Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Uno come te
Uno come te
Uno come te
Ebook320 pages3 hours

Uno come te

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Faye studia legge, ama avere tutto sotto controllo e fa in modo che le cose vadano secondo i piani. Questo, fino al giorno in cui trova il suo fidanzato con un’altra. 
Sconvolta, decide di fare qualcosa di impulsivo: una notte fuori, senza troppi pensieri. Peccato che, sulla sua strada, ci sia Dex, il fratello del suo ex che non vedeva da anni...
E la cotta infantile che ha sempre avuto per lui è niente in confronto alle scintille che si scatenano appena i loro sguardi si incontrano dopo tanto tempo. Dex può anche essere stato un giovane affascinante, ma adesso è un uomo irresistibile. Quello che fa con i suoi amici motociclisti non è per niente raccomandabile, ma Faye decide che per una notte può disinteressarsene. E così, per una volta, decide di lasciarsi andare, convinta di poter dimenticare tutto il giorno dopo. Il destino, però, ha in mente tutto un altro epilogo. Che cosa succede quando una studentessa di legge si ritrova costretta a trascorrere il suo tempo con una banda di motociclisti criminali?

Amore, brividi e pura adrenalina 
Bestseller di USA Today

«Questa autrice ha un dono con i personaggi maschili. Chimica, intrighi e una storia che cattura.» 
Pepper Winters

«Tra Dex e Faye volano scintille. Questo libro è bollente, chi ha amato Sons of Anarchy lo adorerà.» 
Booklist

«Chantal Fernando sa come catturare il lettore. Questo libro è unico: un’eroina forte alle prese con il più selvaggio tra gli uomini. Da non perdere!» 
Angela Graham

Chantal Fernando
vive in Australia ed è un’autrice bestseller di New York Times e USA Today. Quando non è impegnata a scrivere, a leggere o a sognare a occhi aperti, si gode la vita con i suoi tre figli.
LanguageItaliano
Release dateMar 21, 2019
ISBN9788822732897
Uno come te

Related to Uno come te

Titles in the series (100)

View More

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Uno come te

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Uno come te - Chantal Fernando

    UNO

    Fisso con diffidenza il vecchio motel, posando lo sguardo sugli esterni in mattoni marroni e sulle finestre sporche.

    Non è l’Hilton, questo è certo.

    L’autocommiserazione è un concetto che mi è estraneo. In genere mi ritengo una donna forte. Ho bisogno di esserlo, con i genitori che mi sono capitati e la carriera che desidero per il futuro. Sono molto determinata, e non ho paura di aprire la bocca e dire ciò che penso. Non uso mezzi termini, e non mi tiro indietro. Riesco a mantenere l’umorismo anche nelle situazioni difficili e cerco di trarre il meglio dalla vita.

    Ma immagino che per qualsiasi cosa ci sia una prima volta, poiché ora mi ritrovo con la coda tra le gambe a piangermi addosso. Piuttosto patetico, davvero.

    Pensavo che con sessanta dollari avrei trovato un posto migliore di questo, ma mi sbagliavo.

    Può accadere.

    Mi registro e pago per una notte, cercando di non fissare la muffa sulla parete. La ragazza al bancone mi porge la chiave con aria annoiata, poi mi trascino fino alla mia camera, portando con me una borsa. Dentro ci sono prodotti da bagno, vestiti e qualche oggetto di valore, compreso il portafoglio, il passaporto, e del cibo.

    Apro la porta, entro e do uno sguardo alla stanza. Un piccolo bagno, un divano, un letto, un frigorifero e un televisore. Be’… Poteva andare peggio. Metto la borsa sul divano e mi sfilo i sandali. Mentre li dispongo ordinati in un angolo, tiro fuori un contenitore di plastica e apro il coperchio.

