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Il milionario e la violinista: Harmony Collezione
Il milionario e la violinista: Harmony Collezione
Il milionario e la violinista: Harmony Collezione
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Il milionario e la violinista: Harmony Collezione

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About this ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.



Eleanor Stafford, apprezzata violinista, non frequenta la vita mondana né ha mai perso la testa per uno sconosciuto. Ella ha sempre dedicato tutte le sue energie alla musica, quindi è la prima a stupirsi dell'effetto che l'incontro con Vadim Aleksandrov ha su di lei. Fin dal primo sguardo che si scambiano, infatti, capisce che fra loro c'è qualcosa di unico e, nonostante provi con tutte le proprie forze a respingere quella consapevolezza, finisce con l'ammettere l'attrazione che prova per uno dei playboy più ricchi e belli che abbia mai incontrato.
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2017
ISBN9788858969441
Il milionario e la violinista: Harmony Collezione
Author

Chantelle Shaw

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il milionario e la violinista - Chantelle Shaw

    1

    Auditorium del Louvre – Parigi

    Accadde tutto in un istante. Uno sguardo verso la sala gremita dell’auditorium e bang, Ella si sentì come se l’avesse colpita un fulmine.

    Lo sconosciuto era in piedi, a una certa distanza, circondato da un gruppo di francesi dall’aria chic, tutti in cerca della sua attenzione. In quei pochi attimi mozzafiato in cui i loro occhi si incrociarono, lei ebbe l’impressione che fosse alto, bruno e bellissimo. E pericoloso, aggiunse distogliendo lo sguardo.

    Ella fissò il bicchiere di champagne che teneva tra le dita e trasalì, perché le tremava la mano. Cercò di concentrarsi sulla conversazione con un noto critico musicale che scriveva sulle pagine culturali del Paris Match.

    «Questa sera ha incantato tutto il pubblico, Mademoiselle Stafford. La sua interpretazione del Concerto per Violino n. 2 di Prokofiev è stata a dir poco eccezionale.»

    «Grazie.» Ella sorrise, ma sentiva ancora su di sé lo sguardo attento dello sconosciuto e dovette sforzarsi molto per non voltarsi. Fu quasi un sollievo quando vide Marcus comparirle di fianco.

    «Dicono tutti che questa sera è nata una stella» le annunciò entusiasta. «Sei stata straordinariamente brava, Ella. Ho sbirciato l’articolo che Stephen Hill sta scrivendo per il Times e diceva così: "La passione e la maestria tecnica della Stafford esulano da questo mondo. Il suo talento musicale è abbagliante e l’esibizione di questa sera la consacra come una delle migliori violiniste del mondo." Niente male, no?» Marcus faticava a contenere la soddisfazione. «Vieni, devi farti vedere. Ci sono almeno dieci giornalisti che ti vogliono intervistare.»

    «Veramente, se non ti dispiace, vorrei tanto tornare in albergo.»

    Il sorriso di Marcus si appannò. «Ma questa è la tua serata!» protestò.

    Ella si morse un labbro. «Lo so che il rinfresco è un’ottima occasione per farsi pubblicità, ma sono stanca. Il concerto ha prosciugato tutte le mie energie.» Senza contare che le due ore precedenti le aveva passate sull’orlo di una crisi di nervi. La musica era la sua vita, ma ogni volta che doveva salire da sola su un palcoscenico si sentiva prendere dal panico. A volte si chiedeva se la carriera da solista fosse davvero ciò che desiderava.

    «Hai richiamato un pubblico di serie A questa sera e adesso non puoi permetterti di sparire» protestò Marcus. «Ho visto almeno due ministri del governo francese e anche un oligarca russo.» Guardò oltre le spalle di Ella e fischiò tra i denti. «Non voltarti, ma Vadim Aleksandrov sta venendo proprio qui.»

    Un gran senso di ineluttabilità la sommerse. Ella girò appena la testa e sentì il cuore martellarle in petto. Per la seconda volta incrociò lo sguardo con un paio di magnetici occhi azzurri. Lo sconosciuto puntava con determinazione verso di lei. Aveva un viso bellissimo, lineamenti classici e al tempo stesso virili, e folti capelli corvini sulla fronte.

    «Chi è?» chiese a Marcus con un sussurro.

    «Un milionario russo che ha fatto fortuna con la telefonia mobile e adesso è proprietario di un’importante stazione televisiva satellitare, di un quotidiano britannico e di un impero immobiliare che comprende metà quartiere di Chelsea, o Chelski, come ormai lo chiamano.» Si interruppe bruscamente, ma Ella non ebbe bisogno di vedere il sorriso stampato sul volto di Marcus per sapere che lo sconosciuto era proprio dietro di lei. Avvertiva chiaramente la sua presenza. L’aroma del suo dopobarba le acuiva i sensi e la sua voce, quando parlò, risuonò ricca e melodiosa come le note di un violoncello.

