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Irrinunciabile proposta: Harmony Collezione
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Irrinunciabile proposta: Harmony Collezione

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About this ebook

Era davvero disposta a pagare un prezzo così alto?

Romy Picard farebbe qualunque cosa pur di evitare l'arresto al suo anziano padre, ma l'unico che può aiutarla è l'uomo che le ha rubato, anni prima, il cuore... oltre alla sua innocenza.

Xavier DeVasquez potrebbe far cadere ogni accusa con un semplice schiocco delle dita, ma in quella situazione intravede un'irrinunciabile opportunità: avere Romy ancora una volta fra le proprie braccia. Xavier decide di cogliere al volo tale possibilità, e questa volta farà in modo che duri per sempre.
LanguageItaliano
Release dateOct 9, 2018
ISBN9788858987889
Irrinunciabile proposta: Harmony Collezione
Author

Helen Bianchin

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.

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    Book preview

    Irrinunciabile proposta - Helen Bianchin

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bride, Bought and Paid For

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Helen Bianchin

    Traduzione di Sonia Indinimeo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-788-9

    1

    Una pioggia violenta batteva sui finestrini del tram che filava sui binari inoltrandosi nel cuore di Melbourne.

    Il mese di ottobre nell’emisfero sud era in bilico tra la primavera e l’estate, con un alternarsi di sole brillante e improvvisi scrosci di pioggia, accompagnati da brusche cadute della temperatura. Quel tempaccio era adatto all’occasione, decise Romy con insolito cinismo, quando il tram si fermò sferragliando per scaricare un gruppo di passeggeri prima di imboccare il ponte sul fiume Yarra.

    Gli alti grattacieli del centro si ergevano verso le nuvole, come sentinelle di vetro e cemento.

    Romy scese alla fermata successiva, con tutti i nervi tesi. Attraversò la strada ed entrò in un moderno palazzo di uffici. Potendo scegliere, avrebbe preferito vedersela con una classe di ragazzini scatenati, decisi a regalare alla loro insegnante d’inglese la peggiore giornata della sua vita, piuttosto che affrontare l’uomo che teneva in pugno il destino di suo padre.

    Di origini spagnole, nato e cresciuto a New York, Xavier DeVasquez era un vero mago dell’elettronica e la sua abilità lo aveva proiettato tra i cinquecento uomini più ricchi del mondo. In più, era famoso per i suoi metodi spietati. Una caratteristica da non sottovalutare in camera di consiglio... oltre che da letto.

    Avrebbe dovuto saperlo, pensò con un brivido mentre un battito di ciglia cancellava gli ultimi tre anni, catapultandola in un passato che aveva cercato disperatamente di dimenticare.

    A quella serata di beneficenza avevano partecipato alcuni dirigenti della DeVasquez Corporation, incluso suo padre. Andre Picard, capo contabile, si era fatto accompagnare da sua moglie e sua figlia. Tra le tante donne presenti, chissà perché, era stata proprio lei ad attirare l’attenzione di Xavier DeVasquez.

    Romy aveva scoperto che video e foto non erano mai riusciti a catturare il micidiale potere d’attrazione che quell’uomo esercitava di persona. Dal canto suo, lei era decisamente vulnerabile e del tutto impreparata a contrastare un tipo simile. Troppi anni passati a studiare per diventare insegnante le avevano lasciato poco tempo per la vita sociale, e quel poco l’aveva speso in compagnia delle sue amiche.

    All’improvviso, trovarsi davanti un uomo del calibro di Xavier DeVasquez che mostrava interesse per lei era stato molto eccitante, e quando lui le aveva chiesto di rivederla aveva stentato a crederci. Aveva una folla di donne intorno, eppure aveva scelto lei! Per la sua genuinità, le aveva spiegato in seguito.

    Dodici settimane e tre giorni... Romy ricordava anche il numero delle ore e dei minuti.

    Si era innamorata di Xavier troppo in fretta, ignorando la voce della ragione.

    Si era lanciata con entusiasmo nella vita brillante che lui le aveva offerto, fatta di risate, cene, teatri e serate di gala. Si era lasciata sedurre dai baci della buonanotte che si erano scambiati ogni sera salutandosi, con la consapevolezza che presto i baci non sarebbero più bastati. Infatti, dopo qualche giorno Xavier l’aveva portata a casa sua, nel suo letto, e lei gli aveva donato la sua verginità, il suo cuore, la sua anima. Il giorno dopo, si era trasferita da lui.

