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Qualcosa di speciale: Harmony Collezione
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Ebook164 pages2 hours

Qualcosa di speciale: Harmony Collezione

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About this ebook

Doveva essere soltanto un aiuto temporaneo, fino a quando Zane Holden, affermato uomo d'affari, non avesse trovato qualche parente a cui affidare il figlio della sua ex moglie, momentaneamente sotto la sua custodia. Per Lindsey Atherton, invece, è diventato ogni giorno di più un affare di cuore, anche se in azienda, in realtà, avrebbero mille motivi professionali per detestarsi. Adesso, però, è scoppiata tra loro un'imprevedibile quanto intensa passione, che sfocia in una indimenticabile notte d'amore. Peccato che, la mattina dopo, quello che lei vede sulla scrivania di Zane fa crollare le sue illusioni come un fragile castello di carte.
LanguageItaliano
Release dateAug 12, 2019
ISBN9788830502369
Qualcosa di speciale: Harmony Collezione

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    Qualcosa di speciale - Mary anne Wilson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Regarding the Tycoon’s Toddler...

    Harlequin American Romance

    © 2001 Mary Anne Wilson

    Traduzione di Salvatore Sanna

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-236-9

    1

    Lunedì.

    «Un bambino? E che cosa me ne faccio?»

    Zane Holden puntò lo sguardo indurito sulla città di Houston che si stendeva venti piani al di sotto del suo ufficio alla LynTech Corporation. Dal suo tono trasparivano irritazione e impazienza, per essere stato interrotto nel suo lavoro.

    Si voltò verso Edward Stiller, un avvocato venuto dalla Florida e lo vide stringersi nelle spalle sotto l’abito grigio. «Signore, sua moglie è appena morta... voglio dire. La sua ex moglie.»

    Zane non riusciva a convincersi che Suzanne non ci fosse più. Lei e suo marito erano rimasti uccisi in un incidente automobilistico in Francia. «Me lo ha già detto» dichiarò. «Mi dispiace molto che Suzanne e Weaver siano morti. Ma siamo stati sposati per poco più di due anni, e non ci sentivamo da tempo. E adesso lei viene da me... mi faccia capire come posso risolvere questo pasticcio.»

    «Glielo ripeto, sono qui soltanto quale esecutore testamentario delle volontà della sua ex moglie.»

    Zane tornò verso la sua poltrona e ci si lasciò cadere. «È proprio quello che non capisco.»

    Si passò una mano sul viso, irritato da quell’uomo quanto dai sentimenti confusi che lo agitavano.

    L’avvocato Stiller appoggiò la ventiquattr’ore sulla scrivania. «Per questo sono venuto a comunicarglielo di persona. Ci sono molte decisioni da prendere.»

    Zane cercò di riflettere, cercando di non pensare a Suzanne. Non era certo di averla mai amata, l’amore era qualcosa a cui non pensava spesso. Ma l’idea che se ne fosse andata per sempre gli procurava un dolore profondo, tinto di rimpianto.

    Tutto quello che Suzanne aveva desiderato era una famiglia. Ed era ciò che lui non voleva. Ecco perché lei si era messa con Dan Weaver.

    Zane l’aveva incontrato nell’ufficio dell’avvocato, alla firma delle carte per il divorzio. Non aveva mai odiato quell’uomo, non era stato lui la causa del fallimento del suo matrimonio.

    «Prima di prendere qualunque decisione, avvocato Stiller, mi chiarisca una cosa: mi sta dicendo che Suzanne non ha mai cambiato il suo testamento, lasciandomi come unico erede?»

    L’uomo aprì la ventiquattr’ore con uno scatto. «Signor Holden, non ho idea di quali fossero le sue intenzioni, ma non ha modificato le sue volontà.» Estrasse dalla ventiquattr’ore un fascio di documenti che gli porse. «Le assicuro che è tutto legale.»

    Zane si passò di nuovo una mano sul volto.

    «Il bambino... è un maschio, vero?»

    «Sì. Scott Walker Weaver di quasi due anni. Un bambino splendido, da quello che ho sentito dire. Per fortuna si trovava con la babysitter quando...» Si schiarì la voce. «È al sicuro, in compagnia della babysitter, finché non si deciderà il suo futuro.»

    Quel giorno pareva impossibile non pensare ai bambini. Per prima cosa c’era la richiesta di una donazione al Centro di Accoglienza aziendale, a disposizione dei figli dei dipendenti della società. Lanciò un’occhiata al foglio giallo, firmato dal direttore del Centro di Accoglienza, L. Atherton. La terza, rifiutata come tutte le altre.

