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La prova: eLit
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La prova: eLit

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About this ebook

Una lettera anonima che parla di segreti ormai dimenticati può essere fastidiosa o imbarazzante, ma tutto sommato è innocua. Tuttavia, se alla denuncia si aggiunge una minaccia di morte, non la si può assolutamente ignorare. E se poi le lettere si moltiplicano, e le terribili minacce che contengono vengono messe in atto, dove cercare il colpevole? Jackie Kaminsky è decisa a trovare l'assassino, anche se l'uno dopo l'altro i suoi sospetti diventano vittime e lei deve ogni volta ricominciare daccapo. E come se non bastasse si trova ad affrontare un conflitto personale altrettanto ingarbugliato. Se non riuscirà a risolvere entrambi i problemi, sa che la sua vita non varrà più la pena di essere vissuta. E a un certo punto sembra che l'assassino decida di prenderla in parola...

Miniserie "Jackie Kaminsky" - Vol. 2

LanguageItaliano
Release dateAug 29, 2014
ISBN9788858927953
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    La prova - Margot Dalton

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Second Thoughts

    Mira Books

    © 1998 Margot Dalton

    Traduzione di Maria Claudia Rey

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-795-3

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Un vento freddo soffiava su Spokane, accumulando la neve sporca agli angoli delle strade e gelando la faccia dei passanti. La gente era stufa dell’inverno, delle strade ghiacciate, delle giornate buie, e la percentuale di delitti e di violenze aumentava come sempre alla fine della stagione invernale. I poliziotti facevano turni ravvicinati e rimandavano le vacanze già programmate da tempo perché il personale a disposizione fosse più numeroso, e le sale di pronto soccorso degli ospedali lavoravano a pieno ritmo.

    E in questa atmosfera, un martedì mattina, due macchine della polizia si fermarono in una via laterale del centro, davanti a un vecchio edificio di mattoni. Ne scese una squadra di agenti in scarponi e giacche a vento, che si infilò cautamente nell’edificio cadente.

    All’interno regnava un silenzio irreale. Non un passo sulle scale, non una voce o uno squillo di telefono. Il vento sbatteva le scale antincendio contro i muri esterni, con un clangore metallico che rimbombava sinistramente.

    Giunti al terzo piano, Jackie Kaminsky e il suo compagno si affacciarono cautamente sul corridoio, con le pistole spianate. Si scambiarono un’occhiata, poi si incamminarono lungo il corridoio in punta di piedi, controllando i numeri sulle porte degli appartamenti.

    «Dev’essere questo» bisbigliò Jackie davanti a una porta dipinta di verde.

    Dietro di lei, Brian Wardlow si chinò in avanti per controllare il numero sulla porta. «Sì» rispose. «Coraggio, entriamo.»

    Jackie provò la maniglia, che cedette sotto le sue dita. «È aperto» sussurrò. «Io entro.» Afferrò la pistola con entrambe le mani, aprì la porta con un calcio e si abbassò sulle ginocchia. «Fermi tutti!» gridò. «Polizia!»

    La stanza era vuota. Jackie si raddrizzò cautamente e fece un passo avanti, poi un altro. Intanto, con una rapida occhiata, controllava ogni angolo della stanza.

    Il locale era incredibilmente sporco. Il pavimento era coperto di immondizia, cartacce, lattine di birra vuote. Accanto a una branda coperta da un plaid sudicio c’era una sedia rovesciata. Sulla branda e a terra giacevano alcuni indumenti spiegazzati e strappati. La veneziana pendeva sbilenca dal cordone rotto. Su tutto aleggiava l’odore della miseria e del degrado.

    Jackie fece qualche altro passo, inoltrandosi nella camera. Wardlow le tenne dietro.

    Poi entrambi si fermarono di nuovo, osservando le due porte che si aprivano sulle pareti.

    Una, alla sinistra di Jackie, era semiaperta ed era evidentemente la porta di un armadio. Si vedevano gli abiti appesi e alcune paia di scarpe ammucchiate disordinatamente sul fondo.

    L’altra porta doveva essere quella della camera da letto, ed era chiusa.

    Dietro una tenda di plastica strappata e sudicia si intravedeva una piccola cucina, un lavello colmo di piatti sporchi, una tavola con i rimasugli di un pasto.

    «Venite fuori con le mani alzate» disse Jackie ad alta voce. «E non fate mosse false. L’edificio è circondato.»

