Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Ogni tuo desiderio
Ogni tuo desiderio
Ogni tuo desiderio
Ebook347 pages4 hours

Ogni tuo desiderio

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

The Bridge Series

Dall'autrice della Hacker Series
Numero 1 del New York Times

Maya Jacobs ha detto di no. Quando Cameron le ha chiesto di sposarlo, lei ha scelto di rinunciare all’amore per prendersi cura della sua famiglia. Per anni ha rimpianto quella decisione, ma ora la sua vita è tutta incentrata sulla carriera. Non soffrirà mai più per un uomo. Cameron Bridge ha trascorso gli ultimi cinque anni nell’esercito, lottando contro il dolore che il ricordo di Maya gli provocava. Ma dopo aver combattuto la sua guerra personale nel deserto, è pronto a cominciare una nuova vita a New York. Quando il destino li farà incontrare nel cuore della città che custodisce le loro speranze e i fantasmi del passato, Cameron saprà riconoscere la ragazza che ha amato nella donna che Maya è diventata? 

Un'autrice da 2 milioni di copie vendute
Tradotta in 22 lingue

«Il romanzo erotico ha una nuova regina. Si chiama Meredith Wild.»
La Repubblica
Meredith Wild
è un’autrice bestseller del «New York Times» e di «USA Today», tradotta in molti Paesi. Vive a Boston con il marito e i loro tre figli. Ha esordito nel self-publishing prima di firmare un importante contratto. Nel 2015 ha fondato la Waterhouse Press. Torna a pubblicare con la Newton Compton, dopo il successo mondiale della Hacker Series (Senza difese, Senza colpa, Senza pentimento, Senza controllo e Senza rimpianto), portando in Italia la Bridge Series.
LanguageItaliano
Release dateJun 8, 2018
ISBN9788822723673
Ogni tuo desiderio

Related to Ogni tuo desiderio

Titles in the series (100)

View More

Related ebooks

Contemporary Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Ogni tuo desiderio

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Ogni tuo desiderio - Meredith Wild

    1999

    Titolo originale: On My Knees

    Copyright © 2014 by Meredith Wild

    Published by arrangement with Waterhouse Press LLC

    All rights reserved

    The moral rights of the author have been asserted

    Traduzione dall’inglese di Valentina Cabras

    Prima edizione ebook: giugno 2018

    © 2018 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-541-23673-

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Meredith Wild

    Ogni tuo desiderio

    The Bridge Series

    Indice

    Prologo

    Capitolo uno

    Capitolo due

    Capitolo tre

    Capitolo quattro

    Capitolo cinque

    Capitolo sei

    Capitolo sette

    Capitolo otto

    Capitolo nove

    Capitolo dieci

    Capitolo undici

    Capitolo dodici

    Capitolo tredici

    Capitolo quattordici

    Capitolo quindici

    Capitolo sedici

    Capitolo diciassette

    Capitolo diciotto

    Capitolo diciannove

    Capitolo venti

    Capitolo ventuno

    Capitolo ventidue

    Capitolo ventitré

    Epilogo

    Ringraziamenti

    A tutti i sopravvissuti

    Prologo

    La mia sopravvivenza dipendeva dal suo amore in un modo di cui non mi ero resa conto finché non era andato via. I giorni erano solo giorni. Una condanna. Sopportabile solo perché, una volta che quei giorni fossero passati, saremmo stati di nuovo insieme.

    Guardai l’orologio, unico oggetto interessante nella camera altrimenti senza vita che condividevo con una coinquilina assente. La luce del tardo pomeriggio entrava dalle finestre a golfo. Erano una caratteristica eccezionale della stanza, ma il vecchio campus era pieno di case come la mia e camere come questa che avevano ospitato la giovane élite del New England per decenni – secoli, in realtà.

    Essere qui praticamente da sola negli ultimi giorni era stato strano. Una calma insolita regnava in posti che normalmente erano pervasi dal trambusto degli studenti e della facoltà. Quel silenzio atipico, insieme alla mancanza di corsi, aveva reso l’assenza di Cameron quasi insopportabile. Di tutti i giorni in cui mi era mancato, quello – senza scopo né distrazioni – era stato il peggiore.

