Viaggio nei ricordi
By Luana Zaami
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Viaggio nei ricordi - Luana Zaami
Pascoli
IO E LAURA
Quando conobbi Laura aveva sedici anni, io ne avevo diciotto.
Laura era di una bellezza folgorante. L’occhio era colpito dall’apparenza ma anche da un alone di misterioso potere che ella inconsapevolmente emanava.
Quel potere che, successivamente, imparò ad esercitare in ogni attimo della sua esistenza. Su tutti.
Imparò l’impostazione della voce, mai fuori tono, mai sopra le righe. Anche quando doveva fare le sue ragioni, non la sentivi mai alzare la voce, il suo tono lo definirei …suadente. Il suo sguardo era sempre dolce, lo definirei… carezzevole.
Sul suo viso dai lineamenti delicati e perfetti un po’ orientali nel taglio degli occhi obliqui, aleggiava sempre un’espressione di comprensione ed accettazione.
Come di chi, essendo depositario di un segreto si sente intoccabile forse inaccessibile ai piccoli inconvenienti dei comuni mortali. Inaccessibile fino a quando ella avesse deciso il contrario.
Questa regola non detta era presente nella gestualità e nelle parole che componevano il suo misurato interloquire. Salvo poi accorgersi che era lei a decidere, qualunque fosse la decisione da prendere, ma ciò fu chiaro molti anni dopo, quando ogni cosa era accaduta.
Laura sapeva conquistare chiunque, si muoveva in un cerchio magico dai confini evanescenti in cui tutti aspiravano d’essere assorbiti. Ella possedeva una naturale modestia e sembrava non dovesse lottare per conquistarsi quello spazio in cui far convergere l’attenzione degli altri. I sotterfugi, spesso inconsapevoli, che tutti usiamo per suscitare l’interesse e renderci attraenti, non le erano congeniali. Nulla offuscava la sua spontanea vena di empatia.
Per coloro che la conoscevano sembrava ciò che appariva una bella ragazza con un carattere apparentemente dolce. Nulla lasciava presagire gli sviluppi drammaticamente impegnativi che la vita le avrebbe riservato.
Forse nell’intimo intimo più profondo di chi la frequentava, c’era una forma di colpevole invidia per quella bellezza quasi perfetta che le donava la certezza d’essere sempre al centro dell’attenzione. A chi non piacerebbe? E tutti aspiravamo ad essere amici suoi. Io per prima, volevo veramente essere la sua migliore amica, l’amica del cuore.
Col tempo imparai che l’amicizia come l’amore sono solo belle parole.
Comunque, era e rimase a lungo una figura carismatica alla quale ispirarsi.
La sua aggraziata figura ed il gusto sicuro e spesso innovativo e mai banale che possedeva per la moda, le donavano un fascino inimitabile.
Molti uomini ne furono attratti, alcuni furono irrimediabilmente coinvolti in storie più o meno reali che colmarono spesso le vuote chiacchiere che fiorirono tra le confidenze delle signore del privilegiato ceto borghese della sonnolenta provincia.
1960-70
In quegli anni l’Italia cresceva. Le donne si affacciavano prepotentemente sulla scena pubblica ma non avevano ancora maturato la coscienza e la dignità del loro status.
Erano e si sentivano subalterne rispetto agli uomini.
Erano ancora l’oggetto del desiderio maschile declinato in termini sciovinisti, e spesso se ne inorgoglivano Erano ancora il trofeo da esibire e non ne sentivano il limite offensivo ed affatto edificante.
Ma… le avanguardie cominciavano ad avanzare proposte di rivendicazioni, quasi oscene, nelle famiglie più conservatrici. Dopotutto, le brave ragazze si sposavano e facevano figli.
Fu così che anche noi ci sposammo. E nacquero i nostri figli.
Si compiva così il destino annunciato di un numero infinito di giovani donne intelligenti ma immature e non ancora consapevoli di quanto il loro ruolo potesse essere incisivo e determinante nelle dinamiche della società che da agricola si stava velocemente trasformando in industriale, ma che ancora rispecchiava i valori che avevano plasmato noi stesse, con criteri meno ortodossi ma suscettibili di evoluzioni.