    Nessuna risposta. Il sibilo del vento sembrava ingigantito da tutto quel silenzio, e la neve di marzo che urtava contro i vetri anneriti faceva un curioso rumore sordo. Fuori, un balcone di legno tarlato scricchiolava e gemeva a ogni folata.

    Jackie sentiva alle sue spalle il respiro pesante di Brian Wardlow. Si voltò a guardarlo, sempre stringendo la pistola con due mani.

    «Io prendo la camera da letto» bisbigliò. «Tu controlla fuori della fin...»

    In quel momento la porta dell’armadio si spalancò di botto, urtando Jackie sulla spalla e facendole perdere l’equilibrio. E contemporaneamente, una ragazza comparve sulla soglia della cucina puntando una pistola contro i due agenti.

    Jackie si raddrizzò e affrontò la donna. Alle sue spalle sentiva il rumore di una lotta, dei colpi sordi, un’imprecazione soffocata di Wardlow. Si irrigidì nell’attesa di uno sparo, che non venne.

    «Getta la pistola!» ordinò la ragazza.

    Le due donne si fissarono, ognuna tenendo saldamente la propria arma.

    Fisicamente erano una l’opposto dell’altra. Jackie era alta, snella e atletica, con corti capelli neri e un viso scuro dagli zigomi alti e dai tratti decisi, eredità di svariate influenze razziali.

    La ragazza era piccola, quasi infantile, con un visetto imbronciato e una massa di riccioli biondi ammucchiati disordinatamente sulla sommità del capo. Portava dei fuseaux neri e un’ampia maglia rosa fucsia, ed era a piedi nudi.

    Continuando a fissarla, Jackie chiamò il compagno. «Brian, dove sei? Tutto bene?»

    Nessuna risposta.

    «Getta quella maledetta pistola, ho detto!» esclamò la ragazza con una smorfia.

    In un lampo, Jackie ripassò tutte le regole che aveva imparato negli anni di servizio. Non farsi prendere dal panico. Ragionare con calma. Mai voltare le spalle al nemico. Mai abbandonare l’arma... Sì, certo, ma che ne era di Brian? Che stava succedendo alle sue spalle?

    Nella frazione di secondo che seguì, la ragazza sollevò la pistola, la puntò contro il petto di Jackie e fece fuoco.

    Jackie si sentì colpire violentemente alle spalle e cadde in ginocchio. Altri spari echeggiarono nella stanza, facendo letteralmente vibrare le pareti sottili. L’acre odore della cordite saturò le sue narici mentre il dolore alla spalla, là dove l’anta dell’armadio l’aveva colpita, irradiava dalla scapola e diventava sempre più intenso, fino a mozzarle il respiro.

    Jackie rimase accucciata sul pavimento e chiuse gli occhi per un istante. Intorno a lei sentiva altri colpi, tonfi, grida. Finalmente, strisciando sulle ginocchia e cercando di ignorare il dolore, si accostò alla parete e vi si appoggiò. Poi levò la testa e si trovò a fissare un cerchio di facce chine su di lei.

    La ragazza in maglia rosa la guardava con una sorta di distaccato interesse. Stringeva ancora la pistola, ma adesso la teneva puntata contro il pavimento.

    Accanto a lei c’era un uomo in felpa grigia e jeans, con una bandana rossa legata intorno alla fronte. Le sue guance erano ombreggiate di barba, scura come i capelli ricci.

    «Ehi, mi dispiace» disse in tono imbarazzato. «Non volevo colpirti così forte con quell’anta.»

    Jackie guardò Wardlow. Il suo compagno era così pallido che le efelidi sembravano macchie disegnate con l’inchiostro rosso.

    «Sei morta» disse Brian.

    «Sono stata una vera idiota» fece lei scuotendo la testa. «Avrei dovuto badare di più all’armadio.»

    «Comunque sei morta» ripeté Brian. «Stecchita.»

    Jackie sbuffò. Ormai lo choc stava passando, e lei era sempre più irritata con se stessa. «Ma sì, bravo, rigira il coltello nella ferita, tanto mi sento già pesta come se fossi andata sotto un camion. A proposito, chi mi ha colpita alle spalle?»

    «È stato Wardlow» disse la bionda. «Ti è saltato letteralmente addosso proprio mentre io sparavo.»

