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Le miracolose virtù del cocco
Le miracolose virtù del cocco
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Le miracolose virtù del cocco

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About this ebook

200 ricette facili e gustose per vivere sani a lungo

Ricette genuine, golose, salutari e con un irresistibile tocco esotico!

Il cocco è tra gli ingredienti esotici forse il meno conosciuto in Italia e tuttavia uno dei più salutari. Questo libro vi porterà a sperimentare alcuni straordinari abbinamenti che la cucina internazionale sta scoprendo e riscoprendo, e allo stesso tempo potrete far tesoro dei benefici effetti e della grande versatilità del cocco. Le 200 ricette qui raccolte non si limitano ai dolci, ma spaziano dagli antipasti alle zuppe, dagli stufati ai piatti unici, dalle bevande alle insalate, sono tutte naturali, perfette per tutte le occasioni e indicate anche per chi segue una dieta senza glutine. Waffles al cocco, pane alle zucchine, zuppa di primavera, spinaci saltati speziati e gelato al cocco: e non solo! Una sezione del libro è dedicata alle informazioni su questo prezioso ingrediente e su tutte le sue straordinarie, sorprendenti, miracolose virtù.
Camilla V. Saulsbury
è un’esperta nutrizionista e una personal trainer; scrive di cibo, insegna a cucinare e inventa nuove ricette. Ha collaborato con vari canali tematici televisivi e con il «New York Times». È laureata in sociologia con una specializzazione in studi sull’alimentazione. Con la Newton Compton ha pubblicato 750 ricette per il muffin perfetto, 500 ricette con la quinoa e Le miracolose virtù del cocco.
LanguageItaliano
Release dateJul 29, 2016
ISBN9788854198289
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    Book preview

    Le miracolose virtù del cocco - Saulsbury Camilla V.

    em

    348

    Le ricette di questo libro sono state accuratamente testate dai nostri cuochi e dai nostri assaggiatori. Al meglio delle nostre conoscenze sono sicure e nutrienti per consumi e consumatori normali. A coloro che hanno allergie alimentari o d’altro tipo, o con particolari esigenze alimentari o problemi di salute, suggeriamo di leggere attentamente ogni ricetta e stabilire se essa possa o meno creare loro dei problemi. Tutte le ricette sono utilizzate ad esclusivo rischio del consumatore. Decliniamo ogni responsabilità per qualsiasi rischio, perdita o danno che dovesse derivare dall’uso delle ricette. A coloro che hanno particolari esigenze, necessità, allergie o problemi di salute, raccomandiamo di chiedere il consiglio del loro medico prima di utilizzare qualsiasi ricetta.

    Titolo originale: The Complete Coconut Cookbook

    Text copyright © 2014 Camilla V. Saulsbury

    Photographs copyright © 2014 Robert Rose Inc. (except as noted below)

    Cover and text design copyright © 2014 Robert Rose Inc.

    Tavole fuori testo: Coconut Meat © iStockphoto.com/AnjelaGr; Dried Coconut Meat © Shutterstock.com/Madlen; Unsweetened Dried, Flaked Coconut © Shutterstock.com/exopixel; Virgin Coconut Oil © Shutterstock.com/Geo-grafika; Shredded Coconut © Shutterstock.com/optimarc; Coconut Flour © iStockphoto.com/marekuliasz;Coconut Sugar © Shutterstock.com/marekuliasz; Full-Fat Coconut Milk © Shutterstock.com/Brent Hofacker.

    Published by Robert Rose Inc.

    120 Eglinton Avenue East, Suite 800, Toronto, Ontario, Canada M4P 1E2

    Per le illustrazioni in bianco e nero © Shutterstock.com

    Traduzione dall’inglese di Chiara Notangelo

    Prima edizione ebook: agosto 2016

    © 2015 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-9828-9

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Corpotre, Roma

    Camilla V. Saulsbury

    Le miracolose virtù del cocco

    200 ricette facili e gustose per vivere sani e a lungo

    omino

    Newton Compton editori

    A Sue Sumeraj, Martine Quibell, Jennifer MacKenzie, Nina McCreath e Marian Jarkovich

    Introduzione: il cocco e la salute

    Negli ultimi dieci anni, l’umile noce di cocco è diventata un prodotto di massimo interesse per chiunque voglia nutrirsi e vivere in modo salutare. Questo frutto tropicale è ormai facilmente reperibile nei supermercati come nei negozi di cibi salutari, sotto forma di olio, burro, farina, acqua e altro ancora, e un crescente numero di suoi estimatori, scienziati compresi, ne cantano le lodi per le sue doti curative e nutrizionali.

