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Il gusto della passione: Harmony Collezione
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Il gusto della passione: Harmony Collezione

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About this ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.

Nacho Acosta, il famoso e imprevedibile campione di polo, sta cercando di rinverdire i fasti della sua azienda vinicola in Argentina, e per riuscirci ha assoluto bisogno di un bravo ed esperto sommelier. La perdita della vista ha enfatizzato ogni altro senso di Grace Lundstrom, e grazie a questa dote lei è riuscita a farsi strada nel mondo nonostante quello che le è successo. Certo, l'idea di lavorare proprio per Nacho, l'uomo di cui è innamorata da sempre, la lascia con il fiato sospeso.
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2019
ISBN9788858994665
Il gusto della passione: Harmony Collezione
Author

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Il gusto della passione - Susan Stephens

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Taste of the Untamed

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Susan Stephens

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-466-5

    1

    Nacho Acosta è di nuovo in circolazione!

    Strofinandosi gli occhi mentre fissava lo schermo, Grace sbatté le palpebre e tentò di chiarire la visione. Il virus che aveva contratto probabilmente stava colpendo anche la vista, concluse continuando a leggere. Romily Winner, la nostra inviata speciale, ci fornisce un resoconto completo sui vip più bollenti del momento.

    Oh, dannazione...!

    Adesso c’erano delle macchie bianche davanti ai suoi occhi, e lo schermo del computer stava lampeggiando. Tirando indietro la sedia, Grace si alzò per sgranchirsi le gambe dolenti e inspirare una boccata d’aria. Strizzò gli occhi con forza e sbatté le palpebre diverse volte.

    Molto meglio.

    Era solo stanchezza, concluse. Lavorare come hostess a un cocktail in un locale in Cornovaglia, e poi sedersi nell’ufficio dello stesso locale a occuparsi della contabilità per metà della notte, non avrebbe fatto bene agli occhi di nessuno.

    Stanca o meno, Grace diede un ultimo sguardo alle immagini di quegli uomini affascinanti immortalati sulle pagine di Rock!, scoprendosi incredula riguardo al fatto di aver davvero incontrato il famigerato Nacho Acosta in carne e ossa.

    A stento si sarebbe potuto affermare che abitavano lo stesso mondo, ma a volte il destino giocava strani scherzi.

    Quando finalmente riuscì a distogliere lo sguardo dalle fotografie di Nacho, proseguì nella lettura divorando ogni parola che la giornalista aveva scritto su di lui.

    Con i fratelli ormai cresciuti e in grado di prendere il volo da soli, Nacho potrà finalmente godersi con serenità la scena londinese dove, a quanto pare, sta trovando molto che lo intrattenga!

    Al pensiero di tutte le donne che intrattenevano Nacho, Grace provò una fitta di gelosia. Il che era ridicolo, considerato che lo aveva incontrato soltanto due volte e che, in ognuna di quelle occasioni, si era scoperta talmente goffa e impacciata rispetto a lui che neppure aveva il diritto di sentirsi invidiosa.

    Eppure lo era.

    Si erano visti per la prima volta a un incontro di polo su una spiaggia della Cornovaglia, un incontro che Lucia, migliore amica di Grace nonché sorella di Nacho, aveva organizzato.

    In quell’occasione Nacho non aveva fatto altro che sporgere la testa fuori dalla jeep e rivolgere a Grace una rapida occhiata. Nessuno, però, l’aveva mai guardata in quel modo prima di allora, e lei avrebbe ricordato per sempre il calore di quello sguardo sul proprio corpo. Aveva trascorso il resto della giornata con gli occhi fissi su di lui come una teenager innamorata.

    E poi si erano rivisti al matrimonio di Lucia, nella estancia di famiglia in Argentina.

    Quel viaggio era stato il più eccitante della vita di Grace, almeno fino a quando non aveva visto Nacho nell’enorme padiglione e l’attento sguardo di lui non l’aveva scovata. Per la maggior parte della serata era stato occupato a intrattenere gli ospiti, ma Grace aveva percepito l’effetto del suo potente carisma dovunque andasse cosicché, quando si erano parlati, lei non aveva potuto far altro che restare a fissarlo incantata, gli occhi spalancati e la bocca in cerca di parole.