    Allungo una mano al suo interno e prendo uno spicchio di mela. Masticando, rifletto sulla mia esistenza. Ho cinquemila dollari da parte, una pancia che cresce, e non ho la più pallida idea di cosa diavolo farò. Per tutta la vita, ho sempre avuto un progetto. Ho sempre saputo con esattezza cosa avrei fatto e come. Ma adesso? Non ho progetti. È un pensiero che mi spaventa, soprattutto in queste condizioni. Una cosa che so con certezza è che devo continuare a spostarmi. Una notte qui, poi continuerò a viaggiare in macchina. Voglio andare il più lontano possibile dalla mia vecchia vita. Quello schifo non deve raggiungermi.

    Faccio una lunga doccia, poi mi spalmo con calma la crema idratante sulla pelle. Ho una crema ai fiori di ciliegio che uso ogni giorno, nessuno escluso, e questa sera non farò eccezioni. Mi dà un po’ di sollievo: una leggera sensazione di normalità. Mi lavo i denti, mi pettino i capelli ondulati e ramati e mi metto a letto. Rimpiango di non aver portato le mie lenzuola, fingo di non sentire la puzza di stantio e mi addormento.

    Ora la mia vita è questa, e non posso permettermi di lamentarmi.

    Assolutamente.

    Passa un’altra notte, poi sono di nuovo sulla strada, e mi dirigo ancora più a nord. In realtà mi piace guidare; è bello stare lontano dalla città. Prima che cali la sera, mi registro in un altro losco motel e crollo sul letto. Guidare con il buio è pericoloso, ci sono animali che attraversano la strada. Dopo una lunga notte di riposo, trascorro il giorno successivo alla ricerca di un lavoro: faccio domanda ovunque e per qualunque posto disponibile. Non sono esigente; al momento sarei pronta a fare praticamente qualsiasi cosa. I poveri non hanno scelta. Provenendo da una famiglia molto benestante, non ho mai dovuto usare questo modo di dire. Ma il solo fatto che i miei genitori fossero ricchi non significa che fossimo felici. Tutt’altro, in realtà. Un leggero bussare alla porta mi fa emettere un lamento. Mi ero appena messa comoda. Mi costringo ad alzarmi, pensando che si tratti del personale delle pulizie. Socchiudo la porta, solo quel tanto che basta per vedere chi è attraverso lo spiraglio concesso dalla catenella ancora attaccata.

    Resto a bocca aperta, e vado subito nel panico.

    Decisamente non è il personale delle pulizie.

    A meno che non abbiano deciso di assumere un motociclista infuriato e bello da morire.

    «Apri la porta, o lo farò io», minaccia, con gli occhi fiammeggianti. Rifletto sulle mie possibilità per alcuni secondi, prima di far scorrere la catenella per aprire. Volendo, avrebbe potuto semplicemente abbattere la porta, quindi non ho scelta. Apro e indietreggio di qualche passo, e intanto lui entra.

    Mi punta con gli occhi azzurri. Ha le mascelle contratte, mentre mi squadra dalla testa ai piedi per accertarsi che stia bene. Indossa dei jeans logori e strappati, e una maglietta nera a maniche lunghe che ne evidenzia il fisico muscoloso. È un bell’uomo; lo è sempre stato, del resto.

    «Passavi da queste parti?», domando, con la voce piena di speranza.

    «Che cazzo dici, Faye?», risponde con tono aspro, stringendo con una mano lo stipite della porta.

    Faccio un altro passo indietro. Non so di cosa sia capace in questo momento. Il Dex di un tempo si sarebbe tagliato un braccio piuttosto che farmi del male; ma sono davvero certa di conoscerlo tanto bene adesso? Non so neanche come diavolo sia riuscito a trovarmi.

    Lo sa? Certo che sì.

    Nulla sfugge a Dexter Black.

    Sbatte la porta dietro di sé, e il botto mi fa trasalire.

    «Metti la tua roba nella borsa», mi intima, ispezionando con gli occhi la camera di questo motel da quattro soldi, che con la sua gigantesca presenza ora sembra notevolmente più piccola. «Ce ne andiamo». Quello che vede non sembra di suo gradimento. Infatti ha uno sguardo ancora più arrabbiato. Incrocia le braccia sull’ampio petto e mi guarda dall’alto verso il basso, in attesa che mi muova.