    Il cocco è tutt’altro che una moda passeggera. La polpa, il succo, il latte e l’olio di questo frutto hanno nutrito gli uomini per migliaia di anni. La palma da cocco viene spesso chiamata albero della vita, e la parola sanscrita per cocco si potrebbe tradurre approssimativamente con il cibo che sostiene tutta la vita. Testi ayurvedici di secoli fa indicano diversi rimedi di medicina popolare che fanno uso del cocco, e le culture tradizionali di tutta l’Asia l’hanno sempre considerato un simbolo di fertilità.

    Il perché è semplice: la noce di cocco è ricchissima di sostanze nutritive (acqua, proteine, grassi, carboidrati, fibre, vitamine e sali minerali), mentre l’albero da cui proviene regala gradita ombra, le sue foglie si possono usare per accendere il fuoco, cucinare o costruire ripari, e il guscio e le sue fibre si possono usare per realizzare corde, falò, monete e zattere.

    L’olio di cocco in Nord America

    Nei primi due decenni del xx secolo, l’olio di cocco, in particolare, è diventato un’alternativa molto popolare in Nord America, sia nelle case private che nelle pasticcerie, come anche nell’industria alimentare, a causa di diversi fattori, tra cui il basso costo, la versatilità, la lunga durata e la bassa temperatura di fusione. Ma la sua fama cominciò a perdere colpi negli anni ’50, con la pubblicazione di ricerche connesse ai grassi saturi e alla salute del cuore. Le prime accuse scientifiche arrivarono da un fisiologo di nome Ancel Keys, che nel 1953 pubblicò Aterosclerosi: un problema nella salute pubblica attuale. Keys scrisse che mentre la mortalità in generale negli Stati Uniti stava scendendo, il numero di decessi legati ai problemi cardiovascolari aumentava costantemente. Keys faceva notare che questo differenziale poteva essere attribuito a una singola causa: il maggiore consumo di grassi saturi, come grassi animali e olio di cocco, negli usa, rispetto ad altri paesi. In parole povere, più si consumano grassi saturi, secondo le stime della dieta nazionale, più alta è l’occorrenza di malattie cardiache. L’analisi causale di Keys divenne nota come ipotesi dieta-cuore.

    La comunità scientifica accolse la pubblicazione con un diffuso scetticismo e diverse critiche riguardanti le varie imperfezioni nella ricerca e nelle conclusioni di Keys. In un articolo del 1957, il noto biostatistico Jacob Yerushalmy considerò, per esempio, che mentre i dati dei sei Paesi esaminati da Keys sembravano supportare l’ipotesi dieta-cuore, le statistiche erano effettivamente disponibili per 22 Paesi. E quando si analizzavano tutti e 22, l’apparente connessione tra consumo di grassi e malattie cardiache scompariva. Altri critici notarono che Keys non aveva basi per la sua ipotesi di un collegamento causale tra cibo e salute cardiovascolare: al massimo, secondo loro, aveva osservato una correlazione tra il consumo di grassi saturi e la salute del cuore. Altri fattori, come l’esercizio fisico e il consumo di zuccheri e cereali raffinati, erano stati completamente ignorati.

    Tuttavia, l’ipotesi dieta-cuore prese piede, e ben presto fu fortemente promossa dall’American Heart Association (aha), dall’American Medical Association (ama) e dai media.

    Proprio mentre medici e scienziati cominciavano a mettere in guardia i consumatori contro i rischi per la salute associati al consumo di grassi saturi, l’olio di cocco stava diventando sempre più difficile da trovare in Nord America. Prima della seconda guerra mondiale, le Filippine e altri paesi del Sud Pacifico erano le fonti primarie di approvvigionamento per l’olio di cocco e i prodotti derivati dal cocco. L’occupazione giapponese aveva fermato gli scambi commerciali, e ci vollero molti anni, dopo la fine del conflitto, perché il commercio tra le aree del Pacifico e il Nord America ricominciasse. A quel punto, l’industria alimentare statunitense aveva trovato un’alternativa percorribile e molto economica: i grassi polinsaturi.

