Beautiful Love
By Mia Asher
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About this ebook
Mia Asher
è una scrittrice, una romantica senza speranza, una vagabonda, una sognatrice e molto altro. Crede ancora nel lieto fine, anche se sa che non tutti hanno la fortuna di ottenerne uno. Ma così è la vita. I suoi libri sono dei bestseller istantanei e ha un seguito enorme sul web. Beautiful love è il seguito di Beautiful girl, già pubblicato dalla Newton Compton.
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Book preview
Beautiful Love - Mia Asher
2175
Titolo originale: Sweetest Venom
Copyright © 2016 by Mia Asher
Traduzione dall’inglese di Lucia Romanelli
Prima edizione ebook: aprile 2019
© 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma
ISBN 978-88-227-3123-4
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Librofficina
Mia Asher
Beautiful Love
Indice
Prefazione
Prologo
Capitolo uno
Capitolo due
Capitolo tre
Capitolo quattro
Capitolo cinque
Capitolo sei
Capitolo sette
Capitolo otto
Capitolo nove
Capitolo dieci
Capitolo undici
Capitolo dodici
Capitolo tredici
Capitolo quattordici
Capitolo quindici
Capitolo sedici
Capitolo diciassette
Capitolo diciotto
Capitolo diciannove
Capitolo venti
Capitolo ventuno
Capitolo ventidue
Capitolo ventitré
Capitolo ventiquattro
Capitolo venticinque
Capitolo ventisei
Capitolo ventisette
Capitolo ventotto
Capitolo ventinove
Capitolo trenta
Capitolo trentuno
Epilogo
Ringraziamenti
Mamma e Papà, questo è per voi.
Prefazione
VENDETTA.
Che sentimento tossico…
Prologo
Mentre ci guardiamo, sono travolta dalla tristezza, e la sofferenza mi stringe il cuore con unghie affilate. Un presentimento mi dice che questa è l’ultima volta che ci vediamo, e non sono pronta.
Si forma un nodo nello stomaco. «Quindi è un addio?».
Mi guarda senza dire una parola, so già la risposta. Gliela leggo negli occhi.
Capitolo uno
Ronan
«
Dove stai andando, baby
?».
Sto cercando la mia biancheria, quando sento Ana parlare. Mi volto verso di lei, mezza nuda sul suo letto. È tutta capelli, tette vivaci, e zero cervello. «Devo andare. L’assistente del mio capo ha appena chiamato per dirmi che devo passare a prenderlo a Midtown entro un’ora. Ti chiamo, ok?». Mentre osservo Ana con i suoi occhi blu e le labbra gonfie per avermi succhiato il cazzo, mi odio ancora di più perché non riesco a smettere di desiderare che sia Blaire.
«Ma perché? Mi hai detto che eri libero oggi».
Odio questa merda. Mi passo le mani tra i capelli. «Sì, mi dispiace, ma l’altro autista ha avuto un’emergenza familiare».
Sbuffa, incrociando le braccia. «Hai sempre una scusa, Ronan».
«Ana, ne abbiamo parlato. Pensavo ci fossimo chiariti. Ci stiamo divertendo».
«Non hai ancora dimenticato quella ragazza con cui ti ho visto al bar, vero?», s’imbroncia. «Quella che sembrava sentirsi superiore a tutti noi».
«Lascia perdere, Ana», la avverto.
«Sapevo che non stavate insieme dal momento in cui l’ho vista. Tu sei troppo per una stronza del genere».
Vado verso il letto, mi chino e la bacio con violenza, le mie labbra che scopano le sue. Ana risponde all’istante, dando maggiore intensità al bacio, e per un momento dimentico che questa donna non è Blaire, anche se è identica a lei. La bacio nonostante lei sia la donna che è tutto e niente per me – la donna che non posso dimenticare.
Sul finire del bacio, le sposto i capelli neri e le prendo il mento tra le mani, sollevandolo e costringendola a guardarmi. So che la mia presa sta diventando dolorosa perché sussulta.
«Se parlerai di nuovo di lei in questo modo, non risponderò delle mie azioni. Ciao, Ana». Mollo il suo volto e la guardo ricadere all’indietro sul letto.
«Aspetta, Ronan, non andare! Mi dispiace. Non intendevo…».
