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Tutto ciò che non ti ho detto
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- New-Book Edizioni
- Pubblicato:
- Jun 27, 2020
- ISBN:
- 9788835856375
- Formato:
- Libro
Descrizione
Informazioni sul libro
Tutto ciò che non ti ho detto
Descrizione
- Editore:
- New-Book Edizioni
- Pubblicato:
- Jun 27, 2020
- ISBN:
- 9788835856375
- Formato:
- Libro
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Anteprima del libro
Tutto ciò che non ti ho detto - Lorenzo del Sarto
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LETTERA A ME STESSO
Hai diciannove anni, ma non desideri che i tuoi genitori ti mandino ovunque, non desideri andare a ballare tutti i sabati ed ubriacarti fino a perdere la ragione.
Hai diciannove anni e non desideri fare sesso con una ragazza diversa ogni sera, non aspetti con ansia il nuovo telefonino di ultima generazione.
Hai diciannove anni e vorresti solo che i tuoi genitori per una santissima volta si interessassero a te.
Hai diciannove anni e vorresti solo essere capito, non risolto, solamente capito, niente di più. Vorresti trovare l’amore. Un amore che sappia di cose semplici. Vorresti solo sdraiarti sulla spiaggia e guardare il sole tramontare sul mare mentre la tua spalla fa da cuscino alla sua testa. Vorresti solo qualcosa che ti travolga, che ti faccia sentire vivo, che ti porti via il respiro.
A diciannove anni non si pensa a questo tipo di cose, a diciannove anni ci si diverte.
I primi momenti d’indipendenza, con la patente puoi andare dove vuoi, la notte non si dorme mai e si torna a casa quando è già mattina.
Ma i tuoi diciannove anni sono diversi, sono scanditi da sofferenze che ti hanno segnato come cicatrici. Tu la notte non dormi, non perché sei a divertirti, ma perché il tuo essere fuori luogo ovunque lascia spazio ai mille pensieri negativi. Tu vuoi solamente che qualcuno ti ami così come sei, con le tue debolezze. Desideri qualcuno che abbia la tua stessa voglia di innamorarsi. Tu che preferisci una pizza ed un film alla discoteca.
Arriverà qualcuno che ti accetterà per come sei e capirà quanto vali, non temere. Tu che rifiuti il sesso occasionale, ritenuto pazzo dai tuoi coetanei. E no, non sei tu che sei fatto male amico mio, essere diversi non è una colpa.
Rimani così come sei, arriverà qualcuno che amerà le tue stranezze ed i tuoi difetti più dei tuoi pregi.
1
DIVERSO
4 aprile 2015
Hai mai avuto la sensazione di non essere abbastanza? Quella sensazione che ti mangia dentro, a cui non riesci a non pensare. Ti sei mai sentito solo? Come se a nessuno importasse di te, come se nel mondo non ci sia posto per te? Ecco come mi sento io. Mi sento diverso, mi sento come un pesce fuor d’acqua. Mi chiamo Lorenzo, ho diciannove anni. Capelli mossi e biondi cenere, due occhi enormi, da pesce lesso, azzurri. Un fisico da sollevatore di coriandoli, 64 kg per 1.82. A primo impatto potrei sembrare un ragazzo qualunque, faccio sport, vado a scuola, ho degli amici, diciamo che ho una vita piuttosto normale. Quel che nessuno sa è come sono dentro. Non mi apro mai, a volte vorrei farlo, ma nessuno capirebbe. Troppo difficile da comprendere, troppo sensibile. Non amo uscire, adoro la musica, suono il pianoforte ed adoro leggere, è la cosa che più mi fa sentire al sicuro. Cosa c’è di strano? Beh, me lo sono chiesto anch’io, ma nella società di oggi se leggi sei uno sfigato, se non esci sei uno sfigato, se non ti piace la discoteca sei uno sfigato, ma forse è proprio grazie a questa società fatta di pregiudizi che ho imparato a fregarmene del giudizio degli altri. Il mio cantante preferito si chiama Ultimo. Tu dirai: Che nome è?