    La reputazione dell’olio di cocco peggiorò ulteriormente nell’aprile del 1994, quando il Center for Science in the Public Interest (cspi) pubblicò uno studio in cui si affermava che in un grande contenitore di popcorn (cotti in olio di cocco) tipo quelli del cinema, c’erano più grassi saturi che in sei Big Mac. Il direttore esecutivo del cspi Michael Jacobson arrivò ad affermare che il popcorn cotto in olio di cocco era un Godzilla nutrizionale. Lo studio fece scendere addirittura del 50% le vendite di popcorn nei cinema. Il consumo di olio di cocco divenne l’equivalente alimentare del fumo di sigaretta.

    I benefici dell’olio di cocco tornano al punto di partenza

    Dunque come ha fatto un paria alimentare come questo a cambiare totalmente le sue sorti?

    In contemporanea alle indicazioni dei medici di evitare l’olio di cocco a tutti i costi, si sono accumulate anche le prove cliniche dei tanti benefici del cocco. Il cocco in generale, e l’olio di cocco in particolare, sono ricchi di sostanze nutritive, oltre a essere agenti curativi che eliminano numerosi germi patogeni causa di infezioni, malattie e problemi. Secondo le ultime ricerche, l’olio di cocco dovrebbe essere considerato un cibo funzionale con un importante ruolo in un’alimentazione sana.

    Acidi grassi a media catena

    Forse la notizia più sorprendente, riguardo all’olio di cocco, concerne la sua composizione. Mentre nel cocco il 92% dei grassi è di tipo saturo, i più recenti studi sull’olio di cocco indicano che non tutti questi grassi sono uguali. La lunghezza della catena di atomi di carbonio nei grassi determina come il nostro corpo li assimila; i grassi saturi dell’olio di cocco sono composti da acidi a media catena, che fanno alzare solo leggermente o per niente i livelli di colesterolo nel sangue. Invece di accumulare questi acidi grassi, il corpo li trasmette direttamente al fegato, dove vengono subito utilizzati per produrre energia.

    Questo spiega le scoperte degli studi multidisciplinari a lungo termine degli anni ’60 e ’70 riguardo alla salute delle popolazioni delle isole del Pacifico di Tokelau e Pukapuka. I ricercatori hanno scoperto che, nonostante una dieta ad alto contenuto di grassi (le calorie della loro dieta provenivano per una larga percentuale, dal 35 al 60%, dai grassi perlopiù saturi del cocco), queste popolazioni non soffrivano di aterosclerosi, né di problemi cardiovascolari o tumori al colon. I problemi digestivi erano rari e gli individui snelli e in salute, con situazioni di malattie renali o ipercolesterolemia del tutto assenti.

    Proprietà antimicrobiche

    L’olio di cocco offre un altro grande beneficio: supporta il sistema immunitario. Circa il 49% degli acidi grassi a media catena dell’olio di cocco sono composti da acido laurico, mentre il resto comprende un 8% di acido caprilico, un 7% di acido caprico, un 2% di acido stearico, un 6% di acido oleico e un 2% di acido linoleico. L’acido laurico è riconosciuto per le sue proprietà antimicrobiche. Una volta ingerito, si trasforma in monolaurina, un composto multifunzionale, antivirale e antibatterico che entra nelle membrane a base di grassi dei batteri e di altri microbi come funghi, protozoi e perfino virus. Destabilizza tali membrane e le disintegra, uccidendo così i microrganismi. Inoltre, le ultime ricerche indicano che l’acido lourico inibisce la crescita dell’Helicobacter pylori (che causa la gastrite cronica), accelera il metabolismo dopo i pasti e può promuovere il calo di peso.