    Jackie lo guardò sorpresa. «A che pro? Avrebbe sparato anche a te!»

    «Tu eri spacciata» fece lui semplicemente. «E io dovevo pur fare qualcosa.»

    L’irritazione di Jackie svanì. «Brian, mi dispiace tanto» esclamò imbarazzata. «Non ho proprio pensato a quel maledetto armadio, potevo farci ammazzare tutti e due. Non sai quanto mi dispiace...»

    «Su, andiamo, non prendertela. Siamo detective, noi, non è mica previsto che siamo bravi anche in questo.»

    La bionda rise e si inginocchiò accanto a Jackie, sfiorandole un braccio. «Tutto bene?»

    «Sì, certo.» Jackie si rimise in piedi e guardò la ragazza. «Voi due invece siete stati bravissimi. Meritereste l’Oscar.»

    I due giovani agenti si guardarono compiaciuti. «L’abbiamo pensato mentre voi salivate le scale» disse l’uomo. «Ci sembrava che l’armadio fosse una buona trappola.»

    «Infatti, ha funzionato alla perfezione» brontolò Jackie. Rimise la pistola nella fondina e agganciò la linguetta di cuoio. Le sue mani tremavano ancora.

    Wardlow la guardò preoccupato, poi si avvicinò e la prese per il braccio. «Dai, Kaminsky, andiamo. Se ti comporti bene, mentre torniamo in ufficio ti offro un caffè.»

    «Mi sento un’idiota» brontolò Jackie fissando la sua tazza vuota. «Come ho fatto a non pensare a quell’armadio, proprio non lo so.»

    «È per questo che ci fanno fare quegli addestramenti. La prossima volta nessun armadio ti sfuggirà.» Brian esaminò la scatola, dove restavano due ciambelle. «Vuoi l’ultima con le nocciole tritate? È la tua preferita, no?»

    «Smetti di essere così gentile con me» borbottò lei. «Mi fa sentire molto peggio. Se penso che potevo farci ammazzare tutti e due!»

    «E tu smettila di ripetere sempre la stessa cosa» replicò Wardlow sistemandosi i capelli rossi. «Tanto non succederà mai che ci troviamo in una situazione del genere. Noi arriviamo sempre dopo il delitto, quando cominciano le indagini. Scommetto che non ti ricordi neanche più l’ultima volta che hai davvero dovuto puntare la pistola contro qualcuno.»

    In effetti Jackie se lo ricordava benissimo. Era successo una mattina d’estate, in una cantina odorosa di muffa, e il ricordo la faceva ancora rabbrividire.

    Però Brian aveva ragione: era passato quasi un anno da quando aveva dovuto usare un’arma.

    «Preferivo il vecchio sistema» riprese Wardlow, «quando ci allenavamo a sparare nel poligono di tiro all’aperto.»

    «Già, ma il poligono non somiglia nemmeno lontanamente alle situazioni reali che ci troviamo ad affrontare adesso. La scena in quell’appartamento era molto più realistica.»

    «E devo ammettere che vedere la biondina che mi puntava contro la pistola mi ha spiazzato» aggiunse lui. «È difficile sparare a una donna, anche se sai che sta per farti saltare le cervella.»

    Jackie annuì. «Sai qual è stata la cosa peggiore? Il rumore.» Guardò la ciambella nella scatola, poi la spinse lontano. «Non avevo idea che uno sparo facesse tanto rumore in una stanza chiusa.»

    «Sì, è una cosa che ti disorienta. Lo dicono tutti, gli spari sono la parte più difficile. È quasi impossibile pensare, con quel rumore nelle orecchie.»

    Jackie sorrise tristemente. «Perché non possiamo essere come i poliziotti dei telefilm? Irrompono in un appartamento, fanno fuori due o tre cattivi, si beccano una pallottola di striscio nella spalla e se ne vanno a pranzo come se niente fosse!»

    «Già, così sembra tutto facile» sbuffò Brian disgustato, «ma nella realtà è ben diverso. E scommetto che sparare a qualcuno è molto peggio che beccarsi una pallottola.»

    «Dato che sono stata appena colpita, anche se il colpo era a salve, non sono del tutto d’accordo... ma immagino che per saperlo bisognerebbe provare sul serio.»

    «Tu hai mai ferito qualcuno, Kaminsky?»

    «Io personalmente no, ma quand’ero a Los Angeles mi sono trovata di pattuglia con una collega che lo ha fatto.»

