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Il mio capo greco: Harmony Collezione
Il mio capo greco: Harmony Collezione
Il mio capo greco: Harmony Collezione
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Il mio capo greco: Harmony Collezione

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About this ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...



Lucy Proctor non aspira a entrare nella folta schiera delle amanti di Nicholas Levakis, il suo capo, nonostante l'indubbio fascino di cui è dotato. Lucy, infatti, è più che soddisfatta del semplice ruolo di assistente personale. O, almeno, ha sempre cercato di convincersi di questo...

Un uomo come Nikos non dovrebbe provare interesse per la sua segretaria, ma qualcosa in lei attira le sue attenzioni. E Nikos sa perfettamente che c'è un solo modo per placare quella curiosità.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2018
ISBN9788858980767
Il mio capo greco: Harmony Collezione
Author

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il mio capo greco - Abby Green

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Ruthless Greek Boss, Secretary Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Abby Green

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-076-7

    1

    «Sei l’uomo più freddo che abbia mai conosciuto. Hai un cuore di pietra. Sei crudele e spregevole. Ti odio!» La voce stridula della donna tremò su quell’ultima parola e giunse chiara oltre la pesante porta di quercia.

    Ci fu un momento di silenzio, seguito dal brontolio minaccioso di una voce maschile. Secca, aspra, concisa. Lucy immaginò fin troppo bene lo sguardo gelido che quasi certamente accompagnava quelle parole indistinte. Sospirò, sentendo farfugliare la donna indignata, prima che la sua voce raggiungesse di nuovo tonalità altissime che le fecero temere per la caraffa di cristallo sul mobile bar. Sebbene fosse nuova a quelle scenate, Lucy capì che i pettegolezzi che aveva sentito circolare negli ultimi due anni erano veri.

    La voce la riportò al presente. «Non pensare di sedurmi e riavermi nel tuo letto dopo il modo in cui mi hai trattata!»

    Le labbra di Lucy si incurvarono in un sorriso cinico. Al suo nuovo datore di lavoro sarebbe bastato inarcare un sopracciglio per riavere quella donna nel suo letto in men che non si dica. Quando la porta si spalancò di colpo, finse di essere concentrata sul monitor del computer, cercando di non dare nell’occhio. La discrezione rappresentava il suo forte ed era grazie a quella sua caratteristica che si era procurata un impiego prestigioso e ottime referenze.

    Ci fu una tregua nel mezzo della tempesta. Lucy non alzò la testa, ma riuscì comunque a immaginare la donna ferma sulla soglia del sontuoso ufficio. Alta, snella, bionda. E bella in modo sconvolgente. Di certo veniva considerata una delle donne più affascinanti al mondo ma, a quanto pareva, non era riuscita a mantenere vivo l’interesse del suo capo per più di qualche settimana.

    «Inutile dire che non avrai più mie notizie.»

    La porta si chiuse con tale violenza che Lucy trasalì. Lui non avrebbe apprezzato. Anche se lei lavorava nel suo ufficio soltanto da un paio di mesi, sapeva che il capo detestava le scenate.

    Uscendo, la donna si lasciò dietro una nube di fastidioso profumo. Non aveva nemmeno lanciato un’occhiata in direzione di Lucy.

    Lucy tirò un sospiro di sollievo, poi udì un tonfo, come se un pugno avesse colpito una superficie dura. Contò fino a dieci, poi la porta si aprì. Lei alzò la testa, cercando di cancellare ogni emozione dal viso. Il suo capo era fermo sulla soglia e sembrava lanciare scintille di energia dal corpo.

    Ecco Nicholas Levakis, direttore generale della Levakis Enterprises, importante società import-export di fama mondiale. Alto, spalle ampie, il corpo muscoloso e la carnagione olivastra, era il tipico maschio alfa, virile e nel fiore degli anni.

    I suoi occhi verdi inchiodarono sul posto Lucy, quasi come se gli ultimi dieci minuti fossero stati colpa sua. Lei rimase senza fiato e il cuore cominciò a martellarle nel petto. Odiava essere così consapevole della sua presenza, ma i due anni passati a osservarlo da lontano insieme alle altre impiegate della società, che se lo mangiavano con gli occhi, non erano riusciti a diminuire il devastante impatto di lavorare a stretto contatto con lui.

    Un ricordo si fece strada nella sua mente e un familiare calore la pervase. Se soltanto si fosse tenuta a distanza di sicurezza, forse lui non avrebbe avuto un tale effetto su di lei, ma c’era stato quel momento in ascensore quasi un anno prima...

