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Phoneplay
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«Chi sei?»
«Indovina chi sono e sarò tuo.»


Bestseller in Francia
5 milioni di letture su Wattpad
Il romanzo fenomeno bestseller in Francia è finalmente arrivato in Italia!


Alyssa ha sedici anni, studia al liceo e pensa che la sua vita sia una noia mortale. Ogni giorno le stesse cose: famiglia, scuola, compiti e tutto il resto, mai una avventura che le possa cambiare la giornata. Una sera, però, riceve un SMS da un numero che non conosce e che dice solamente “Buonasera Alyssa”. La ragazza, incosciente, risponde allo sconosciuto che le propone di partecipare al seguente gioco: se Alyssa indovinerà la sua identità, lui diventerà suo per sempre. Per Alyssa è l’occasione che aspettava per uscire dalla routine. Anche se questo significa fare un salto nel vuoto e assumersi un grosso rischio. E se questo fantomatico Sconosciuto fosse uno spostato o peggio ancora un malintenzionato? Fino a dove Alyssa è disposta ad arrivare per un ragazzo di cui non sa nulla? 

«Enorme successo per la giovane liceale Morgane Bicail, che dopo milioni di letture su Wattpad sta sbancando le librerie.»
Le Parisien

«Un romanzo scritto da una ragazza piena di talento, sorprendente e coinvolgente!!!» 

«Libro super che consiglio! Avrei solo voluto che durasse molto di più!»

«Che storia, amici! Andavo avanti a leggere per scoprire chi è lo sconosciuto e... che colpo al cuore! bellissimo!!!»

«Questo libro è formidabile, accompagna il lettore dentro la storia. L’ho letto in due giorni!»

«Non vedo l’ora che esca il seguito per fare un regalo a mia figlia. Questo l’ha letteralmente divorato!»

«Ho letteralmente adorato Phoneplay, il romanzo francese di una ragazza di soli 14 anni. È semplicemente fantastico!» 

«Ho adorato questo libro che mi ha prestato una mia amica, tanto che dopo averlo letto me lo sono comprato e non vedo l’ora che esca il seguito!»

«Ho cominciato Phoneplay su Wattpad, ma non sopportavo di leggerlo al computer e allora me lo sono comperato di carta… ed è stato amore! Bellissimo!»

«Raccomando questo romanzo a tutti i ragazzi come me, è semplicemente GENIALE!»

Morgane Bicail
giovane studentessa appassionata di letteratura, nata e cresciuta in Normandia, a soli 14 anni ha postato su Wattpad il suo libro a capitoli, dal titolo Phoneplay. Il romanzo è diventato il più letto della piattaforma e nel 2016 è stato pubblicato in Francia, arrivando a vendere oltre 40.000 copie. 
LanguageItaliano
Release dateFeb 8, 2017
ISBN9788822705013
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    Phoneplay - Morgane Bicail

    1486

    Titolo originale: Phoneplay

    Copyright © Michel Lafon Publishing, 2016

    All rights reserved.

    Traduzione dal francese di Germana Raimondi

    Prima edizione ebook: marzo 2017

    © 2017 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-0501-3

    Realizzazione a cura di The Bookmakers Studio editoriale, Roma

    www.newtoncompton.com

    Morgane Bicail

    Phoneplay

    Newton Compton editori

    A tutti coloro che hanno creduto in me

    e che mi hanno sostenuto in questo progetto.

    E soprattutto a mamma, che mi ha dato tutto

    e molto di più.

    Cercatemi su: Wattpad: @DarkShootingStar; Twitter: @MorganeBicail; Facebook: PhonePlay

    Capitolo 1

    Mentre il sole invernale scende lentamente, le nubi a spirale filano nel cielo cupo in un modo sorprendentemente affascinante. Con occhi sognanti, resto ad ammirare questo spettacolo, del quale non mi stancherò mai, attraverso i vetri sporchi dell’autobus che mi riporta a casa. Il mezzo percorre le vie poco battute della città per raggiungere i quartieri eleganti dove abito. Un altro giorno è passato. Un altro giorno in cui non è successo nulla di speciale. Un giorno così normale, così banale, che ho l’impressione di averlo già vissuto un migliaio di volte, con un’unica gioia data da un barlume di cambiamento che distingue questa giornata dalla precedente.

