Una firma in bianco: Harmony Collezione
By Robyn Donald
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About this ebook
Con un fisico da urlo, il patrimonio di un magnate e un cuore duro come il marmo, Luke Michelakis è per chiunque un assoluto mistero. Intimidita dal suo mondo sfarzoso, al quale non è abituata, Iona Guthrie finisce così col seppellire la loro breve ma focosa relazione nel profondo dei suoi ricordi più segreti.
Proposta indecente.
Due anni dopo, però, il potente uomo greco e la giovane governante si ritrovano sotto lo stesso tetto, e Luke la sorprende con una proposta tanto inaspettata quanto irrinunciabile.
Robyn Donald
Robyn Donald è nata sull'Isola del Nord, in Nuova Zelanda, dove tuttora risiede. Per lei scrivere romanzi è un po' come il giardinaggio: dai "semi" delle idee, dei sogni, della fantasia scaturiscono emozioni, personaggi e ambienti.
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Book preview
Una firma in bianco - Robyn Donald
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Powerful Greek, Housekeeper Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2010 Robyn Donald Kingston
Traduzione di Raffaella Perino
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-213-6
1
Iona Guthrie trattenne un’imprecazione poco femminile e si tolse il camice bagnato, storcendo il naso alla vista del liquido che le colava dalla fronte e le bagnava la pelle.
«Cos’altro potrà mai succedere?» chiese rivolgendosi all’universo, mentre andava verso il bagnetto vicino all’ingresso dell’attico. «Prima si rompe l’aspirapolvere, poi la lavanderia perde le lenzuola migliori, fatte probabilmente da bachi da seta tempestati di diamanti, e ora questo, uffa! Inizio a credere che questo attico sia abitato da un demonio. Quindi, cosa succederà ora? Un terremoto? O forse un’inondazione?»
Tirò indietro il folto ciuffo di capelli biondi che era sfuggito alla coda di cavallo professionale, e aprì la porta. Con una smorfia tirò il grembiule su un portasciugamani, e cominciò a slacciare il reggiseno. Il profumo delle rose che proveniva da un vaso arrangiato con maestria la calmò un poco. Come vivono bene i ricchi, pensò guardando i fiori. Per fortuna l’uomo d’affari miliardario per cui stava preparando l’attico non sarebbe arrivato ancora per molte ore.
Aveva quasi completato la lista delle cose da fare e si ripromise di avvertire il manager del complesso residenziale che la cameriera doveva essere controllata. Iona aveva trovato un capello in uno dei lavandini del bagno che dava sulla camera matrimoniale. Aveva preso il detersivo per rimediare, solo per scoprire che il tappo non era stato chiuso correttamente.
La vista dalla vetrata era talmente bella da avere un effetto calmante su chiunque, perfino su una organizzatrice professionale zuppa di detersivo. La città di Auckland si stendeva placida al di sotto, rilassata dalla promessa di un weekend temperato. Un caldo sole primaverile splendeva nel cielo, illuminando le imbarcazioni ormeggiate nel porto turistico e delimitando le isolette che sparivano in lontananza.
Iona fece un altro sospiro, e finalmente riuscì a liberarsi dal reggiseno appiccicoso. Poi guardò l’orologio, allertata dal campanello che suonava ogni volta che l’ascensore privato entrava in funzione.
Tempismo perfetto, Angie, come al solito. Iona lavorava per sua cugina, e quella sera dovevano improvvisare una grigliata per uno dei loro clienti, che le aveva contattate all’ultimo minuto.
Il reggiseno atterrò sul portasciugamani vicino al grembiule. Dopo aver fatto una smorfia al proprio riflesso nello specchio, prese delle salviette dalla borsa e si girò di nuovo verso il lavandino di fattura italiana. Sentì le pesanti porte dell’ingresso che si richiudevano.
«Vieni pure» disse, mentre iniziava a pulire il residuo di detersivo dalla pelle. Un attimo dopo avvertì la presenza di Angie alle sue spalle. «Non ci metterò molto.»
«Voglio sperare!»
Iona si bloccò. Di sicuro non era Angie.
Era una voce profonda, con un leggero accento straniero, e molto, molto maschile. Oltre che familiare...
Oh, così familiare! Era la voce che la importunava ancora nei suoi sogni.
Sollevò riluttante la testa, e con lo sguardo incontrò il riflesso di due occhi da leone, fulvi e arroganti in un viso mascolino.
Un uomo uscito direttamente da una fiaba greca. O da una fantasia tahitiana...
Una volta registrati i lineamenti perfetti di una bellezza classica, un suono strozzato uscì dalla gola di Iona. Deglutì, e poi chiese, incredula: «Luke?».