Più che un nome, è un modo di essere in cui mi ritrovo in pieno. L’essere ultimi è una filosofia di vita, è stare sempre dalla parte dei più fragili, è sentirsi a disagio in mezzo agli altri. Lui canta per chi ha sempre più domande che risposte, per chi viene emarginato, per chi perde rischiando.
Fin da piccolo ho sempre preso le difese dei più deboli, anche se questo voleva dire mettersi contro gli altri.
I ragazzi della mia età amano ballare, divertirsi, andare alle feste, fare l’amore con più ragazze possibili e vantarsene. Io invece ho sempre adorato la filosofia, le poesie, Bukowski, Leopardi, ed ho sempre creduto nell’amore vero, non quello da una notte; quell’amore che si vede nei film, che si legge nei libri, anche se in molti dicono che non esiste, che è un’invenzione, io ci credo. Sono sempre stato diverso da tutti gli altri, a partire dal fatto che da bambino, a scuola, a venire a prendermi non era mai mia madre, ma mia zia o qualche altro parente. Mia madre era sempre troppo impegnata a lavorare e quando aveva del tempo libero lo passava con le sue amiche. Mio padre idem, quando non lavorava passava il suo tempo a curare ed adorare la sua moto, la trattava come una figlia. Mia zia mi accompagnava a casa dove non c’era mai nessuno e dovevo scaldarmi qualunque pietanza avesse preparato mia madre il giorno prima.
Poi sono arrivate le superiori. Mi ricordo ancora il primo giorno, pensai che fosse arrivato il momento di diventare grande, che gli altri ragazzi sarebbero cresciuti e che tutto sarebbe andato finalmente per il verso giusto. Anche quella volta mi sbagliai. Più passava il tempo e più gli altri ragazzi diventavano cattivi e spietati. Io ho sempre odiato le prese in giro, i gruppetti, le persone che giudicano. Ho sempre pensato che prima di giudicare, bisognerebbe sapere che cosa ha o sta passando l’altra persona, quale guerra interiore stia combattendo e perché, solo dopo potremmo esprimerci. E fa male. Fa male essere giudicati, sentire quelle risatine dirette verso di te mentre passi nel corridoio a testa bassa. Che poi essere diversi è bello. Fuori dalle righe, ma se non hai nessuno che ti comprenda, nessuno che è un po’ simile a te, è odioso. Quante volte ho pensato che sarebbe stato meglio essere uguale agli altri, confondersi con la massa, essere felice, avere un gruppetto di amici. Non sentirsi solo, anche dentro una stanza piena di persone, non avere sempre milioni di pensieri… perché è tutto così complicato? Sarebbe stato tutto più facile se fossi stato un puntino blu nel mare, invece che uno scoglio dove tutti gli altri puntini blu si scontrano, no? Più passava il tempo e più me ne rendevo conto. Tante volte ho provato a sforzarmi, ho avuto degli amici con cui ho cercato di creare un rapporto, ma non ero me stesso. Indossavo un costume, il costume di chi è come gli altri, con gli stessi interessi. Piacevo agli altri, avevo un sacco di amici attorno, ma non piacevo a me stesso. Mi sono impegnato ogni giorno ad essere normale
, ma ho sempre sbagliato.
Con le superiori, è arrivato il tempo dove i ragazzi della mia età iniziarono ad andare in discoteca, a ballare. Io odiavo anche quello, da morire.
Sul tardo pomeriggio, mentre come al solito, suono la mia amata pianola Yamaha 45B e mi destreggio sulle note di Say Something
squilla il mio cellulare. È Riccardo. Riccardo è probabilmente l’unico vero amico che ho. È un ragazzo semplice, due anni più grande di me, simpatico, uno di quelli che ha sempre la battuta pronta anche quando non ce n’è bisogno. Lui è un po’ un latin lover, uno a cui piace conoscere ogni volta ragazze nuove e non soffermarsi mai nell’approfondire con qualcuna di esse. Soprattutto per questo adora le discoteche. Siamo molto diversi, abbiamo dei caratteri che si contrastano a vicenda, ma difficilmente parliamo di noi stessi, di come ci sentiamo, dei nostri problemi. Parliamo sempre di calcio, scuola, le sue mille ragazze, forse proprio per questo andiamo molto d’accordo, perché nessuno dei due tira fuori il proprio lato interiore. Stasera andiamo a ballare, vero? Marta mi ha chiesto di te, c’è un sacco di gente, non rompere vecchietto.