    Lucy scacciò quel ricordo. Non era il momento adatto.

    Con sgomento, però, capì di non poter controllare quella reazione. C’era qualcosa nel modo in cui lui si era passato la mano fra i capelli neri ribelli, nella mascella contratta che sembrava scolpita nel granito. Gli zigomi e il labbro inferiore carnoso che addolciva i tratti del viso gli davano un’aria sensuale. Ma in quel momento le sopracciglia scure aggrottate cancellavano ogni dolcezza.

    «Lucy» sbottò con espressione disgustata. «Venga qui. Subito.»

    Battendo le palpebre, Lucy tornò di colpo con i piedi per terra. Che cosa stava combinando? Se ne stava lì a elencare mentalmente gli attributi del suo datore di lavoro come se lui non la stesse osservando con l’aria di chi ha tutte le intenzioni di strangolare qualcuno.

    Balzò su dalla sedia in modo poco elegante e si diresse verso di lui, ma proprio allora, a peggiorare la situazione, il blocco e la penna le scivolarono dalle dita tremanti. Si chinò a raccoglierli, maledicendo la gonna troppo stretta. Aveva fatto il lavaggio sbagliato e si era ritirata. Non aveva avuto il tempo di acquistarne una nuova e adesso la terrorizzava l’idea che le cuciture potessero cedere. Avvampò a quel pensiero. Se Nicholas Levakis avesse intuito anche solo per un secondo l’effetto che aveva su di lei, l’avrebbe licenziata in tronco. Esattamente quello che era successo alle ultime due sventurate assistenti.

    Dopo l’ultimo licenziamento, il capo del personale si era mobilitato per cercare il più in fretta possibile la migliore sostituta. Era un momento delicato. La Levakis Enterprises era impegnata in una serie di fusioni segrete e non poteva permettersi di assumere qualcuno al di fuori della società. La fortuna aveva voluto che il capo di Lucy, il principale consulente legale di Nicholas, fosse andato in pensione lo stesso giorno dell’allontanamento dell’ultima assistente, così dal giorno alla notte lei era stata promossa all’incarico più spaventoso ma al tempo stesso eccitante della sua carriera: assistente personale di Nicholas Levakis, coordinatrice di una squadra di cinque segretarie, nonché del personale di Atene e New York.

    Quando si raddrizzò, facendo attenzione a non dimenticarsi di respirare, le passò per la mente tutto questo e l’agitazione montò. Si sistemò gli occhiali sul naso, rendendosi conto di essere arrossita ancora di più. Nicholas si spostò per lasciarla entrare nell’ufficio e lei notò il suo sguardo esasperato mentre esprimeva ad alta voce quello che lei stessa pensava. «Che problemi ha oggi?»

    Lucy provò umiliazione per quella mancanza di controllo. «Niente» borbottò, mentre cercava di ritrovare il controllo di sé.

    Quando lo sentì chiudere la porta alle loro spalle e seguirla nell’ufficio, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Quel lavoro era troppo importante e il notevole aumento di stipendio le consentiva di prendersi cura della madre nel modo migliore. Non poteva permettersi di rovinare tutto comportandosi come una sciocca dall’aria trasognata solo perché il suo capo era affascinante. Doveva controllare quei pensieri che la turbavano più di quanto fosse disposta ad ammettere, riportando alla mente ricordi d’infanzia a lungo sepolti.

    Osservò Levakis spostarsi dietro la grande scrivania e ordinarle con un cenno spazientito di sedersi e prendere appunti, senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Cercando di calmare il battito del proprio cuore, Lucy si sedette, carta e penna pronti.

    In piedi e con le mani nelle tasche della giacca, Nicholas Levakis osservò la testa china della nuova assistente. Lo irritava il fatto che Augustine Archer l’avesse indotto a respingerla quando aveva preteso da parte sua un impegno che non era disposto a prendere in quel momento. Con nessuna donna.

    La sua assistente si mosse sulla sedia e Nicholas la osservò con gli occhi socchiusi mentre veniva colto da quella strana consapevolezza. Di nuovo. Era lieve, fugace e tuttavia insistente. Non lo abbandonava da quando lei era entrata nel suo ufficio due mesi prima con quell’abbigliamento castigato.

    Un sospetto lo colse all’improvviso: era stata forse quella consapevolezza a ridurre e infine annientare il desiderio che aveva provato per Augustine Archer? Le parole della donna pronunciate con voce stridula vibravano ancora nell’aria, ma in quel momento lui faticava a riportare alla mente la sua immagine.

