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Mechanomicon. The Deep One. Approfondire il mecha design
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Mechanomicon. The Deep One. Approfondire il mecha design

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Saggi - saggio (67 pagine) - Robottoni giapponesi, o più correttamente "Mecha": dalla community degli appassionati di questa cultura un approfondimento sul design dei robot guerrieri

In questo breve saggio l'autore si propone di approfondire, ampliare e aggiornare quanto già scritto nel precedente volume Mechanomicon. Per chi adora il Mecha Design (Delos Digital). Anche in questo libro il design dei Real Robot o Mecha viene illustrato oltre che dall’autore anche da appassionati ed esperti di vari settori.
Infatti saranno presenti articoli, interviste e contributi diretti di mecha-fan abbastanza nerd o otaku da sapere tutto o quasi tutto su questo argomento fanta-tecnologico.
Il “nuovo viaggio”, anche in questo volume, partirà analizzando la presenza dei Mecha nei media (anime, manga e al cinema), soffermandosi sullo stile di alcuni mecha designer o su opere caratterizzate da Mecha particolari, per poi passare al mondo del modellismo, dei giochi, videogiochi e wargame. Fino a descrivere e commentare i Mecha che troviamo nella nostra realtà.

Alberto Sangiovanni è nato a Crema nel 1971. Dopo la Laura in Ingegneria meccanica ha lavorato come libero professionista e poi come dipendente in un'azienda produttrice di macchine speciali.
Da sempre appassionato di fantascienza, in tutte le sue forme, ha collaborato alla stesura del background di alcuni wargames di fantascienza.
Nel 2008 ha creato il blog Fantascienza e co., presente anche su vari social e primo punto di riferimento per il progetto Mechanomicon.
Nel 2019 ha ideato insieme all’associazione culturale Retroedicola Videoludica di Bergamo, la prima convention italiana dedicata a questa serie di libri e soprattutto al mondo dei Mecha: la MechanomiCon.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJun 2, 2020
ISBN9788825412444
Mechanomicon. The Deep One. Approfondire il mecha design

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    Mechanomicon. The Deep One. Approfondire il mecha design - Alberto Sangiovanni

    9788825407839

    I Mecha nei media (anime, manga e al cinema)

    In questo saggio mi propongo di approfondire, ampliare e aggiornare quanto scritto nel volume precedente e anche in questo caso, non c’è la pretesa di essere esaustivi ma semplicemente di rendere ancora più solide le conoscenze fornite con il primo Mechanomicon.

    Nel caso però siate giunti alla lettura di questo volume saltando il primo (che ovviamente vi invito a recuperare), mi permetto di ricordarvi in breve cosa si intende per Mecha.

    I Mecha (si pronuncia: meca) o Real Robot, sono robot che per svolgere le loro varie funzioni (camminare, correre, saltare, manipolare oggetti etc.) hanno bisogno, oltre ad un gran computer, anche di un pilota umano. Però a differenza dei Super Robot alla Goldrake di Go Nagai, i Mecha sono disegnati con una sorta di realismo tecnologico.

    L’invenzione dei Real Robot si deve al maestro Yoshiyuki Tomino che ha inventato il primo Mecha della storia dell’animazione ovvero il Mobile Suit RX 78-2 detto Gundam. In questa occasione il sensei è stato affiancato, oltre alla squadra della Sunrise Inc., dall’artista anzi dal Mecha Designer Kunio Okawara a cui si deve il design definitivo.

    RX-78 – EVOLVE: Modellino realizzato da Paolo MAD

    In effetti in Giappone si usano i termini Mecha e Mecha Designer per indicare Macchine e Designer di oggetti. Ma dato che il pezzo forte creato da questi artisti nipponici sono stati proprio i robottoni pseudo-realistici, quando sono giunti da noi in occidente è scattata in automatico l’associazione Mecha = Real Robot.

    Per esempio nel wargame Battletech, creato dalla Fasa Corp. nel 1984, i protagonisti sono i BattleMech, ed è anche a questi ultimi che si deve da noi la diffusione del termine mech/mecha. Per altro, come scritto nel mio primo volume, per BattleMech iniziali i tipi della Fasa usarono il design dei robot presenti in Macross, Crusher Joe e Fang of the Sun Dougram (altra opera di Okawara), mettendosi in grave difficoltà, dato che subirono cause legali per l’uso non consentito di tali design. Solo un agreement extra-giudiziale permise alla Fasa di proseguire la produzione, ma solo con mech di propria ideazione.

