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La favola di una notte: eLit
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Ebook157 pages1 hour

La favola di una notte: eLit

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About this ebook

Abigail Summers è avvezza alla luce dei riflettori e agli sguardi degli estranei, essendo una giovane pianista prodigio. Quello a cui non è abituata è ricambiare tali sguardi di ammirazione, soprattutto quando giungono da affascinanti estranei di sesso maschile. Abby ha sempre vissuto solo per la musica, ma di fronte a Jean-Luc Toussaint non riesce a pensare ad altro che alle sue braccia forti e a quegli occhi profondi. Risvegliarsi sola fra le lenzuola, il mattino dopo, non è facile da accettare, e ancor meno lo è tornare alla vita di sempre. Non sa ancora che di lì a poco la attende un inaspettato incontro.

LanguageItaliano
Release dateApr 30, 2015
ISBN9788858937198
La favola di una notte: eLit
Author

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La favola di una notte - Kate Hewitt

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Count Toussaint’s Pregnant Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Kate Hewitt

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-719-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    L’applauso era terminato e nella sala era sceso il silenzio.

    Il pubblico restò in attesa.

    Abigail Summers fece un profondo respiro, avvicinò le mani alla tastiera del pianoforte a coda, posizionato in mezzo al palco della Salle Pleyel di Parigi, chiuse gli occhi e iniziò a suonare.

    La musica fluiva dalla sua anima attraverso le dita, riempiendo l’aria con le note della sonata numero ventitré di Beethoven.

    Abby non era consapevole del pubblico seduto in religioso silenzio, che aveva pagato quasi cento euro semplicemente per poterla ascoltare. La musica le invase il corpo, la mente, l’anima. Sette anni di concerti e una vita intera di lezioni le avevano insegnato a concentrarsi esclusivamente sulle note.

    Eppure, arrivata più o meno a metà della Appassionata, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando.

    Certo, centinaia di persone in quel momento avevano gli occhi puntati su di lei, ma lui, perché di un uomo si trattava, era diverso. Unico. Senza sapere come, percepiva il suo sguardo fisso su di sé.

    Chi era?

    Non osò sollevare la testa per non perdere la concentrazione, tuttavia il suo corpo reagì in modo inaspettato di fronte a un genere di attenzione che non aveva mai sperimentato e che non credeva potesse esistere.

    Si trovò a desiderare che quel pezzo finisse per poter alzare gli occhi dalla tastiera e vedere chi era che la stava fissando così.

    Com’era possibile?, si chiese. Non le era mia successo prima di desiderare che un pezzo terminasse, così come non aveva mai percepito l’attenzione particolare di una persona del pubblico.

    Chi era?

    Chissà, magari stava semplicemente immaginando che qualcuno di diverso fosse lì; qualcuno che stava aspettando da tutta la vita...

    Finalmente l’ultima nota echeggiò nella sala e lei alzò lo sguardo.

    Lo vide e lo sentì immediatamente.

    Malgrado le luci del palcoscenico e la marea di volti del pubblico, i suoi occhi si concentrarono immediatamente su di lui.

    C’era qualcosa di magnetico in quell’uomo che l’attraeva inesorabilmente come una calamita benché fosse rimasta seduta sullo sgabello del piano.

    Lo sconosciuto ricambiò lo sguardo e in quella breve manciata di secondi la sua mente poté registrare solo alcuni dettagli: una massa di capelli mossi scuri, un viso scolpito e due occhi blu intensi, brucianti...

    Abby sapeva di dover proseguire con il concerto. La gente stava cominciando ad agitarsi sulle sedie. Avrebbe già dovuto iniziare il pezzo successivo, una fuga di Bach, e invece se ne stava immobile... come trafitta.

    Purtroppo in quell’istante non poteva concedersi il lusso di fare domande e ottenere risposte. Respirò a fondo e si concentrò ancora una volta sulla musica.

    Cominciò il pezzo di Bach e il pubblico sospirò, sollevato.

    Suonò consapevole della presenza dell’uomo e si chiese se lo avrebbe rivisto.

    Jean-Luc Toussaint sedeva al suo posto con i muscoli contratti per l’attesa. Era una emozione che non sperimentava da moltissimo tempo, forse anni.

    Ma quando Abigail Summers, la pianista prodigio di fama internazionale, era salita sul palco aveva sentito rinascere in lui la speranza.

    Certo, aveva visto fotografie della pianista: ce ne era una molto artistica di lei seduta al piano appesa fuori dalla Salle Pleyel, ma niente lo aveva preparato alla sua apparizione dal vivo. La testa eretta, i capelli scuri e lucidi raccolti in un elegante chignon, l’abito da sera nero...

    La sensazione di gioia e di speranza che sentì fin dentro la sua anima lo scioccò.

    Cercò di liquidare quelle emozioni considerandole il frutto della sua immaginazione. Erano passati sei mesi dalla morte di Suzanne e poco più di sei ore da quando aveva trovato la sua lettera e scoperto la verità sulla sua morte.

    Era consumato dal senso di colpa.

    Aveva lasciato il castello insieme a tutti i ricordi che conteneva ed era venuto a Parigi evitando l’appartamento e qualsiasi altro luogo che gli rammentasse la sua vita precedente.

    Era andato a quel concerto per caso. Aveva visto la locandina e aveva deciso impulsivamente di acquistare il biglietto per perdersi in qualcosa di diverso e smettere di pensare o di sentire...

    Ma quando Abigail Summers aveva attraversato il palco e aveva iniziato a suonare...