    «E come accadde?»

    «Eravamo state chiamate via radio perché c’era una rapina in corso, in un negozio di liquori. Trovammo due commessi a terra in un lago di sangue, liquore e vetri rotti dappertutto, gente che urlava e si nascondeva dietro gli scaffali e due sospetti che stavano scappando dalla porta sul retro. La mia collega sparò mentre quelli correvano lungo il vicolo e prese uno dei due, un ragazzo, nella schiena. Quasi lo ammazzò.»

    Wardlow staccò un morso di ciambella. «E dopo se ne andò a pranzo come se niente fosse?» domandò.

    «Non proprio. Tornò in centrale, dovette subire un interrogatorio e riempire un fascio di documenti con tutta la storia della sparatoria, poi rimase a casa una settimana. E prima di tornare in servizio dovette fare alcune sedute da uno psicologo.»

    Brian annuì e finì la sua ciambella, mentre Jackie guardava fuori della finestra. Aveva smesso di nevicare, e un pallido sole cercava di fare capolino fra le nuvole grigie.

    «Andiamo?» domandò Brian.

    Jackie si voltò a guardarlo, poi cominciò a fare mucchietti di briciole sul ripiano del tavolino di formica. «La verità è che mi sto rammollendo» disse con un sospiro. «Non sono più in gamba come una volta.»

    «Non farmi arrabbiare, Kaminsky. Tutti possono fare un errore. Devi piantarla, capito?»

    «Non intendevo questo. Il fatto è che mi sento... non so, come se stessi perdendo colpi. Non ho più la stessa grinta, capisci?»

    «Sei innamorata» disse lui affettuosamente, «perciò ti stai ammorbidendo. Capita.»

    Lei continuò a giocherellare con le briciole, disponendole in un piccolo cerchio. «Tu sai che infanzia terribile ho avuto. Non sono mai stata vicina a qualcuno, non ho mai sentito di essere importante per qualcuno, finché non ho incontrato Paul. Adesso è diverso, sento che devo essere prudente, e questo cambia tutto...»

    «E allora? Non è affatto sbagliato per un poliziotto essere prudente. Anzi, secondo Michelson è la regola numero uno.»

    «Sì, ma se divento talmente prudente da mettere in pericolo te?»

    Wardlow fece un gesto impaziente. «Lascia perdere il maledetto addestramento di stamattina. Intanto loro sapevano che stavamo arrivando e hanno avuto tutto il tempo di programmare l’agguato nei dettagli. Nella vita reale non succede mai. E poi anche noi sapevamo che era solo un esercizio, perciò non eravamo attenti come in una situazione autentica.»

    «Ma tu non hai paura di avermi come compagna?» insisté Jackie.

    «Solo la mattina, quando non hai ancora preso il caffè e sei di umore pessimo. Allora fai davvero paura.»

    Lei gli sorrise. «Grazie, Brian. Questo sì che mi consola.»

    Lui si alzò e si infilò il giaccone. «Adesso vorrei che qualcuno consolasse me. Non mi sono mai sentito così a terra.»

    «È successo qualcosa di nuovo?» domandò Jackie seguendolo.

    «No, solo che domani ho un’altra udienza in tribunale. Gesù, mi sembra di essere diventato un portafoglio ambulante!»

    Jackie sedette accanto a Wardlow che si era messo al volante. «Non capisco perché devi darle tutti quei soldi. Non avete figli e lei ha un buon lavoro, no?»

    «Il suo avvocato sostiene che non può lavorare per via dello stress del divorzio, e così secondo lui devo mantenerla io.» Wardlow ingranò la marcia e si immise nel traffico della tarda mattinata. «Roba da pazzi» brontolò. «Io la becco in un motel con un altro, ed è lei a soffrire di stress!»

    «Ma insomma, adesso che cos’altro vuole?»

    «Gli alimenti e metà della mia pensione» fece lui digrignando i denti.

    «Metà della pensione?» esclamò lei. «Ma siete stati sposati solo per quattro anni!»

    «Vallo a dire al giudice.» Brian batté il pugno sul volante. «Ma io mi faccio mettere dentro piuttosto che darle un solo centesimo della pensione!»

    «Be’, ci vogliono un bel po’ di anni prima che tu ti ritiri» lo consolò Jackie. «Per quell’epoca la tua ex moglie si sarà risposata e la faccenda sarà bell’e risolta.»

