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Le notti bianche, La mite e Il sogno di un uomo ridicolo
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E-book206 pagine3 ore

Le notti bianche, La mite e Il sogno di un uomo ridicolo

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Cura e traduzione di Luisa De Nardis e Pierluigi Zoccatelli

Edizioni integrali

Eroe del romanzo breve Le notti bianche, opera del periodo cosiddetto «romantico» di Dostoevskij, è la figura del sognatore, nella cui piatta esistenza, chiusa in uno sterile mondo di fantasticherie, piomba per un breve attimo la giovane Nasten’ka. Simbolo del pulsare delle emozioni, Nasten’ka offrirà per la prima volta al sognatore scampoli di vita vera, finché una sua lettera, con l’annuncio delle proprie nozze, non lo “risveglierà” per riportarlo al suo illusorio destino di sogni. Sullo sfondo di una Pietroburgo deserta e quasi magica, si inserisce l’intenso dialogo tra i due protagonisti, pure voci, la cui identità è l’oggetto stesso delle loro riflessioni e della loro autocoscienza. Nella più matura espressione della sua vena creativa, Dostoevskij ci presenta ne La mite il racconto introspettivo e raggelante di un marito che veglia la giovane moglie morta suicida; Il sogno di un uomo ridicolo è il monologo di un uomo che, abbandonato da tutti e deciso a uccidersi, sprofonda in un sogno che lo trasporta in un mondo primordiale, dove gli uomini vivono in uno stato di felicità, privi della sofferenza e del peccato. L’idea dell’“età dell’oro”, dello sdoppiamento della coscienza umana e la risposta al problema del male sono temi centrali della narrativa di Dostoevskij: per l’autore la vita sarebbe già un paradiso, se solo lo volessimo e il male stesso non esisterebbe, perdonato e vinto dall’amore.

Fëdor M. Dostoevskij

Fëdor Michajlovic Dostoevskij nacque a Mosca nel 1821. Da ragazzo, alla notizia della morte del padre, subì il primo attacco di epilessia, malattia che lo tormentò per tutta la vita. Nel 1849 lo scrittore, a causa delle sue convinzioni socialiste, venne condannato a morte. La pena fu poi commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia e nell’esilio fino al 1859. Morì a San Pietroburgo nel 1881. È forse il più grande narratore russo e uno dei classici di tutti i tempi. Le sue opere e i suoi personaggi, intensi, drammatici, affascinanti, sono attuali e modernissimi. La Newton Compton ha pubblicato L’adolescente, Delitto e castigo, I demoni, I fratelli Karamazov, Il giocatore, L’idiota, Memorie dal sottosuolo, Le notti bianche - La mite - Il sogno di un uomo ridicolo anche in volumi singoli.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2011
ISBN9788854133594
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    Le notti bianche, La mite e Il sogno di un uomo ridicolo - Fëdor Michajlovic Dostoevskij

    141

    Titoli originali: Belye noči, traduzione di Luisa De Nardis;

    Krotkaja. Fantastičeskij rasskaz e Son smešnogo čeloveka. Fantastičeskij rasskaz,

    traduzione di PierLuigi Zoccatelli

    Prima edizione ebook: luglio 2011

    © 1994, 1995, 2007 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-3359-4

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Fëdor Michajlovič Dostoevskij

    Le notti bianche

    a cura di Luisa De Nardis

    La mite

    Il sogno di un uomo ridicolo

    a cura di PierLuigi Zoccatelli

    Newton Compton editori

    Nota biobibliografica

    CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

    1821. Fëdor M. Dostoevskij nasce il 30 ottobre a Mosca, secondo di sette figli, da Michail Andreevič, medico, e Marija Fëdorovna Nečaeva, proveniente da una famiglia di commercianti.

    1834-1837. A Mosca frequenta, con il fratello maggiore Michail, il pensionato privato di L. Cermak.

    1837. In febbraio muore la madre.

    1838-1843. Studia alla Scuola di Ingegneria di Pietroburgo.

    1839. Muore misteriosamente il padre, pare ucciso dai propri contadini, che maltrattava di continuo sotto i fumi dell’alcool. Sembra che in seguito alla notizia Dostoevskij abbia avuto il primo attacco di epilessia, malattia che lo tormenterà tutta la vita.

    1844. Si ritira dal servizio presso il comando d’Ingegneria militare.

    1846. In gennaio esce il primo racconto, Povera gente, il cui manoscritto, pochi mesi prima, aveva entusiasmato il critico democratico Belinskij. Improvvisa grande notorietà dello scrittore, paragonato addirittura a Gogol’. In febbraio esce Il sosia. Conosce Michail Petraševskij, convinto sostenitore del socialismo utopistico di Fourier.

    1847. Inizia a frequentare le riunioni che si tenevano tutti i venerdì in casa di Petraševskij e in cui venivano discussi problemi politici o di attualità. Esce il racconto La padrona.