    «Io non vado da nessuna parte», dico, piantando le mani sui fianchi e guardandolo in cagnesco. Non è il mio padrone. È vero: è un uomo autoritario e sensuale con cui ho avuto una notte di sesso bollente e appassionato, ma questo non significa che abbia il diritto di dirmi ciò che devo fare. Avrò anche apprezzato la sua prepotenza a letto, ma in questo momento è tutta un’altra storia.

    Lui fa un respiro profondo, come per calmarsi. «Ti ho cercata per due giorni. Ora sto tentando di non perdere il controllo, cazzo! Ma tu mi stai esasperando, Faye. Non credo di essere mai stato tanto paziente in vita mia, cazzo!».

    Questo sarebbe il suo lato paziente?.

    «Non vado da nessuna parte», ripeto, sollevando il mento. «E tu non puoi costringermi».

    Ci fissiamo negli occhi, mentre la tensione aumenta.

    Riesco a percepire esattamente l’attimo in cui sta per perdere la testa.

    Stringe i pugni, e serra tanto i denti che sembra quasi soffrirne.

    Indietreggio fino a varcare la soglia del bagno aperto, mentre lui perde il controllo.

    Solleva il televisore e lo scaglia contro la parete. Il fracasso mi fa sobbalzare, ma lui non si ferma. Inizia a sferrare pugni contro il muro, poi con un solo movimento fluido spazza via i pochi bicchieri che sono sul tavolo.

    Altro fracasso.

    Addio alla mia caparra.

    Si volta e mi punta il dito contro.

    Io deglutisco.

    Spalanco gli occhi, quando afferra la borsa e inizia a infilarci le mie cose che si ritrova davanti. Lo raggiungo per tentare di strappargliela via, ma un’occhiata assassina mi fa ritrarre la mano.

    «Finito lo scatto d’ira?», domando, cercando di non farmi tremare la voce.

    Lui abbassa lo sguardo sui miei piedi nudi, e poi su tutti i frammenti di vetro sparsi sulla moquette. «Non ti muovere».

    Faccio come dice, mentre mi porta un paio di scarpe. Le indosso e alzo gli occhi verso i suoi.

    Perché vuole che vada con lui? Cosa può venirne di buono? Ora ho bisogno di dare una svolta alla mia vita e di stabilirmi in un posto calmo e sicuro. Dove non ci siano motociclisti arrapati né quegli stronzi dei loro fratelli infedeli. Dove non ci siano i miei genitori e io possa essere me stessa.

    «Voglio soltanto essere lasciata in pace, Dex», dico, mentre le lacrime mi salgono agli occhi. Sono stanca, tremendamente stanca. La mia vita non doveva andare così, e non riesco a sopportare che mi veda tanto vulnerabile.

    Lo detesto.

    Non sono così debole… in genere.

    E lui è l’ultima persona che vorrei mi vedesse in questo stato. Nulla lo sfiora. Non ho idea di come mi tratterebbe se scoppiassi a piangere in questo stesso istante, cosa che sono proprio sul punto di fare.

    «No, pensavi che scappare avrebbe risolto i tuoi problemi. Pensavi che mentire fosse la soluzione ai tuoi problemi. Sei fortunata che quel cretino di mio fratello mi abbia detto che te n’eri andata, e che sei incinta, altrimenti non avrei neanche saputo che avrei avuto un figlio, cazzo!», grida, perdendo le staffe.

    Come sparare sulla Croce Rossa.

    «Ora non ho proprio bisogno delle tue stronzate», borbotto, con lo sguardo rivolto al pavimento e la sensazione di essere la persona peggiore al mondo, poiché ha ragione: probabilmente non gliel’avrei detto. Non so dire cos’avrei fatto.