    Proprietà dimagranti

    Sebbene possa sembrare improbabile che assumere grassi permetta di liberarsi dal grasso in eccesso, l’olio di cocco può fare parte di un piano bilanciato per dimagrire. La prima spiegazione a supporto dell’uso dell’olio di cocco per le diete dimagranti è che contiene il 2,6% in meno di calorie per grammo rispetto agli altri grassi. Questa differenza di circa 200 kcal per chilo potrà sembrare minima, ma può diventare significativa nel tempo. In uno studio pubblicato nel numero di marzo 2008 dell’«American Journal of Clinical Nutrition», i ricercatori hanno fatto adottare a 49 uomini e donne in sovrappeso una dieta ipocalorica, in cui era compresa una dose giornaliera di olio d’oliva o di olio di cocco. Entrambi i gruppi hanno perso peso, ma il dimagrimento è stato più significativo nel gruppo che assumeva olio di cocco. Il gruppo che consumava olio di cocco ha perso 3,5 kg, mentre il gruppo dell’olio d’oliva solo 1,5. Questi risultati coincidono con altri studi che dimostrano una riduzione di peso e grasso corporeo in persone in sovrappeso che hanno consumato olio di cocco come parte di una dieta equilibrata. Altri studi hanno notato risultati simili. Molti dei partecipanti agli studi sul calo di peso con consumo di olio di cocco hanno riportato di sentirsi più sazi e più carichi di energia, cosa che può facilitare la perdita di peso.

    Problemi cardiovascolari

    Vi sorprenderà scoprire che, nonostante decenni di avvertimenti, i grassi saturi non sono realmente associati con le malattie cardiovascolari. Secondo una meta-analisi pubblicata a marzo 2010 sull’«American Journal of Clinical Nutrition», un controllo su quasi 350.000 persone che sono state seguite per 23 anni ha rivelato che non c’è una relazione diretta tra il consumo di grassi saturi e il rischio di malattie cardiovascolari e infarto.

    Un ulteriore supporto a questa mancanza di collegamenti viene da una ricerca che ha coinvolto 40 donne brasiliane di mezza età con obesità addominale. A ciascuna di loro sono stati somministrati 2 cucchiai (30 ml) di olio di soia o di cocco al giorno per 12 settimane. Alla fine dello studio, entrambi i gruppi hanno perso peso, ma solo quello cui era stato somministrato l’olio di cocco ha visto una seria diminuzione della circonferenza addominale. Nel gruppo delle donne che hanno consumato olio di soia, i livelli totali di colesterolo ldl (cattivo) sono aumentati in modo significativo, mentre il colesterolo hdl (buono) è sceso, peggiorando il loro profilo di rischio cardiovascolare.

    Malattie neurologiche

    Le ricerche dimostrano che l’olio di cocco può migliorare il metabolismo del glucosio nel cervello in caso di morbo di Alzheimer, che a volte viene chiamato diabete di tipo 3, perché è associato a un declino del metabolismo del glucosio nel cervello. È per questo che le strategie alimentari che promuovono la chetosi (cioè un elevato consumo dei grassi corporei come fonte di energia) può aiutare il cervello a trovare una fonte alternativa di energia. Mentre il glucosio tende a essere la fonte di energia primaria quando si segue una normale dieta occidentale ad alto contenuto di carboidrati, i corpi chetonici possono offrire più di metà dell’energia di cui il cervello ha bisogno quando carboidrati e glucosio scarseggiano.

    Breve storia delle palme da cocco

    Il nome scientifico della palma da cocco è Cocos nucifera, dove nucifera significa che porta noci. La parola cocco viene dallo spagnolo e dal portoghese, in cui il termine coco significa volto di scimmia. I primi riferimenti scritti alle noci di cocco vengono da un monaco del v secolo di nome Cosmas Indicopleustes, il quale descrisse le palme e le noci di cocco (che lui chiamò noci indiane) che aveva visto in un viaggio in Sri Lanka. Una parte dei suoi racconti parla dei dettagli della raccolta e dell’uso delle noci di cocco, a indicare che certi processi erano già ben stabiliti e noti all’epoca.

    Le palme da cocco crescono sulle coste delle spiagge tropicali di tutto il mondo, dai Caraibi al Madagascar alle Hawaii, ma non si tratta di specie native di tali regioni. I racconti di Indicopleustes e alcuni antichi testi in sanscrito fanno pensare che le palme da cocco si siano originate con tutta probabilità in Malesia, Polinesia e Asia meridionale; comunque, poiché le palme sono state incrociate, coltivate e trasportate per migliaia di anni, è stato difficile risalire esattamente al loro luogo d’origine.

