Un dottore sotto il vischio: Harmony Bianca
By Sue Mackay
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About this ebook
Otto anni prima Fraser McCall si era offerto di accompagnarla al ballo della scuola, solo per prendersi gioco di lei e lasciarla sola, vestita di tutto punto, ad aspettarlo inutilmente. La rabbia e la vergogna per quel rifiuto sono state compagne costanti nella vita di Nikki Page. E il destino sembra essersi accanito contro di lei, dal momento che Fraser è appena tornato in città e che probabilmente lavoreranno insieme.
L'attrazione fra loro non è cambiata, ma Nikki non si fa illusioni. Quell'uomo è in grado di spezzarle il cuore ancora una volta. Per questo ha deciso di concedersi solo un piccolo, dolcissimo peccato: un bacio sotto il vischio. Sperando che possa far accadere un miracolo.
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Book preview
Un dottore sotto il vischio - Sue Mackay
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Christmas With Dr Delicious
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2012 Sue MacKay
Traduzione di Daniela De Renzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-872-2
www.eHarmony.it
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1
«Bene, ascoltatemi tutti.» Mike, il responsabile del servizio ambulanze di Blenheim, entrò con decisione nella saletta del personale e si mise a cavalcioni di una sedia. «Ho appena parlato con quelli di Nelson.»
Nikki sollevò la testa dal computer portatile sul quale stava studiando. Qualsiasi conversazione tra Nelson, dove lavorava il capo in testa, e Blenheim portava quasi sempre cambiamenti per tutti. «E adesso che cosa succede?» domandò con un sorriso furbo. «Dovremo tagliare le razioni di caffè?»
Mike sorrise e scosse la testa. «Niente di così drastico. Abbiamo assunto un nuovo paramedico, che comincerà a lavorare tra una settimana.»
Per una volta buone notizie. «Significa un alleggerimento del carico di lavoro...» C’erano parecchi volontari, ma pochi paramedici e paramedici specializzati. Il che voleva dire essere spesso chiamati per coprire turni supplementari. A Nikki questo non dispiaceva. Più turni significavano più soldi.
Ma Mike non aveva ancora finito. «Gavin, lo metterò a lavorare con te. Lo seguirai, mentre fa pratica in vista della specializzazione. Vedrai che andrete d’accordo. Sembra competente e sicuro di sé.»
Gavin apparve perplesso. «Mike? Perché non Nikki, scusa? È brava quanto me, se non di più.»
Gavin di solito non sollevava problemi e Mike si mostrò stupito. «Preferisco così. Va bene?»
«Certamente» replicò Gavin, ma sembrava preoccupato.
Nikki intervenne, per cercare di allentare la tensione. «Allora, è qualcuno che conosciamo?»
«Non credo. Ha vissuto a Dunedin per anni, ma adesso ha deciso di tornare a casa. Ha un profilo eccellente e abbiamo deciso di prenderlo subito.»
Nikki ebbe un brivido. Qualcuno che tornava a casa da Dunedin, dopo essere stato lontano per anni. C’erano ben poche persone che da lì erano andate a frequentare l’università a Dunedin e non erano tornate indietro. Sentì un brivido lungo la schiena. «Sappiamo almeno come si chiama?»
Mike la fissò a lungo. «Fraser McCall.»
Nikki sentì che le veniva a mancare il fiato. Quel brivido era stato un avvertimento. «Stai parlando di Fraser Ian McCall? Di ventisette anni?»
«Proprio lui» affermò Mike, facendosi serio. «Qualche problema?»
Sì. E grosso. Nikki sentì la pelle diventare gelata. Fraser non poteva lavorare con lei. Si sarebbero incontrati di continuo. Chissà se sapeva che anche lei lavorava in quel posto? Se era così, non era stato affatto carino a candidarsi. E perché poi? «È un medico, non un paramedico.»
Mike si alzò in piedi. «Sbagliato. Lavora da anni sulle ambulanze.»