    «Saresti andata fino in fondo, non è vero? Non me l’avresti mai detto», continua incredulo. «Non pensi che meritassi di saperlo da te?».

    Considero l’idea di mentire, ma alla fine non lo faccio. Non posso ignorare la sua reazione. «Pensi davvero di poter dare a questo bambino una vita dignitosa?».

    Ho detto la cosa sbagliata, ma ho bisogno di saperlo, poiché questo pensiero fisso mi ha aiutato a giustificare razionalmente la mia scelta di andarmene senza dire una parola. I suoi occhi si fanno freddi e duri. «Suppongo che ora lo scoprirai, che dici?»

    «Come sai che questo bambino è davvero tuo?», domando, sollevando il mento. Perché sto scherzando col fuoco? Non ne ho idea.

    «Lo so perché quella sera il profilattico si è rotto, ed era da un po’ di tempo che non facevi sesso con Eric», dice, fissandomi dritta negli occhi. «Né con nessun altro».

    «Si è rotto il profilattico?», esclamo a bocca aperta, sbarrando gli occhi.

    Be’… Questo spiega tutto, vero?

    E lui chi sarebbe? La polizia sessuale? Non ho fatto sesso con nessun altro, ma lui come l’ha saputo?

    Mi guarda con gli occhi socchiusi, ma ignora il mio commento.

    «Prendi la tua roba, Faye. Hai cinque minuti, altrimenti ce ne andiamo senza», ribatte, sedendosi sul letto. Digrigno i denti, ma faccio come mi dice, prendendo le mie poche cose e infilandole con solerzia nella borsa.

    «Sono pronta», dico, evitando di guardarlo negli occhi. Lui mi prende la borsa e se la mette in spalla, poi tiene la porta aperta. Io esco e lo aspetto per farmi condurre verso la sua macchina. Cammina lungo il parcheggio, e io lo seguo, qualche passo indietro.

    «E se prendessimo la mia auto? Lì dentro ho ancora un po’ di roba», gli domando.

    «La riporterà a casa Rake», dice aprendo la portiera di un fuoristrada nero. Mi afferra per i fianchi e mi solleva sul sedile. Al contatto mi si blocca il respiro, e mi tornano in mente dei flash della notte trascorsa insieme.

    È sopra di me, e si muove energico, mentre è tutto sudato.

    Io sono carponi, Dex mi affonda le dita nei fianchi mentre spinge.

    «Faye», dice, riportandomi alla realtà.

    «Eh?»

    «A cosa stavi pensando?», mi chiede, brontolando piano.

    «Oh, a niente», mormoro, arrossendo per l’imbarazzo.

    «Figuriamoci. Dicevo che Rake verrà a prendere la tua macchina, quindi non preoccuparti».

    «Rake?», domando, aggrottando le sopracciglia confusa. Osservo Dex sollevare il capo verso la facciata dell’edificio. Seguo la traiettoria del suo sguardo e vedo un uomo appoggiato al muro che fuma una sigaretta. Lui ci viene incontro e si ferma davanti a Dex.

    «Quindi è questo il motivo di tante storie?», dice l’uomo di nome Rake, squadrandomi senza pudore.

    «Io sono Rake», prosegue, rivolgendomi un grande sorriso. È un bell’uomo. Capelli biondi e ricci che gli incorniciano il viso, occhi verdi, e un sorriso strappamutande. Ha un piercing sul labbro e uno sul sopracciglio… Entrambi gli stanno benissimo.

    «Devo portarti la macchina a casa», dice. «Sei in debito con me, Faye». Un altro sorrisetto, e se ne va.

    Dex lancia a Rake uno sguardo che non riesco a decifrare, poi si volta a guardarmi.

    «Per te va bene?», domanda, scrutandomi in viso. Quando mi guarda, la sua espressione si addolcisce.

    «Sì. Grazie per avermelo chiesto», rispondo, schiarendomi la gola. Lui risponde con un grugnito, chiudendo la portiera e avviandosi verso l’altro lato della macchina. Una volta usciti dal parcheggio, si volta verso di me.