    Ripenso alla prima volta che ho fatto questa strada, un anno e mezzo fa. Ho pensato che l’autobus facesse un rumore insopportabile e che le sedie fossero le più scomode sulle quali mi fossi mai seduta. Nonostante questo, il tragitto mi è sembrato rapido e divertente. Oggi non do più peso al rumore sordo del motore, né ai sedili sfondati. Ma la strada non mi sembra più rapida e divertente. I giorni sono sempre gli stessi, con la piccola differenza che sono sempre più noiosi.

    Quando l’autobus finalmente arriva alla mia fermata, gli ultimi raggi del sole non mi proteggono già più dal freddo della sera. Allora faccio una corsa fino a casa. Le vie del mio quartiere sono così vuote che ci si potrebbe girare un film post-apocalittico dove non c’è più alcuna traccia di esseri umani. Io sarei una dei pochi sopravvissuti, lasciata a me stessa nel caos e nell’anarchia di una Terra privata di ogni traccia di civiltà. Quest’idea mi raggela il sangue e non posso fare a meno di accelerare ancora di più la mia corsa.

    Sollevata, finalmente arrivo davanti al portone di casa. Do un calcio al battente e mi infilo nella nostra proprietà. Mi precipito alla porta d’entrata per mettermi completamente al sicuro. Una volta dentro, sospiro soddisfatta. Finalmente un po’ di calore… Mi tolgo rapidamente le mie Converse, le abbandono all’entrata e scappo al piano di sopra per raggiungere l’unico posto dove mi sento veramente a casa, il mio piccolo e accogliente nido: la mia camera.

    Attraverso il mezzanino, vado a sinistra, verso la mia parte di casa. Oltrepasso il bagno, lo studio, la grande cabina armadio che mio padre mi ha fatto costruire l’estate scorsa ma che non uso. Alla fine arrivo alla mia camera, dove inspiro a pieni polmoni, impregnandomi dell’odore confortante che aleggia nella stanza. Poso delicatamente il mio zaino accanto alla scrivania e prendo una sigaretta dal pacchetto nella tasca della giacca. Recupero anche l’accendino, nascosto in uno dei cassetti della mia zona studio e mi sistemo sul piccolo balcone della mia camera. Accendo la cicca e faccio un tiro. La nicotina si diffonde nella mia gola secca, riscaldandomi il corpo in astinenza dall’inizio della giornata. Merda, quanto mi fa bene… Sputo fuori il fumo e lo guardo disperdersi nell’aria fredda della sera. Lo spettro di particelle grigiastre si libra nel cielo prima di scomparire dolcemente.

    Sorrido.

    Ecco, mi sento me stessa. Finalmente sono io, quando sono qui. Seduta per terra in balcone, assaporando una cicca che rischia di distruggere i miei poveri polmoni. Sì, sono me stessa e me ne frego delle conseguenze. Perché, quando sono qui, non sono più l’allieva perfetta dai voti e dal comportamento esemplari, l’orgoglio dei suoi genitori. Finalmente posso essere l’adolescente che sono realmente. Quella che sogna la libertà e l’indipendenza. Posso essere quella ragazza a cui piace prendere la vita come viene, e che odia la materia di cui sono fatti i giorni che si somigliano tutti. Posso finalmente essere quell’adolescente che non esiste agli occhi dei genitori, troppo occupati dai loro lavori per rendersi conto della sua esistenza. Se solo sospettassero che la loro figlia perfetta è in realtà dipendente dal tabacco e dalle feste con superalcolici…

    Scuoto la testa e faccio un altro tiro. Devono essere ciechi per non rendersi conto di niente. Per non realizzare che la loro adorata figlia non è felice e si rovina la salute per sentirsi viva. Ho pensato per tanto tempo che non gliene frega niente di me e che è per questo che non si accorgono di nulla. Ma no, non è così. Se non vedono niente, se non mi conoscono, è perché non ci sono mai e non hanno tempo da dedicarmi. È triste pensarci. Lavorare a tal punto da arrivare a non conoscere le persone che vivono sotto lo stesso tetto, la propria vita, il sangue del proprio sangue. Immagino sia lo stesso in molte altre famiglie. Che il lavoro sia prioritario, fondamentale, e che coniugi e figli vengano dopo. Siamo come tre coinquilini. Dividiamo una casa, ci scambiamo due o tre frasi quando ci incrociamo, ma non andiamo oltre. Sì, è così. Siamo come dei semplici coinquilini.

    E se è a questo che si riduce una famiglia, preferisco non averla.