Davvero? E perché? Cinque anni prima Fraser aveva terminato il suo quarto anno di Medicina. Nikki non aveva avuto sue notizie da quando era rientrata da Dunedin, ma era convinta che nel frattempo lui avesse terminato gli studi. Deglutì a fatica. «E che cosa faceva prima di lavorare sulle ambulanze?»
«Sai benissimo, Nikki, che non posso fornire informazioni confidenziali sul nostro personale» affermò Mike serio, guardandola come se volesse farle arrivare un messaggio.
Fraser non aveva detto a Mike che la conosceva? Che avevano avuto una storia che non poteva essere dimenticata? E che non potevano lavorare insieme? Per cinque lunghi anni non aveva mostrato alcun interesse per lei. Perché adesso?
«Sa che lavoro qui?»
«Sì. E mi è sembrato stupito. Mi ha detto di averti conosciuta quando facevi lo chef e che allora non avevi interesse per la Medicina.»
Lei abbassò la testa, per annuire. «Vero.» In quel momento sentì una stretta al cuore. Era quello che aveva detto di lei? E che fossero stati fidanzati e avessero vissuto insieme tre anni?
Nikki strinse i pugni nelle tasche. Come avrebbe potuto lavorare con l’uomo che una volta aveva giurato di amarla e le aveva perfino chiesto di sposarlo.
L’uomo che poi non si era presentato il giorno del matrimonio, facendole fare la figura della stupida e lasciandola tutta tremante, in tacchi alti e vestito di seta, al braccio di suo padre sulla soglia della chiesa.
Lei e il padre avevano aspettato a lungo. Poi erano arrivati sua madre e i suoi quattro fratelli, che avevano cercato di proteggerla dai mormorii sommessi che si erano alzati tra gli invitati.
Aveva pensato al peggio, immaginando Fraser in un letto d’ospedale per un incidente. Ma lui non era in ospedale. E non era riuscita a rintracciarlo da nessuna parte. Soltanto a tarda sera lui l’aveva chiamata da chissà dove. E lei avrebbe dato qualsiasi cosa per non ricevere una telefonata del genere.
«Nik, mi dispiace tanto... Per oggi. Per tutto. Non posso sposarti. Mai. Mi dispiace.» A Fraser si era spezzata la voce e poi era caduta la linea. Per quanto ne sapesse Nikki, lui non era mai più venuto a Blenheim.
La penna che Nikki stringeva tra le mani cominciò a tremare, mentre lei cercava di completare la lista di controllo per l’ambulanza. Si morsicò il labbro superiore. «Che cosa c’è che non va stamattina?»
Fraser McCall. Ecco quello che non andava. Che cosa avrebbe potuto dirgli?
Dal momento in cui aveva saputo da Mike che per lei stava per realizzarsi il peggiore degli incubi, era vissuta nel terrore. Aveva lo stomaco in subbuglio e faceva fatica a mangiare e a dormire, continuando a pensare a tutte le ragioni per cui non voleva lavorare con Fraser.
La testa le faceva male in continuazione. E adesso avevano cominciato a tremarle le mani, rendendo la sua scrittura simile a quella di una bimba di due anni.
Quanto sarebbe stato difficile lavorare con lui? Mike li aveva messi per quattro giorni nello stesso turno e a nulla erano valse le suppliche di Nikki.
Avrebbe dovuto approfittarne per chiedergli finalmente delle spiegazioni. Fargli capire quanto l’avesse fatta soffrire e che ormai non le importava più niente di lui. Aveva piani per il futuro e questo significava che ormai si era lasciata Fraser alle spalle. Un futuro da sola. Senza un marito e dei bambini. Ma tra sei mesi avrebbe avuto un nipotino... Non era forse una cosa eccitante?
Non come avere un figlio proprio. Le sarebbe piaciuto avere un bambino. Sentirlo crescere dentro di sé. Metterlo al mondo. E riempirlo di affetto.
«Stai parlando da sola?» le domandò Mike in piedi sulla porta del garage.