Dice lui senza lasciarmi neanche il tempo di dire pronto.
Marta è una sua amica, con cui ovviamente ha già avuto una brevissima storiella, una di quelle ragazze facili
, a cui piace tanto divertirsi alle feste ed ubriacarsi con le amiche, come tutte le altre del resto. Le ragazze della mia generazione che ho avuto la sfortuna di conoscere sono fatte con lo stampino, postano le loro foto super ammiccanti sui social, ritoccate con Photoshop o filtri vari per sembrare più sexy. Bevono a tal punto da non ricordarsi più niente ed avere una scusa da usare il giorno dopo per averci provato con ogni ragazzo presente la sera prima. Si dichiarano lettrici, quando hanno solamente letto la saga di After
. Le odio. Devo ammettere che Marta è davvero una bella ragazza, ma non è assolutamente il mio tipo, non riesco neanche a farci un discorso, e poi lei non è la mia lei. Sembra un gioco di parole, ma è così. Fin da piccolo ho sempre avuto le idee chiare su questo aspetto della vita, il mio sogno è quello di trovare la mia persona, quella con cui non avrei mai dovuto indossare una maschera. Con la quale avrei potuto essere me stesso ed essere accettato così come sono, una persona che riempia alla perfezione il vuoto che sento. Una persona con la quale condividere le mie stranezze.
Ricca, lo sai come sono fatto… non ho molta voglia
gli risposi io, dopo qualche secondo di attesa.
Non vorrai mica costringermi a venirti a prendere! Dai, ti faccio divertire io, Pasqua viene una volta all’anno!
insistette lui. Che poi che gusto c’è a pagare quindici euro, per passare la serata in un posto dove l’odore è un misto fra sudore di ascelle e puzzo di chiuso? Io ho sempre odiato la calca di persone ed il caos, dove per parlare c’è bisogno di urlare. Ho sempre amato la tranquillità, il silenzio. Riccardo mi vuole bene e senza di me non andrebbe, quindi decido di indossare la mia maschera e iniziare a recitare la parte di quello figo
, come gli altri. Di quello normale
.
Va bene, alle 23.30 ci troviamo sotto casa mia dai
dico attaccando il telefono.
Dopo un’oretta passata a salutare qualche amico e berci qualcosa, Riccardo vede una ragazza sorridergli, non ci mette meno di tre secondi per andarle a parlare, mi dice: Vado, la faccio innamorare e torno, dammi dieci minuti!
con la sua faccia da schiaffi. Sapevo che non sarebbe andata così, l’avrebbe fatta molto lunga, ma non volevo rovinargli la serata, quindi mi sono seduto su un divanetto a sorseggiare il mio Long Island. In quel preciso istante mi sentii me stesso. Mi sentivo solo, in mezzo a cinquecento persone, con la musica che spacca i timpani, io mi sentivo solo, sentivo solo i miei pensieri, le mie insicurezze, il mio disagio. Il paradosso della nostra società è che possiamo sempre essere in contatto con gli altri ovunque ci troviamo, possiamo raggiungere una persona dall’altra parte del mondo con un clic, stringere nuove relazioni non è mai stato così facile, eppure c’è chi, come me, riesce ancora a sentirsi solo in mezzo alla gente.
Qualche minuto dopo arriva Marta. Mi sorride, salutandomi con un bacio sulla guancia, e inizia a fare i suoi soliti discorsi senza senso. Diciamo che il cervello non è mai stato il suo punto forte, stando in silenzio guadagnerebbe molto, molto di più. Dovevo trovare un modo per farle capire che non volevo avere a che fare con lei, ma senza essere scortese. Non stava zitta un secondo, continuava a parlarmi delle sue amiche, del suo ex che l’aveva tradita con un’altra ragazza (chissà perché?), come se la conoscessi da una vita, io volevo solo starmene tranquillo su quel divanetto con i miei mille pensieri, e l’unica cosa che mi uscì in quel momento è stata: Scusa ti dispiacerebbe lasciarmi in pace? Non mi interessa nulla del coglione del tuo ex, figuriamoci delle tue amiche che sono più oche di te
. Che stronzo, lo so, ma avrei potuto non dirle neanche quello scusa
no?