    Mi alzo, mi appoggio alla balaustra e guardo l’orizzonte cosparso di nuvole soffici. L’immensa tenuta di famiglia si estende a perdita d’occhio sotto la luce arancione del tramonto che si riflette nel lago più in basso. Dietro, ettari di pianura si estendono all’infinito. Ecco dove vivo. In questa fortezza dorata dove la bellezza del paesaggio compete in grandiosità con le dimensioni delle stanze. Ma è da parecchio tempo che queste scale in marmo grezzo, i pavimenti in legno d’ebano e gli stucchi in cima agli alti muri non mi bastano più. Non serve a niente vivere in un luogo così lussuoso se manca l’essenziale. Intendo se manca una famiglia con la quale si possono costruire dei ricordi. Una madre e un padre affettuosi e premurosi. Già, non serve a niente avere una casa simile se la famiglia che ci vive non è alla sua altezza. È come per tutto il resto. Un libro, ad esempio, può avere la più bella copertina mai vista, ma se il contenuto è schifoso, resta schifoso. È la stessa cosa con questa casa e la famiglia che ci vive. Se la famiglia fa schifo, la casa perde ogni importanza.

    Per la terza volta mi porto la cicca alle labbra mentre il cellulare vibra dentro la tasca dei mei jeans. Lo tiro fuori con qualche difficoltà e vedo un messaggio da un numero sconosciuto. Sconosciuto nella mia rubrica, per lo meno.

    Sconosciuto: Buonasera, Alyssa.

    Ecco cosa dice il messaggio. Niente di più, nessuna informazione sull’identità del mittente. Un semplice saluto seguito dal mio nome. Tutto qui. Non posso fare a meno di chiedermi: Chi è? Non ricordo di aver dato il mio numero a qualcuno di recente, chi sarà allora? Una persona che mi conosce, questo è certo. Lui o lei mi ha chiamata col mio nome. Mi mordo il labbro inferiore, mi risiedo e rispondo.

    Alyssa: Ciao. Mmm… Chi sei?

    Sconosciuto: Credo che ci divertiremo di più se resterò in incognito…

    Deglutisco a fatica la saliva leggendo il nuovo messaggio che questa persona misteriosa mi ha appena inviato, poi mi concentro sulla mia cicca, per rassicurarmi. Merda, ma che intende con ci divertiremo?

    Resto sulla difensiva. Mi tornano in mente tutte le raccomandazioni di mia madre su scherzi, losche intenzioni e altre cavolate del genere. Un sudore freddo percorre la mia spina dorsale. Devo continuare a rispondere o devo lasciar stare? Non so davvero cosa pensare. Ma l’ultimo messaggio di questa persona ha talmente acceso la mia curiosità che alla fine decido di mandargli un altro messaggio.

    Alyssa: Che vuoi dire con ci divertiremo?

    Sconosciuto: Be’… Vorrei che giocassimo insieme a un gioco.

    Alyssa: Che genere di gioco…?

    Sconosciuto: Il genere che deve restare tra di noi.

    Tossisco, sputando fuori una nuvola di fumo. Questo misterioso interlocutore è riuscito a destabilizzarmi al punto che ho rischiato di strozzarmi con la mia stessa sigaretta. Di riflesso mi do una botta sullo sterno, come se questo potesse aiutare a sentirmi meglio.

    Appena mi riprendo, verifico l’ora per assicurarmi che mia madre non stia piombando qui da un momento all’altro, dato che in via del tutto eccezionale tornerà a casa prima del solito. Cioè verso le sette, ovvero tra una decina di minuti. Mi sbrigo a scrivere un nuovo messaggio e a inviarlo allo sconosciuto.

    Alyssa: Cosa vuoi dire con il genere che deve restare tra di noi?

    Sconosciuto: Trovo che la vita sia piuttosto insipida, noiosa e poco interessante… Allora mi sono detto: perché non ravvivare un po’ il quotidiano con un gioco?

    Non posso impedirmi di pensare che anch’io trovo la vita piuttosto insipida, noiosa e poco interessante. E sapere che parlo con una persona che mi somiglia, anche se non la conosco, mi dà stranamente una sensazione di fiducia in lei. Nonostante ciò, resto comunque in guardia.

    Alyssa: Chi ti ha dato il mio numero?

    Sconosciuto: Credi sia importante?