    Il desiderio di riaverlo mi attanagliava e contavo i minuti che mi separavano da lui. Una paura costante si nutriva delle mie insicurezze, e il fatto che di recente non ci fossimo sentiti continuava a disturbare la fantasia di averlo di nuovo tra le braccia. Dopo tutto questo tempo avrebbe provato ancora le stesse cose per me? Da quanto avevo sentito, poche persone tornavano dall’addestramento come prima. Non avevo altro che una manciata di lettere e qualche telefonata veloce per rassicurarmi che sarebbe tornato da me come il Cameron che ricordavo.

    Nelle ultime settimane, avevo passato meno tempo a sentire la sua mancanza che a preoccuparmi. Ma, alla fin fine, ero la prima e unica persona che voleva vedere quando l’esercito gli aveva accordato la licenza. Da allora, mi ero aggrappata ai nostri ricordi quando il timore di perdere quello che avevamo insieme aveva preso corpo. Pregavo in silenzio che tra noi fosse rimasto abbastanza; abbastanza tempo insieme, per riuscire a superare gli impegni che ci avrebbero separati per altre settimane.

    Sobbalzai sentendo bussare alla porta. Poteva essere solo una persona. Controllai di nuovo l’orologio. Era in anticipo. Non me l’aspettavo. Mi alzai dal letto, spostando il libro di lato. I battiti del cuore aumentarono e mi sistemai il prendisole bianco, l’unico vestito decente che avevo. Sciolsi la coda e lasciai che i capelli mi ricadessero sulla schiena. Continuai ad agitarmi per un minuto buono, e lui bussò nuovamente. Venni attraversata da energia ed eccitazione, e feci un respiro profondo prima di aprire la porta.

    Eccolo lì, quasi troppo bello per essere vero. Lasciai la maniglia per rigirarmi le dita dell’altra mano con trepidante aspettativa. Era diverso. I suoi occhi azzurri così familiari erano fissi su di me, ma il sole del Texas aveva scurito la sua pelle olivastra. Sembrava dimagrito di una decina di chili. I lineamenti decisi della mascella e degli zigomi erano più affilati. Tra questo e i suoi capelli quasi neri tagliati cortissimi, sembrava più grande. Mi sarei dovuta aspettare dei cambiamenti nell’aspetto fisico, ma una preoccupazione irrazionale aveva attenuato la marea di emozioni che mi aveva sommerso l’attimo in cui l’avevo visto.

    Provava ancora le stesse cose per me? Poteva essere cambiato così tanto anche dentro?

    Cercando le parole giuste, aprii la bocca per parlare. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso, facendone nascere uno di sollievo sulle mie. Fece un passo avanti e mi prese le mani tra le sue, accarezzandomi le nocche bianche con i pollici finché non mi tranquillizzai. Il calore dei suoi occhi dissipò ogni dubbio. Mi lasciai scappare un sospiro tremante dalle labbra.

    «Vieni qui», sussurrai, con la paura di rompere il silenzio e incapace di esprimere quanto fosse travolgente averlo di nuovo davanti.

    Feci un passo indietro, tirandolo verso di me. Lui mi seguì e, una volta entrati, mi attirò a sé, stringendomi finché non ci trovammo petto contro petto. Il mio corpo si plasmò contro il suo. Il mio respiro accelerò, tutto il corpo reagiva alla sua vicinanza. Mi incatenò con lo sguardo e percorse il contorno delle mie labbra con il pollice, mentre il suo sorriso si affievoliva.

    «Mi sei mancata tantissimo, Maya. Ogni giorno…».

    Gli posai una mano sulla nuca, com’ero solita fare. Rimpiansi le lunghe ciocche che avrebbero dovuto intrecciarsi tra le mie dita, ma in quel momento niente importava. Che fosse cambiato o no, era tutto quello che volevo. Il mio amore in carne e ossa. Sembrava un sogno. Forse l’avevo desiderato così tanto e così a lungo che in qualche modo era diventato reale. La lontananza era stata quasi insopportabile. Non potevo – né volevo – pensare a come avremmo fatto ad affrontarla di nuovo.

    «Non riesco a credere che tu sia davvero qui». La mia voce tremava.

    Mi sfiorò la guancia con la punta delle dita per calmarmi. Sospirai e feci per baciarlo, ma appena prima di incontrare le sue labbra lui mi fermò afferrandomi delicatamente il viso.