    «No, se lei sarà riuscita a ottenere una sentenza a suo favore. Certe volte vorrei averla...»

    Fu interrotto dallo squillo del cercapersone di Jackie. Lei lo prese dalla borsa, guardò il numero e disse: «È Michelson».

    «Che cosa vorrà?»

    «Avrà sentito del mio fiasco di stamattina e non vedrà l’ora di farmi a pezzi.»

    «Ma figuriamoci!» Wardlow imboccò il sottopassaggio, sollevando alti spruzzi di fanghiglia grigiastra. «Chi vuoi che gliene parli? Ormai è acqua passata, Kaminsky. Smetti di tormentarti.»

    Jackie prese il cellulare dalla borsa e fece il numero. «Pronto, sergente, parla Kaminsky.»

    «Ehilà, Jackie. Com’è andato l’addestramento?»

    Lei gettò un’occhiata al compagno. «Ho fatto fiasco. Wardlow e io siamo morti.»

    Ci fu un breve silenzio. «Be’, di questo parleremo dopo. Adesso ho del lavoro per voi. Dove siete?»

    «In macchina. Stavamo venendo lì.»

    «Bene, siete sulla strada. Sei pronta a prendere appunti?»

    Jackie prese il taccuino e la penna dalla borsa. «Pronta. Di’ pure.»

    «Si tratta di un’effrazione, vicino a Corbin Park. È successo stanotte, ma la padrona di casa se n’è accorta soltanto stamattina, rientrando dal lavoro. Sul posto ci sono già due agenti che erano di pattuglia, e i ragazzi della scientifica stanno per raggiungerli.»

    «C’è altro che dobbiamo sapere?» domandò Jackie con un’altra occhiata al compagno.

    «Be’, la faccenda è un po’ strana» disse il sergente. «Pare che non sia stato rubato niente, ma alcuni oggetti sono stati spostati e la padrona di casa è piuttosto turbata. È una donna che vive da sola, e dice di aver già ricevuto delle minacce di morte, naturalmente anonime. Gli agenti di pattuglia non sono riusciti a farsi dire niente di più, perché pare che la poveretta sia in preda a un attacco isterico. E io speravo che essendo una donna tu potessi ottenere qualcosa di più.»

    «Ci proverò» rispose lei. «Qual è l’indirizzo?»

    Lo annotò sul taccuino, poi interruppe la comunicazione e diede istruzioni a Wardlow. E mentre la macchina svoltava per raggiungere la nuova destinazione guardò pensosa fuori del finestrino, augurandosi di non fare un altro fiasco.

    2

    La casa aveva visto tempi migliori, e adesso si distingueva da quelle vicine soltanto perché un po’ più grande e imponente.

    «Sai, mi piacerebbe proprio comprarmi una di queste vecchie case» disse Wardlow mentre Jackie scendeva dalla macchina.

    «Per farne che?»

    «Per restaurarla, come fa il tuo fidanzato. Per riportare un vecchio edificio alla sua gloria originale. Credo che sarebbe divertente.»

    «E quando troveresti il tempo?» rise lei. «Nei tuoi numerosi weekend liberi?»

    Lui ignorò il suo sarcasmo. «Ma non vedi che meraviglia?» esclamò. «Infissi di legno lavorato, e quegli abbaini all’ultimo piano... E guarda quei cespugli vicino alla porta d’ingresso, cosa sono, dei lillà?»

    «Ah, non chiederlo a me. Sono cresciuta alla periferia di Los Angeles, io.» Jackie percorse il vialetto e salì gli scalini del portico. «Non saprei distinguere una zucca da un girasole!»

    «Quello è più difficile, sono tutti e due gialli.»

    Jackie gli fece una comica smorfia e suonò il campanello, stringendo la borsa sotto il braccio.

    Poi la porta si aprì lentamente, e lei fissò stupefatta la figura che faceva capolino.

    Nella penombra non era facile capire se la donna fosse giovane o di mezz’età. Aveva lisci capelli neri divisi da una riga centrale, che li faceva ricadere in due bande compatte ai lati del viso. Gli occhi grigi erano pesantemente truccati, e le labbra erano pallide, quasi esangui. L’espressione era fredda e solo blandamente curiosa.

    «Polizia» disse Jackie esibendo il distintivo. «Io sono la detective Kaminsky, lui è il detective Wardlow. Sappiamo che in questa casa c’è stata un’effrazione, è esatto?»