    Si voltò di nuovo verso l’avvocato. Non sarebbe stato altrettanto facile rifiutare il figlio di Suzanne...

    «È assurdo» borbottò, allungando la mano verso il telefono. Compose il numero di un interno e quando Stiller stava per intervenire lo zittì con una mano.

    «Marlene, dica al signor Terrel di raggiungermi nel mio ufficio appena possibile. È molto urgente.»

    Riappese e si rivolse all’avvocato. «Non ci sono altri parenti? Nonni, zii?»

    «Non ne abbiamo ancora la certezza, ma sembra che non ci sia nessuno.»

    Suzanne era figlia unica, proprio come Zane, e come lui aveva perso da anni entrambi i genitori. Possibile che anche Weaver non avesse una famiglia?

    «Ce ne stiamo occupando e se esistono dei parenti stia sicuro che li troveremo. Ma per ora il testamento è chiaro: lei avrà il controllo totale su tutto, incluso il bambino.» Frugò tra i documenti e ne tolse il testamento che gli agitò davanti agli occhi. «Che cosa ha intenzione di fare?»

    Bussarono alla porta e Matthew Terrel entrò senza attendere una risposta. Era molto alto, con un fisico da giocatore di rugby, vestito di nero, i capelli biondi. Non aveva l’aspetto da vice amministratore delegato.

    Matt era la cosa più simile a un amico che Zane avesse mai avuto. Di lui si fidava ciecamente. «Ti presento l’avvocato Stiller, appena arrivato dalla Florida. Matthew Terrel, il mio vice.»

    Matt attraversò la stanza e tese la mano a Stiller. «Piacere.» Quindi si voltò a guardare Zane. «Di che emergenza si tratta?»

    «Stai a sentire quello che dice l’avvocato e poi ne discuteremo.»

    Matt si avvicinò e si sedette su una delle due poltrone di cuoio. «Mettetemi al corrente.»

    Mentre l’avvocato spiegava di nuovo tutto a Matt, Zane si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra. Ascoltava la conversazione e corrugò la fronte davanti alla propria immagine riflessa nel vetro. Vedeva un uomo alto e slanciato che si era tolto la giacca del completo grigio, aveva sbottonato il gilet e arrotolato le maniche della camicia, dalla quale aveva levato la cravatta. Un uomo freddo, così lo aveva definito Suzanne. Credere che lei avesse deciso di affidargli suo figlio era pazzesco.

    Se non vuoi dei figli, non abbiamo un futuro. Le sue ultime parole gli risuonavano ancora nella mente.

    Lui le aveva risposto senza false promesse o bugie. «Non ho mai voluto figli e non li voglio adesso.»

    Suzanne si era allontanata e le sue parole gli echeggiavano ancora dentro. «Sposarti è stato il più grande errore della mia vita.» Poi, aveva aggiunto: «Che il cielo aiuti il bambino che per sbaglio dovesse trovarsi sulla tua strada. Sei insensibile come il marmo».

    Suzanne non avrebbe mai potuto immaginare la sua amarezza. Zane non sopportava i fallimenti, tanto meno le sconfitte. Lei aveva trovato Weaver e Zane era tornato al suo lavoro...

    «Zane?»

    La voce di Matt lo riportò al presente. Cominciò a parlare, dandogli le spalle e fissando la propria immagine riflessa nel vetro. «Ridicolo, non trovi?»

    Matt si strinse nelle spalle.«Il testamento parla chiaro. Il bambino ha solo te.»

    «Suzanne non avrebbe mai voluto affidarmi suo figlio, lo sai anche tu.»

    «Non poteva immaginare di morire a trent’anni. Probabilmente aveva intenzione di cambiare il testamento, ma non ne ha avuto l’opportunità. Dev’esserci pure qualcuno disposto a occuparsi del piccolo, ma per ora...» Matt sospirò profondamente. «Che cosa vuoi da me?»

    Zane si voltò, fissando Matt dritto negli occhi. «Come posso oppormi?»

    «Potresti intentare una causa, insistere sul fatto che eravate divorziati e che ti rifiuti di rientrare nella sua vita, nonostante il testamento» suggerì Matt.

    «E che cosa succederebbe se lo facessi?»

    «Il bambino verrebbe affidato ai servizi sociali, finché non si troverà qualcuno disposto a occuparsi di lui... ammesso che si trovi.»