    «Ti amo», sussurrò, e il suo respiro leggero mi accarezzò le labbra.

    Mi si strinse il cuore, e un dolore agrodolce mi pulsava nel petto a ogni battito. Ce l’eravamo scritto, ce l’eravamo detto talmente tante volte da esserne quasi stanchi. Ma la profondità di quelle parole pronunciate dalle sue labbra, in quel momento, mi mise quasi

    KO

    . Fui invasa da un immenso calore, dentro e fuori. Presa dal fervore di dimostrargli quanto anch’io lo amassi, mi alzai in punta di piedi e lo baciai. Le nostre labbra si incontrarono, poi le lingue si sfiorarono, si intrecciarono, si assaporarono.

    «Maya», mi chiamò col fiato corto interrompendo il contatto.

    «Che c’è?». Mi persi nei suoi occhi, volevo che tutto quello continuasse per sempre. Non l’avrei mai amato di più. La mia anima traboccava dei sentimenti che provavo per quell’uomo.

    Esitò, sembrava cercasse le parole, come avevo fatto anch’io. Prima che riuscissi a incalzarlo, mi attirò a sé in un bacio selvaggio, profondo e appassionato. Ansimai, perdendo la capacità di pensare mentre i nostri corpi si muovevano l’uno contro l’altro. Fece scivolare una mano sulla mia coscia, giù e di nuovo su, per poi afferrarmi il gluteo da sopra il cotone sottile degli slip. Giocherellò con l’orlo prima di abbassarli. Mi caddero sulle ginocchia e li scalciai via direttamente.

    Mi spostò le spalline del vestito, che cadde a terra. Il suo sguardo ardente percorse tutto il mio corpo. Fino a quel momento i suoi occhi non si erano staccati dai miei. La mia pelle bruciava al suo tocco, mentre mi accarezzava il braccio, il fianco e il sedere, facendomi aderire di nuovo al suo corpo.

    Feci scorrere le mani sul suo addome. Desiderosa di vederlo e sentirlo, gli alzai la maglietta e gliela tolsi. Dio, era fantastico. Ogni muscolo era più definito, teso. Gli passai le dita sulle curve degli addominali, sul petto e sulle braccia toniche. Mi morsi un labbro, incapace di nascondere il sorriso.

    «Approvi?»

    «Sembri un’altra persona». Fisicamente, almeno, era un uomo nuovo. Era stupendo anche prima, ma quella era la ciliegina sulla torta.

    «Non sono per niente diverso», borbottò.

    «Spero di no». Non volevo fare altro che scoprirlo. Lo volevo completamente, subito, in una volta, e il più a lungo possibile. Gli baciai il petto, facendo passare la lingua sui muscoli contratti sotto la pelle. Mi inginocchiai lentamente. Lo guardai, incoraggiata dal desiderio nei suoi occhi. Gli sbottonai i pantaloni e li abbassai abbastanza da arrivare all’erezione trattenuta a stento dai boxer.

    Lo sentii tremare sotto il cotone e tracciai il contorno della punta con la lingua. Poi afferrai l’elastico, pronta a liberare ogni suo delizioso centimetro.

    «Aspetta». La sua voce era tesa.

    «Ti voglio».

    Mi prese i capelli. «È passato troppo tempo. Non durerei un secondo nella tua bocca. Vieni qui».

    Si abbassò accanto a me. Seduto sul pavimento con la schiena contro il letto, mi fece sedere a cavalcioni su di lui. Un guizzo di timidezza mi fece arrossire mentre aprivo le gambe su di lui esponendo la mia nudità.

    Socchiuse le labbra. Il suo sguardo vagò sulle mie curve, le mani seguirono il percorso. «Cristo, Maya, sei bellissima».

    Avvampai. «Lo dici solo perché sei in astinenza da mesi».

    «No, lo dico perché sei la creatura più meravigliosa che abbia mai visto». Si chinò per baciarmi, avvolgendomi in un abbraccio. «Mmmh, mi sono mancate queste labbra».

    Mi sfiorò le costole e il seno, stringendo e stuzzicando i capezzoli. «E queste».

    I suoi occhi si scurirono. La sua mano si fece strada tra le mie gambe e, con tocchi leggeri, esplorò l’intimità umida per l’eccitazione.