Finisco di vestirmi con il mio solito completo nero ed esco dalla stanza senza voltarmi indietro. In ascensore mi appoggio alla parete e chiudo gli occhi, la rabbia e il risentimento mi rendono emotivamente esausto.
Sapevo che non stavate insieme dal momento in cui l’ho vista.
Le parole di Ana mi perseguitano. Forse ha ragione. Forse ero troppo cieco per accorgermene.
O forse fin dall’inizio ho creato qualcuno nella mia mente che non è mai esistito.
Aspetto che Lawrence entri nella Rolls Royce prima di chiudere la portiera dietro di me e mettermi al posto di guida.
«Dove vuole andare, signore? Ritorna in ufficio?», gli chiedo, guardandolo dallo specchietto retrovisore.
Mi risponde senza sollevare lo sguardo, gli occhi concentrati su un fascicolo aperto sopra le gambe. «In realtà no. Portami alla Trentaquattresima Est».
Lo shock mi attraversa dalla testa ai piedi mentre la mia mente registra le sue parole. Mi schiarisco la gola prima di ripetere l’indirizzo. Sono sicuro di aver capito male. Non può essere.
Lawrence solleva lo sguardo e i nostri occhi s’incrociano. «Sì, è corretto».
Annuisco in silenzio mentre stringo le mani sullo sterzo e vedo le nocche diventare bianche. «Va bene».
Mentre mi allontano dall’edificio dove Lawrence è stato per quasi tutto il pomeriggio in riunione, mi sento sopraffatto da una paura tale da avere difficoltà a concentrarmi sulla strada. Il petto mi sembra svuotato e pesante al tempo stesso e fatico a respirare.
Per favore, no.
Fa’ che non sia lei.
Non lei.
Ma nonostante provi a prendere in giro me stesso ripetendo quell’inutile preghiera nella testa, so già la verità. Posso sentire chiaramente la sua voce e le sue parole taglienti…
«Ho scopato un uomo tutta la notte».
«E non l’ho fatto per amore».
Nel momento in cui parcheggio fuori dall’edificio del suo appartamento e vedo Lawrence sparirci dentro, mi sento completamente paralizzato, anche se la logica mi dice che non è possibile. Il cuore continua a battermi nel petto vuoto. Il sangue continua a scorrermi nelle vene. I miei polmoni continuano a respirare l’aria che un tempo aveva il suo profumo. Ma mentre ricordo le ultime parole che mi ha detto, c’è questa oscurità, questo odio, che prende il sopravvento e mi seduce con la sua amara libertà. Lentamente…
Poco a poco…
Posso avvertirlo. Il mio cuore una volta debilitato dall’amore per lei si è finalmente placato. Mi tocco il petto e massaggio il punto in cui dovrebbe esserci questo organo inutile. Non c’è più niente. Sono libero.
Calmo, vedo lei per prima.
E mentre la guardo sorridere a Lawrence, come una volta sorrideva a me con quella luce ingannevole negli occhi, mi arrendo volentieri all’oscurità.
Sì.
Sono finalmente libero.
Capitolo due
Blaire
A guardarmi con occhi
che potrebbero distruggermi è l’ultimo uomo che avrei mai sperato di incontrare – l’unico che mi abbia mai fatto desiderare di più.
«Blaire?». Sento Lawrence richiamare la mia attenzione e mi rendo conto che sono ferma al centro della strada a fissare spudoratamente Ronan, più splendido di quanto ricordassi.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e mi volto verso Lawrence. «Scusa. Hai detto qualcosa?»
«È tutto ok?», dice con una punta di curiosità nella voce.
«Sì… Pensavo di aver visto una vecchia conoscenza, ma mi sbagliavo», mento.
Lawrence annuisce e appoggia una mano sul mio fondoschiena, un tocco possessivo e intimo, con il quale mi spinge verso l’auto. Verso l’uomo che mi sta guardando come se gli avessi ammazzato il cane. Quando i nostri sguardi s’incrociano, il mio cuore sussulta. Vorrei guardare altrove, ma una parte di me vuole assorbire ogni tratto familiare della sua figura e inciderlo nella mente fino a ferirmi. Ciò che vedo nei suoi occhi, traboccanti d’odio, mi tiene in ostaggio. Quando ne ho avuto abbastanza, mi concentro sulle auto che passano e i lampioni che illuminano la notte, e fingo di non conoscere Ronan. Ignoro l’uomo di cui riesco ancora a sentire i baci e le mani calde che mi accarezzano la pelle, le parole che ancora echeggiano nella mia testa. Lo ignoro, così come ignoro il peso sul petto. Ignoro tutte le emozioni e seguo la testa. Come sempre.