Saltare al volo sul treno del progresso che impetuosamente irrompeva sui binari morti di stazioni obsolete non era da tutte, tuttavia molte, spinte dall’ambizione, dal bisogno, da forze estreme difficilmente leggibili saltarono su quel treno per ritrovarsi nel loro più prossimo futuro, a fare le segretarie sottopagate, le grigie eminenze di uomini di potere, le maggiorate fisiche di quell’industria cinematografica nascente con pure velleità d’arte nostrana, un po’ pacchiana e ben poco artistica, tranne rare eccezioni.
Il Neorealismo
che rifletteva appunto le realtà di una società avviata verso una emancipazione a cui aspirava e con cui avrebbe dovuto fare i conti. Col senno del poi si potrebbe dire che la modernità ovvero il progresso porta sempre un lato oscuro a cui la generazione di turno deve adeguarsi spesso con conseguenze devastanti.
Quando Laura si sposò mi disse:Sai, non partiremo oggi per il viaggio di nozze, partiremo tra qualche giorno
Chiesi : C’è un motivo?
Mi rispose : Si, non voglio che gli amici o i conoscenti pensino a me che sto facendo l’amore con Adriano.
Rimasi senza parole.
Non conoscevo quel lato egocentrico ed un pò morboso della mia amica. Ero già sposata da un anno e una tale riflessione mi dava da pensare. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto fantasticare sulla vita privata di una amica?
Il vento della modernità incominciava a soffiare travolgendo costumi radicati da secoli. Si potrebbe dire che erano i prodromi di quella totale condivisione che oggi con l’uso smodato di apparecchiature elettroniche di vario tipo, investe come un’onda che arriva da un altro pianeta la nostra privacy.
Quanti o quanto ne sentissimo l’esigenza è da capire.
La vita in provincia era ed è come un vicolo cieco tutti sanno tutto di tutti. Le narrazioni si arricchiscono di particolari ad ogni narrazione. Ed il gusto che procurano è un piacere quasi orgasmico a cui nessuno si sottrae.
Marciavamo su binari paralleli. Stesse aspirazioni, la casa arredata in un certo modo, abiti e gioielli di un certo tipo. Stesse ambizioni. Stessi traguardi, la proprietà soprattutto. Ed erano stereotipi assai comuni. Con cadenze di poco discoste, nacquero i nostri bimbi, i figli del metodo Montessori e del dr. Spock che ebbero una educazione pragmatica ed opinabile.
Noi mamme, con i nostri 25 o 30 anni d’età ci sentivamo mature e assolutamente consapevoli di essere in procinto di perdere la nostra gioventù tra pappe e pannolini.
Ciò mentre altre venticinquenni e trentenni che non avevano accettato l’omologazione si battevano per conquistare un futuro senza lacci.
Il fermento si insinuò negli animi ed illuminò il lato oscuro che ci faceva vittime del sistema. Ma dov’era l’anello debole che avrebbe fatto saltare le catene che ci ancoravano alla boa esistenziale ?
3
Venne il giorno in cui Laura mi disse: Io penso che le donne che rinunciano a vivere una relazione extraconiugale non sono abbastanza coraggiose per affrontare gli inconvenienti che ne derivano
Perché dici questo, vuoi tradire Adriano?
Io amo Adriano, ma …mi accorgo di aver sposato un uomo mediocre, la sua bellezza nel senso più banale del termine mi ha fatto innamorare ma… amo anche tutto ciò che di nuovo il destino pone sulla mia strada, perché rinunciare? Gli uomini non sono forse da sempre dediti ad avventure d’ogni genere? Perché noi dobbiamo negarcele?
Non avevo mai pensato al tradimento in questi termini e stavo vivendo un momento particolare della mia vita di coppia, un momento che sfociò in una grossa crisi esistenziale, una crescita inevitabile ed abbastanza dolorosa.
Laura mi raccontò così la storia importante che stava vivendo.