    «Mi è mancato anche questo», sussurrò leccandosi il labbro inferiore.

    Ansimai e andai incontro al suo tocco, desiderando di più. Mi strinsi a lui, petto contro petto, bramando la sensazione della sua pelle sulla mia. Lo avvolsi in un abbraccio e lo baciai freneticamente.

    «Ti voglio dentro di me». Spinsi i fianchi contro di lui in una silenziosa preghiera. Fui pervasa dal calore, le labbra tremavano per l’urgenza del nostro bacio.

    Le sue dita risposero, affondando dentro di me. Mi contrassi intorno a lui e ansimai a quella penetrazione, muovendomi contro la sua mano.

    «Di più».

    Infilò un altro dito e massaggiò la carne morbida fino a farmi bagnare completamente. Mi massaggiò il clitoride con le dita umide, e poi mi penetrò di nuovo. Sentivo fiammate di desiderio attraversarmi il corpo. Mossi i fianchi contro il suo movimento deliberatamente lento.

    «Cam, ti prego, sto impazzendo».

    «Ti voglio pronta per me».

    «Sono pronta da settimane».

    Mi sollevò leggermente e si abbassò pantaloni e boxer rivelando la grossa virilità su cui avevo fantasticato più di quanto fossi in grado di ricordare.

    Il sesso con Cameron era come una droga, ed ero prontissima ad andare in overdose. Non avevo mai voluto nient’altro così disperatamente.

    Tremai per l’aspettativa e cinsi con entrambe le mani quella carne calda, iniziando a massaggiare. Una goccia brillò sulla punta. Avevo l’acquolina in bocca, volevo assaggiarlo. Ma avremmo avuto tempo. In quel momento volevo che entrasse dentro di me prima che perdessi del tutto la testa.

    Inspirò e, soddisfatta, capii che lui era impaziente quanto me. Mi sollevai e posizionai la punta sull’apertura per poi guidarlo dentro di me.

    Mi afferrò il fianco, fermandomi. Il suo sguardo era serio, le pupille dilatate. «Fai piano. Non voglio farti male».

    Accettai, resistendo all’impulso di scendere di colpo e averlo dentro di me tutto in una volta. Mi riempì centimetro dopo centimetro e il suo sguardo non mi abbandonò mai. Passai dal desiderio al sollievo al dolore, poi di nuovo al bisogno frenetico, ogni passaggio riflesso sul mio viso mentre mi osservava guidare il suo corpo nel mio.

    Mi baciò delicatamente, ansimando e sospirando. Quando fu completamente dentro di me, mi allungai per accoglierlo meglio e mi irrigidii, provando l’impulso di muovermi velocemente fino a dimenticare chi ero.

    Mi fece scorrere le mani sulle costole e poi giù fino ai glutei, stringendo delicatamente.

    «Perfetta», sussurrò. «Non hai idea di quanto tu sia incredibile».

    «Combaciamo», dissi in un soffio, tracciando il contorno del suo lobo con la lingua. Gli baciai il collo, sentendo il sapore salato della sua pelle. Mi riempii i polmoni di lui, intossicata dall’odore di muschio e uomo.

    Mi sollevò e mi abbassò di nuovo lentamente, liberandomi dalla responsabilità di decidere come e quando muovermi. Gemetti, sopraffatta da quella sensazione. Incapace di sfuggire al piacere bruciante di averlo dentro di me dopo tanto tempo, mi aggrappai a lui. Gli afferrai le spalle, sperando potessero farmi da àncora in quella tempesta imminente.

    I nostri corpi iniziarono a muoversi a un ritmo regolare. L’eccitazione che mi era nata nello stomaco cresceva a ogni spinta. Audace ed esigente, lo baciai come la creatura affamata che ero diventata per la distanza.

    Mosse i fianchi in modo che potessi accoglierlo più profondamente. Piegai la testa all’indietro e urlai mentre il piacere si diffondeva. Il seno diventò più pesante e morbido mentre lui lambiva i capezzoli facendoli inturgidire. Sussultai e mi strinsi intorno alla sua erezione, aumentando la frizione di ogni affondo.

    Continuò a muovermi su di lui finché iniziai a perdere il senso della realtà. Volevo che quel momento durasse per entrambi, ma il mio corpo non poteva resistere. La mia pelle era imperlata di sudore.

