Le bugie hanno le gambe corte: eLit
By Dawn Atkins
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About this ebook
Quando hai dei genitori che hanno la vitalità di due statue di cera, e possiedi una casa new age e un negozio di tatuaggi, il minimo che tu possa fare è inventarti una vita parallela. A Nikki era sembrata una splendida idea dotarsi di una boutique di classe e di un marito medico, così mamma e papà sarebbero stati finalmente contenti e lei avrebbe potuto tenere a bada i sensi di colpa per essere la grande delusione della loro vita. Peccato che la "splendida idea" vada a farsi friggere quando Nikki deve tornare a casa su richiesta del padre malato. Lei e il maritino. Oh, mamma!
Dawn Atkins
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Le bugie hanno le gambe corte - Dawn Atkins
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Tattoo For Two
Harlequin Duets
© 2003 Daphne Atkeson
Traduzione di Alda Barbi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-011-2
www.harlequinmondadori.it
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1
«Ho i capelli ispidi con le punte tinte di rosa, più quattro orecchini in un orecchio» disse Nikki Winfield col telefono contro una spalla, così da poter stendere gli ultimi tocchi di inchiostro su uno schizzo. «Se mi vedesse la mamma le verrebbe un colpo. Non torno a casa per il raduno, Mariah. Punto.»
«Dai, Nikki» la pregò la sua migliore amica, Mariah Goodman, vivace come sempre da quando era tornata a vivere nella cittadina in cui erano cresciute. «Sarà divertente. Potremo far rivivere i vecchi tempi. Ti ricordi quando in infermeria abbiamo messo quei manichini in posizione... cosa facevano... la posizione del missionario o l’altra?»
«L’altra. Ricordo anche che mio padre ci ha sospese per una settimana e mia madre è dovuta uscire dalla classe per riprendersi.»
«Eravamo ragazzine, i nostri hanno capito.»
«I tuoi forse, i miei un po’ meno, visto che mio padre era il preside e mia madre l’insegnante.»
«E poi non torni a casa da dieci anni.»
«Appunto. I miei pensano che sia felice e al sicuro.»
«Tu sei felice e al sicuro. Hai un lavoro tuo.»
«Ho un salone per tatuaggi. Rimarrebbero sconvolti.»
«Non è un ritrovo per sbandati. È New Age, sfrutta gli influssi positivi, e tu sei favolosa.»
«Non secondo i canoni dei miei genitori né della gente di Copper Corners. Né del mio padrone di casa. Il mio ultimo pagamento del leasing non gli è parso per nulla favoloso.»
«Che è successo alle Ribelli Per Sempre?» disse Mariah.
«Dieci anni, sono successi.» Nikki doveva confessare che negli ultimi mesi aveva iniziato a chiedersi se la vita normale di chi lavorava dalle nove alle cinque non fosse da preferire alla sua. Si era scelta ritmi troppo duri.
«Sei certa di non voler venire?»
«Sono certa.»
«Bene, allora.» Ma l’amica non aveva finito, Nikki la conosceva. «Sai che Brian Collier sta divorziando?» aggiunse infatti.
«Davvero?»
«Sì. Ha inoltrato le pratiche. E ha chiesto di te. È venuto alla Cactus Confections fingendo di volere della gelatina di cactus, ma gli interessava solo sapere se tu saresti venuta al raduno dei vecchi compagni.»
«Stai scherzando.» La notizia la eccitava. Brian era stato l’idolo della squadra di football al liceo nonché una calamita per le donne. All’epoca sapere che aveva perso la testa per lei l’aveva sorpresa, ma non aveva fatto in tempo ad abituarsi all’idea che lui l’aveva mollata per una ragazza pompon, Heather Haver. Un cliché, e Nikki ci avrebbe riso sopra se non fosse stato per il suo cuore che aveva sanguinato vedendoli insieme.
«Allora vieni. Dai un’altra opportunità a quel povero ragazzo» la incitò Mariah.
«Non credo proprio che lo farò.»
«Copper Corners non è più conformista come un tempo. Abbiamo un club per il karaoke e una galleria d’arte.»
«Mi stai quasi commuovendo. Sei patetica.»
«Già, ma devi credermi, la città è cambiata.»
«No, tu sei cambiata, Mariah. Hai trovato l’amore e la carriera giusta. Sei una paesana rinata. E poi hai un’azienda, accidenti a te. Sei qualcuno!»