Non mi stupì conoscere i dettagli di una relazione nata, cresciuta e sofferta non per il mero gusto del non lecito ma come un sentimento difficile da ignorare ed anche da gestire.
Il sentimento di Laura, sia pure non pienamente considerato, forse a causa della giovane età di Laura, era un prezioso fiore cresciuto nell’ombra. Difeso dai sospetti. Custodito e coltivato con meticolosa attenzione affinchè i sensi di colpa non lo fagocitassero.
Io conoscevo quel –Lui- così importante per Laura e per il quale tutto diventava …fattibile.
E conoscendolo potevo intuire la delicata emergenza di quella clandestinità.
Il Dr. Mario era senza dubbio un uomo non dedito a scappatelle. Aveva moglie e due figli. La sua famiglia era la sua dimensione privata la sua professione quella pubblica e nessuna macchia caratteriale sul suo status sociale. Non esibiva la bellezza fisica di Adriano ma tutto di lui, dal portamento ai modi, parlava di un uomo di qualità e rigore, di umanità e delicatezza fuori dall’ordinario.
Potevo dunque immaginare il terremoto psicologico ed emotivo che coinvolgeva entrambi ma non potevo immaginare la svolta che i fatti avrebbero preso in modo del tutto arbitrario.
1970-
Erano anni di grande cambiamento. Tutto ciò che ieri –ERA –franava sotto i colpi di un dilagante modernismo.
Le tradizioni travolte da un desiderio di cambiamento che si manifestava in mille modi.
Il Sud d’Italia invadeva il Nord e ne assimilava gli aspetti più peculiari.
Il Nord scopriva il Sud tollerandone i lati negativi, come si fa con un male incurabile.
Cambiavano le regole ed irrompevano nuove leggi. L’aborto legale che debellava la piaga della clandestinità. Il divorzio che sanciva l’auspicabile risoluzione di vite sprecate in rapporti esauriti di significati e sentimenti.
Ed inoltre, nel mondo, fatti memorabili che raccontavano come cambiava la società.
I cortei riempivano le strade e le piazze erano un tripudio di bandiere rosse, poiché i lavoratori di ogni ordine e grado levavano alte le loro proteste mentre gli studenti proclamavano il loro malcontento per quella scuola elitaria che ancora mieteva le vittime di un sistema che non aveva alcun rispetto per i figli degli operai che si accingevano alla scalata alla Cultura con la C maiuscola.
Volevano fare la rivoluzione culturale guardando alla Cina e rinnegando la propria Storia. Si mitizzavano immagini e ideologie utilizzando i simboli : Cuba col suo carismatico Che, Vietnam con la sua martirizzata Cambogia, Cina con i suoi libretti rossi branditi con orgoglio in nome di una conquistata giustizia ed equità. Ma si sapeva poco o nulla della Storia di quei paesi e di quei popoli.
Il consumismo edonistico dilagante creava conformismo come stile di vita.
Quello stesso conformismo, magari con parametri diversi, dal quale si desiderava uscire. Il fermento era tangibile in tutti gli strati sociali ed i comunisti puri stavano a guardare.
Le donne invece credevano che la protesta sanasse molti mali. Non sbagliavano, ma l’approccio disinvolto alle nuove teorie creava equivoci e nessuno poteva immaginare che ci sarebbero voluti decenni per raggiungere quella parità tanto perseguita.
Il cambiamento lento ed inesorabile faceva il suo corso storico e il gap generazionale si produsse in maniera inequivocabile. I figli ormai acculturati imbavagliavano i genitori ignoranti e retrogradi ed i genitori paradossalmente si inorgoglivano dei propri figli evoluti. I mariti erano la boa, la bolla esistenziale ma nell’intimo, si sognava quella libertà di azione e di pensiero di cui si blaterava.
Le nuove regole comportamentali di libertà sessuale si infiltrarono nel tessuto sociale. Le donne che nei secoli passati erano state oggetto di soprusi se ne fecero uno scudo:-L’utero è mio e lo gestisco io- divenne un mantra.