Mi volto verso Lawrence, che sposta lo sguardo tra me e Ronan. Mi stringo a lui nel tentativo di distrarlo.
«Riguardo a ciò che hai detto prima…». Appoggio una mano sul suo petto possente e avverto delle scintille risalire lungo il mio braccio.
«Sì?», chiede.
Mi fermo e mi alzo sulle punte, senza preoccuparmi di Ronan che ci sta guardando, e sussurro alla bocca di Lawrence: «Ti voglio, anch’io».
Lui si piega in avanti, mi stringe i fianchi con forza e mi parla all’orecchio, le labbra che mi sfiorano il collo. «Bene».
Finiamo di percorrere il breve tragitto che ci porta all’auto e nonostante i pochi centimetri a separarmi da Ronan, entro in macchina senza incrociare il suo sguardo. Con la coda dell’occhio noto che non mi sta più guardando. Sento le lacrime pizzicare mentre alzo il mento e dico a me stessa che non m’interessa.
Dopo che Ronan si è messo al volante, Lawrence mi appoggia una mano sulla coscia con fare possessivo, prima di ordinare: «A casa, per favore».
Poi succede tutto in fretta. Ronan ci osserva mentre Lawrence si sporge verso di me per un bacio, e fa scivolare le dita sotto la gonna, tra le mie cosce. Lo sguardo di Ronan segue la mano di Lawrence prima di agganciarsi al mio dallo specchietto retrovisore. I nostri occhi connessi, poi guarda Lawrence che con la lingua reclama la mia bocca. Ma quando intensifica il bacio, tenendomi per la nuca e spingendomi con più forza verso di lui, non riesco più a guardare Ronan. La vergogna mi corrode l’anima mentre il tocco sconcio di Lawrence risveglia il mio corpo.
La sensazione della bocca di Lawrence sulla mia mi fa pensare a tutti gli eventi che mi hanno portata a questo momento. Un tempo agognavo l’amore come chiunque altro, ma la mancanza d’affetto mi ha fatto capire che aprendo il cuore alle persone stavo permettendo loro di indebolirmi. Permettevo loro di appropriarsi di parti di me finché non sarebbe rimasto nient’altro che una ragazza dai sogni infranti. Permettevo loro di avere potere sulle mie emozioni e sui miei pensieri. Ogni lacrima versata, ogni desiderio irrealizzato, ogni sorriso ignorato mi ha indurita e resa ciò che sono. Ho giurato su Dio che non avrei più dato a qualcuno quel potere. Non avrei permesso a nessuno di avvicinarsi e prendere un’altra parte di me.
E questo è il motivo per cui ho dovuto lasciar andare Ronan.
Si è avvicinato troppo. Mi ha fatto provare troppo. Ronan non solo ha il potere di spezzarmi – ha il potere di distruggermi.
Quindi eccomi qui, a spingere con forza le mie labbra contro Lawrence e a spalancare la bocca per accogliere la sua lingua. Ignoro gli occhi castani che un tempo mi guardavano come se fossi l’unica cosa bella al mondo.
Sì, fingere di essere insensibili richiede abilità, dopotutto.
Il ricordo delle parole di Ronan mi ronza nelle orecchie provando a riportarmi da lui.
Non lo vedi, Blaire? Non lo capisci? Sei dentro di me. In ogni cosa che vedo. In ogni cosa che tocco. Sei nell’aria che respiro, nell’acqua che bevo e in ogni mio sogno.
Capitolo tre
Il viaggio verso casa di Lawrence è un incubo, un miscuglio di immagini ed emozioni. Occhi verdi. Occhi castani. Odio. Desiderio. Brama. Un disastro totale, creato da me.
Col corpo sono seduta accanto a Lawrence, ma la mente è al passato e riproduce il replay dell’ultima volta che ho visto Ronan, ancora e ancora.