    Alyssa: Voglio solo sapere quale mia amica si diverte a dare il mio numero in giro. Perché se questo è uno scherzo, l’unica che si sta divertendo è lei.

    È così, al novantacinque per cento è Holly, la mia migliore amica che mi sta facendo uno scherzo. Conoscendola, non mi stupirebbe.

    Sconosciuto: Uno scherzo? Pensi davvero che tutto questo sia solo uno scherzo?

    Alyssa: Be’, sì. Perché dovrei pensare il contrario?

    Sconosciuto: No Alyssa, ti assicuro. Tutto questo è lontano dall’essere uno scherzo. È molto serio invece. Ti dirò chi mi ha dato il tuo numero appena avrò finito di spiegarti le regole del gioco. Va bene?

    Alyssa: Vai, spiegami.

    Sconosciuto: Prima di tutto vorrei sapere se ti piace giocare.

    Alyssa: Dipende dal gioco.

    Sconosciuto: E se il gioco che ti propongo ti piacesse, saresti d’accordo a giocare con me?

    Non so cosa mi spinga a rispondere ancora. Ma la mia curiosità cresce sempre di più e prevale sul poco buonsenso che ho. È la prima volta da mesi che mi succede una cosa del genere. Qualcosa di diverso dal solito e che sembra interessante. Ho l’impressione che la possibilità di assaporare la novità e l’ignoto risvegli i miei sensi. E non posso fare a meno di voler conoscere altri dettagli su questo gioco e su questa persona. Ecco il motivo per cui rispondo ancora.

    Alyssa: Perché no, sì. Dimmi in cosa consiste.

    Sconosciuto: Be’… Ha a che fare con la prima domanda che mi hai fatto: Chi sei?. Lo scopo del gioco è scoprire chi sono.

    Alyssa: E perché dovrei accettare di giocare?

    Sconosciuto: Per rendere la tua vita un po’ eccitante?

    Per rendere la mia vita un po’ eccitante? A dire il vero, è proprio quello di cui ho bisogno in questo momento.

    Alyssa: Ammettiamo che accetti, che cosa ci guadagno?

    Sconosciuto: Arriviamo a quello che volevo dirti. Indovina chi sono, Alyssa, e sarò tuo, farò di tutto per realizzare ogni tuo desiderio.

    Alyssa: Chi ti dice che io abbia voglia di averti?

    Sconosciuto: Tutte le ragazze lo vorrebbero. A meno che tu non sia lesbica…

    Alyssa: Dalla tua risposta deduco che sei un ragazzo. E no, non sono lesbica.

    Sconosciuto: Buona notizia. E la tua deduzione è esatta.

    Un ragazzo? Provo a ripercorrere nella mente la lista delle persone che potrebbero farmi uno scherzo del genere. Ma non riesco a trovare un sospettato ideale. Nessun ragazzo del mio giro sembrerebbe capace di architettare un colpo del genere.

    Alyssa: Posso farti una domanda…?

    Sconosciuto: Certo, Alyssa.

    Alyssa: Perché proprio io?

    Sconosciuto: La solita domanda… Be’, scelgo ragazze carine. Ragazze che non mi dispiacerebbe avere come padrone se mai dovessero scoprire chi sono. Ragazze attraenti.

    Alyssa: Davvero? È così riduttivo scegliere una ragazza solo per il suo aspetto fisico…

    Sconosciuto: Non posso contraddirti, ma dovendo scegliere, scelgo delle ragazze affascinanti.

    Alyssa: Quindi ci sono parecchie tipe?

    Sconosciuto: Ce ne sono state. Gioco solo con una ragazza alla volta.

    Alyssa: Quante ce ne sono state prima di me?

    Sconosciuto: Diciotto.

    Alyssa: Diciotto ragazze?

    Sconosciuto: Sì, potrebbero sembrarti tante, detto così, ma nessuna di loro è riuscita a scoprire chi sono. E spero che tu ci riuscirai.

    Alyssa: Non sono sicura che sia una buona idea…

    Sconosciuto: Perché? Che hai da perdere, chérie? Resterà tutto tra noi.

    Alyssa: Chérie? Davvero? La fiducia che hai in te stesso non sarà un po’… smisurata?

    Sconosciuto: Non credo. Ho voglia di chiamarti così, tutto qui.