    «Scusate l’intrusione, ma vorrei porgere personalmente le mie congratulazioni alla signorina Stafford per l’esibizione di stasera.»

    «Signor Aleksandrov.» Marcus gli tese la mano, sotto il naso di Ella. «Sono Marcus Benning, l’agente della signorina. Gliela presento, naturalmente...» le sfiorò la spalla con fare vagamente possessivo, «Lady Eleanor Stafford.»

    Ella arrossì e nascose un pizzico di irritazione. Marcus sosteneva che il titolo nobiliare desse lustro, anche se lei non ci teneva affatto. Poi si voltò, e il viso di Vadim Aleksandrov le fece dimenticare Marcus, il rinfresco, gli invitati e tutto il resto del mondo. Il suo sguardo la fece arrossire e lei si sentì percorrere da un misto di paura ed eccitazione. Strano, ma ebbe la precisa sensazione che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa. Gli porse la mano con riluttanza e fremette quando lui, con un piccolo inchino, la portò alle labbra.

    «Eleanor.» La voce profonda e con chiare inflessioni slave le mandò lungo la schiena lo stesso brivido che sentiva quando faceva vibrare le corde del suo violino. Le sembrò che la pelle dove lui aveva impresso le labbra ardesse come fosse stata marchiata a fuoco. Ritirò la mano, con il cuore che batteva forte.

    «È un onore conoscerla, signor Aleksandrov» salutò Marcus con trasporto. «Sbaglio o la sua compagnia detiene il monopolio delle vendite nel settore della telefonia mobile in Russia?»

    «Abbiamo avuto la fortuna di colmare una lacuna nel mercato all’inizio, ma adesso la compagnia è cresciuta e si è sviluppata in molti altri settori.» Vadim Aleksandrov lo disse senza staccare gli occhi da Ella, e Marcus decise di far buon viso a cattivo gioco.

    «Dove diavolo sono finiti i camerieri? Avrei proprio bisogno di un rabbocco.» Dondolò fra le dita il bicchiere vuoto di champagne, prima di dirigersi verso il bar.

    Per una frazione di secondo, Ella fu tentata di rincorrerlo, ma gli occhi azzurri ed enigmatici del milionario russo sembravano esercitare su di lei un potere quasi magnetico. Un potere che, aggiunto alla sua traboccante virilità, la tenne inchiodata al pavimento.

    «Ha suonato meravigliosamente bene questa sera.»

    «Grazie.» Ella faticò a formulare una risposta neutra, nonostante la tensione elettrica che avvertiva tra loro. Non aveva mai provato niente di simile, non era mai stata così consapevole della presenza di un uomo, e la cosa la terrorizzava.

    Lo sguardo sarcastico di Vadim le chiarì che lui aveva notato tutto. «Non mi era mai capitato di sentire suonare Prokofiev con tutta l’appassionata intensità della mia terra da una persona che non è russa» mormorò. La sua voce vellutata sembrò avvolgere Ella in una carezza.

    Un modo indiretto per dirle che era un uomo molto passionale? Ella arrossì. Non aveva certo bisogno di esplicitarlo. Era ovvio anche per chi, come lei, vantava un’esperienza molto limitata in materia di sesso. Vadim Aleksandrov ostentava virilità come una bandiera, e la inquietò vederlo percorrere con gli occhi il suo corpo con aria di evidente approvazione.

    «Si sta divertendo al rinfresco?»

    Ella guardò la sala gremita, dove parecchie centinaia di invitati parlavano tutti insieme. Un ronzio insopportabile per le sue orecchie. «Sì, certo» mormorò.

    A giudicare dal lampo divertito che gli passò negli occhi, lui capì che mentiva. «So che si esibirà qui anche domani sera, quindi immagino che si fermerà a Parigi.»

    «Sì. All’Intercontinental» rispose lei.

    «Siamo vicini, io alloggio al George V. Ho l’auto appena fuori... posso offrirle un passaggio? E magari proporle di bere qualcosa insieme?»

    «Grazie, ma non sarebbe corretto scappare via dal rinfresco così in fretta» mormorò lei. E pensare che solo pochi minuti prima era stata proprio sul punto di farlo. Ora la sensualità magnetica di Vadim Aleksandrov rischiava di mandare in frantumi il suo contegno, e l’idea di socializzare con lui le sembrava quasi pericolosa. Il suo sguardo famelico lasciava intendere che bere qualcosa insieme sarebbe stata solo la scusa per farsi invitare in camera... e lei non era il tipo di donna disposta ad accettare una storia da una notte e via.

    Ma se invece, per una volta, lo fosse stata? Per qualche secondo l’immaginazione di Ella galoppò e una pioggia di immagini sconvolgenti le invase la mente, con Vadim che la spogliava e l’adagiava sulle lenzuola inamidate della camera e faceva l’amore con lei...