«È l’unico modo per ottenere risposte sensate» sbottò lei, chinandosi a controllare le gomme posteriori. Non voleva che Mike capisse che soffriva.
«Sei in anticipo di un quarto d’ora.»
«Ero pronta e ho deciso di venire.» Si era detta che sarebbe stato meglio essere già lì, quando arrivava Fraser. Così avrebbe potuto salutarlo e riprendere subito il lavoro. Si raddrizzò e segnò un’altra casella nell’elenco.
«Anche il nostro nuovo collega è mattiniero» esclamò Mike guardandola con un sorriso.
Era già arrivato? Non si sentiva ancora pronta a confrontarsi con lui. Non lo sarebbe stata mai. Avrebbe preferito che il cuore non le battesse così forte e non sentire un nodo in gola. Che cosa gli avrebbe detto? Non potevano tornare a essere semplicemente amici. C’era stata troppa sofferenza.
«Nikki, andrà tutto bene. Qualsiasi problema tu abbia con Fraser, sei un’infermiera professionale e sono sicuro che non permetterai a nulla d’interferire con il tuo lavoro.» Le parole di Mike riuscirono a calmarla un poco. Avrebbe fatto di tutto per non deludere le sue aspettative.
«Mi piacerebbe esserne altrettanto sicura.» Un paio di giorni prima aveva provato a dare le dimissioni, ma Mike aveva capito che non ne era convinta. Nikki adorava il suo lavoro. E il loro era l’unico servizio di ambulanze nel raggio di un centinaio di chilometri. Il progetto di tornare a occuparsi di cucina lo stava tenendo in serbo per il futuro. In quel momento poteva essere ancora di aiuto a moltissima gente.
Mike la guardò preoccupato. «Fraser è di là nella saletta. Vieni a prendere un caffè. Cerca di rompere il ghiaccio, finché non c’è ancora nessuno. Devi superare questo momento.»
Nikki si sforzò di tirare indietro le spalle e fece un respiro profondo. Poi appoggiò il foglio sul sedile dell’ambulanza. «Hai ragione» affermò con voce un po’ troppo acuta. Doveva qualcosa a quell’uomo, che l’aveva assunta in un momento difficile. Gli diede un colpetto sulla spalla e sorrise. «Grazie, Mike.»
Fraser era intento a parlare con Chloe e con Ryan e le voltava le spalle. Era la prima volta che lo vedeva da quando era tornata da Dunedin per i preparativi del matrimonio, convinta che lui l’avrebbe raggiunta tre settimane più tardi.
Il corpo alto e slanciato di Fraser si era fatto più solido e muscoloso. Nikki sentì una fitta al cuore per il desiderio e i suoi occhi si riempirono di una tenerezza sconosciuta. Rimase paralizzata a osservare l’uomo, che in un modo o nell’altro aveva dominato i suoi pensieri per tutta la sua vita adulta. Poi deglutì a fatica. «Ciao, Fraser.»
Lentamente lui si voltò. Negli ultimi giorni non le era mai venuto in mente che forse anche lui poteva trovare quella situazione difficile. «Nikki!» affermò Fraser trattenendo il respiro. «Ti trovo bene.»
Lei si sentì sopraffatta dal suono della sua voce piena e dolce come il miele, che riportò in superficie un’infinita quantità di ricordi, che credeva dimenticati.
Doveva cercare di concentrarsi sul presente. E di ricordare anche il resto. L’umiliazione bruciante e il dolore, così forte che aveva pensato di morirne.
Nikki lo fissò, incapace di parlare. Era... diverso. La bocca piena e generosa, il profilo della mascella, gli occhi castani... erano velati di stanchezza. Ai lati della bocca aveva segni profondi. E Nikki venne percorsa da un brivido, quando lo osservò con maggior attenzione. I capelli, una volta color cioccolato, erano striati di grigio. Era quello il motivo per cui era fuggito?
No. Se ci fossero stati dei problemi, lui glielo avrebbe detto