    Nuove ricerche del 2011, comunque, sembrano aver portato alla luce senza dubbio le origini della noce di cocco. Un’analisi del dna di 1322 palme da cocco provenienti da tutto il mondo indica che la maggior parte di esse appartiene a uno o due ceppi genetici distinti: uno che proviene dalle coste dell’India e l’altro da palme del Sud-est asiatico. Perfino le palme che oggi crescono dall’altra parte del mondo fanno ancora parte di uno di questi due gruppi.

    Notando le numerose differenze tra i gruppi, i ricercatori hanno concluso che la palma da cocco non deve essere stata addomesticata una volta sola, bensì due: in India e nella penisola della Malesia. Dopo la domesticazione pacifica, gli esploratori e i pionieri con tutta probabilità trasportarono delle noci di cocco fino alle isole polinesiane e più tardi in America Centrale. Le palme da cocco indiane si sono invece diffuse verso ovest, prima nell’Africa orientale, poi in Africa occidentale e in Sud America, attraverso le navi europee.

    I due gruppi genetici mostrano anche notevoli differenze biologiche: le noci di cocco delle palme indo-atlantiche sono allungate e spigolose, mentre quelle del Pacifico tendono a essere più rotonde e schiacciate. All’inizio, si pensava che queste differenze venissero dal fatto che le palme con i frutti allungati discendessero da palme selvatiche, mentre gli alberi con le noci più rotonde erano domestici. Le nuove scoperte genetiche hanno cancellato queste teorie.

    La dispensa completa del cocco

    Olio di cocco vergine

    Tutte le ricette di questo manuale che fanno uso di olio utilizzano olio di cocco vergine. Si tratta della varietà più salutare, per due motivi: 1) l’olio viene estratto da noci di cocco giovani e fresche; 2) per produrlo non c’è bisongo di lunghe e laboriose manipolazioni. Il principale bonus di una lavorazione minima è che l’olio mantiene un delicato profumo e aroma di cocco.

    L’olio di cocco vergine viene prodotto senza l’uso di agenti chimici o alte temperature, con due metodi diversi. Uno è quello dell’essiccamento veloce, che comporta di scaldare la polpa di cocco a temperatura molto bassa per essiccarla. Poi una pressatura meccanica permette l’estrazione dell’olio. Il secondo è quello della spremitura umida, che utilizza la stessa pressatura meccanica dell’altro metodo, ma senza prima far essiccare la polpa. Il risultato della pressatura è il latte di cocco (olio e acqua). La seconda parte dell’estrazione per spremitura umida fa sì che venga separato l’olio dall’acqua, di solito per centrifugazione meccanica o refrigerazione.

    Altri tipi di olio di cocco

    Olio di cocco raffinato: l’olio di cocco raffinato è prodotto a partire dalla polpa essiccata (copra) delle noci di cocco mature. Dopo essere stato estratto, viene raffinato, sbiancato e deodorato. Questo è il metodo più comune per produrre olio di cocco. Per prolungarne la durata, di solito viene trattato con idrossido di sodio, che elimina gli acidi grassi liberi e, in alcuni casi, viene anche idrogenato per farlo restare solido nonostante la variazione delle temperature. L’olio di cocco raffinato viene spesso usato per cucinare, in tutto il mondo, a causa del suo basso costo; è anche usato nell’industria cosmetica per produrre lozioni e saponi.

    Olio di cocco spremuto: l’olio di cocco spremuto è migliore di quello raffinato e più simile a quello vergine. È comunque considerato un olio raffinato, ma al contrario di quello raffinato, sbiancato e deodorato in cui si usano solventi chimici per estrarre l’olio dalla copra, nel caso dell’olio di cocco spremuto si utilizzano solo dei macchinari, in un processo noto come raffinazione fisica. Inoltre, l’olio è deodorato con vapore invece che con solventi e non è idrogenato. Il risultato è un olio di alta qualità, quasi insapore, che mantiene un elevato quantitativo di acidi grassi a media catena.

    Olio extravergine di cocco: quando si parla di extravergine per l’olio d’oliva, è sicuramente sinonimo di qualità, ma se lo trovate sull’etichetta dell’olio di cocco, è solo una trovata commerciale. L’olio extravergine di cocco è semplicemente dell’olio vergine, quindi non fatevi ingannare (soprattutto nel prezzo).