«Che diavolo ci fai qui?» chiese Luke Michelakis con una voce fredda che le gelò la mente.
Arrossendo per l’imbarazzo, riprese il camice bagnato e lo usò per coprirsi il seno nudo, mentre osservava con orrore il reggiseno cadere a terra. «Sto... stavo controllando l’appartamento» mormorò. Poi fece un respiro profondo e chiese: «Tu perché sei qui?».
«Sono in visita per qualche giorno» rispose lui con voce fredda.
«Davvero?» si lasciò sfuggire, il cuore che batteva così forte da temere che lui lo sentisse. «Ma dovevi arrivare tra cinque ore!»
Le sopracciglia nere si sollevarono. Per un numero indefinito di secondi Luke lasciò che lo sguardo si posasse sul viso di lei, poi si chinò per prendere il reggiseno color carne e glielo porse con mani dalle lunghe dita olivastre.
«Gr... grazie.» Prese l’oggetto incriminato e cercò di ritrovare un briciolo di dignità. «Vai via, per favore.»
Le ciglia nere che proteggevano gli occhi dalla forma esotica non poterono mascherare un lampo che la fece fremere. «Con molto piacere» disse, senza aggiungere altro.
Umiliata, si voltò dall’altra parte, nonostante non ci fosse alcun riparo. Le pareti di specchio mostravano ogni millimetro della sua pelle tremante, lasciandola in balia dell’esame attento di Luke. Per un lungo, imbarazzante momento ebbe quasi l’impressione che volesse rimanere a osservare mentre lei si vestiva.
«Vai via!» gridò di nuovo.
«Molto volentieri» rispose, e subito dopo uscì con l’agilità di un predatore.
Ancora sconvolta, Iona sbatté la porta alle sue spalle e la chiuse a chiave, poi strizzò leggermente il reggiseno e lo indossò di nuovo. Le sembrò che gli arti la reggessero appena, e dovette respirare profondamente per far tornare il colorito sul viso pallido.
Dal momento in cui si erano incontrati, Luke Michelakis l’aveva lasciata senza respiro.
È il suo carisma, pensò. Prestanza, fascino... di qualunque cosa si trattasse, Luke ne aveva da vendere. Diciotto mesi fa era la prima cosa che aveva notato, quando le era andato incontro nella sabbia incontaminata di Tahiti. Quella, e il tono autoritario con cui le aveva fatto notare che si trovava in una proprietà privata.
Luke si trovava davvero lì, in Nuova Zelanda.
Era l’uomo di cui lei e Angie avevano più volte parlato, il miliardario misterioso. L’attico era davvero posseduto da un demonio, e l’aveva combinata grossa. Probabilmente se ne stava lì da qualche parte, a ridere alle sue spalle.
Non appena ebbe indossato il camice, sentì suonare il campanello.
Finalmente è arrivata Angie, pensò Iona tra sé.
Quando uscì dalla porta non trovò alcuna traccia di Luke e, invece della presenza rassicurante della cugina, si ritrovò davanti un’affrettata cameriera con una sacca in mano.
«Le lenzuola dalla lavanderia» disse a Iona, gli occhi fissi su qualcosa al di là della sua figura.
Facendosi forza, Iona si girò. Alto e prestante, Luke si fermò tra loro.
«Ti mostro le stanze da sistemare» disse Iona alla cameriera, conducendola con una certa fretta nel corridoio che portava alle tre camere da letto.
«Chi è quel tizio?» chiese la donna prima che Iona uscisse.
«Un ospite del proprietario di casa» rispose Iona secca.
«Può essere mio ospite quando vuole» rispose l’altra, ridacchiando.
Iona uscì dalla stanza in silenzio, ma la precauzione non servì e si ritrovò Luke davanti.
«Devo parlarti. Seguimi.»
Un formicolio alla schiena, e i nervi mandarono un segnale di allarme. Reprimendo il desiderio di ricordargli che non prendeva ordini da lui, alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi. Mossa pericolosa, pensò con sgomento quando un’ondata di calore le percorse il corpo. Concentrandosi per mantenere il controllo, disse: «Mi spiace che le camere non siano pronte, ma la lavanderia aveva perso le lenzuola. Sono appena arrivate».
Una leggera alzata di spalle la informò che non era interessato alla questione. «Si vede ancora una scia appiccicosa sul tuo braccio. Farai meglio a pulirti. Io ti aspetto sulla terrazza.» Fece una pausa, lo sguardo indecifrabile. «Posso prestarti una camicia, se vuoi.»