«Facciamo caramelle, Nikki, non macchine!»
«Scommetto che indossi un tailleur in questo momento, da perfetta donna d’affari.»
Silenzio. «Gli abiti non sono tutto.»
«Ma lo erano, erano simbolici, ricordi? Un riflesso dell’io interiore. Morte al conformismo, giusto?» L’idea ora pareva stupida, ma all’epoca ci si erano impegnate seriamente, indossando strane combinazioni fatte di stoffe bizzarre e gioielli eccentrici creati da loro stesse. Ogni cosa che facevano era un’affermazione delle loro personalità.
«Mi vesto così per incontrare il consulente. Che c’è di male? È come un costume, adatto all’occasione. Lo fai anche tu, no?»
«Non proprio.» Si guardò il top in pelle e la gonna con le zip leopardata. Si sarebbe vestita volentieri a quel modo anche ai tempi della scuola, anche se allora avrebbe dovuto nascondere gli abiti nello zaino. E, una volta indossati, l’avrebbero spedita a casa a toglierli. Era stato un supplizio avere entrambi i genitori nella scuola. «Per me tornare in città non sarà come è stato per te.»
Circa due anni prima Mariah aveva lasciato l’appartamento che avevano condiviso a Phoenix per tornare a Copper Corners a convincere il suo ex fidanzato Nathan a continuare a dirigere la ditta di dolciumi dei suoi. Peccato che ci fosse ricascata come una pera matura, lo avesse sposato e ora gestisse con lui la ditta di famiglia. Felice e contenta come una pasqua.
La vita di Nikki non avrebbe mai preso quella piega.
«Tu che ne sai?» commentò Mariah.
«Credimi, lo so.» Il suo futuro poteva essere un mistero, ma certo non sarebbe stato a Copper Corners.
«Brian è ancora da sballo. Niente pancia da birra. E si è illuminato quando gli ho parlato di te.»
«Non gli hai detto la verità, eh?»
«No. E quando gli ho raccontato che eri sposata si è così agitato che ha acquistato una cassa intera di una gelatina che non voleva. Datteri.»
«Si è agitato? Carino. Grazie, hai segnato un punto a mio favore.» Il tintinnio delle campanelle appese alla porta del negozio le fece alzare gli occhi. Una giovane con stampata in volto un’espressione che diceva non-importa-se-fa-male-mi-faccio-un-tatuaggio era entrata in quell’istante.
«Devo andare, Mariah. Clienti.»
«Non dirmi no, dimmi forse.»
Nikki fece cenno alla ragazza di sedersi al banco e girò verso di lei il libro pieno di tatuaggi tra cui scegliere. «Il lavoro mi attende» rispose a Mariah.
«Ti potrei prestare il mio bustino stile Madonna-Like-a-Virgin, in pizzo nero.»
«No, grazie.»
«Nikki...»
«Ciao.» Riattaccò. «Scusa» disse alla ragazza. «Posso aiutarti?»
«Voglio un tatuaggio.» La ragazza rise. «Già, altrimenti perché sarei qui? La mia amica Jeannie mi ha detto che sei davvero brava.»
«Jeannie? Unicorno con criniera arcobaleno?»
«Già. È venuto benissimo.»
Nikki sorrise soddisfatta. «Era proprio giusto.»
«Jeannie mi ha detto che sai trovare il tatuaggio adatto a ogni persona, a seconda delle vibrazioni.»
«È così che funziona. Vuoi che provi con te?»
La ragazza annuì.
«Dammi le mani.» Nikki le prese, umide e fredde. Guardò in volto la ragazza. Era nervosa, troppo. «E tu sei...?»
«Io sono? Ah, il nome. Umh... Le-Linda.»
Nome falso. Ahia! «Okay Le-Linda. Vediamo quello che riesco a vedere io.»
Mise le mani della ragazza sulle sue, le fece saltare piano, poi le lasciò riposare per assorbirne l’energia. Chiuse gli occhi, inspirò a fondo, poi espirò con lentezza facendo tintinnare i braccialetti. Una lucetta arancio le vorticò davanti alle pupille: sarebbe stato lo sfondo sul quale si sarebbe delineato, quasi per magia, il disegno ideale.
«Cos’è? Cosa vedi?» La ragazza si sporse.
Nikki trattenne il fiato. Fece una pausa. L’immagine sfuocata si schiarì. Lei corrugò la fronte.