    D’un tratto si rese conto del significato di ciò che stava pensando e respinse subito quell’idea. Era assurda. Lucy Proctor, la nuova assistente, non poteva essere più diversa dal genere di amanti che lui sceglieva abitualmente. Nicholas stentava perfino a credere che avesse dedicato anche solo un attimo del suo prezioso tempo a quell’argomento, o a mettere le parole Lucy e amante nella stessa frase. Eppure, quasi contro la sua volontà, si ritrovò a squadrarla, dai lucenti capelli bruni alle ginocchia unite in modo pudico, le gambe sotto la sedia.

    Indugiò per un attimo sulle cosce voluttuose avvolte in una gonna troppo stretta. Provò un moto d’irritazione. Avrebbe dovuto parlare al capo del personale e chiederle di suggerirle con discrezione quale fosse l’abbigliamento che si aspettava dalla propria assistente.

    Al suo occhio esperto, tuttavia, non era sfuggita la vita sorprendentemente sottile della donna, messa in evidenza da una cintura. Un pensiero lo colpì. Era formosa. Il seno era più che generoso sotto la camicetta di seta, eppure sodo come una pesca succulenta. E il viso... Nicholas si rese conto che non l’aveva mai osservata davvero prima di allora, perché la considerava soltanto un’impiegata, ma in quel momento, suo malgrado, si ritrovò a posare lo sguardo sulla graziosa curva del viso.

    Il sangue cominciò a pulsargli nelle vene, poi si concentrò sul fatto che portava gli occhiali. Come se quel dettaglio potesse avere l’effetto di una doccia fredda! Non funzionò e, nonostante gli sforzi, il desiderio continuava a confonderlo. Che cosa mai causava quella reazione improvvisa, dal momento che Lucy lavorava per la sua società già da due anni? L’aveva incontrata occasionalmente quando affiancava il suo consulente legale e di sicuro allora non aveva avuto nessun effetto su di lui. Ma adesso era la sua assistente, un piacevole sollievo dopo una serie di svampite dal sorriso finto e lo sguardo trasognato.

    Nicholas ricorse alla logica per spiegare quella strana reazione fisica. Era un maschio dal sangue caldo ed era normale che reagisse così in presenza di qualunque donna appena attraente. Peccato che non fosse la prima volta...

    Ricordò una mattina in cui aveva preso l’ascensore del personale perché quello privato era fermo a causa dei lavori di manutenzione. Qualcuno aveva fermato le porte che si stavano chiudendo, precipitandosi all’interno con tale veemenza da finirgli addosso. Per un secondo Nicholas aveva sentito ogni curva di un corpo voluttuoso schiacciato contro il suo. Era Lucy.

    Il ricordo di quell’episodio bruciava ancora dentro di lui. Lucy era formosa, la personificazione dei dipinti di Rubens, e quando era entrata nel suo ufficio per il colloquio preliminare Nicholas aveva ricordato il loro scontro in ascensore con dovizia di particolari. Lei non aveva dato l’impressione di ricordare altrettanto bene l’episodio e lui aveva celato ogni turbamento. Non avrebbe mai ammesso che il suo leggendario autocontrollo aveva iniziato a vacillare.

    Eppure adesso, mentre lei era seduta proprio di fronte a lui, le sue curve fasciate in una gonna troppo stretta, Nicholas sentì il proprio corpo reagire con una forza quasi incontrollabile.

    Proprio allora l’oggetto di quell’insolita riflessione alzò lo sguardo, sorpresa dal fatto che il capo restasse in silenzio. Lui fu colto da una collera irrazionale. Non era abituato a restare senza parole. Ma in quel momento notò che Lucy aveva gli occhi di un colore insolito, di un azzurro quasi grigio, incorniciati da ciglia lunghissime. Lei aprì la bocca per parlare e, senza volere, Nicholas abbassò lo sguardo sulle sue labbra. Di colpo si ritrovò a immaginare quelle labbra che lo baciavano e quegli occhi che guardavano dritti nei suoi mentre...

    Il desiderio esplose nella sua mente, annebbiandogli la vista.

    Lucy alzò lo sguardo per vedere cosa stesse succedendo al capo e le si seccò la bocca. Il cuore, che finalmente aveva rallentato il ritmo, ricominciò a battere più forte di prima. Lui la osservava con una tale intensità che per un attimo pensò...

    Scacciò subito quei pensieri e le sembrò di vedere i tratti del viso di Nicholas

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