    La relazione era andata avanti per tre mesi, finché Romy non aveva commesso un terribile errore. Dopo una lunga notte di piacere, alle prime luci dell’alba, gli aveva detto di amarlo. Il suo cuore era andato in mille pezzi quando Xavier le aveva dato un bacio distratto sulla tempia e le aveva detto che l’amore non gli interessava.

    Le ci era voluto molto coraggio per fare le valige e andarsene. Era servita tutta la sua forza d’animo per non rispondere alle sue telefonate. Dopo un paio di settimane d’angoscia, aveva accettato un lavoro all’estero, nella speranza di dimenticare l’esistenza di Xavier DeVasquez.

    Ma era stato impossibile. La sua immagine l’aveva tormentata per lunghe, terribili notti insonni. Giornali e rotocalchi non facevano che parlare di lui, magnificando qualche nuova impresa commerciale. Molto spesso gli articoli erano corredati di foto che lo ritraevano accanto a donne bellissime.

    Due anni più tardi, la progressiva e lenta agonia di sua madre, alle prese con il cancro, l’aveva riportata a casa. Erano stati tre mesi terrificanti, alla fine dei quali suo padre aveva insistito perché ripartisse e riprendesse il suo lavoro fino allo scadere dell’anno scolastico.

    Era stata riluttante a lasciarlo, ma lui l’aveva rassicurata e alla fine, vedendolo circondato dall’affetto dei pochi e sinceri amici di famiglia, aveva acconsentito.

    Suo padre aveva voluto assicurare alla moglie le cure più costose per alleviare le sue sofferenze, e in qualche modo ci era riuscito.

    Maxine Picard era morta serena, senza immaginare il prezzo che suo marito avrebbe pagato per quello.

    Chi avrebbe potuto prevedere il crack del mercato azionario, che avrebbe finito col gettarlo sul lastrico? O, peggio, immaginare che un uomo onesto potesse sottrarre fondi dai bilanci della società per investirli in una operazione ad alto rischio, nel disperato tentativo di rimettersi in piedi?

    Romy avrebbe potuto avvertirlo che era la ricetta per il sicuro disastro... se solo lo avesse saputo.

    Ma fu solo quando, scaduto il contratto, era tornata a Melbourne, che aveva scoperto la reale situazione di suo padre.

    Aveva venduto tutto. La casa di famiglia, l’appartamento dove si era trasferito dopo la morte di Maxine, la macchina, i mobili... ogni cosa!

    Era rimasta impietrita scoprendo che suo padre Andre era stato arrestato ed era in attesa di un processo che quasi sicuramente si sarebbe concluso con una pesante condanna. Lui non le aveva mai detto nulla nelle lettere, nelle e-mail o nel corso delle brevi e rare telefonate che le aveva fatto durante la sua assenza.

    Quando era tornata, aveva evitato di incontrarla accampando delle scuse, e prima di sapere la verità, Romy aveva dovuto attendere una settimana. Una settimana che aveva trascorso a cercare un appartamento arredato in affitto, a comprare un’auto e a definire il contratto con la nuova scuola, ignara della tempesta che si stava addensando sulla sua testa.

    Come aveva potuto essere così indifferente? Come aveva fatto a non capire?

    L’incontro con suo padre era stato devastante. Eppure, l’immagine di quell’uomo così invecchiato, dimagrito, fisicamente e mentalmente distrutto, aveva fatto scattare dentro di lei una determinazione di ferro.

    Si era data subito da fare. Aveva verificato i fatti, preso visione dei documenti e cercato di negoziare, ma senza successo. Non c’era da meravigliarsi, considerando che il debito di suo padre ammontava a qualche milione... Una situazione orribile e senza via d’uscita. Eccetto una. Un appello personale a Xavier DeVasquez.

    L’ultima spiaggia.

    La più difficile.

    Aveva telefonato, aveva lasciato decine di messaggi che la segretaria assicurava di aver recapitato, ma Xavier DeVasquez si era guardato bene dal risponderle.

    A Romy erano rimaste solo due possibilità... e rinunciare non rientrava nei suoi programmi.

    Tre anni di insegnamento in Inghilterra, agli adolescenti dei sobborghi, l’avevano trasformata. A ventisette anni era molto diversa dalla ragazzina ingenua e romantica, pronta a credere alla sincerità di un uomo e a perdersi in una fantasia da cinematografo che non aveva nulla a che fare con la realtà. Un uomo che era decisa ad affrontare e che quel giorno sarebbe stato costretto ad ascoltarla, in un modo o nell’altro.