È solo quando entriamo in casa, con Ronan e il resto del mondo fuori dalla porta, che riesco a respirare liberamente per la prima volta. Senza dire una parola, mi avvio verso le scale. Prima andiamo nella sua stanza a scopare, prima congelerò il mio cuore traditore che si sta sciogliendo di nuovo come un cubetto di ghiaccio al sole. Appoggio la mano sulla ringhiera di legno ai piedi delle scale e mi accorgo che Lawrence non mi sta seguendo. Mi volto verso di lui e noto che è fermo accanto alla porta, mi studia con attenzione. Gli sorrido, ma so anch’io che è un sorriso patetico. Che lui non ricambia.
«Perché te ne stai lì e non vieni con me? Qualcosa non va?».
Mentre aspetto che risponda, ne approfitto per ammirarlo e assorbire la sua bellezza raffinata e selvaggia. Mi ricorda un animale indomito, magnifico come il re nel suo regno, dagli occhi affamati e le movenze aggraziate. È pericoloso, t’invita a giocare con lui, provocandoti con quel sorriso seducente. E anche se sai che resterai ferita, non lo rimpiangerai – non lo rimpiangerai mai. Sembra nato per comandare e scopare.
«Vieni qui», ordina con voce imperiosa.
Lentamente, vado verso di lui mentre il battito accelera. Senza guardarmi, solleva la mano e con le dita mi sfiora la scapola. «Dimmi…».
«Sì?». Chiudo gli occhi e inclino la testa di lato, esponendomi – offrendomi – a lui. Quando raggiunge il collo, lo afferra con la mano, il polpastrello sul punto in cui può sentire le pulsazioni. E anche se il tocco delle dita è sempre gentile, un brivido violento mi attraversa la schiena, dandomi una sensazione di caldo e freddo insieme.
«Per caso conosci Ronan?», mi chiede con noncuranza.
Subito apro gli occhi. La sua domanda mi lascia di stucco, spegnendo la scintilla che ardeva dentro di me un momento prima. I nostri sguardi s’incrociano e ho paura di quello che può vedere in me. Ho paura che veda quanto il mio cuore desideri un uomo che non potrò mai avere.
Nel profondo, so che il mio amore per Ronan è una ferita che non guarirà, ma stare con Lawrence allevia la sofferenza. E non è l’insensibilità – un beato oblio – ciò che cerchiamo dopo che l’amore ci ha feriti? Lawrence mi aiuta a dimenticarlo, saziando il mio inesauribile desiderio di lui e dei suoi soldi. È il mio salvatore e il mio nemico. È la mia malattia e la mia cura.
«È importante?», chiedo, leccandomi le labbra asciutte. «Sono qui».
Nel silenzio che segue, la tensione sale e mi chiedo se Lawrence abbia scoperto la verità dietro quelle parole non dette. Ma non penso gli importi. È stato abbastanza chiaro sulle cose che vuole da me, e l’amore non è tra quelle.
E mi va assolutamente bene così.
C’è qualcosa di carnale nel modo in cui mi guarda che mi fa sentire come se non potessi respirare. Vorrei che non smettesse mai. Il cuore batte con forza e io comincio a inumidirmi mentre gli occhi di Lawrence esplorano bramosi il mio corpo. Con le dita avvinghiate su di me come edera rampicante sarebbe semplice per lui spezzarmi il collo. Il contatto è pericolosamente divino.
«Ferma», mi ordina, nella voce un potere controllato.
Poi mi lascia andare, ho la pelle che brucia per il suo tocco ormai svanito e lui inizia a tracciare l’orlo del merletto della coppa che copre uno dei miei seni. La carezza, soffice come il sussurro di un amante, fa inturgidire i capezzoli e mi provoca la pelle d’oca lungo le braccia. Il sangue mi pulsa nelle tempie, ho le vertigini e il respiro diventa affannoso.
Mi mordo le labbra quando con le dita afferra il reggiseno e lo sposta, vedo sbucare il seno mentre i suoi occhi verdi s’incupiscono come la mezzanotte. Poi mi sfiora il capezzolo, massaggia quel punto rosa e lo strofina tra pollice e indice: fremiti di godimento si concentrano nel centro pulsante del mio corpo.
Sto per chiudere gli occhi, persa nel desiderio, quando lo sento dire: «Occhi a me, Blaire».
Con poca delicatezza mi prende per la vita, mi attira a sé e mi cinge i fianchi. Tenendomi stretta nel suo abbraccio, insinua la mano sotto la gonna del vestitino nero e mi penetra con due dita.