    «Sai? Ti consideravo una tipa giusta. Non ho mai pensato che avresti fatto una cosa del genere… provare a non dirmi niente di mio figlio».

    Con questa stoccata finale, che mi colpisce fin dentro le ossa, mi riporta a casa.

    Nel posto da cui sto cercando di fuggire.

    Là dove il mio bambino non avrà un futuro.

    DUE

    Cinque mesi prima

    «Un altro 10. Ottimo lavoro, Faye», dice il mio professore, sorridendomi.

    «Grazie, signore».

    «Sei pronta per la simulazione del processo della prossima settimana?»

    «Sì. Non vedo l’ora di entrare in aula», gli rispondo.

    Lui sorride. «Sarai un’ottima avvocatessa, Faye».

    Questo complimento mi scalda il cuore.

    «Grazie, professore. Ci vediamo la settimana prossima», dico, uscendo dall’aula e canticchiando tra me e me.

    Entro in macchina ed esco dal parcheggio, e decido di fare un salto a trovare il mio ragazzo. Sono a metà dei miei studi in Giurisprudenza: mi mancano soltanto due anni. Eric è allo stesso punto. Stiamo insieme da quando eravamo in prima superiore, con grande disappunto di mia madre. I miei genitori si preoccupano molto di ciò che pensano gli altri, e io per loro sono una costante fonte di imbarazzo. Ciò che non sanno è che sono una brava ragazza. Non fumo, non bevo, e non ho mai toccato droghe in vita mia. Mi applico nello studio e mi preoccupo del mio futuro. Sono ambiziosa e ho degli obiettivi da raggiungere. Anche Eric è parecchio ambizioso, ed è questo che mi piace di lui. Dopo la laurea, apriremo un nostro studio legale, ci sposeremo e compreremo una casa. Abbiamo un progetto.

    Desidero diventare avvocato sin da quando mia madre ha piantato in me questo seme, da piccola. Non so quando il suo sogno sia diventato il mio, ma così è stato. Ora che ho scelto questa strada, non riesco a immaginare di fare altro nella vita. La facoltà di Giurisprudenza mi tiene occupata, e mi impegna la mente. Non ho tempo per nient’altro che la mia carriera, e per Eric, ovviamente. Il fatto che sia il mio vicino di casa rende le cose molto più semplici.

    Parcheggio nel vialetto di casa e mi controllo il trucco nello specchietto retrovisore. Occhi color nocciola, contornati dal kajal. Naso dritto e cosparso di lentiggini, labbra carnose con rossetto rosa. Soddisfatta del mio aspetto, esco dalla macchina e mi avvio verso la casa della sua famiglia, accanto alla mia. La porta principale non è chiusa a chiave, il che non è insolito per la famiglia di Eric, quindi non ci bado più di tanto. Io entro ed esco di continuo da casa sua, e anche sua madre è un tipo socievole: invita sempre amici. Attraverso il corridoio controllando i messaggi sul telefono, mentre mi dirigo verso la sua camera. Quando entro, ho ancora gli occhi sul cellulare, e alzo lo sguardo soltanto quando sento un rumore.

    Ho un sussulto.

    So che questo è il momento che cambierà per sempre la mia vita.

    Scioccata, fisso a bocca aperta Eric nudo che ci dà dentro con una donna. Da dietro. Mi danno le spalle, e se la godono mentre io respiro a fatica.

    Mi si stringe il petto.

    Il mio mondo scrupolosamente organizzato collassa.

    Sono una brava ragazza. Non ho mai tradito, e non ho mai neanche tenuto per mano un altro uomo. Non sono certo perfetta, ma so, lo so, che non merito questa schifezza.

    Eric era più di un fidanzato: era mio amico. Lo conosco da sempre, da quando ho memoria. Questo è il tradimento più grande che si possa immaginare.