    La donna si fece pigramente da parte per lasciarli entrare e una volta in corridoio, nella luce della lampada, Jackie capì che era in realtà una ragazza molto giovane, poco più di un’adolescente. Portava una blusa di lucida seta rosso scuro su un paio di fuseaux neri infilati negli stivali, e nella sua narice sinistra c’era un anellino d’oro.

    «Lei è la padrona di casa?» domandò Jackie.

    «No, questa è casa di mia nonna» disse una voce proveniente da una porta laterale.

    Jackie si volse e vide un ragazzino di circa dodici anni, con un folto ciuffo di capelli biondi, una faccia rotonda e un corpo grassoccio e goffo. Aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto, e mentre veniva verso di loro Jackie notò che le sue cosce robuste sfregavano una contro l’altra. Ebbe un moto di simpatia per lui e si domandò se a scuola i compagni lo prendevano in giro per il suo peso.

    «Salve» disse. «Come ti chiami?»

    «Mi chiamo Gordon Lewis. Gordie.» Il ragazzino giocherellò nervosamente con l’orlo della maglietta, poi indicò la ragazza e aggiunse: «E lei è mia zia Desirée».

    «Tua zia?» fece Jackie stupita. La ragazza non poteva avere più di diciotto anni.

    «Sì, la madre di Gordie è la mia sorellastra» spiegò Desirée. La voce era fredda e neutra, come il suo aspetto. «Stesso padre, madri diverse.»

    Jackie estrasse il taccuino. «Potrei avere il tuo nome completo? Ti do del tu, se non ti dispiace.»

    «Desirée Antoinette Moreau.» E con questo, la ragazza scivolò via e scomparve dietro un’altra porta.

    Gordie sembrava di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime. «Mia nonna è alquanto sconvolta» disse. «È praticamente fuori di testa.»

    «È comprensibile, poveretta» affermò Jackie gentilmente. «E dimmi, Gordie, come si chiama tua nonna?»

    «Maribel. Maribel Lewis.» Gordie tirò su col naso e proseguì: «Lavora in una casa per anziani che si chiama Giardino sereno, fa il turno di notte. E stamattina, quand’è tornata, ha trovato tutta la casa sottosopra, poverina».

    «Tu e Desirée vivete qui con lei?»

    Il ragazzino fece segno di no. «Abitiamo con mia madre in un appartamento, giù in fondo alla strada. La nonna ci ha telefonato stamattina quando ha trovato tutto quel disastro, così Desirée e io siamo venuti subito.»

    «Mi dici il nome di tua madre?»

    «Christine Lewis.»

    Jackie estrasse il taccuino. «Mi serve anche il vostro indirizzo» disse. Poi annotò il tutto, mentre Wardlow andava a controllare il soggiorno.

    «Ehi, Kaminsky, guarda un po’ qui» la chiamò poco dopo.

    Jackie lo raggiunse e osservò quella che doveva essere stata una camera pulita e ordinatissima. Sulle spalliere del sofà e di alcune poltrone erano rimasti i centrini di pizzo all’uncinetto, ma le sedie erano rovesciate, il tappeto era sollevato, i cassetti della credenza erano stati estratti e capovolti, e il loro contenuto era sparso sul pavimento.

    Due grandi album di fotografie erano stati aperti, le pagine strappate, e le foto giacevano qua e là. Bambini sorridenti, feste di nozze, picnic, cerimonie scolastiche e consegne di diplomi, tutto era disseminato sul tappeto sbiadito e sul linoleum lucidato a cera.

    Jackie guardò il ragazzino, che l’aveva seguita e osservava la scena con una smorfia di pena sulla faccia paffuta. «La nonna dice che devono essere passati dalla porta sul retro» disse Gordie con voce tremante. «In cortile ci sono dei poliziotti che cercano le impronte.»

    «E adesso tua nonna dov’è?»

    «In cucina. Da questa parte.»

    Gordie sembrava lusingato e confortato dall’interesse della polizia. Con aria di importanza, condusse Jackie e Brian in un cucina antiquata e indicò una donna sulla cinquantina che stringeva in mano una tazza vuota, seduta accanto al tavolo di formica verde pallido.