C’è una sofferenza mista a piacere che cresce mentre infila e sfila le dita, ancora e ancora. Duro. Profondo. Senza remore. Carne e sudore. L’odore del mio corpo che reagisce al suo tocco si diffonde nell’aria – riesco a sentirlo. Piegato su di me, con le guance in fiamme e lo sguardo feroce, Lawrence sembra un dio sceso in terra per punirmi o salvarmi.
È duro.
È punitivo.
È divino.
A un tratto frena il suo assalto, con le dita ancora dentro di me, e mi guarda. Prima che abbia la possibilità di parlare, toglie la mano da dentro e la appoggia sulla mia guancia, le dita bagnate della mia essenza. Sollevo il volto mentre lui si abbassa e le nostre labbra si toccano di nuovo. Qualcosa di primordiale mi fa sollevare le mani e attorciglio le dita tra i suoi capelli, lo avvicino a me. Il nostro bacio diventa affamato, una disperata lotta alla ricerca d’aria, dove la fonte di tale sollievo può essere trovata solo nell’altro. Pensando a Ronan, ma con una disperata voglia – bisogno – dell’uomo che ho di fronte, le mie mani vanno verso la sua cintura e iniziano a slacciarla.
Infilo la mano nei suoi boxer attillati e gli afferro il pene, scivolando lungo la sua lunghezza e sentendolo pulsare per me.
«Così duro…».
«Portami in camera da letto», sussurro tra i baci famelici.
Mi afferra dal sedere e mi avvinghio con le gambe al bacino, mi strofino sul cazzo, sento come s’ingrossa per me e come il mio corpo prende fuoco per lui.
«No. Al diavolo la stanza da letto, ti voglio qui ora», sibila. Mi porta al tavolo di legno che c’è al centro dell’ingresso. Senza pensarci un attimo, spazza via un enorme vaso di cristallo dall’aspetto costoso per farmi sedere. Sento il vetro cadere e frantumarsi sul pavimento, il profumo di rose che si diffonde come vapore.
Abbasso lo sguardo sul pavimento. «Oh no…».
«Shh, non importa». Lawrence mi afferra il mento per costringermi a guardarlo, e mi placa con un altro bacio che mi attraversa fino alle punte dei piedi. Il suo tocco è un paradiso oscuro, mi tasta i capezzoli in modo selvaggio e mi sorprende lacerando il vestito fino al bottone sull’addome, mi scopre il petto per lui. Rido mentre l’euforia mi pulsa nelle vene, lo prendo sui fianchi, spalancando ancor di più le gambe per fargli spazio e tirandolo verso di me.
Durezza contro morbidezza.
Il purgatorio della mia anima. Il paradiso della mia carne.
«Infilalo dentro di me», gemo, gettando la testa indietro mentre Lawrence inizia a inondarmi il collo di baci che sembrano piccoli battiti sulla mia pelle e ridà vita al mio corpo con la sua bocca. Con urgenza, tiro fuori il pene dalle mutande, mentre lui sposta il brandello di pizzo che copre la vagina umida e affonda dentro di me con un’unica spinta dolce e profonda. Io ansimo. Lui geme. E poi ci perdiamo nella maledetta e proibita danza pagana dei nostri corpi.
Lawrence chiude gli occhi e appoggia la testa sul petto, muovendo furiosamente i fianchi. Più spinge forte, più è facile per me dimenticarlo. E più facile sarà fingere che questo è ciò che voglio.
Questa è necessità.
Questa è crudeltà.
Questa è brama.
Questo è annientamento totale.
Spinta dopo spinta, sento un turbinio di emozioni che mi fa tremare dentro e fuori. Le orecchie fischiano e l’essenza sta vibrando, non penso di poter resistere ancora per molto.
«Cazzo, Lawrence… Io, io sono… Oh, spingi», ansimo.
«Toccati. Massaggiati la vagina per me», sussurra, guardando il punto in cui siamo uniti.
Inebriata dalla libidine, m’inarco appoggiandomi sui gomiti, offrendomi a lui mentre faccio scivolare la mano proprio lì. E mentre guardo il suo pene luccicante che entra ed esce da me, spalanco le labbra con due dita e inizio a massaggiare in modo circolare il clitoride. Gemo mentre il ritmo del mio tocco diventa più veloce… più feroce… più spietato, rendendomi ancora più umida di quanto non lo fossi già.
«Scopa… Blaire», ansima, aumentando la velocità delle spinte. Il suo