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Agli ordini del capo: Harmony Collezione
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Agli ordini del capo: Harmony Collezione

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About this ebook

Luca da Silva è solito legare a sé le persone fidate e tenere ancora più vicini i suoi nemici, così da non perderli mai di vista. E ora, al primo punto della sua agenda, c'è la vendetta. Essendo convinto che il buon nome della propria famiglia sia in pericolo, ha deciso di andare alla radice del problema.

Quando la bella Morgan Marshall viene improvvisamente convocata nell'ufficio del suo capo, l'ultima cosa che immagina è di poter essere licenziata per un motivo così assurdo. Ma nonostante le accuse di Luca siano del tutto infondate, non può rivelargli la verità, e finisce con il dover sottostare al suo ricatto. Che in breve tempo si rivela molto più piacevole di quanto le fosse sembrato all'inizio.
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2017
ISBN9788858969465
Agli ordini del capo: Harmony Collezione

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    Agli ordini del capo - Tina Duncan

    1

    Era fatta, o almeno così sembrava. Telefonate e istruzioni eseguite e Gino spedito a prelevare quella Marshall per portarla lì, ai quartieri generali di Londra della Da Silva Chocolate.

    Quella donna non aveva idea di cosa l’aspettava. Senza dubbio pensava che dietro quell’inaspettata convocazione ci fosse il suo prezioso Joseph, invece avrebbe trovato lui ad aspettarla. Luca sorrise truce, entro un’ora tutto sarebbe finito e Morgan Marshall avrebbe scoperto quanto era stata stupida a sfidare la famiglia Da Silva. Si dondolò all’indietro sulla sedia in pelle nera davanti alla scrivania presa in prestito e controllò gli ultimi dati trimestrali del reparto cioccolato del suo vasto impero, accantonando per un attimo la spiacevole questione con quella Marshall. La donna sarebbe arrivata tra breve, lui le avrebbe detto ciò che meritava e poi l’avrebbe gettata in mezzo alla strada, il luogo cui apparteneva. Di certo non avrebbe più infastidito né lui, né la sua famiglia.

    Dopo una ventina di minuti, era ancora intento a studiare la relazione con espressione accigliata, quando bussarono alla porta del suo ufficio.

    «Avanti!» esclamò, senza alzare lo sguardo.

    Sentì aprirsi la porta, ma continuò a segnare alcune cifre delle quali non era soddisfatto. Quando ebbe terminato, chiuse la cartellina, posò la penna e alzò gli occhi. Il suo cuore si fermò e il respiro gli si serrò nei polmoni. In piedi, di fronte alla sagoma tarchiata di Gino, c’era una delle più belle donne che lui avesse mai visto. Alta e slanciata, con folti capelli neri che le ricadevano sulle spalle, aveva un viso sofisticato che strideva del tutto con i vistosi stivali in pelle nera che le ricoprivano le gambe.

    Luca respirò lentamente: dunque era lei la diavolessa che minacciava il matrimonio di sua sorella? Era lei la spietata e connivente strega che aveva sedotto suo cognato? Non era per niente come lui se l’aspettava. La signorina Marshall non poteva avere più di ventidue o ventitré anni ed emanava un’irresistibile mistura di innocenza e sensualità che perfino lui, affinato intenditore di belle donne, non poteva fare a meno di apprezzare. Guardandola, gli veniva da pensare che Morgan Marshall fosse ben lontana dalla portata di Joseph. Decisamente era più lui il suo tipo, lui avrebbe saputo come gestire una bellezza simile.

    Luca si riscosse e pose un freno ai propri pensieri. C’era solo un modo con cui trattare Morgan Marshall ed era darle una lezione che non avrebbe dimenticato tanto facilmente!

    «Lei è Morgan Marshall?» chiese, per assicurarsi.

    La donna alzò la testa in un modo che a Luca parve familiare. «Sì, sono io.» Si guardò attorno, poi lo trafisse con i suoi occhi neri. «Dov’è Joseph?»

    Il sangue gli si ghiacciò nelle vene, dunque era così impaziente di vedere il suo amante? Si sarebbe sentita ancora così una volta che avesse finito con lei? In qualche modo Luca ne dubitava e, ignorando la sua domanda, le chiese: «Lei sa chi sono io?».

    La ragazza annuì. «Lei è Luca Da Silva.»

    «Esatto. Il cognato di Joseph.»

    Morgan non rispose e lui poteva ben immaginare il perché.

    «Ne è consapevole?» insistette.

    I suoi occhi rimasero fissi su di lui, ma Luca avvertì la sua improvvisa tensione. «Sì. Joseph è sposato con sua sorella Stefania.»