    Ma che diavolo le succedeva? Lasciò cadere in fretta lo sguardo, terrorizzata all’idea che lui potesse leggerle nel pensiero.

    «Il ricevimento è in suo onore. Capisco che desideri tanto rimanere» commentò lui, in tono vagamente canzonatorio. «La prossima settimana sarò a Londra. Posso sperare di cenare insieme a lei una sera?»

    Ella soffocò l’impulso di accettare. «Mi dispiace, ma sarò molto occupata.»

    «Tutte le sere?» Il suo sorriso sensuale le fece fermare il respiro per un istante. «È un uomo molto fortunato.»

    Lei corrugò la fronte. «Chi, scusi?»

    «L’innamorato che reclama la sua attenzione ogni sera.»

    «Non ho nessun innamorato...» Ella tacque di colpo. Si rese conto di aver rivelato molto di più di quanto avrebbe voluto. Il lampo di soddisfazione negli occhi di lui fu come un campanello d’allarme. Per fortuna vide Marcus che dal bar le faceva cenno di raggiungerlo. «Se vuole scusarmi, credo che il mio agente abbia preso accordi per un’intervista.» Esitò e l’educazione prese il sopravvento sul desiderio di mettere subito più spazio possibile tra sé e l’inquietante sconosciuto. «Grazie per l’invito» disse in tono precipitoso, «ma la musica assorbe tutto il mio tempo e non esco mai.»

    Vadim si era spostato un po’ più avanti, tanto che lei percepiva il calore del suo corpo. Si irrigidì e spalancò gli occhi stupita, quando lui le sfiorò una guancia con le dita. «Allora dovrò cercare di farti cambiare idea, viso d’angelo» promise con dolcezza. Poi si girò e si allontanò, lasciandola senza fiato a guardarlo.

    Londra, una settimana dopo

    La Garden Room della Amesbury House si riempì di voci, mentre gli ospiti prendevano posto sulle poltrone. I componenti della Royal London Orchestra erano già sul palco e si preparavano al concerto, tra fruscii di spartiti e battute.

    Ella tolse il violino dalla custodia e accarezzò il legno lucido di ciliegio con un brivido di piacere. Era un bellissimo Stradivari di immenso valore. Parecchi collezionisti le avevano già offerto una fortuna per comperarlo. Con quelle cifre avrebbe potuto comprare casa e mettere da parte un bel gruzzoletto, nel caso in cui la carriera non fosse decollata come prometteva. Ma lei da quel violino non voleva mai separarsi, perché era appartenuto a sua madre e ai suoi occhi aveva un valore affettivo inestimabile.

    Sfogliò gli spartiti sul leggio e ripassò mentalmente la sinfonia che ormai conosceva a memoria. Persa nel proprio mondo, non fece caso al brusio di voci intorno a sé, finché qualcuno non pronunciò il suo nome.

    «Sei lontana anni luce, vero?» disse spazientita Jenny March, l’altro violino solista dell’orchestra. «Dicevo, sembra proprio che una di noi abbia uno spasimante, anche se temo di non essere io.» La nota di disappunto nella sua voce spinse finalmente Ella ad alzare lo sguardo.

    «Prego?» mormorò, guardandosi attorno.

    L’orchestra aveva suonato alla Amesbury House già in diverse occasioni. La Garden Room poteva ospitare fino a duecento persone e offriva dunque un’atmosfera molto più intima rispetto ad altre sale. Ella passò in rassegna la prima fila e all’improvviso trasalì.

    Girò la testa, ma non abbastanza in fretta da evitare un familiare lampo ironico da parte dell’uomo che da una settimana disturbava i suoi sogni.

    «Lo conosci?» Jenny spalancò gli occhi e non nascose una punta d’invidia. «Non ti capisco, Ella. Quell’uomo è uno schianto. Chi è?»

    «Si chiama Vadim Aleksandrov» ripose, secca. «Un milionario russo. L’ho incontrato una volta, per non più di due minuti... e non lo conosco affatto.»

    «Be’, è evidente che a lui piacerebbe conoscere te» concluse Jenny. Soffermò per un attimo lo sguardo sulle guance colorite di Ella. Lady Eleanor Stafford era famosa per non scomporsi mai, tanto da essersi meritata il titolo di principessa di ghiaccio da parte di alcuni altri membri dell’orchestra. Eppure, in quel momento sembrava stranamente accaldata.

    «Non capisco perché sia qui» borbottò Ella. «I giornali di cronaca rosa lo davano al Festival di Cannes con una famosa attrice italiana.» La foto di Vadim e della sua voluttuosa compagna campeggiava nella sua mente da giorni. Con sua somma irritazione non era stata capace di dimenticarla, come non era riuscita a cancellare la sconvolgente immagine di lui, nudo, che faceva l’amore con la conquista del momento. Non

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