    Ansimai. Avevo bisogno di un orgasmo come dell’aria che respiravo. Seguii il ritmo delle sue spinte, facendo leva sul mio peso per farlo andare più a fondo. La mia intimità era scivolosa, e lui si muoveva facilmente dentro di me. Più veloce, più forte. La mia mente era persa in un turbinio di desideri e richieste silenziose. Qualsiasi cosa ci potesse avvicinare ancora di più.

    «Maya, guardami». Mi passò le dita tra i capelli per farmi concentrare su di lui.

    I nostri sguardi si incatenarono, i nostri respiri erano affannosi e irregolari. Qualcosa nei suoi occhi socchiusi e nella mascella serrata mentre spingeva aumentò il mio bisogno di venire. L’intensità della spinta successiva mi tolse il respiro e spalancai la bocca in un grido silenzioso. Pensavo che il mio cuore sarebbe esploso se mi avesse tenuta ancora così, ma non potevo scappare… non volevo.

    «Cam». Quella supplica segnava la resa. Gli stavo dando tutto: il mio corpo, il mio cuore, la mia fiducia.

    «Ci penso io». Quella promessa roca mandò una scossa a tutto il mio corpo.

    Cameron non mi stava solo scopando, mi stava amando con ogni tocco. Accarezzava le mie labbra con le sue, guidava i miei movimenti con una presa salda sul mio fianco. Spingendo dentro di me con un’intensità che mi stava portando all’estasi, soddisfò ogni desiderio, dentro e fuori.

    Si leccò il pollice esperto e disegnò dei cerchi sul clitoride. Mi spostai sopra di lui, sempre più velocemente man mano che la tensione aumentava.

    «Oddio», gridai.

    «Ci siamo. Resta con me». Mi tenne stretta, mantenendomi concentrata e obbligandomi a impiegare tutte le mie energie per guardarlo negli occhi, ora scuri e intensi.

    «Sto per venire… oh, cazzo». Chiusi gli occhi, incapace di concentrarmi. Potevo solo sentire.

    E sentii tutto.

    Ogni punto in cui eravamo a contatto si contrasse, come se qualcosa di prezioso potesse scivolare via se non lo tenevamo stretto come se ne dipendesse la nostra stessa vita. Il suo membro, rigido e pulsante, affondò nella mia carne sensibile, e io gli conficcai le unghie nella pelle percorrendo il suo petto mentre un piacere irrazionale si faceva strada in me.

    «Cazzo», ringhiò.

    Aprii gli occhi. Vedere che stava perdendo quell’ultimo briciolo di controllo mi fece crollare. L’orgasmo, il peso della nostra separazione e del nostro amore, e il disperato bisogno di essere scopata come mai prima, mi travolsero come un maremoto. Piacere e sollievo mi attraversarono il corpo con una serie di fremiti violenti. Gridai. Mi aggrappai debolmente al letto dietro di lui, stringendo il lenzuolo tra le dita nel tentativo di restare ancorata al suolo mentre il mio corpo si librava per il piacere delirante.

    «Ti amo. Ti amo tantissimo», dissi trattenendo un singhiozzo, mentre le lacrime mi spuntavano agli angoli degli occhi.

    Sollevò i fianchi dal pavimento, estendendo quel momento mentre anche lui raggiungeva l’orgasmo, per poi ricominciare a muovermi. Soffocò il mio ultimo grido con un bacio disperato. Emettendo un verso selvaggio nella mia bocca, si bloccò e venne, riempiendomi col suo umore caldo.

    Senza forze, mi appoggiai alle sue ginocchia sollevate, lasciando andare tutta la tensione. Le sue braccia mi cinsero la vita e posò la sua fronte madida tra i miei seni mentre respiravo affannosamente.

    Lo strinsi a me, grata per tutto quanto: per Cameron, per quel momento, per qualsiasi miracolo l’avesse portato nella mia vita. Mandai giù il doloroso groppo che avevo in gola. Mi sentivo denudata. Volevo piangere e sbarazzarmi di tutte le paure, i dubbi e le preoccupazioni che avevo avuto fino a quel giorno. Volevo liberarmi di tutto quanto, finché non fosse rimasto solo il nostro amore.