I sentimenti che comunque sono presenti come un codice nel DNA femminile, passarono in second’ordine in questa ubriacatura di libertà. Da un’analisi accurata si può dedurre che si incominciarono a produrre, già dall’inizio, le spaccature di pensiero che resero infelici le progressiste e le indecise.
Laura non era certa d’essere veramente innamorata ma non voleva e non poteva rinunciare alla sua storia. Io ero follemente innamorata ma l’oggetto del mio innamoramento era quanto di più ambiguo si potesse immaginare. Laura visse intensamente la sua storia progressista, io mi fermai sull’uscio bloccata da quei sensi di colpa che la filosofia del momento rigettava. E la libertà interiore rimase una chimera, un sogno immaginato e non esplorato, ma di cui si dissertava nelle chiacchiere femminili e non. Il rinnovamento per la maggior parte delle donne rimase un sogno nel cassetto da tirare fuori all’occorrenza, anche se era ormai chiaro, i modelli ed i valori con esso veicolati (scuola, religione, famiglia) avevano perso smalto e credibilità.
La politica iniziò a produrre un substrato di connivenze ed oscure manovre di potere che successivamente scoppiarono come bubboni infetti. Sono di quegli anni le prime stragi che insanguinarono l’Italia e di cui ancora oggi si disserta su mandanti ed esecutori.
E furono anni bui quelli che seguirono, il golpe Borghese, le stragi degli uomini chiave del sistema sociopolitico italiano:Falcone e Borsellino, l’on. Moro e le eroiche scorte che persero la vita testimoniano una passaggio difficile da cui non uscimmo migliori.
Solo più consapevoli e meno sprovveduti, più cinici, più intrallazzoni, più disonesti, più corrotti, più corruttibili, più bugiardi e ipocriti, avviati a grandi passi verso un futuro in cui la tecnologia ci proiettava con visioni di inimmaginate risoluzioni.
L’inibizione degli impulsi umani migliori stava producendo quello scollamento dalla realtà di cui oggi abbiamo visione e che ci avrebbe a lungo contraddistinti, costringendoci ad una revisione negli anni avvenire con quell’opera di sensibilizzazione da parte di ogni organismo preposto. La scuola in primis, la famiglia a seguire, con risultati non sempre apprezzabili.
Erano giorni in cui mi dibattevo nel dubbio. La mia morale, quella in cui mi ero formata condannava il tradimento tout-court.
Ma la morale corrente andava in tutt’altra direzione. Laura non aveva dubbi. La caduta delle inibizioni sessuali rappresentava una rivoluzione dei costumi da non sottovalutare, un’avventura per lei, non era un tradimento. Cercare la felicità o l’appagamento sessuale? Due modi diversi di intendere il tradimento. Stava esplorando l’amore o questo credeva. Era un suo diritto acquisito.
Col tempo imparai che c’era anche un’altra chiave di lettura: la ricerca di un’altra identità.
Col tempo capii che io(e forse anche lei) mi riflettevo nell’uomo di cui mi ero innamorata, io amavo quella me stessa che non esisteva e che avrei voluto o potuto essere accanto ad un uomo diverso o da single.
Laura invece, diceva di amare Adriano, suo marito, ma scopriva di amare anche Mario. Un sentimento forte e ricambiato con intensità che però nulla toglieva ad entrambi i nuclei familiari.
Vivevano in simbiosi traendo dagli uni la forza per tradire gli altri.
Ascoltavo ed osservavo quella complessa realtà che nulla toglieva a nessuno ed anzi appariva come fonte di equilibri. Se Laura avesse deciso di rompere uno dei due rapporti ne sarebbe scaturito un dramma dalle conseguenze imprevedibili.
A me era toccata la parte meno appagante. Anzi, io avevo scelto la parte meno appagante.
E fu l’inizio delle delusioni più cocenti.
Del resto era nel mio carattere valutare le situazioni, rivalutare le situazioni. Esercitando un rigida sorveglianza affinchè tutto fosse sotto controllo e questo alla lunga toglie spontaneità.
L’idea