    Distogliendo il pensiero da quell’imbarazzante occasione, Grace fissò l’ennesima foto dell’uomo che aveva scombussolato il suo mondo: un uomo che, lo sapeva bene, era totalmente fuori dalla sua portata.

    Il suono del pianoforte del locale fu una piacevole distrazione per Grace, che aveva sempre cercato compagnia nella musica e nei libri.

    I genitori speravano che un giorno sarebbe diventata una concertista ma, alla morte del padre, non c’erano più stati i soldi per mantenerla al conservatorio. Una volta lasciata la scuola aveva dovuto cercarsi un lavoro, e trovare un’occupazione proprio nel night in cui si esibivano i migliori musicisti jazz del momento poteva considerarsi una vera fortuna.

    Spostò lo sguardo su una foto di Lucia insieme ai fratelli. Ognuno di essi appariva pericoloso, minaccioso o severo.

    Non doveva essere stato facile per lei crescere in una famiglia di soli uomini...

    Come era riuscita a farsi ascoltare, o vedere, o a essere presa in considerazione?

    Una volta le aveva confessato che rimanere da sola nella famiglia Acosta non sarebbe mai stato possibile.

    Non c’era da stupirsi che smaniasse per quel lavoro nel club in cui si erano incontrate.

    Dopo la morte dei genitori a causa di un’inondazione Nacho si era preso cura dei fratelli, ma Lucia parlava di lui come di un tiranno. Chiunque sapeva quanto fosse intransigente e abituato a ottenere ciò che desiderava.

    «Che ne dici di suonare un po’, Grace?» La voce di Clark Mayhew che faceva capolino dalla porta la fece voltare. «Chiudi quel computer e vieni qui. Hai davvero un gran talento.»

    «Mai quanto te» ribatté lei sorridendo.

    Il pianista del club scrollò le spalle.

    «L’unica differenza tra di noi è che io sono molto più sicuro di me stesso.»

    «Quanto vorrei che fosse solo questo!» esclamò Grace mentre attraversava il locale, si sedeva e sistemava lo sgabello del pianoforte. «Non potrei neanche suonare senza spartito come fai tu...»

    «Invece puoi riuscirci benissimo. Basta solo che tu chiuda gli occhi, e lasci che la melodia ti scivoli tra le dita.»

    Un’ondata di panico la assalì mentre realizzava di non avere altra opzione se non quella di assecondarlo. Quando tentò di focalizzare lo sguardo sulla musica, infatti, note e linee iniziarono a confondersi sulla pagina.

    Tutto quel tempo trascorso davanti al computer la stata rovinando, riconobbe tornando a riaprire gli occhi. I lampi di luce che avevano iniziato a tormentarle la visione non erano scomparsi.

    Se possibile, sembravano addirittura peggiorati.

    Due anni dopo

    Non gli aveva staccato gli occhi di dosso da quando era entrato nella sala da ballo. Era una stanza magnifica, preparata per una cena formale con i tavoli apparecchiati per otto. Una quantità impressionante di cristalli e argenteria scintillava sotto enormi candelabri veneziani, il che si rivelò il perfetto riflettore per attirare sulla ragazza l’attenzione di lui. La sua figura da sola sarebbe stata sufficiente a far girare la testa a qualunque uomo, e il caldo invito nei suoi occhi prometteva una sola conclusione... se solo lui fosse stato interessato.

    Ma sarebbe passato oltre. Quella sera si sentiva inquieto e annoiato per tutti gli impegni che la sua assistente gli aveva organizzato a Londra.

    Quella cena sarebbe dovuta essere per le personalità più eminenti nell’industria del vino. Nonostante fosse internazionalmente conosciuto come giocatore di polo, infatti, Nacho si era ritrovato a dover riprendere in mano la gestione dei vigneti di famiglia per proteggere l’eredità dei fratelli. Nient’altro lo avrebbe convinto a tornare all’estancia di famiglia.

    «Nacho.»

    Si voltò per vedere l’elegante figura di don Fernando Gonzales, il presidente dell’evento.