    Sebbene in parte se lo aspettasse, la sua risposta lo deluse. Per un solo secondo, aveva sperato che si fosse trattato di un qualche terribile fraintendimento. Forse lei non era al corrente che Joseph fosse già sposato, forse lui le aveva tenuta nascosta quell’informazione. In quel momento, Luca ebbe la conferma della sua colpevolezza e la risposta della ragazza, invece di riaccendere la sua rabbia, lo lasciò stranamente inerte e deluso.

    A quel punto, lui non poteva fare altro che affrontare la dura verità: Morgan Marshall sapeva bene cosa stava facendo quando era andata a letto con Joseph, non si era trovata a giacere a sua insaputa con un uomo sposato. Si era gettata nella storia con gli occhi bene aperti e ora doveva affrontarne le conseguenze.

    «Sa perché l’ho fatta portare qui?» chiese lui.

    «No, in realtà no.» Occhi scuri come i suoi lampeggiarono rabbiosi. Lei fece un cenno con la testa verso Gino, in piedi sulla soglia alle sue spalle. «Questo... questo... energumeno non sarebbe in grado di dirmi una sola dannata cosa. Biascica a malapena mezza parola d’inglese e, ogni volta che gli ho fatto una domanda, ha solo grugnito.»

    «Davvero?» Bravo Gino, pensò Luca, guardando il viso impassibile dell’uomo. Aveva istruito il suo capo della sicurezza affinché parlasse il meno possibile quando l’avrebbe prelevata. Luca desiderava che il proprio coinvolgimento in quella sordida faccenda risultasse una sorpresa e, a giudicare dallo sguardo preoccupato sul viso di Morgan Marshall, era riuscito nel suo intento.

    «Sì, è così. Gli ho detto che non mi era possibile venire con lui, ma mi ha ignorata. Mi ha trascinata in macchina come se fossi una specie di criminale.»

    «Le ha fatto male?» chiese Luca suo malgrado. Sebbene odiasse quella ragazza, avendo sperimentato in prima persona la devastazione causata da una relazione extraconiugale, lui non giustificava la violenza verso le donne in nessuna circostanza. Se lei fosse stata un uomo, allora si sarebbe meritata una buona scarica di pugni, ma se fosse stato così non si sarebbero certo trovati in quella situazione!

    «No, ma non è questo il punto.»

    «Allora qual è?»

    «Il punto è che l’essere qui è del tutto sconveniente per me. Ho, anzi, avevo un ricco calendario di appuntamenti fissati per oggi e ho dovuto chiedere alla mia segretaria di cancellarli all’ultimo momento.»

    «Questo è spiacevole, ma inevitabile.»

    «Davvero? Forse è ora che lei mi dica di cosa si tratta e già che c’è, perché non mi dice dov’è Joseph? Questo è il suo ufficio, lei non dovrebbe trovarsi qui senza di lui.»

    Luca la guardò, stupito. Morgan era come un piccolo petardo che stava per esplodere, gli occhi che lampeggiavano, tutta quell’energia che vibrava al punto da fargli quasi temere di vederle uscire scintille dai capelli. Sarebbe stata altrettanto appassionata a letto? I suoi occhi caddero sui seni, modellati dalla camicia bianca e nera che indossava sotto la giacca. Sì, a letto doveva essere pura dinamite, Luca non sapeva bene il perché, ma sentiva che era così. Il calore gli accese il sangue e lui immaginò di prenderla in quel momento, lì sulla scrivania, nuda con indosso solo quegli stivali neri così sexy. Il suo corpo fu assalito da una potente ondata di lussuria che lui faticò a contenere. Con una smorfia, riportò gli occhi al suo viso, inspirò a fondo e accantonò il pensiero. Morgan Marshall era l’ultima donna sulla terra cui avrebbe dovuto pensare in quel modo.

    «Intendo fare un reclamo formale» continuò lei.

    «Davvero? Ora?» chiese Luca.

    «Sì. Joseph sarà molto arrabbiato quando sentirà come mi ha trattata.»

    Se Joseph avesse mai saputo del loro incontro, senza dubbio sarebbe stato così. Luca si alzò e girò attorno alla scrivania. «Lasciaci» ordinò a Gino.

    Quest’ultimo uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

    «Mio cognato non verrà a sapere di questo incontro perché lei non glielo dirà.»

    Morgan trasalì. «Naturale che glielo dirò.»

    Luca le afferrò un braccio e la spinse attraverso la stanza. «No, non lo farà.»

    Il suo profumo, qualcosa di dolce e speziato con una nota di arancio, lo avvolse.

    Lei si leccò le labbra. «Io... io che cosa?»

    «Non lo farà.» La spinse a sedere su una delle due sedie in pelle per i visitatori. Poi, invece di riprendere il proprio posto, si appoggiò con i fianchi al bordo della scrivania. «Non lo farà di certo, se sa cosa è bene per lei.»

