolo - Kim Lawrence
1
Il medico stava lasciando il Castillo de Oro quando il suono di un elicottero in fase di atterraggio lo indusse a fermarsi di colpo. Sollevando una mano a schermarsi gli occhi dal sole, vide un’alta figura scendere dal velivolo.
Immediatamente riconoscibile anche in lontananza, la figura in questione divorò correndo il centinaio di metri che lo separava dal dottore, e lo raggiunse ancor prima che l’elicottero tornasse ad alzarsi in volo.
«Come stai, Luiz?»
La domanda era decisamente retorica.
Erano poche le persone che sembravano aver così poco bisogno di un medico come Luiz Felipe Santoro. Nonostante lo sforzo, infatti, la mano che allungò al dottore era fredda e asciutta, e lui, con il respiro regolare nonostante la corsa, esibiva il solito aspetto immacolato, con l’abito dal taglio formale e la sobria cravatta di seta.
Il dottore aveva sempre considerato la vitalità di quel giovane quasi eccessiva, e quel giorno non faceva eccezione.
Era difficile credere che Luiz Santoro fosse stato un bambino dalla salute cagionevole. La sua delicata costituzione, combinata a un’avventurosa e a volte spericolata personalità, aveva più volte costretto il medico a curare il piccolo Luiz per le numerose ferite ed escoriazioni, e una volta addirittura per un braccio rotto.
E forse era stata proprio quella vena di imprudenza che i suoi genitori - prima di affidarlo alle cure della nonna - avevano tentato invano di soffocare.
Luiz, a detta della nonna il solo membro della famiglia che lei riuscisse a sopportare, paradossalmente era l’unico che non ambisse - del resto non ne aveva bisogno - alla ricchezza che tutti gli altri guardavano con invidia, e il solo che invece l’avrebbe ereditata. Infatti, grazie alla mente acuta e al fiuto per gli affari, Luiz aveva guadagnato il suo primo milione ancor prima di compiere ventun anni, ed era già incredibilmente ricco per meriti propri.
«Sono sorpreso di vederti. Quando ho telefonato, la tua segretaria mi ha detto che ti trovavi nel bel mezzo dell’Atlantico, diretto a New York.»
«Proprio così.» Luiz liquidò quell’inaspettato cambiamento di programma con un gesto della mano. «Come sta mia nonna?»
Quando incrociò il suo sguardo, il medico sentì la propria fronte imperlarsi di sudore. Pareva che in quegli occhi scuri e penetranti ci fosse ben più del semplice accenno di crudeltà di cui parlavano i giornali.
Il dottore si sforzò di infondere una nota di speranza nel proprio resoconto riguardo alle condizioni di doña Elena, ma Luiz, con la concretezza che gli era propria, ricapitolò la situazione.
«Mi faccia capire... Nonostante sia un po’ migliorata dal momento in cui mi ha contattato, mia nonna potrebbe anche non riprendersi?»
Luiz si era sempre vantato di essere una persona realista, ma quella era la prima volta in vita sua in cui si concedeva di credere che la nonna non fosse immortale. Sapeva quanto il declino fosse inevitabile, eppure, a dispetto di tale consapevolezza, si sentì come colpito allo stomaco.
Il dottore sospirò. «Mi dispiace non poterti dare notizie migliori, Luiz» dichiarò sforzandosi di valutare la reazione dell’altro, ma non era semplice, dato che gli occhi erano schermati dalla superficie a specchio degli occhiali da sole. «Naturalmente, se avrai bisogno di me...»
Luiz inclinò la testa in segno di gratitudine. «Arrivederci, dottore.»
Stava ancora osservando il medico allontanarsi e meditando su quale vuoto gli avrebbe lasciato nel cuore la morte della nonna, quando una voce familiare richiamò la sua attenzione.
«Luiz!»
Si voltò e vide Ramon, il direttore della tenuta della nonna, avvicinarsi a passo spedito.