    Olio di cocco liquido: introdotto nel 2013, è un olio di cocco che resta liquido anche a basse temperature, ed è più facile da misurare. Si tratta di olio di cocco frazionato, ovvero quasi tutto il suo acido laurico è stato rimosso. Ma poiché l’acido laurico è una delle componenti più salutari dell’olio di cocco vergine, questa è soltanto una mossa commerciale, e non certo un beneficio per i consumatori.

    Usare l’olio di cocco vergine

    L’olio di cocco vergine contiene il 90% di grassi saturi. Ha un punto di fusione basso (24 °C), dovuto soprattutto alla sua composizione unica di acidi grassi a media catena, e un punto di fumo di 180 °C (come il burro). L’alto contenuto di grassi saturi lo rende anche eccezionalmente stabile a temperature piuttosto elevate, il che significa che non formerà radicali liberi come accade nel caso dei grassi polinsaturi.

    Al contrario di altri oli vegetali che si irrancidiscono con facilità e devono essere tenuti in frigorifero, l’olio di cocco si può conservare a temperatura ambiente. In effetti, può vantare la durata più lunga di tutti gli oli vegetali. Nelle regioni fredde, durante i mesi invernali, oppure se conservato in frigo, l’olio è solido, ma se si trova in condizioni climatiche più calde come per esempio nelle regioni tropicali dove cresce la palma da cocco, resta sempre allo stato liquido. Quando viene tenuto a temperatura ambiente, può passare dallo stato liquido a quello solido; è perfettamente normale, e, al contrario di altri oli, non ne risente in qualità.

    Quando si tratta di utilizzarlo per cucinare, è davvero versatile. Solido, si può usare al posto dei vari grassi, oppure del burro, nelle preparazioni dolci o per ungere teglie e stampi; liquido, può essere usato al posto di burro fuso o oli vegetali per saltare i cibi, oppure nelle vinaigrette e in altri piatti saporiti.

    È semplice recuperare un cucchiaino (5 ml) o un cucchiaio (15 ml) di olio di cocco quando è solido, ma quando ne serve di più per una ricetta, è più semplice fonderlo prima di misurarlo.

    Come già sottolineato, se viene scaldato fino a raggiungere lo stato liquido l’olio di cocco non si rovina, quindi potete velocemente far fondere tutto il contenuto del vasetto. Per farlo, basta mettere il contenitore chiuso sotto il getto dell’acqua calda, o metterlo in una ciotola di acqua calda, finché non ci sarà abbastanza olio di cocco liquido da misurare.

    Scaldare l’olio di cocco al microonde

    Si può scaldare l’olio di cocco al microonde per ammorbidirlo o fonderlo, ma fate attenzione: diventerà bollente molto velocemente. Bastano 5-15 secondi alla temperatura massima per liquefarlo, a seconda della quantità di olio nel barattolo. Non mettete nel forno a microonde contenitori di plastica contenente bpa (bisfenolo a), che è un composto tossico. Scaldare il contenitore aumenterebbe il quantitativo di bpa assorbito dall’olio.

    Per uso topico

    L’olio di cocco ha molti usi sorprendenti ed efficaci a livello topico, tra cui i seguenti:

    Idratante per il viso e il corpo: applicatelo direttamente sulla pelle. Fa meraviglie, anche se l’avete molto secca, ruvida o spaccata. Per esempio, è molto utile sui gomiti e sulle ginocchia. Se applicato sul viso, aiuta a ridurre le rughe e le previene, oltre a effettuare una leggera azione esfoliante sullo strato corneo superficiale.

    Detergente per il viso: è un modo delicato per eliminare le impurità accumulate nella giornata e i residui di trucco. Massaggiate una noce di prodotto sul viso e sul collo e poi sciacquate con una salvietta bagnata e asciugate.

    Scrub per il viso: unite all’olio di cocco un po’ di bicarbonato di sodio o della crusca d’avena per ottenere un delicato effetto esfoliante sul viso.

    Scrub per il corpo: unite in parti uguali olio di cocco e zucchero integrale di canna in un contenitore di vetro. Usate questo scrub sulla pelle prima del bagno o della doccia.

