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Gina (eLit): eLit
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Ebook142 pages1 hour

Gina (eLit): eLit

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About this ebook

Gina se ne era andata da Winding River decisa ad aprire un ristorante d'alta classe, e ora è la proprietaria del Tuscany Café a New York, locale ultrarinomato e frequentato da vip e star del cinema. Ma un brutto giorno il suo socio scappa con tutti i soldi, lasciandola nei guai. Delusa e preoccupata, Gina decide di tornare a casa e farsi consigliare dalle amiche, le Calamity Janes. Uno spietato avvocato, però, è sulle sue tracce, e non intende lasciarsela sfuggire. In tutti i sensi! Serie "Calamity Janes" - Vol. 3

LanguageItaliano
Release dateDec 30, 2014
ISBN9788858932926
Gina (eLit): eLit
Author

Sherryl Woods

With her roots firmly planted in the South, Sherryl Woods has written many of her more than 100 books in that distinctive setting, whether in her home state of Virginia, her adopted state, Florida, or her much-adored South Carolina. Sherryl is best known for her ability to creating endearing small town communities and families. She is the New York Times and USA Today bestselling author of over 75 romances for Silhouette Desire and Special Edition.

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    Book preview

    Gina (eLit) - Sherryl Woods

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    To Catch a Thief

    Silhouette Special Edition

    © 2001 Sherryl Woods

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-292-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    L’ufficio di Gina Petrillo, nel ristorante Tuscany Café di Manhattan, era così piccolo che riusciva a contenere a fatica una scrivania, una sedia, un archivio per le fatture e uno scaffale pieno di libri di cucina. Ma lei in quel momento non si sentiva claustrofobica solo per la mancanza di spazio, a cui del resto era abituata. Era il mandato di comparizione che le aveva inviato il tribunale di New York, ingiungendole di presentarsi per una deposizione, che le dava l’impressione di essere sul punto di impazzire. Oltre al danno, anche la beffa di doversi presentare in tribunale, come se lei fosse stata l’imputata e non la vittima.

    «Se lo prendo, lo ammazzo con le mie mani!» esclamò. Si riferiva al suo socio Roberto Rinaldi, detto Bobby, fuggito con tutto il denaro del loro ristorante.

    Aveva incontrato Roberto in Italia, qualche anno prima, mentre entrambi seguivano un corso di cucina con grande entusiasmo. Lui era un vero genio dei sughi, nessuno ne sapeva preparare tanti come lui e inventarne sempre di nuovi, uno migliore dell’altro.

    Erano andati subito d’accordo, forse perché Gina gli aveva fatto capire di non essere affatto interessata a lui come uomo. Roberto, infatti, era un genio anche con le donne ma amava la varietà pure con loro. Diceva di essere uno sperimentatore, perciò ne cambiava in media una al mese.

    A Gina era sembrato il socio ideale per il suo progetto, un ristorante raffinatissimo di alta cucina italiana a New York, che avrebbe dovuto attirare tutte le persone ricche, importanti e famose della Grande Mela.

    Proprio per studiare a fondo l’arte culinaria, che era sempre stata la sua grande passione, Gina aveva lasciato Winding River e il Wyoming per seguire alcuni corsi in Europa. Aveva incominciato in una scuola d’alta gastronomia a Parigi ma, benché amasse la cucina francese, solo quella italiana sapeva appassionarla veramente.

    Così, dopo la breve parentesi parigina, si era trasferita nella terra dei suoi antenati. Forse era un fatto genetico ma il profumo che aveva sentito uscire da una trattoria di Roma aveva conquistato completamente il suo cuore. Si era seduta a un tavolo e aveva ordinato fettuccine con sugo di pomodoro e abbacchio con le patate, e Roma aveva anche conquistato il suo stomaco. Non aveva mai gustato nulla di simile in tutta la sua vita. Doveva assolutamente imparare a cucinare come un’italiana e poi esportare quei sapori negli Stati Uniti. Sarebbe stato un grande successo il suo ristorante a New York, ne era sicura.

    Era riuscita a realizzare il sogno proprio grazie a Bobby, che aveva preso i giusti contatti con i finanziatori e trovato il denaro per aprire il ristorante. Loro due avevano passato giorni e notti a pulire e a imbiancare i locali che avevano affittato nell’Upper West Side di Manhattan, a studiare l’arredamento, a cercare le tovaglie, i piatti e le posate adatte. Finalmente c’era stata l’inaugurazione, e Bobby si era dato da fare per richiamare clienti importanti, divi e celebrità, avvertendo i fotografi mondani che avrebbero pubblicizzato il ristorante con i loro servizi.

    Il Tuscany Café era diventato in breve uno dei ritrovi preferiti da attori e artisti, anche grazie alla promozione che ne aveva fatto fra i suoi amici Lauren Winters, quella delle cinque Calamity Janes che era diventata una stella di Hollywood.

    Bisognava prenotare con settimane di anticipo per avere un tavolo, non c’era giorno in cui qualche persona famosa non apparisse sui giornali mentre entrava o usciva dal Tuscany Café. Insomma, gli affari andavano a gonfie vele, Gina lavorava sedici ore al giorno ma era così felice che non le importava.