    La donna era snella e curata, con corti capelli ricci tinti di rosso e un completo di pantaloni e casacca da infermiera, di nylon bianco. La severità dell’uniforme era ravvivata da grandi orecchini pendenti di plastica gialla e rossa, e da un golfino rosso fuoco. Il trucco era disfatto dalle lacrime, e sul viso c’erano tracce nere di rimmel.

    Jackie fu colpita soprattutto dall’espressione della donna. Non aveva mai visto tanto terrore negli occhi di una persona.

    Desirée stava appoggiata alla credenza, con aria distaccata e vagamente divertita. Jackie la ignorò e sedette al tavolo, di fronte a Maribel Lewis. Nel frattempo, Wardlow era andato a raggiungere gli agenti della scientifica, e Gordie lo aveva seguito.

    «Signora Lewis, sono la detective Kaminsky» si presentò Jackie. «Posso farle qualche dom...?»

    «Mi uccideranno» la interruppe la donna, terrorizzata. «Hanno detto che lo avrebbero fatto, e adesso mi sono entrati in casa!»

    «Qualcuno l’ha minacciata?» domandò Jackie.

    «Mi hanno mandato una lettera... una lettera orribile...»

    «L’ha conservata?»

    «Sì.» Maribel Lewis abbassò la testa, e gli orecchini di plastica dondolarono scompostamente. «Avevo... avevo paura di gettarla via, nel caso in cui loro...»

    «Posso vederla?»

    La donna alzò la testa, inorridita. «Oh, no!» esclamò. «Non potrei mai far vedere quella lettera a qualcuno. È troppo... oscena!»

    Jackie cercò di soffocare un moto di irritazione e passò a un altro argomento. «È stato rubato qualcosa?» domandò.

    «Non credo. Io non me la sono sentita di controllare, ma Gordie dice che non manca niente. Quelli cercavano solo le foto.»

    «Delle foto particolari, vuol dire?»

    «No, foto della famiglia. Hanno rovesciato tutti i cassetti, per cercarle.»

    Jackie diede un’occhiata alla ragazza pallida appoggiata alla credenza, e Desirée ricambiò l’occhiata senza scomporsi.

    «Una di voi ha idea di chi potrebbe essere stato?» domandò Jackie.

    Desirée scosse appena la testa e si voltò a guardare fuori, come se l’identità dello scassinatore non le interessasse affatto.

    Maribel continuò a fissarsi le mani intrecciate. Erano mani forti, sciupate dal lavoro, con grosse vene in rilievo, e denunciavano la sua età assai più della faccia.

    Dopo un momento Jackie si alzò e uscì in cortile, dove Wardlow continuava a osservare gli agenti della scientifica al lavoro.

    L’intruso aveva spaccato un vetro della porta sul retro, poi aveva introdotto la mano e aveva sollevato il chiavistello, entrando senza difficoltà. Le schegge di vetro giacevano sugli scalini e sull’erba secca del prato, scintillando nel pallido sole di marzo.

    I tecnici avevano cosparso di polvere l’intelaiatura della porta e la parte di vetri rimasta intatta, e stavano scattando delle foto. Un assistente stava portando altre attrezzature fotografiche racchiuse in una valigetta di metallo.

    Desirée uscì all’aperto, camminando silenziosa come un gatto nonostante gli stivali. Dedicò un enigmatico sorriso all’agente più giovane, poi si appoggiò pigramente alla parete esterna.

    Wardlow si avvicinò a Jackie. «Ci sono degli oggetti sparsi anche nelle altre camere, ma nessuna impronta sulle maniglie delle porte o altrove.»

    «Un lavoro da professionisti, secondo te?» domandò lei.

    «Forse, ma comunque fatto da qualcuno che indossava dei guanti. Per ora non c’è traccia di furto, e nessun danno a parte il vetro rotto.»

    Gordie stava poco lontano, e senza parere cercava di cogliere la loro conversazione. La ragazza li guardava con aria annoiata dalla sua postazione accanto agli scalini.

    «Dite un po’, ragazzi, non dovreste essere a scuola?» domandò Jackie perplessa.

    «Abbiamo una settimana di vacanza per la chiusura del trimestre» spiegò Gordie.

    «E Desirée va ancora a scuola?» domandò Wardlow.

    «Sì, va al liceo Wilcox. È all’ultimo anno.»

    «Il Wilcox è quell’edificio in fondo all’isolato, vero?» chiese Jackie.

    Il ragazzo annuì, e lei

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