Una volta, a Tahiti, l’aveva coperta con la sua camicia quando aveva iniziato ad arrossarsi al sole, e quando poi gliela aveva tolta era iniziato un intercorso amoroso il cui ricordo era fin troppo vivo nella sua mente.
Naturalmente l’aveva fatto apposta. Lei arrossì, e Luke la guardò con un sopracciglio alzato, uno sguardo sornione di sfida.
«Non ce n’è bisogno» disse Iona di fretta, prima di rifugiarsi nuovamente in bagno. Chiuse la porta e vi si appoggiò, mordendosi le labbra. Doveva fare qualcosa per tenere a bada i pensieri, così iniziò a pulirsi con una salvietta.
La parola arrogante non era abbastanza per descrivere Luke Michelakis.
Si passò una mano tra i capelli, nel vano tentativo di rimetterli in ordine, e intanto pensò a un modo migliore per descrivere quell’uomo: cinico, dominante, intimidatorio... Era un esercizio piacevole, ma non riusciva a concentrarsi. Parole di ben diversa natura le ronzavano nella mente, come sexy, magnetico, irresistibile. Quelle caratteristiche erano la ragione per cui, diciotto mesi prima, in una calda spiaggia deserta di Tahiti, aveva preso la decisione più assurda della sua vita. Una sola occhiata a Luke Michelakis era bastata per farle capire che era esattamente ciò di cui aveva bisogno: un uomo pieno di carisma, dalla personalità esuberante che l’avrebbe risollevata dallo stato depressivo in cui era caduta dopo la morte del suo fidanzato, seguita dopo poco dall’incidente in cui erano mancati entrambi i genitori. L’istinto le aveva suggerito che quel greco statuario l’avrebbe riportata in vita. Un uomo come lui di sicuro sapeva come mandare in estasi una donna, e tra le sue braccia e nel suo letto si sarebbe sentita al sicuro e soddisfatta. Quello stesso, perverso istinto, le aveva anche suggerito che lui, così bello e arrogantemente sicuro di sé, di certo non avrebbe desiderato niente di più che una semplice avventura.
Ma quell’istinto, sebbene fosse stato incredibilmente giusto, non aveva capito nulla: Luke non le aveva solo fatto conoscere un piacere mai provato prima, ma aveva anche trasformato un’avventura temporanea nell’esperienza che le aveva cambiato la vita. Nelle sue braccia aveva scoperto come un amante capace potesse far sentire una donna.
Ma la scoperta di un piacere erotico prima sconosciuto l’aveva riempita di sensi di colpa: Gavin era morto salvandole la vita, e lei aveva pianto talmente tanto da rischiare la depressione, eppure in soli dieci giorni e dieci notti di passione, Luke non aveva solo preso il suo corpo, ma anche un pezzo del suo cuore.
Disgustata dal proprio comportamento, era scappata da Tahiti, decisa a cancellare ogni ricordo del periodo passato sull’isola.
Non aveva funzionato, e in più ora Luke era lì, in Nuova Zelanda. Che coincidenza infelice!
Il pensiero che non si sarebbero più rivisti, una volta lasciato quell’attico, avrebbe dovuto consolarla, ma la sua apparizione, così inaspettata e imbarazzante, aveva riacceso un fuoco che credeva spento da tempo.
Iona sciacquò il reggiseno, poi lo strizzò bene prima di indossarlo di nuovo. Il calore del suo corpo non ci avrebbe messo molto ad asciugarlo. Il camice era ancora appiccicato al corpo, e poteva sentire la stoffa sfiorarle il seno e la pelle sensibile. Fece un respiro profondo e uscì nell’atrio, la testa ben alta a mascherare la mandria di bufali che scorrazzavano nel suo stomaco.
L’ingresso era vuoto, ma non per molto. Luke arrivò silenzioso, il viso meraviglioso era accigliato.
La guardò mentre gli andava incontro, i raggi del sole che illuminavano il biondo cenere dei suoi capelli. Era passato un anno e mezzo dall’ultima volta che l’aveva vista, eppure il ricordo di lei era vivo nella sua mente, il calore del corpo morbido, il mistero nascosto negli occhi verde-azzurri, la promessa lussuriosa offerta dalla sua bocca, il suo arrendersi in quel modo selvaggio...
E la sensazione lancinante di essere stato tradito quando lei se ne era andata, il conflitto tra il suo autocontrollo d’acciaio e la certezza che l’avventura con Iona fosse stata qualcosa di speciale, di molto più intenso che una semplice follia estiva.
Per la prima volta Luke ammise con se stesso che una