    Alzò la testa mostrando un’espressione devastata.

    «Cristo, Maya, è stato…».

    «Incredibile», conclusi la sua frase. Incredibile era un eufemismo per descrivere quello che era appena successo tra noi. Epico ed esplosivo calzava a pennello. Anche travolgente, pensai, vagamente consapevole del leggero fastidio alle ginocchia poggiate sul tappeto che copriva il pavimento in legno. Non mi importava.

    Sfiorai la sua pelle con le dita. Ero ancora ubriaca di passione ma, come una tossicodipendente, ne volevo di più. Si sporse per baciarmi. I nostri baci pigri si fecero subito urgenti, alimentando nuovamente la fiamma del mio desiderio. Lo sentii indurirsi dentro di me.

    «Rifacciamolo», disse con voce roca.

    Quella settimana fu tutta per noi, per stare semplicemente insieme, l’unica cosa che volevamo e di cui avevamo bisogno.

    Mentre i miei compagni del dormitorio si divertivano sulle spiagge del Sud per le vacanze di primavera, noi passavamo le giornate a letto. Di sera passeggiavamo in centro, cenavamo, ci ubriacavamo. Correvamo a casa per fare di nuovo l’amore o per scopare in maniera selvaggia e rumorosa, mentre le nostre grida echeggiavano tra le stanze vuote.

    Assorbivamo ogni istante prezioso e parlavamo senza sosta del futuro che volevamo insieme. Matrimonio, figli e per sempre felici e contenti. Senza sapere cosa ci riservasse il destino, sognavamo e immaginavamo la vita che avremmo potuto avere. Non avevo idea di come o quando il nostro futuro avrebbe preso forma, ma pregavo perché, giunto il momento, potessi dargli tutto quello che voleva.

    Con il passare dei giorni, i nostri tocchi si fecero indolenti, i nostri baci più profondi e il sesso selvaggio diventò più dolce, rilassato. Finalmente piansi e lui mi asciugò le lacrime con i baci, senza chiedermi nulla. Mi teneva stretta, mi amava e mi aiutava a dimenticare, anche solo per un attimo, che il nostro tempo stava per scadere.

    Per quanto ci provassimo, amarci lentamente non avrebbe sistemato le cose. Passeggiavamo per il campus e io cercavo di non pensare ai giorni che ci restavano. Presto sarebbe andato via e io sarei tornata alla mia vita monotona da studentessa lavoratrice. Mi appoggiai alla sua spalla, desiderando di poter fermare il tempo o rapirlo. Di sicuro la mia coinquilina non avrebbe fatto storie per una terza persona in casa.

    Il laghetto brillava alla luce della luna che si rifletteva sul ruscello. Cameron rallentò e si voltò verso di me. Prese le mie mani tra le sue. Alzai lo sguardo su di lui, ipnotizzata da come i suoi occhi brillavano nella semioscurità. Era bellissimo. Perfetto. E mio, almeno in quel momento.

    «Tutto a posto?»

    «Sto bene», mentii. Non volevo sprecare tempo per parlare dell’inevitabile.

    «Neanch’io vorrei andare», disse, dando voce ai miei pensieri.

    Abbassai lo sguardo. «Non posso neanche pensarci».

    «Lo supereremo. Dopo che avrò finito l’accademia militare sarà tutto più semplice, te lo prometto».

    Il mio cuore sanguinò al pensiero di dover sopportare un’altra lunga separazione. «L’estate arriverà presto», dissi, scorgendo un barlume di speranza e ricacciando contemporaneamente indietro le lacrime. Dovevo resistere finché non sarebbe ripartito. Non potevo rovinare i nostri ultimi giorni essendo triste per ciò che non si poteva cambiare.

    «A proposito…».

    Alzai lo sguardo notando l’improvvisa tensione. Aveva la mascella serrata e gli occhi sulle nostre dita intrecciate. Fece un respiro profondo.

    «Cosa? Che succede?». Mi si strinse lo stomaco. Aveva aspettato fino a quel momento per darmi altre brutte notizie?

    «Avevi detto che avresti lavorato qui in estate».

    Annuii. «La casa costa meno con la retta. Mi pare la cosa più sensata».

    «Lo so, ma forse invece di venirmi a trovare dove mi assegnano, potresti vivere con me in estate».