    Prese un lungo respiro per calmarsi, entrò nell’atrio e si diresse verso il blocco degli ascensori.

    Verificò il grande totem con i nomi delle società e il rispettivo piano, entrò in uno dei cubicoli elettronici e premette il bottone. Sentì le ginocchia tremare mentre veniva trasportata velocemente a destinazione.

    L’atrio era lussuoso, notò uscendo dall’ascensore, proprio come aveva immaginato. Si diresse al banco della reception dove sedeva una splendida ragazza, perfettamente in tono con l’ambiente.

    Romy sorrise. «Xavier mi sta aspettando.»

    «Posso sapere il suo nome?» Le sue dita fremevano sulla tastiera del computer, pronte a verificare sull’agenda elettronica.

    Scelse la strada della complicità tra donne. «È una visita personale» le rivelò abbassando la voce.

    «Ho bisogno di sapere il suo nome, per avvertire l’assistente del signor DeVasquez» insistette la ragazza, gentile ma ferma.

    Romy sbatté le ciglia. «E rovinargli la sorpresa?»

    La centralinista strinse le labbra con un accenno di disappunto. «Alla DeVasquez Corporation osserviamo delle precise procedure.»

    Ormai era chiaro che se non avesse detto il suo nome non avrebbe avuto nessuna possibilità, se non usando la forza bruta. «Romy Picard.»

    La ragazza batté rapidamente le lettere sulla tastiera e qualche istante dopo apparve un messaggio sul video. Romy la vide sgranare gli occhi per una frazione di secondo. «Il signor DeVasquez non è disponibile» disse, gelida.

    Parole educate senza calore né una punta di sorriso, notò Romy, ingoiando la risposta molto meno educata che le stava salendo alle labbra. «In questo caso, mi siederò ad aspettare.»

    «Vorrei chiarire che il signor DeVasquez non sarà disponibile per tutto il giorno.»

    «Lo aspetterò lo stesso.»

    In quel momento il telefono squillò e Romy ne approfittò per avvicinarsi al salottino d’attesa e si lasciò cadere su una poltrona di pelle. C’erano delle riviste sul tavolino di cristallo. Ne prese una e la sfogliò.

    Devi affrontarlo, si disse dopo venti minuti di attesa.

    Aspettare lì passivamente era inutile. Per vedere Xavier DeVasquez era necessaria un’azione di forza.

    Una rabbia sottile si mescolò alla sua determinazione, spingendola ad agire.

    Dannazione, quando è troppo è troppo...

    Si alzò in piedi, passò oltre il banco della reception e imboccò un corridoio su cui si aprivano alcuni uffici. Uno doveva essere quello di Xavier.

    «Non può entrare lì!»

    Il tono era tagliente, ma con una traccia d’ansia. Paura di ripercussioni da parte di Xavier DeVasquez?

    Romy continuò a camminare.

    Era arrivata a metà del corridoio, quando una donna vestita in modo impeccabile, le sbarrò la strada.

    «La prego di tornare alla reception.»

    L’assistente di Xavier DeVasquez?

    Romy sfoderò uno dei terribili sguardi con cui metteva a tacere intere scolaresche indemoniate. «Dove sarò lasciata ad aspettare all’infinito?»

    «Il signor DeVasquez è in riunione.»

    «Davvero? Allora è tempo che faccia una pausa.» Cercò di superare la donna, ma lei glielo impedì spostandosi nella stessa direzione.

    «Chiamerò la sicurezza per farla portare fuori» le comunicò la donna.

    Sì, avrebbe potuto, ma le ci sarebbe voluto del tempo. Tempo che Romy intendeva usare a suo vantaggio.

    Diede una rapida occhiata alle due porte più vicine e decise per quella sulla sinistra. Entrò senza bussare e rimase delusa trovandosi in una vasta sala riunioni deserta. Si voltò e vide con la coda dell’occhio che l’assistente parlava al telefono, fece due passi e aprì la porta sulla destra senza un attimo di esitazione.

    Cinque uomini erano seduti intorno a un tavolo e Romy si rifiutò di farsi intimidire quando si voltarono all’unisono verso di lei, con un’espressione tra il curioso e il seccato.

    Ad eccezione dell’uomo seduto di fronte a lei che fissò nei suoi due occhi neri e minacciosi.

    Xavier avvertì lo sgomento dei suoi associati per quell’intrusione così inusuale.

    Il suo

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