Ramon aveva sostituito il precedente amministratore cinque anni prima. Trovandosi di fronte a una strenua resistenza durante i primi giorni del proprio incarico, era stato costretto a rivolgersi a Luiz: convinto che la estancia situata nella parte settentrionale della Sierra Nevada avesse bisogno di radicali cambiamenti, infatti, si era ritrovato a scontrarsi con un culto della tradizione estremamente radicato e con un forte sospetto nei confronti dei sistemi di modernizzazione.
Nel corso degli anni, poi, i due uomini non avevano soltanto instaurato una rilassata relazione lavorativa, ma erano diventati amici. Quando Luiz aveva scoperto la disperata condizione finanziaria della nonna, poi -la donna aveva seguito un consiglio azzardato e investito in esso tutte le proprie finanze - l’esperienza e l’energia di Ramon lo avevano aiutato a salvare la estancia dall’imminente rovina.
«Una visita a sorpresa» osservò Ramon vedendolo avvicinarsi.
«Puoi ben dirlo.» Luiz allentò la cravatta e si sbottonò la camicia sul collo.
«Tua nonna...?»
Lui annuì.
Ramon gli diede una pacca sulla spalla in segno di solidarietà. «So che non è il momento migliore per parlarne, ma credi che dovrei procedere con i preparativi per la festa di compleanno della prossima settimana, o...?»
«Va’ pure avanti» concordò lui prima di concentrarsi su un argomento con il quale si sentiva decisamente più a proprio agio. «È successo qualcos’altro?»
«È buffo che tu me lo chieda.»
Luiz, mettendosi una mano sul collo e ruotando la testa per alleviare un po’ della tensione che gli irrigidiva i muscoli, perse il lampo di divertimento che per un attimo balenò sul viso dell’amico. Così, le sopracciglia inarcate per la concentrazione, fissò l’orologio che aveva al polso.
«Dammi un’ora per vedere la nonna, farmi una doccia e cambiarmi...»
«Dubito che la questione possa essere ulteriormente rimandata.»
«Quanto è urgente?» domandò Luiz, sopraffatto dalla curiosità.
L’altro sogghignò. «Urgente quanto può esserlo una donna, una bella donna, che chiede di vederti.»
«Una donna?»
«Una bella donna» tornò a sottolineare Ramon.
«A dire il vero, credevo si trattasse di un problema con le tubature o di un disastro con la prima spremitura delle olive» ammise Luiz. «E dimmi... questa donna, questa bella donna, ha anche un nome?»
«È una certa Nell Frost. Inglese, suppongo.»
Luiz scosse la testa e scrollò leggermente le spalle. Il nome non gli diceva nulla. «Mai sentita nominare.»
«Peccato. Speravo fosse la futura signora Santoro, il tuo regalo di compleanno per doña Elena. Questo sì che la farebbe felice.» Poi smise di scherzare e chiese all’amico se avesse altre idee.
«Idee?» Luiz, che non riusciva a vedere il problema, si accigliò. «Dille che non è il momento opportuno, suggeriscile di prendere un appuntamento.» Fece per allontanarsi, ma Ramon lo trattenne.
«Non funzionerà. E non serviranno neanche le minacce o le lusinghe, perché le ho già provate tutte, e senza alcun risultato.»
Luiz si sentì sopraffatto da una sorta di insofferenza. Quanto poteva essere difficile liberarsi di un visitatore indesiderato?
«Falla allontanare dalla sicurezza.» La sua espressione rivelava quanto fosse sorpreso dal fatto che non ci avessero ancora pensato. «O, meglio, chiedi a Sabina di impartirle qualcuno dei propri ordini.»
«Sabina ci ha già provato. È stata lei a suggerire che ti avrebbe fatto piacere parlare con questa giovane donna.»
Luiz inarcò un sopracciglio. Sabina deteneva il titolo ufficiale di governante, ma in realtà la sua autorità superava addirittura quella della nonna. Emise un rassegnato sospiro. «Dov’è?»