    Crema da barba: applicate un sottile strato di olio di cocco al posto della schiuma da barba (sul viso, sulle gambe o altrove) e usate come sempre il rasoio. L’acido laurico dell’olio di cocco servirà anche come antisettico per eventuali piccoli tagli dovuti alla rasatura.

    Arrossamenti e irritazioni cutanee: applicate una piccola quantità di olio di cocco sulle zone dolenti. È particolarmente efficace in caso di varicella, herpes e geloni.

    Deodorante: applicare un po’ di olio di cocco sotto le ascelle aiuta a tenere lontani i cattivi odori, grazie alle proprietà antibatteriche del prodotto. In alternativa, unite 60 ml di olio di cocco a 15 ml di bicarbonato di sodio e 15 ml di maizena, per ottenere un buon deodorante in crema.

    Dentifricio: unite 1 parte di bicarbonato di sodio con 4 parti di olio di cocco per ottenere un dentifricio naturale. Il bicarbonato pulirà delicatamente i denti, mentre le proprietà antibatteriche dell’olio di cocco aiuteranno a mantenerli in salute.

    Sciacqui: si tratta di una pratica molto antica che consiste nello scaldare l’olio in bocca fino a liquefarlo per 15 minuti, per poi sputarlo. Le proprietà antimicrobiche del prodotto aiutano a contrastare l’azione dei batteri e a migliorare la salute del cavo orale.

    Maschera per capelli: massaggiate sui capelli (soprattutto sulle punte) una piccola quantità di olio di cocco, spazzolate e tenete in posa per tutta la notte, sciacquando poi al mattino.

    Cera per capelli istantanea: massaggiatevi sul palmo delle mani una minima quantità di olio di cocco e passatela sulle punte della chioma e dove ha più bisogno di essere lisciata e governata.

    Polpa di cocco

    Quando il guscio esterno del cocco viene rimosso, ciò che rimane è il seme, con la sua ricca parte interna bianca, la polpa. Le noci di cocco fresche e giovani hanno una polpa succosa, tenera e quasi gelatinosa, mentre quella delle noci di cocco mature (quelle marroni e pelose che riconosciamo tutti) è croccante oppure dura e fibrosa, a seconda di quanto a lungo il cocco è stato conservato.

    Il cocco maturo si può grattugiare o tagliare a pezzi per aggiungerlo a insalate o piatti principali. Il cocco fresco è un ottimo snack da mangiare così com’è. Un cubetto da 5 cm di cocco fresco contiene 4 grammi di fibre e circa 7 di carboidrati (molto meno della maggior parte della frutta fresca). Inoltre, è ricco di grassi a media catena (circa 15 g per un pezzo di quelle dimensioni).

    Cocco disidratato grattugiato non zuccherato

    Il cocco disidratato grattugiato è la polpa di cocco maturo lasciata seccare e tritata. Si può trovare in diverse dimensioni, dai fiocchi più grandi alla polvere. Si trova anche dolcificato, ma nelle ricette di questo volume si usa solo non zuccherato. Entrambe le varietà si trovano facilmente al supermercato. Il cocco disidratato è confezionato in bustine, ma talvolta si trova anche in barattolo; quest’ultima varietà tende a essere più umida di quello in bustine. Il cocco disidratato grattugiato non zuccherato si mantiene in un contenitore a chiusura ermetica, in un luogo fresco e asciutto, fino a un anno.

    Come tostare il cocco disidratato in fiocchi

    Sul fornello: mettete il cocco in una padella capiente e cuocetelo, mescolando, a fuoco medio, da 1 a 3 minuti, o finché i fiocchi non saranno dorati e fragranti.

    In forno: preriscaldate il forno a 160 °C. Mettete il cocco in uno strato sottile sul fondo di una teglia. Infornate per 5-10 minuti, mescolando una o due volte, finché non sarà dorato e fragrante.

    Burro di cocco

    Il burro di cocco viene prodotto a partire dalla polpa di cocco, come il burro di arachidi dalle arachidi. Ha una consistenza densa e vellutata e una dolcezza naturale che si può aumentare con un po’ di dolcificante naturale (per esempio nettare di cocco). Essendo fatto con la polpa, è ricco di olio di cocco e offre tutti i benefici di quest’ultimo, con in più un alto quantitativo di fibre.