Lei ovviamente se ne andò, tutta impettita e arrabbiata. Mi dispiacque, odio ferire le persone perché so come ci si sente.
Riccardo non era ancora tornato, e decisi di tornare a casa. Appena steso nel letto, gli mandai un sms: Scusami Ricca, non mi sono sentito bene e sono tornato a casa, spero che con la bionda sia andata bene!
.
Quella è stata l’ultima volta che sono andato ad una festa.
Di solito, non riesco a dormire più di quelle quattro o cinque ore a notte, ho sempre avuto problemi con il sonno, forse per colpa degli incubi ed i troppi pensieri. Quel giorno ho dormito tre ore scarse e mi sono svegliato alle nove. Mi sono alzato e ho preso il telefono, per vedere se Riccardo avesse risposto al mio sms.
Si è andata benissimo, ma non ricordo il suo nome! Tu invece, sei sempre il solito
. Avrei voluto spiegargli come mi sentivo, ma sarebbe stato inutile, non avrebbe capito, nessuno avrebbe capito. Mi limitati a mandargli qualche faccina sorridente. La mia colazione consiste in un caffelatte leggermente zuccherato ed un cornetto vuoto, proprio come me. Mi sento vuoto, non provo amore verso nessuno, non riesco a trovare una persona con la quale essere completamente me stesso. Provo solo odio, odio nei confronti di tutti, nei confronti della società, odio verso i miei genitori che riescono a pensare solamente al mio andamento scolastico, senza mai chiedermi semplicemente: Come stai? C’è qualcosa che non va?
. Perché a volte le cose sono più semplici di come ci immaginiamo, a volte le domande più banali sono quelle giuste, a volte basta un semplice come stai?
per farti sentire meglio.
Mi sono seduto sul mio letto, ho acceso la mia playstation 4 e come al solito, mi sono messo a guardare la mia serie tv preferita, Mr. Robot. Mi ci ritrovo molto, un ragazzo con disturbi mentali che odia la società, che ha mille voci nella mente, nessun amico e non si sente parte di questo mondo. Una delle mie frasi preferite proviene da quella serie: Il mondo stesso non è altro che una truffa, non sto dicendo niente di nuovo, sappiamo tutti perché lo facciamo. Perché vogliamo essere sedati, perché fa male non fingere, perché siamo dei codardi, fanculo la società
.
Tutto questo è vero, e tutto questo lo sentivo mio.
2
ESISTI?
8 aprile 2015
Finite le mie due puntate di Mr. Robot, vado in cucina, è ora di pranzo. Ovviamente i miei sono a lavoro e devo arrangiarmi. Uova strapazzate con pisellini e panino al salame. Niente di che, ma pur sempre un pranzo. Ho imparato a cucinare fin da piccolo, dato che i miei raramente sono a casa nell’orario di pranzo. Non è stato facile, ma grazie all’aiuto di mio nonno è tutto più semplice. Mio nonno è la persona che mi ha cresciuto, che mi è sempre stata accanto. Ha lavorato per una vita in fabbrica, a quei tempi i lavori erano quel che erano, per colpa dei fumi respirati nel corso degli anni venne colpito da un tumore che gli stroncò la vita pochi anni fa, lasciandomi completamente solo al mondo. Da quando se ne è andato mi sento sempre più perso. Grazie a lui ho imparato un sacco di cose prima dei ragazzi della mia età. Mi ha insegnato a cucinare, mi ha trasmesso la passione dello scrivere e del suonare il piano, mi ha insegnato ad amare l’arte. È grazie a lui se sono come sono oggi e tutto quello che faccio è per lui.
È giovedì, ho gli allenamenti di calcio. Gioco in una squadra della provincia, me la cavo abbastanza bene. Quando gioco riesco a non pensare a nulla, i miei mille pensieri svaniscono e c’è solamente quel prato verde nella mia mente. Ho fatto diversi provini, ma nessuno
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