    Chiudo la bocca, poi la apro di nuovo. Sono sotto shock. Non ho mai sospettato neanche una volta che potesse farmi una cosa simile. Mai.

    Ben presto, la rabbia rimpiazza il trauma.

    «Tu, maledetto bastardo!», grido, facendo due passi indietro, con le mani sul viso. Eric si blocca, poi si ritrae dalla donna, voltandosi a guardarmi con gli occhi sbarrati. Inizia a scuotere la testa, come se fosse lui a non potersi capacitare di ciò che sta accadendo.

    Non riesco a credere a questo schifo.

    «Faye…», dice, allungando le braccia. Verso di me? Deve essere uno scherzo.

    «Non saresti dovuta tornare così presto».

    Sta scherzando? Quindi è colpa mia perché la lezione è finita prima?

    La donna ruota sulla schiena e si mette a sedere, tirando a sé le lenzuola per coprirsi. Quando riesco a vederla in faccia, resto senza fiato. Trisha. Una mia amica. In realtà… una delle mie poche amiche; almeno era quello che pensavo. Il coltello che in questo momento mi sento piantato nella schiena vibra con l’intensità che soltanto un doppio tradimento può dare. Deglutisco a fatica, cercando di recuperare il controllo. Non riesco proprio a capire.

    Non riesco a capire, cazzo!

    Trisha smette di guardarmi negli occhi, come se provasse vergogna. Ed è proprio quello che dovrebbe fare. Deglutisco, lanciando un’ultima occhiata all’uomo con cui pensavo di passare la vita. Al mio amico. Al mio fidanzato. Al mio vicino di casa. Da piccola, giocavo ai videogiochi con lui e suo fratello. Alle superiori, andavamo a scuola mano nella mano. A lui ho dato il mio primo bacio. Con lui ho fatto l’amore per la prima volta.

    E ovviamente per lui tutto questo non significava nulla.

    «Voi due siete fatti l’uno per l’altra», dico a bassa voce, voltandomi e correndo via dalla casa come se fossi inseguita da un mostro infernale. Riesco a sentire Eric che grida il mio nome, con un tono disperato, ma non potrebbe importarmene di meno; e perché dovrebbe? Se non mi voleva, avrebbe dovuto dirmelo. Sarei riuscita a gestire bene la situazione, e saremmo potuti restare amici. Ma ora?

    Per me è come se fosse morto.

    Cosa fa una ragazza quando scopre che il suo ragazzo la tradisce? Be’… Dopo aver pianto per due giorni fino a starne male, si costringe ad alzarsi dal letto. Si stampa un sorriso in faccia e ricorda a sé stessa che ogni giorno c’è gente che si lascia e ci sono relazioni che terminano. La vita non è finita. Il cambiamento è un fattore positivo. Lei merita di più, e se le cose accadono deve esserci una ragione. Poi si veste bene, prestando particolare cura al proprio aspetto, ed esce.

    Ed è esattamente ciò che ho fatto io.

    Non ho bisogno di Eric. Vada pure al diavolo.

    Ciò che mi serve è un po’ di divertimento.

    C’è un locale che ho visto, ma in cui non sono mai andata. Si chiama il Bar di Knox. Si dice che sia un posto da non perdere, quindi, perché non farci un salto?

    Esco dalla macchina, stirandomi il vestito con le mani, e inizio a sentirmi un po’ agitata. Chiudo la portiera e fisso l’ingresso.

    Sto andando in un locale. Da sola.

    Non ho mai fatto una cosa simile prima d’ora. In genere non sono una che frequenta locali o discoteche, e di solito mi vedevo con Eric, per studiare o per partecipare a eventi organizzati dall’università.

    Quindi perché mi trovo qui?. Oh, giusto: il mio ragazzo è un bastardo, bugiardo e infedele.

    Ho bisogno di un cambiamento, e ne ho bisogno adesso.

    Entro.

    Il locale è strapieno. I miei occhi si soffermano sulla piccola pista da ballo, prima di posarsi sul

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1