    Il fatto che mi chiami "chérie" mi fa innervosire. Ho l’impressione che stia tentando di instaurare un legame tra noi dandomi quel soprannome così intimo. Perché? Forse per conquistare la mia fiducia…

    Sconosciuto: Torniamo al gioco, se ti va. Hai delle domande?

    Alyssa: Sì, ne ho una. Come posso riuscire a capire chi sei? A scuola siamo duemila, e la metà sono ragazzi! È quasi impossibile! Almeno dimmi se ci conosciamo.

    Sconosciuto: Gioco solo con ragazze che non conosco.

    Alyssa: Okay, ma allora come farò a capire chi sei?

    Sconosciuto: Andiamo alle regole. Tutte le sere, per tutto il tempo che riterrò opportuno, chiacchiereremo. Potrai farmi delle domande e imparare a conoscermi. Non è impossibile, Alyssa. Molte volte le ragazze sono state a un passo dal raggiungere lo scopo.

    «Alyssa! Sono tornata!».

    Sobbalzo al suono della voce di mia madre proveniente dal piano terra e abbandono immediatamente la conversazione con lo sconosciuto.

    Mi affretto a spegnere la sigaretta sul pavimento e a sotterrare il mozzicone nella terra di uno dei vasi di fiori appesi alla ringhiera del balcone. Mi precipito nella mia stanza e spruzzo di corsa del profumo ovunque. Mi ficco in bocca un chewing-gum per eliminare l’odore del tabacco, mentre mia madre già mi chiama di nuovo.

    «Alyssa?»

    «Arrivo!».

    Mastico il chewing-gum con impegno e do un’occhiata al telefono. Un nuovo messaggio.

    Sconosciuto: Allora, Alyssa, vuoi giocare?

    Rifletto un minuto prima di rispondergli. Dopo tutto, non è un gioco impegnativo. Non vedo cosa possa esserci di male se non un po’ di novità. E cavolo, la mia vita ne è totalmente priva. Chiudo gli occhi un istante, una parte di me sa che dovrei rifiutare. Chi può dire che questo ragazzo sia realmente chi afferma di essere? Nessuno. Nessuno può confermarlo, ma questo non basta a dissuadermi. La voglia di novità ha la meglio sul resto…

    Alyssa: Okay. Gioco, ma a una condizione.

    Sconosciuto: Quale?

    Alyssa: Promettimi che questo gioco non prevede nessun impegno, e che, se scopro chi sei, non sarò obbligata a continuare la nostra relazione se non avrò voglia, e che non mi perseguiterai con i tuoi messaggi per farmi cambiare idea.

    «Alyssa», si spazientisce mia madre.

    «Merda…».

    Lancio il cellulare sul letto e raggiungo mia madre al piano di sotto. Sento il cellulare vibrare un’ultima volta prima di uscire dalla porta.

    Sconosciuto: Accetto. Che il gioco cominci…

    Capitolo 2

    Sconosciuto: Buonasera Alyssa.

    Ho ricevuto questo messaggio dieci minuti fa e sono dieci minuti che il mio cuore tamburella follemente dentro al petto. Merda. Non so perché ma sotto sotto pensavo fosse tutta una cavolata, uno scherzo di cattivo gusto. Ho anche pensato che potesse essere un gruppo di ragazzini che facevano gli idioti, ma non lo credo più. Non essere stupida Alyssa. Come avrebbero potuto sapere il tuo nome?

    Prima di rispondere, alzo il volume delle cuffie e lascio esplodere nelle mie orecchie Running up That Hill, una cover dei Placebo.

    Alyssa: Ciao.

    Sconosciuto: Come stai, chérie?

    Alyssa: Sto bene e tu?

    Sconosciuto: Meravigliosamente. Sono le sei, il momento della giornata che preferisco.

    Alyssa: Perché?

    Sconosciuto: Perché è il momento in cui comincio a giocare. Lo aspetto tutto il giorno. In più, questa sera, non gioco con una qualunque.

    Alyssa: Lo dici a tutte, vero?

    Sconosciuto: Oltre che bella sei anche intelligente. Credo che mi piacerà molto giocare con te…

    Alyssa: Sono solo realista. Ne ho conosciuti di playboy come te. Avete le vostre frasi fatte, da rimorchio, che tirate fuori in ogni occasione.

    Sconosciuto: Ti sbagli. Sono diverso dagli altri…

    Alyssa: Ah sì? Dimostramelo.

    Sconosciuto: Avrò tutto il tempo di dimostrartelo mentre sarai impegnata a scoprire chi sono.