    Dopo questa breve premessa, iniziamo l’approfondimento sui Mecha nei vari settori che compongono il campo dei media.

    Il primo Mecha designer che voglio portare alla vostra conoscenza è Mika Akitaka. Cosa ha il suo design di particolare? Semplice, anche se non è stato esattamente il primo, è comunque stato il migliore nell’unire due realtà che interessano molto gli otaku, soprattutto maschi, di tutto il globo e cioè ragazze e mobil suit!

    Guncannon in MS Girls NOTE– Mika Akitaka (2018)

    La sua ultima realizzazione del 2018 è il volume MS girls Note. Akitaka è comunque noto anche per mecha classici, ad esempio è suo lo MSZ-010 ZZ Gundam. Tra l’altro questa interpretazione dei Mecha come armatura è più fedele all’idea originale di Tomino che, al tempo dell’ideazione di Gundam, aveva in mente la fanteria mobile di Heinlein, non per niente il Biancone è un Mobile Suit ovvero Tuta Mobile (!).

    Il fatto di essere alto sui 18 m, venne imposto dai tipi della Bandai / Sunrise che volevano i robottoni come quelli di Go Nagai per poi produrre i relativi giocattoli.

    RedEyes – Jun Shindo – Kodansha / Panini Comics (2000)

    Più di recente abbiamo assistito di nuovo a questo processo di ridimensionamento dei Mecha ad altezza umana nel manga di Jun Shindo, Red Eyes. Anche qui non si tratta di semplici armature potenziate, ma si notano proprio le forme di un MS simil-gundamico indossato da un uomo. Faccio notare che questo manga, iniziato nel 2000, è tutt’ora in fase prima pubblicazione.

    Rimanendo in ambito Gundam veniamo al primo articolo di un esperto, ovvero Giuseppe Attinà webmaster di uno dei primi siti gundamici in Italia, ovvero Gundam Design.

    Una breve annotazione: troverete in fondo al saggio, nella sezione Bibliografia e Sitografia, tutti i riferimenti Social degli autori presenti in questo saggio.

    E un’avvertenza, il primo fantastico intervento è molto tecnico, visto che Beppe è un collega ingegnere.

    Lo Zaku!

    Quando il 7 aprile del 1979 venne messo in onda il primo episodio di Mobile Suit Gundam, probabilmente non fu tanto il Robot protagonista ad attirare l’attenzione dei ragazzi di allora, quanto il suo nemico. Per una volta l’antagonista non era un mostro o un robot disumanizzato, ma una macchina antropomorfa come il protagonista. Ed era di serie! Lo Zaku II verde, con il suo monocolo, armato di mitragliatrice con caricatore a tamburo, accese l’entusiasmo degli spettatori, ancora di più quando apparve quello Rosso di Char.

    Ma quello fu solo il principio! Nemmeno il mecha designer Kunio Okawara avrebbe immaginato che quelli che aveva ideato sarebbero stati i primi di decine di versioni di Zaku apparsi su schermi, libri, fumetti, romanzi e videogiochi. Questo breve articolo cercherà di raccontarne alcuni, nella speranza di non dimenticarne troppi…

    Gli inizi

    Come già scritto, l’inizio è la serie Anime Mobile Suit Gundam, successivamente rinominato dai fan in Gundam 0079 per differenziarlo dalle decine di sequel e serie alternative che gli sono succedute nel corso di 4 decenni. In questa prima opera di animazione sono apparse tre versioni dello Zaku: quello di Char (MS06S Zaku II Commander Type), caratterizzato da una antenna addizionale sulla testa (Legata alla presenza di sistema di comunicazione più potente per i comandanti); lo Zaku II standard verde (MS06 Zaku II); e lo Zaku I (MS05B), il predecessore nello Zaku II, che all’inizio appare come unità di seconda linea, ma poi rimesso in prima nelle ultime puntate della serie, con Zion ormai alle strette.

    Inizialmente Mobile Suit Gundam non fu capito, le 50 puntate vennero tagliate a 43, gli sponsor si

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