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Liriche
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Liriche

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Giuseppe Cosmi (1913-1934) nacque a Genova in una famiglia operaia e lui stesso lavorò come operaio. Si appassionò alla poesia da autodidatta e si dedicò anche alla critica letteraria. Fin da bambino fu di salute molto cagionevole e morì prematuramente a 24 anni. La sua produzione poetica, per la maggior parte inedita, venne pubblicata da Adriano Grande nel volume postumo Liriche del 1940, qua riedito. Inspiegabilmente ignorata dalla (miope) critica “accademica”, la poesia di Giuseppe Cosmi è fra le più alte del primo Novecento. Basti leggere l’inquietante “Donna notturna”: «Accorresti, donna notturna, / tra gli alberi del viale, / come la cagna raminga: / urlavi, avevi gli occhi / fatti enormi e dallo sguardo / di bestia accondiscendente. / La moneta penetrò nella mano / come la fiocina nel polpo. / S’intrecciarono sulla mia figura / le tue risa stridenti, / irridendo alla mia paura. / Eri il teschio ai piedi della statua / che nelle notti buie di bimbo / mi gridava chi sa quale minaccia». (Riccardo Roversi)
LanguageItaliano
Release dateJun 26, 2020
ISBN9788835855507
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    Liriche - Giuseppe Cosmi

    DIGITALI

    Intro

    Giuseppe Cosmi (1913-1934) nacque a Genova in una famiglia operaia e lui stesso lavorò come operaio. Si appassionò alla poesia da autodidatta e si dedicò anche alla critica letteraria. Fin da bambino fu di salute molto cagionevole e morì prematuramente a 24 anni. La sua produzione poetica, per la maggior parte inedita, venne pubblicata da Adriano Grande nel volume postumo Liriche del 1940, qua riedito. Inspiegabilmente ignorata dalla (miope) critica accademica, la poesia di Giuseppe Cosmi è fra le più alte del primo Novecento. Basti leggere l’inquietante Donna notturna: «Accorresti, donna notturna, / tra gli alberi del viale, / come la cagna raminga: / urlavi, avevi gli occhi / fatti enormi e dallo sguardo / di bestia accondiscendente. / La moneta penetrò nella mano / come la fiocina nel polpo. / S’intrecciarono sulla mia figura / le tue risa stridenti, / irridendo alla mia paura. / Eri il teschio ai piedi della statua / che nelle notti buie di bimbo / mi gridava chi sa quale minaccia». (Riccardo Roversi)

    LIRICHE

    (1932-1937)

    NOTTE

    Una mano raccoglie

    il volto d’ombra

    teso nella notte,

    pieno di luce fredda,

    bianco come il viso

    degli astri vaganti.

    Tacita la speranza

    s’innalza, protesa

    nel regno d’ombra,

    a un miraggio lontano.

    (Agosto 1932-X)

    DONNA NOTTURNA

    Accorresti, donna notturna,

    tra gli alberi del viale,

    come la cagna raminga:

    urlavi, avevi gli occhi

    fatti enormi e dallo sguardo

    di bestia accondiscendente.

    La moneta penetrò nella mano

    come la fiocina nel polpo.

    S’intrecciarono sulla mia figura

    le tue risa stridenti,

    irridendo alla mia paura.

    Eri il teschio ai piedi della statua

    che nelle notti buie

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