    Alyssa: Se lo dici tu. Sappi che ce ne vorrà per convincermi.

    Sconosciuto: Non mi spaventa. Ti convincerò che sono un tipo a posto, ho tutto quello che mi serve per riuscirci.

    Alyssa: Se sei sul genere pallone gonfiato, caschi male, te lo dico subito.

    Sconosciuto: Non sono un pallone gonfiato. Proprio come te, sono realista. Sono più maturo dei ragazzi della mia età, più sveglio e più equilibrato. Non lo dico per vantarmi, lo dico perché è vero.

    Alyssa: Ti ricordo che non so niente di te, non ti conosco.

    Sconosciuto: Allora fammi delle domande. Così potrai saperne di più sul mio conto.

    Alyssa: Va bene… Ti confesso che non ho riflettuto su quello che potrei chiederti. La sola cosa che vorrei davvero sapere è come vuoi essere salvato tra i miei contatti. Perché Sconosciuto non è bello come nickname.

    Sconosciuto: In effetti ci sono soprannomi più affettuosi di Sconosciuto… Posso proporti Bae o Babe.

    Alyssa: Pensi davvero che ti chiamerò così? Non sognare troppo, Babe.

    Sconosciuto: Tu mi chiedi e io ti do delle opzioni.

    Alyssa: Stai flirtando con me?

    Sconosciuto: È probabile.

    Alyssa: Non sono una ragazza facile, sai? Nessun ragazzo è ancora mai riuscito a conquistarmi.

    Sconosciuto: È perché non ci hanno saputo fare.

    Alyssa: Vorresti dire che tu invece saresti capace di farmi soccombere al tuo fascino?

    Sconosciuto: No. Ma farò del mio meglio per riuscirci.

    Alyssa: È vero che sembri più maturo degli altri ragazzi, ma non vuol dire niente perché non so quanti anni hai. Parli bene. Non scrivi i messaggi con le abbreviazioni – grazie a Dio – e non parli come un teppista.

    Sconosciuto: Un teppista? Cosa intendi?

    Alyssa: Non so… Quello che voglio dire è che non sei come quei ragazzi che quando ti parlano sembra che ti stiano aggredendo. Quei ragazzi… Insomma, non sono proprio il mio stile.

    Sconosciuto: Sono lo stile di qualcuno?

    Alyssa: Non credo proprio… Vabbè, un’altra proposta di nickname?

    Sconosciuto: Puoi darmi un nome più misterioso, come… Lui.

    Alyssa: Lui? Sì, mi piace. Metterò questo aspettando di trovare di meglio. Quanti anni hai?

    Lui: Diciotto. Altre domande, chérie?

    Alyssa: Sì. Ieri mi hai promesso di dirmi chi ti ha dato il mio numero. Voglio saperlo.

    Lui: È una questione così importante per te? Sai, sei molto diversa dalle altre ragazze con le quali ho giocato… Tutte le altre tipe mi chiedevano subito com’ero fisicamente. Per esempio, volevano sapere di che colore sono i miei capelli, i miei occhi… se sono alto o basso. Muscoloso o no. Ma tu…

    Alyssa: Non capisco perché dovrei farti questo genere di domande. So bene che non risponderesti.

    Lui: Hai perfettamente ragione, chérie. Non sarebbe divertente se ti dicessi al primo colpo come sono. Il gioco non avrebbe più senso.

    Alyssa: È proprio quello che pensavo. Per ora mi accontenterò di chiederti chi ti ha dato il mio numero.

    Lui: Me lo ha dato un mio amico. Un vero detective, il tipo. Trova tutto quello che gli si chiede a una velocità fenomenale. I numeri delle persone, tra le altre cose.

    Alyssa: Gli hai chiesto altro su di me?

    Lui: Nulla a parte il tuo nome. Preferisco scoprire da solo i dettagli sulle mie compagne di gioco. È più… divertente.

    Rabbrividisco leggendo il suo ultimo messaggio. Divertente. Per lui tutto sembra girare intorno al divertimento. La sua vita intera potrebbe girare intorno a questo. No. Non è nemmeno questo. Non vive per divertirsi, si diverte per vivere. Si capisce dai suoi messaggi. Sembra che dia loro un’importanza folle, del tutto smisurata.

    Mi accorgo all’improvviso che la musica si è fermata. Faccio ripartire la mia solita playlist, come ho fatto già

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