    «Don Fernando.» Inclinò la testa per salutarlo, notando la voluttuosa bellezza accanto all’uomo.

    «Signor Acosta, vorrei presentarle mia figlia, Annalisa Gonzales.»

    Mentre don Fernando faceva un passo indietro, una sensazione fin troppo familiare scivolò su di lui nell’attimo stesso in cui strinse la mano perfettamente curata della giovane. Sapeva che don Fernando aveva dei problemi finanziari, e non sarebbe certo stato il primo né l’ultimo padre a mostrare la propria figlia a colui che teneva le redini della fortuna di famiglia. Nacho, però, conosceva bene gli schemi nati dalla disperazione ed era consapevole di poter nuocere alle persone che gli stavano a cuore più di quanto quegli incauti genitori potessero immaginare.

    Fu quasi un sollievo quando si ritrovò distratto da uno scintillio di capelli biondi davanti a sé. Si domandò di chi potesse trattarsi. L’istinto gli suggeriva che l’aveva già incontrata prima ma, fino a quando non si fosse voltata, sarebbe stato difficile esserne certi...

    «La sto trattenendo, signor Acosta?» gli chiese Annalisa Gonzales con uno sguardo d’intesa.

    Il padre era scomparso, notò Nacho, lasciando loro la possibilità di conoscersi meglio.

    «Mi perdoni» si scusò, sforzandosi di concentrarsi su quello che innegabilmente appariva uno splendido viso.

    «È davvero crudele come dicono?» azzardò Annalisa quasi sperando fosse vero.

    «Molto peggio» le assicurò.

    Improvvisamente il latrato di un cane distrasse entrambi.

    «Se avessi saputo che gli animali erano ammessi alla cena, avrei di certo portato Monkey, il mio chihuahua.»

    «Che si sarebbe rivelato un gustoso spuntino per Cormac, il mio cane lupo irlandese» ribatté lui col sorriso. «Se adesso vuole scusarmi, signorina Gonzales, credo che stiano per invitarci a tavola.»

    Grace si sedette, sollevata nel constatare che la donna accanto a lei si fosse presentata da sé.

    Elias, suo mentore nonché datore di lavoro, era seduto dalla parte opposta ma era stato trattenuto da amici e colleghi, e poi lei era ansiosa di dimostrare di potercela fare da sola.

    Quell’evento rappresentava la sua prima vera uscita importante da quando era diventata cieca e lo era anche per Buddy, il suo cane guida. Sperava avrebbero potuto destreggiarsi durante la serata senza suscitare troppo scalpore.

    Mentre chiacchierava con la donna seduta accanto, Grace colse l’occasione per mappare la tovaglia e i vari possibili rischi di fronte a lei.

    Un battaglione di bicchieri aspettava di essere rovesciato, e poi c’era tutta la posateria con cui destreggiarsi. E il tovagliolo che doveva spiegare senza far cadere nulla.

    «Qui c’è il pepe, se vuoi» osservò la donna all’arrivo della zuppa. «Io adoro metterlo su qualsiasi cosa» aggiunse, «anche se prima dovresti assaggiarla. Potrebbe volerci del sale.»

    Grace provò un’ondata di emozione quando la donna le avvicinò alla mano un secondo contenitore, proprio dove poteva sentirlo. Quelle piccole cortesie contavano moltissimo, ora che era cieca.

    Significavano che poteva lasciare la casa e affrontare cose come questa. Elias aveva ragione. Tutto ciò che doveva fare era prendere il coraggio, ogni mattina, insieme al collare di Buddy.

    «Lavori per una delle maggiori personalità della nostra industria» commentò la donna, ovviamente impressionata quando Grace le spiegò come Elias l’avesse istruita per diventare sommelier.

    «Devo confessare che Elias è per me come un padre» ammise Grace. Sarebbe stato ingiusto definirlo un datore di lavoro, dopo tutto ciò che aveva fatto per lei.

    «Sei fortunata ad averlo accanto. È una persona gentile, e un uomo buono. Non è facile trovarne di questi tempi, anche se sono sicura che, prima o poi,

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