    Mentre l’olio di cocco si può usare al posto del burro e degli oli vegetali per cucinare, il burro di cocco è considerato un condimento. Si può usare per spalmarlo, per aggiungerlo ai frullati, come intingolo, in ricette dolci che non richiedono cottura, oppure come sostituto del burro di arachidi o simili in ricette dolci da cuocere.

    Il burro di cocco si può conservare a temperatura ambiente fino a 6 mesi, ma ricordate che, per il suo elevato contenuto di olio, la sua consistenza dipenderà dalla temperatura: sarà più duro con il freddo e morbido quando farà caldo. A seconda di come intendete usarlo, potete scaldarlo nel forno a microonde, alla massima potenza, per 5-10 secondi per ammorbidirlo, o metterlo in frigorifero per farlo indurire.

    Il burro di cocco si può trovare in barattoli. A volte viene denominato crema di cocco concentrata. Non deve essere confuso con la crema di cocco, che non contiene fibre e somiglia più al latte di cocco. Per evitare di fare confusione, potete preparare il burro di cocco a casa con una busta di fiocchi di cocco disidratato non zuccherato e un robot da cucina o un frullatore, in circa 5 minuti. Scoprite come a pag. 291.

    Latte di cocco intero

    Il latte di cocco è un liquido denso, gustoso e ricco ricavato grattugiando e schiacciando la polpa di cocco fresco. È molto versatile e si può usare per minestre, stufati, curry, bevande e innumerevoli dolci.

    La ricchezza nutrizionale del latte di cocco è dovuta all’alta concentrazione di olio di cocco. Tutte le ricette di questo manuale in cui viene utilizzato latte di cocco lo usano intero, con un quantitativo di circa 20-21 g di grassi per ½ tazza (125 ml). Attenzione a non usare il latte di cocco light o le bevande a base di latte di cocco; entrambi hanno un quantitativo molto minore di grassi, e usarli al posto del latte di cocco intero porterebbe a risultati decisamente diversi, soprattutto quando si tratta di dolci cotti al forno.

    Il latte di cocco intero si trova in barattolo, e talvolta nei contenitori di cartone. Controllate l’etichetta: idealmente, gli unici due ingredienti dovrebbero essere acqua e cocco. Evitate quelli in cui si aggiungono stabilizzanti (per esempio gomma di guar), aromi o altri additivi.

    Il latte di cocco resta liquido a temperatura ambiente. In parte i liquidi e i grassi si separano, anche a temperatura ambiente; perciò, è importante mescolare o agitare leggermente il latte di cocco prima di aprire il contenitore. Trasferite quello che non usate in un contenitore a chiusura ermetica e conservatelo in frigorifero fino a 5 giorni. Oppure, si può congelare per 6 mesi.

    Evitate di far bollire il latte di cocco, una volta che l’avrete aggiunto a ricette come stufati e zuppe; il grasso e l’acqua potrebbero separarsi e riempire il composto di grumi.

    Crema di cocco

    La crema di cocco è una ricca e densa crema che si produce come il latte di cocco, ma ha una percentuale più elevata di grasso e più contenuta di acqua. Non confondete la crema di cocco con la sua versione dolcificata, che viene utilizzata spesso per dessert e frullati. Di solito si trova negli scaffali dedicati alle bevande nei supermercati.

    Refrigerare il latte di cocco per avere la crema di cocco

    Non riuscite a trovare la crema di cocco? Nessun problema. Vi basterà mettere in frigorifero per 24 ore del latte di cocco intero. Il grasso si solidificherà e si separerà dal liquido nel contenitore. Per rendere più facile la rimozione della crema, rigirate il barattolo prima di aprirlo. La crema solida, che sale in alto nel barattolo, ora sarà in fondo, e vi sarà più facile aprirlo e versare fuori il liquido. Recuperate la crema e conservate il liquido in un contenitore a chiusura ermetica, per utilizzarlo per preparare un frullato, oppure per aggiungerlo ai cereali della prima colazione o per berlo al naturale.

    Yogurt di cocco

    Lo yogurt di cocco è un’alternativa vegana, priva di glutine e lattosio, allo yogurt tradizionale. Viene prodotto come quello di latte vaccino, ma con il latte di cocco: quest’ultimo viene unito a specifici batteri, scaldato a bassa temperatura e lasciato fermentare e coagulare, cosa che rende il latte

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