    L’ultima volta che aveva visto Suzanne nell’ufficio dell’avvocato era già incinta, e per tutto il tempo aveva stretto la mano di Weaver. Per quanto non l’avesse mai amata, Zane provava per lei un affetto sincero. «Altre possibilità?» domandò.

    «Assumere una bambinaia finché non si riesca a trovare un parente.»

    Zane corrugò la fronte. «Mi sembra fattibile.» Si rivolse all’avvocato. «Che cosa ne dice?»

    L’avvocato richiuse la valigetta. «Dipende da lei. Farò portar qui il bambino e liquiderò la babysitter che se ne è occupata finora. Dopo di che lei potrà...»

    «Portarlo qui?» intervenne Zane sconcertato.

    «Certo. Non può restare in Florida.»

    «Ma potremmo assumere una bambinaia senza spostarlo da casa sua e...»

    «Se preferisce recarsi personalmente a Miami per occuparsi della faccenda...»

    «Può occuparsene lei, la pagherei bene» replicò Zane.

    «Lei è molto generoso» commentò l’uomo scuotendo la testa. «Ma io sono soltanto un avvocato che lavora in un piccolo studio e nessuno di noi ha tempo di occuparsi di questa storia.»

    Zane lanciò un’occhiata a Matt, che rispose: «È complicato. Ci vorrebbe troppo tempo anche solo per arrivare a Miami e poi tutto il resto...».

    «Qualunque decisione prendiate, avete una settimana di tempo» li interruppe bruscamente l’avvocato. «La babysitter può occuparsi del bambino soltanto fino a lunedì prossimo.»

    «C’è una terza possibilità» si fece avanti Matt. «Portarlo qui e sistemarlo con una bambinaia a casa tua, voglio dire nella tua suite all’albergo. Sarà più semplice che non recarsi fino a Miami.»

    Zane non aveva nessuna voglia di conoscere il bambino, meno ancora di vivere con lui, ma sapeva che Matt aveva ragione. Era la soluzione migliore.

    «D’accordo.» Si rivolse all’avvocato. «Organizzi il viaggio e poi si metta in contatto con noi. Mi occuperò di tutte le spese, ma lei continui le ricerche di un parente.»

    «Naturalmente» replicò l’altro, rimettendo i documenti nella ventiquattr’ore con un’ultima occhiata a Matt. «Chi si occuperà degli aspetti legali?»

    Matt fissò Zane. «L’ufficio legale?»

    «Preferirei che te ne occupassi tu.»

    Matt annuì, e tornò a guardare l’avvocato. «Il mio ufficio si trova due porte più in là, sulla destra. Arriverò tra qualche minuto.»

    Condusse l’avvocato verso la porta, che richiuse non appena fu uscito. Zane si era lasciato cadere sulla poltrona e Matt lo studiò attentamente mentre tornava verso la scrivania. «Proprio quello di cui avevi bisogno, vero?»

    «Già. Sapevo che questa novità mi avrebbe portato dei guai, ma sono ancora più grossi di quanto credessi.» Abbassò lo sguardo sulla scrivania, e fu attirato dal foglio di carta da lettera giallo. «Sembra che il signor Lewis avesse il cuore tenero e il portafogli sempre aperto. Nessuno si rende conto che non ci sono più quattrini!»

    «Ti senti bene?»

    Zane fece un gesto per far capire quanto era indaffarato. «Mi sentirei bene se potessi passare un po’ di tempo al lavoro senza essere interrotto.»

    «Non mi riferivo al lavoro» intervenne Matt. «Parlavo della morte di Suzanne.»

    Non c’era ombra di rimprovero nella sua voce, ma Zane si sentì sgridato. «È stato uno shock, ma l’avevo superato... finché si è fatto vivo l’avvocato.»

    «Che si fa per il bambino?» Prima che Zane potesse parlare, Matt sollevò le mani in alto, con i palmi aperti. «No, non guardare me! Per lavoro sono sempre a tua disposizione, ma non pensare che mi metta a cercare una bambinaia.»

    «E allora chi?»

    Matt schioccò le dita. «Ci sono! Rita! Lei ha dei figli, saprebbe che cosa fare, accetterà.»

    L’assistente di Matt faceva già parecchie ore di straordinario. «Credi che ne avrebbe il tempo?»

    «È talmente in gamba che spesso si trova un passo avanti a me. Non ci saranno problemi.» Sorrise. «Chi avrebbe detto che mi sarei trovato coinvolto nella ricerca di una bambinaia?»

    «Di sicuro non io» borbottò Zane. Mentre osservava i

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