    Aggrottai le sopracciglia. «Ma avevi detto che non potevi vivere fuori dalla base. Non posso permettermelo, Cameron». Odiavo dover ammettere i miei problemi finanziari. Problemi che lui non aveva mai avuto.

    «Non posso vivere fuori dalla base per adesso, ma potrei farlo…».

    Cercai di capire dove voleva andare a parare, ma non sapevo niente di tutte le complicazioni dell’esercito. Aveva già molte più regole di quante ne potessi capire davvero.

    «E come?»

    «Potremmo sposarci».

    Spalancai gli occhi e aprii la bocca per prendere fiato. «Sposarci?». Riconobbi a malapena la mia voce. Il suono, teso e acuto, tradiva il panico che sentivo, ed era in netto contrasto con il modo in cui avevamo parlato della questione ore prima, quando era un sogno lontano che condividevamo.

    «Se ci sposassimo, potrei vivere fuori dalla base. Potremmo stare insieme. Farei abbastanza soldi per mantenere entrambi fino al tuo ritorno all’università. E per farlo dopo, ovviamente».

    L’intensità tra di noi rimase sospesa nell’aria mentre assimilavo le sue parole. Mi sforzai di rispondere, ma le mie labbra si muovevano senza emettere suoni. Il panico mi riempì i polmoni. Non riuscivo a respirare.

    Non era così che l’avevo immaginato. Nella mia fantasia eravamo più grandi, la mia vita era molto più stabile di quanto non lo fosse in quel momento, io ridevo e piangevo e gli saltavo in braccio per baciarlo continuando a ripetere «Sì». Eppure, in quel momento avevo la nausea, la vista annebbiata e i suoni intorno a noi erano smorzati da un turbinio di pensieri che mi riempivano il cervello.

    «Non capisco cosa stai dicendo», dissi alla fine.

    Ed era vero, non avevo idea da dove quella proposta saltasse fuori.

    Mi strinse di più le mani. Ero vagamente consapevole di avere i palmi sudati, ma i miei pensieri erano troppo confusi per farci caso.

    «Ti voglio sposare, Maya».

    La delicatezza nella sua voce aveva lasciato spazio alla determinazione. Mi guardò intensamente. Era serio. E io ero spaventata a morte.

    «Ci sono problemi logistici con l’esercito, certo, ma niente conta di più che essere sposato con te. Tutto quello che c’è stato questa settimana… lo voglio per sempre, e voglio essere certo che niente ce lo possa portare via».

    «Ma…». Incespicai nelle parole, sperando di non dare a vedere quanto fossi spaventata. «Sei… insomma, intendi adesso?».

    Restò in silenzio per un istante. «Possiamo farlo questo fine settimana, prima che parta. Solo io e te. Non ho bisogno di nessun altro».

    Mi allontanai di un passo togliendo le mani dalle sue, nella speranza di riuscire a respirare con più facilità. Respiri affannosi mi gonfiavano il petto. La mente si risvegliò dal coma in cui era stata negli ultimi giorni. Per quanto lo amassi, tutto ciò che stava accadendo non avrebbe potuto scioccarmi di più.

    «Non ho un anello…», disse incurvando le spalle.

    Il mio disagio aumentò quando lo guardai negli occhi.

    «Non mi importa dell’anello, Cameron, ma è troppo presto. Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?»

    «So esattamente quello che ti sto chiedendo. Fidati, è da settimane che quasi non penso ad altro. Volevo chiedertelo appena ti ho rivista».

    Spostai lo sguardo tra il marciapiedi e i palazzi lontani. Avevo bisogno di concentrarmi su qualcosa, perché i miei pensieri erano caotici.

    Il futuro di cui avevamo parlato sembrava molto più vicino per lui di quanto avessi capito. I sogni che condividevamo erano a portata di mano, ma io mi sentivo solamente devastata emotivamente. L’idillio degli ultimi giorni era spezzato, e io ero scioccata dalla sua richiesta.

    «Perché ora?»

    «Perché aspettare?»

    «Non posso scappare. Ci sono cose di cui devo occuparmi. Qui».

    Inarcò le sopracciglia, confuso. «Tipo?»

    «Non lo so, il lavoro». Era una mezza verità. Non volevo rivelare i veri motivi per cui non potevo andarmene di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1