L’uomo nero e i fiorellini profumati
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Book preview
L’uomo nero e i fiorellini profumati - Sabina Camani
CAPITOLO PRIMO
Giovanni, è tardi. Vai a letto! Ci sono ancora i tuoi giocattoli in giro! Hai preparato la cartella?
Vado papà, un attimo!
Giovanni stava leggendo un racconto di pirati. Le sue storie preferite. Era difficile chiudere il libro e andare a dormire ma lui aveva imparato che quando pensi a qualche cosa prima di addormentarti, a volte ti segue anche dentro ai sogni. Così, riordinò la sua cameretta, preparò lo zaino e dopo aver lavato i denti si stese e tirò le coperte fino agli occhi. Ripensò all’ultima frase che aveva letto nel suo libro: La nave corsara lanciata all’arrembaggio fendeva le bianche creste delle onde; le numerose vele rigonfie di vento
. Gli sembrava quasi di sentirlo il profumo del mare, e si addormentò.
Intanto l’uomo nero, zuppo di pioggia, infangato e buio, si stava avvicinando alla casa del suo bambino da spaventare per quella notte.
La trovò, aprì l’uscio e un sibilo di vento gelido entrò assieme a lui.
Prese a salire le scale.
Il buio e il silenzio a tratti erano squarciati dal rombo di un tuono e dall’improvviso bagliore di una folgore che stagliava sulla parete la sua ombra sinistra, ingigantendola.
Entrò nella cameretta e, inatteso, si intrufolò nel sonno del bambino ma quali furono il suo stupore e il suo disappunto quando, al posto di un luogo buio e angusto con un bimbo da far tremare di paura, trovò invece il ponte, inondato di sole, di un veliero corsaro in mezzo all’oceano!
Doveva andarsene subito! Tutto quel sole, quel vento, tutto quello spazio! Uscì all’istante dal sonno di Giovanni il quale non si accorse di nulla e continuò a dormire cullato dalle onde.
L’uomo nero non riusciva a darsi pace. Come era potuto accadere? A lui poi? Che quando se ne andava dal sonno dei bambini li lasciava sempre urlanti e spaventati. Ah no, non era finita lì! Sarebbe tornato da Giovanni e avrebbe portato a termine la sua missione! Con questi pensieri si allontanò, scomparendo nelle tenebre dalle quali era venuto.
Iniziarono per Giovanni dei giorni un po’ difficili.
La mattina, a scuola, era sempre più stanco. Quando c’era un’interrogazione chiedeva alla maestra di poter essere chiamato la volta successiva. La maestra sapeva che a Giovanni piaceva studiare. Era un bambino curioso e attento. Aveva buoni voti in tutte le materie. Come mai, si domandava, era così cambiato negli ultimi giorni? Quando glielo chiedeva, lui le rispondeva: Sono un po’ stanco maestra, non riesco a dormire.
La notte, appena si addormentava, Giovanni sentiva qualcosa avvicinarsi al suo letto. Cercava di svegliarsi, di alzarsi, di scappare perché quella cosa buia, enorme, emetteva un suono cupo e feroce ma il suo corpo restava pesante come un macigno mentre quell’essere lo sovrastava per prenderlo e farlo scomparire dentro la tenebra che portava con