«Il simbolo dello yin e dello yang? Un sole e una luna?» chiese la ragazza. «Non mi vedo con un unicorno, magari con un leopardo.»
«Ssh... È ancora sfuocata» disse Nikki.
«Io vorrei Xena, la principessa guerriera. Pensavo di farla nella zona delle spalle.»
Fu allora che Nikki la sentì. La vibrazione no. Le-Linda non era pronta per un tatuaggio, forse non lo sarebbe stata mai. Glielo avrebbe detto con cautela.
Aprì gli occhi e le diede un buffetto su una mano. «Ho sentito un’esitazione nella tua vibrazione, Linda. Non sei pronta per tatuarti, mi spiace.»
«Che vuoi dire? Certo che lo sono, invece.»
«I tatuaggi sono permanenti.»
«Per questo ne voglio uno.» Strinse i denti, sempre più determinata.
Nikki scrutò il volto della ragazza. Era arrabbiata e risentita con qualcuno. «Che c’è?» inquisì. «Cosa ti ha portata qui oggi?»
«Voglio dire qualcosa, dire chi sono, okay?»
«Perché?»
«Be’, il mio ragazzo mi sta addosso, ma peggio ancora è mio fratello. Mi dice sempre cosa fare: stai dritta, prendi il diploma, il futuro ti aspetta, e così via. Ho diciannove anni, posso vivere la mia vita senza che mi guardi le spalle di continuo.»
«Ti capisco, avevo una sorella maggiore perfetta che mi faceva impazzire. Volevo fare a modo mio.»
«Ti sei fatta un tatuaggio?» inquisì la ragazza.
«Sì, ma per me era diverso.» A quei tempi era sola, le serviva il coraggio rappresentato dal tatuaggio. La ribellione di Le-Linda era ovviamente temporanea. «Io e la mia migliore amica eravamo scappate di casa a diciassette anni e...»
«Davvero? Dovrei farlo anch’io. Mollare il college e ricominciare altrove. Da sola.»
«Non lo vuoi davvero. E io ero troppo giovane. È stata dura, non avevo un diploma e ho dovuto accettare lavori orribili. Poi ho preso la licenza e...»
«E ora hai questo salone fantastico.»
Nikki seguì lo sguardo della ragazza. Era fiera di Personal Tattoo. Il salone aveva un’atmosfera unica, con cristalli decorati alle finestre, foto artistiche dei suoi tatuaggi migliori penzolanti dal soffitto, piante esotiche in vaso e rampicanti ovunque. Le candele profumate e i bastoncini d’incenso riempivano l’aria di umori speziati. Era un luogo caldo e accogliente.
«Sono stata fortunata.»
«La mia fortuna inizierà col tatuaggio» affermò Le-Linda.
«Perché non parli al tuo ragazzo e a tuo fratello?»
La ragazza espose la spalla, ostinata. «Xena, per favore.»
«Senti, conosco un posto dove fanno tatuaggi all’henné stupendi. Durano anche un mese. Così poi capirai se sei davvero pronta per uno di quelli indelebili.»
«Pensi davvero che non lo sia?»
«Sì.» Le-Linda esitava. Bene.
«Ma sono altrettanto belli?»
«Certo! Se poi decidi di andare sul definitivo, ti farò uno sconto del dieci per cento.»
«Non saprei.»
«Xena sarà ancora qui ad aspettarti.»
Finalmente la ragazza sospirò. «Scrivimi quell’indirizzo. Non capisco come tu possa fare affari se fai desistere i clienti dal tatuarsi.»
«Buona osservazione.» Certi giorni infatti Nikki rifiutava più clienti di quanti non ne accettasse, ma aveva delle regole precise. Mandò via Le-Linda con l’indirizzo e un consiglio. «Prima di prendere decisioni pensaci, di’ al tuo ragazzo di svegliarsi e a tuo fratello di togliersi dalle scatole.»
Ma la ragazza alzò gli occhi al cielo e disse: «Non conosci mio fratello».
Quando se ne fu andata, Nikki realizzò alcuni schizzi di nuovi tatuaggi, ma faticò a concentrarsi per via della conversazione con Mariah, per cui decise di andare a mangiare qualcosa. Mise il cartello Torno tra un’ora e si avviò verso l’altra metà appartamento dove viveva per farsi una detestabile insalata di tofu.
La sua amica la conosceva bene, la notizia su Brian Collier