«È seduta in giardino da più di un’ora, e fa decisamente caldo.»
«E per quale motivo si trova lì?» In effetti, c’erano più di trenta gradi all’ombra.
«Temo si tratti di una sorta di protesta.»
«Una protesta?» echeggiò Luiz. «E contro cosa?»
L’amico si sforzò di sorridere. «Immagino abbia in qualche modo a che fare con te. Ti ho già detto che è molto bella?»
2
Nell sollevò una mano a schermarsi gli occhi dal sole che le picchiava sulla testa. Il pulsante dolore alle tempie faceva presagire che presto le sarebbe scoppiata una violenta emicrania.
Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto restar lì seduta? La mattinata sembrava ormai passata da secoli, meditò estraendo dalla tasca l’e-mail ormai sgualcita. Aveva perso la cognizione del tempo e, al momento, le riusciva anche sempre più difficile controllare i propri deliranti pensieri.
Non sapeva chi si fosse dimostrato più sorpreso, quando si era seduta e aveva pronunciato il proprio ultimatum, se lei o l’uomo dal caldo sorriso. Quella persona si era dimostrata talmente gentile nei suoi confronti che in quel momento Nell si sentì quasi in colpa. Eppure, nello stesso tempo, provava anche un bizzarro senso di liberazione. Dopo aver passato la maggior parte della vita dimostrandosi accomodante e accantonando i propri desideri per soddisfare quelli degli altri, era arrivato il suo turno di mostrarsi cocciuta e determinata.
«E la cosa mi riesce anche piuttosto bene» ammise con un sorriso.
Luiz, che si stava avvicinando a quella solitaria figura seduta in mezzo a diversi acri di prato perfettamente curati, quando la sentì parlare si arrestò immediatamente.
La voce era bassa, e segnata da un inaspettato stridio sensuale molto più maturo della sua proprietaria. Ramon lo aveva fuorviato definendola donna: quella, decretò, era soltanto una ragazza.
Una ragazza dai capelli color miele che scintillavano al sole, vestita con un leggero abito azzurro che rivelava due gambe snelle e tornite.
«D’ora in poi, tutti dovranno rispettarmi. Sono una donna forte e potente. Dio, non sono nemmeno ancora nel fiore degli anni! Ma dove sarà andato l’uomo dal caldo sorriso? Almeno a lui avrei potuto chiedere quanto ancora devo aspettare quella serpe di Luiz Santoro!»
«È andato a chiamare Luiz Felipe Santoro.» Abituato a sentirsi descrivere in termini ben più lusinghieri, perlomeno in faccia, Luiz era curioso di scoprire come quella giovane donna si fosse fatta una simile opinione di lui.
E Nell, che fino a quel momento non si era neppure accorta di aver dato voce ai propri pensieri, si ritrovò a fissare lo sguardo sulle lucide scarpe di pelle a pochi passi da lei.
«Chi sei?» domandò Luiz senza preamboli.
«Sono io a fare le domande» ribatté la ragazza in tono bellicoso. «Chi sei tu?»
«Luiz Santoro.»
Mentre Nell si alzava, un sospiro di sollievo sfuggì alle sue labbra ormai secche.
L’uomo che le si era materializzato davanti era alto e affascinante, sebbene quest’ultimo aggettivo sembrasse decisamente vago e inappropriato, considerata la perfetta unicità dei suoi lineamenti: la mascella era decisa, la fronte alta, gli zigomi pronunciati, la bocca sensualmente scolpita.
Quando incrociò lo sguardo impaziente di lui, Nell percepì una strana scossa che la percorse da capo a piedi come una scarica elettrica: quegli occhi erano davvero straordinari.
Incastonati come gioielli sotto due sopracciglia folte e ben definite, risplendevano neri come l’inchiostro ed erano incorniciati dall’unica caratteristica che non fosse