    Poi era arrivato, improvviso e imprevedibile, il colpo del destino. O, meglio, il colpo mancino di Roberto Rinaldi che era sparito da un giorno all’altro con tutto il denaro che avevano guadagnato in più di un anno di attività.

    Non si sapeva che fine avesse fatto. Di lui non c’era traccia, come se non fosse mai esistito. Aveva abbandonato il suo appartamento, forse era scappato all’estero, comunque aveva lasciato dietro di sé la cassaforte vuota del ristorante e il conto intestato a lui e a Gina estinto.

    Un gigantesco imbroglio ai danni della sua partner, un modo rapido e disonesto per arricchirsi con il suo lavoro e poi lasciarla a occuparsi dei creditori inferociti. Perché Roberto, o meglio Bobby come lo chiamavano gli amici, non aveva pagato le fatture per mesi, in vista della fuga. Naturalmente Gina lo aveva scoperto solo quando lui era sparito e aveva trovato ammanchi abissali nei conti del ristorante. Lui si era intascato tutto quello che aveva potuto, tranne i debiti!

    Del resto i soldi non gli bastavano mai, aveva le mani bucate. Non avrebbe mai indossato nulla che non fosse stato firmato da Armani, da Versace o da qualche altro famoso stilista italiano, nemmeno un paio di calzini. Gli piacevano i vestiti e anche le belle donne, un altro genere di lusso particolarmente costoso.

    E ora, il colpo di grazia dopo tre giorni trascorsi a cercare Bobby per mare e per terra senza riuscire a trovarlo, a Gina era arrivato anche il mandato di comparizione del tribunale. Era stato un giovane avvocato a farglielo mandare, un certo Rafe O’Donnell, che sembrava essere da tempo sulle tracce di Roberto Rinaldi, forse per altri imbrogli.

    Se questo O’Donnell pensava che lei avesse qualcosa a che fare con quel furfante di Roberto, pensò Gina, si sbagliava di grosso. Era una vittima, non una complice.

    Certo, sarebbe riuscita a tenere a bada i creditori per un po’, ma non per sempre. Il ristorante avrebbe dovuto chiudere, se non avesse trovato al più presto un rimedio a quella catastrofe.

    Non voleva andare in tribunale, non voleva incontrare quell’avvocato ficcanaso e rispondere alle sue domande. Poteva lasciare il ristorante nelle mani della sua assistente Deidre, un ragazza in gamba, e fuggire anche lei per un po’ da New York. Forse avrebbe trovato una soluzione a tutti i suoi problemi se avesse potuto restare sola per qualche giorno o per un’intera settimana. Le era appena arrivato un invito dalla scuola di Winding River, il suo paese natale, per una festa degli ex studenti ai primi di luglio, l’occasione giusta per andarsene dalla Grande Mela e cercare aiuto e ispirazione dalle Calamity Janes, di cui poteva sempre fidarsi.

    Lauren avrebbe potuto prestarle del denaro, Emma darle qualche consiglio legale. Karen e Cassie avrebbero maledetto insieme a lei quel furfante di Roberto Rinaldi, e anche quello le sarebbe servito a tirarsi su di morale.

    Gina sospirò.

    No, no. Non poteva raccontare alle sue care amiche quello che era successo. Se lo sarebbe tenuto per sé, cercando dalle Calamity Janes solo il conforto del loro affetto. Purtroppo avrebbe dovuto vedersela da sola con tutti i problemi che la tormentavano.

    1

    «Gina Petrillo se n’è andata?» L’avvocato Rafe O’Donnell non riusciva a credere alle proprie orecchie. «Si può sapere da quando un teste parte, invece di presentarsi a una deposizione?» chiese alla sua segretaria, Lydia Allen.

    «Non si scaldi, avvocato. È capitato più di una volta di dover posticipare una deposizione» rispose lei con la massima calma, guardandolo da dietro le lenti spesse dei suoi occhiali.

    Rafe per poco non imprecò. Non era tipo da farlo facilmente, cercava sempre di controllarsi, ma a volte la sua segretaria lo mandava fuori dei gangheri.

    Gli avevano assegnato Lydia Allen il giorno in cui era arrivato al Whitfield, Mason & Lockart, lo studio legale per cui lavorava. Di solito Lydia aveva il compito di aiutare i giovani avvocati ad ambientarsi, grazie alla sua pazienza e alle conoscenze maturate in anni di lavoro in quello studio. Ma con lui era stato diverso. Dopo alcuni mesi non gli era stata assegnata un’altra segretaria come accadeva di solito, ma gli avevano lasciato lei. Nessun altro avrebbe saputo aiutarlo così validamente, gli avevano detto i suoi capi. O meglio, avevano sussurrato tutti nello studio, nessun altro avrebbe saputo sopportarlo.

    Rafe O’Donnell era noto per il suo carattere esigente e irascibile. Anche adesso, saputa la notizia dell’improvvisa partenza di Gina Petrillo per destinazione sconosciuta, non riusciva a tenere a bada la propria indole collerica.

    «Così ce la siamo lasciata sfuggire? La signorina Petrillo

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