    Quelle parole gelide le fecero spalancare gli occhi. «Cosa... cos’è questa storia?»

    Lui le rivolse il suo sorriso più smagliante e la osservò trasalire. «Suvvia, lei è una giovane donna brillante, di certo avrà qualche idea.»

    Lei lo fissò, i suoi occhi erano due pozze profonde di confusione, poi alzò il mento con aria di sfida e ancora una volta il gesto gli parve familiare. «No, non ne ho idea. A meno che si tratti di una questione di affari che lei vuole discutere con me.»

    Le mani di Luca si serrarono. Il solo affare di cui voleva discutere con quella donna era lo strano giochetto in cui era coinvolta con Joseph.

    «No, questo no. I miei interessi aziendali sono troppo estesi, perché io mi occupi anche della gestione quotidiana delle mie società. Ho dirigenti competenti che lo fanno al mio posto.»

    «Allora di cosa vuole parlarmi?» chiese Morgan, con voce leggermente tremante.

    «Non lo indovina?»

    Di nuovo quel movimento sprezzante del suo viso, che lo irritava più che mai, proprio perché non riusciva a capire chi gli ricordasse.

    «Perché non dice quello che deve, signor Da Silva? Se c’è qualcosa, lo dica e basta.»

    Suo malgrado, Luca ammirò quel coraggio. La ragazza aveva fegato, era un peccato che non avesse altrettanta morale. Cambiò posizione sulla scrivania e si rese conto della sua rapida valutazione. Si sporse in avanti, respirando il suo penetrante profumo. «L’ho chiamata qui perché ho intenzione di porre fine alla sua collaborazione con la Enigma Marketing

    Morgan ansimò e si agitò sulla sedia, pallida al punto che anche le sue labbra sembrarono esangui e gli occhi più neri che mai. «Lei non può fare questo!»

    «Certo che posso.»

    Di solito, un simile abuso di potere gli sarebbe stato ripugnante, ma quelle erano circostanze eccezionali che richiedevano un’azione drastica.

    «Signor Da Silva, lei potrà anche possedere metà del mondo intero, ma l’Enigma Marketing non è sua. Non ha potere decisionale su chi possono o non possono assumere.»

    «Davvero riesce a essere tanto ingenua? Mi occorre una sola telefonata per decidere il suo destino.»

    «Non le credo, il mio capo non mi farebbe mai una cosa del genere!»

    «No? Nemmeno se io minacciassi di ritirare l’account della Da Silva Chocolate dalla sua agenzia?»

    Cadde un silenzio mortale. Lo sguardo sul suo viso gli disse che Morgan sapeva la risposta a quella domanda. Il marchio Da Silva era nel campo della cioccolata ciò che Versace rappresentava per la moda e aveva sviluppato un certo seguito tra patiti del cioccolato, esperti e vip in tutto il mondo. I loro prodotti esclusivi erano ormai d’obbligo sulle tavole dei ricchi e famosi. La Da Silva rappresentava il fiore all’occhiello dell’agenzia di marketing. Perderlo avrebbe significato dimezzare non solo il lavoro, ma anche la reputazione e il prestigio che derivava dall’essere associati con tale marchio. L’amministratore delegato, la signora Dawn Merchant, avrebbe fatto di tutto per impedire che questo accadesse.

    Luca si spostò all’angolo della scrivania e spinse il telefono verso di lei. «Perché non la chiama? Sono certo che Dawn sarà felice di confermarle quello che le ho appena detto.»

    «D’accordo, le credo. Ma sarà meglio che mi dia una ragione dannatamente buona per licenziarmi o la citerò in giudizio!»

    Luca quasi le rise in faccia. Quasi, perché non c’era nulla di divertente nel modo in cui quella donna stava cercando di fare a pezzi il matrimonio di sua sorella, soprattutto in un momento in cui Stefania era tanto vulnerabile. Lei stava combattendo contro la depressione, a causa della sua sterilità. Sebbene cercasse di comportarsi coraggiosamente e di assumere un atteggiamento positivo, il fallimento dell’ultima fecondazione in vitro l’aveva davvero distrutta e l’ultima cosa che le serviva era scoprire che il marito tanto amato aveva una relazione. Luca era deciso a fare in modo che non lo scoprisse mai, in fondo era a causa sua che Stefania si trovava in quella difficile situazione. Se solo lui avesse... chiuse ermeticamente la mente a quei pensieri. Aveva detto tra sé tanti di quei se solo, da riempire una vita intera. Era quasi impazzito a furia di immaginare cosa avrebbe potuto fare per evitare l’incidente che tanto tempo prima aveva cambiato le loro

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