    L’Appassionata di Beethoven era una delle sue sonate preferite. Luc poteva capire la frustrazione del compositore per la sua disabilità, contro cui non aveva potuto fare nulla. Lui stesso si sentiva impotente per il modo in cui la sua vita si era avvitata su se stessa verso il basso, fuori dal suo controllo, senza che se ne accorgesse... finché non era stato troppo tardi.

    La passione e l’energia che Abigail Summers stava mettendo nell’esecuzione del pezzo smosse qualcosa in lui tanto che si ritrovò a stringere i pugni e a fissarla intensamente... come se volesse obbligarla a voltarsi per guardarlo.

    E lei lo guardò.

    Luc sobbalzò. Era impossibile visto che non aveva mai visto o conosciuto prima quella donna. Eppure, nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, comprese che qualcosa di smarrito nel tempo era finalmente tornato al suo posto.

    In quell’istante sentì rinascere in lui la speranza.

    Era una sensazione meravigliosa che dava alla testa, ma che allo stesso tempo lo spaventava.

    Luc, però, voleva di più; voleva dimenticare tutto quello che era successo e gli errori che aveva commesso negli ultimi sei anni. Voleva dimenticare e perdersi in quello sguardo e in quella donna, anche se solo per un istante, consapevole che non sarebbe potuto durare.

    I loro sguardi rimasero incatenati, poi, visto che il pubblico iniziava ad agitarsi, lei tornò a concentrarsi sulla tastiera e dopo alcuni secondi di tensione cominciò a suonare.

    Luc si lasciò trasportare dalla musica. Quello scambio di occhiate aveva risvegliato in lui il desiderio di connettersi con un’altra persona... con lei, tuttavia subito dopo venne sopraffatto da una disperazione familiare.

    Come poteva desiderare qualcuno se non gli era rimasto assolutamente nulla da dare?

    Abby si lasciò cadere sullo sgabello di fronte allo specchio del camerino. Emise un lungo sospiro e chiuse gli occhi. Il concerto era stato interminabile. Aveva camminato avanti e indietro per tutto l’intervallo, cosa che non aveva giovato alla sua esecuzione nel secondo tempo. Se suo padre, nonché manager, fosse stato presente le avrebbe fatto bere dell’acqua per aiutarla a rilassarsi e concentrarsi. Pensa alla musica, Abby. Sempre la musica. Non le era mai stato permesso di pensare ad altro e prima di quella sera non aveva nemmeno saputo di volerlo fare.

    Eppure, la vista di quello sconosciuto l’aveva sconvolta rendendola consapevole di un bisogno che non aveva mai sentito prima; il bisogno di vederlo, di parlargli, di toccarlo...

    Rabbrividì sia per il desiderio che per la paura. Suo padre quella sera non c’era; era tornato in albergo per via di un forte mal di testa e lei, per una volta, non voleva pensare alla musica, ma a quell’uomo. Sarebbe venuto? Avrebbe cercato di raggiungere il backstage per vederla? C’erano sempre numerosi fan che tentavano di conoscerla, che le mandavano fiori o le facevano pervenire le loro congratulazioni o le mandavano inviti. Abby accettava le congratulazioni e rifiutava gli inviti. Questa era la rigida politica del padre, il quale sosteneva che parte del suo fascino era dovuta proprio a quella sua irraggiungibilità. Per sette anni era stata tenuta lontana dal pubblico e dalla vita stessa per costruire la sua reputazione di pianista prodigio.

    Abby si guardò allo specchio e fece una smorfia: aveva sempre odiato quella definizione coniata dalla stampa, che la faceva sentire come un cagnolino ammaestrato o forse come qualcosa di più esotico e remoto... ciò che suo padre aveva sempre voluto.

    In quell’istante, però, non aveva nessun desiderio di essere distante. Voleva essere trovata, conosciuta... da lui.

    Ridicolo, pensò. Si era trattato soltanto di un momento e di una occhiata. Infatti non aveva più osato guardarlo una seconda volta. Aveva avuto paura di non vederlo più. Eppure il ricordo di quei pochi secondi risuonava ancora dentro il suo corpo. Non si era mai sentita così viva in vita sua. Voleva provare nuovamente quella sensazione. Voleva rivederlo...

    Sarebbe venuto?

    Qualcuno bussò alla porta e un membro dello staff della Salle Pleyel buttò dentro la testa.

    «Mademoiselle Summers, recevez-vous des visiteurs?»

    «Io...» Ad Abby si seccò la bocca. La testa le girava. Riceveva visitatori? La risposta naturalmente era no. Fagli avere un programma firmato. Tu non sei una ragazza normale, devi essere diversa.

    «Sono molti?» chiese alla fine in francese.

    «Circa una dozzina» rispose la donna. «Vogliono un suo autografo naturalmente.»

    Abby provò una certa delusione. Chissà perché, ma aveva la certezza che quell’uomo non volesse il suo autografo. Non era un suo fan. Lui era... Cosa? Niente, ribatté la sua mente anche se il cuore desiderava che non fosse così. «Capisco» sospirò abbassando lo sguardo. «Va bene, può farli entrare.»

    Monsieur Dupres, il direttore del teatro, apparve sulla soglia con un’espressione di disapprovazione in viso. «Mi pareva di avere capito che mademoiselle Summers non ricevesse visitatori.»

    Un amico di suo padre, pensò cinica lei. Ne aveva in ogni sala da concerto.

    «Credo di essere in grado di decidere se accettare o meno visitatori» replicò fredda anche se aveva le mani sudate e il cuore le batteva forte. Di solito non discuteva con lo staff; quello era compito di suo padre. Il suo era semplicemente quello di suonare e fino a quel momento le era andata bene così. Adesso, però, bramava qualcosa di più e di diverso dalla sua esistenza ordinata e organizzata in

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