    1848. Escono sulla rivista «Otečestvennye zapiski» (Annali patri) i racconti Un cuore debole, Polzunkov, Le notti bianche, Il marito geloso, L’albero di Natale e le nozze.

    1849. All’inizio dell’anno escono le prime due parti di Netočka Nezvanova. Il 23 aprile viene arrestato e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo con l’accusa di far parte di una società segreta sovversiva guidata da Petraševskij. In aprile esce la terza parte di Netočka Nezvanova, ma senza la sua firma. Il 16 novembre è condannato, con altri 20 imputati, alla pena di morte mediante fucilazione. Il 22 dicembre viene condotto, insieme agli altri condannati, sullo spiazzo Semënovskij per l’esecuzione. All’ultimo viene annunciata la grazia concessa da Nicola I, che ha commutato la pena capitale in condanna ai lavori forzati. Il 24 dicembre parte per la Siberia: destinazione finale la fortezza di Omsk.

    1850-1854. Sconta quattro anni di lavori forzati.

    1854-1859. Terminata la pena, viene mandato a Semipalatinsk come soldato semplice (diventerà sottufficiale e ufficiale dopo la morte dello zar Nicola I). Inizia a dare lezioni private al figlio di un piccolo funzionario doganale, A. I. Isaev; innamoratosi della moglie di lui, Marija Dmitrevna, la sposerà nel 1857, una volta lei rimasta vedova. Dal 1854 stringerà amicizia col giovane barone A. E. Vrangel’, inviato a Semipalatinsk come procuratore, che lo aiuterà materialmente e moralmente a rientrare nel mondo letterario.

    1859. Viene congedato per motivi di salute: si trasferisce a Tver’, poi a Pietroburgo. Escono Il sogno dello zio e Il villaggio di Stepancikovo.

    1860. Inizia su «Russkij mir» (Il mondo russo) la pubblicazione delle Memorie da una casa di morti.

    1861. Esce in gennaio il primo numero della rivista «Vremja» (Il tempo), pubblicata da Dostoevskij insieme al fratello Michail. Su «Vremja» viene pubblicato a puntate il romanzo Umiliati e offesi.

    1862. Primo viaggio all’estero. Conosce Apollinarija Suslova, aspirante scrittrice populista, con la quale ha un burrascoso legame, che durerà svariati anni.

    1863. Pubblica Note invernali su impressioni estive, in cui racconta, deluso, la sua esperienza all’estero. Il 24 maggio, a causa di un articolo sulla questione polacca di uno dei collaboratori, la sua rivista viene chiusa dalla censura. Raggiunge la Suslova a Parigi e, nonostante un’avventura di lei con uno studente di medicina spagnolo, Salvador, partono insieme per l’Italia.

    1864. Esce il primo numero di una nuova rivista curata dai fratelli Dostoevskij, «Epocha» (Epoca), in cui appare la parte iniziale delle Memorie dal sottosuolo. Muoiono la moglie (15 aprile) e il fratello (10 luglio), che lo lascia in gravi difficoltà finanziarie per l’edizione della rivista. L’ultimo numero sarà quello del 22 marzo 1865, in cui apparirà il racconto umoristico Il coccodrillo. Inizia a lavorare alla prima stesura del futuro Delitto e castigo, ma poi brucia il manoscritto.

    1865. Firma un contratto con l’editore F. Stellovskij per cui dovrà consegnargli entro il primo novembre dell’anno successivo un nuovo romanzo, pena la pubblicazione fuori diritti da parte di Stellovskij di tutte le sue opere. Lavora alla nuova versione di Delitto e castigo.

    1866. Esce a puntate sul «Russkij vestnik» (Il messaggero russo) Delitto e castigo. Dovendo consegnare al più presto il lavoro promesso a Stellovskij, assume una stenografa, Anna Grigor’evna Snitkina, che sposerà l’anno successivo. Insieme terminano Il giocatore.

    1867-1872. Secondo viaggio all’estero, contraddistinto dalle difficoltà finanziarie dovute alle continue perdite al gioco, vizio dello scrittore fin dagli anni Quaranta. 1868. Dal gennaio inizia sul «Russkij vestnik» la pubblicazione a puntate dell’Idiota. Gli nasce una figlia, Sonja, che muore due mesi dopo.

    1869. Nasce la figlia Ljubov’.

    1871. Il «Russkij vestnik» inizia a pubblicare I demoni. Nasce il figlio Fëdor.

    1872. Diventa capo redattore della rivista conservatrice «Grazdanin» (Il cittadino) in cui crea una rubrica intitolata Diario di uno scrittore.

    1875. Esce L’adolescente. Nasce il figlio Aleksej.

    1876. Inizia per suo conto la pubblicazione di una rivista dal titolo «Diario di uno scrittore».

    1878. Muore il figlio Aleksej. Dostoevskij inizia a frequentare il filosofo mistico Vladimir Solov’ëv.

    1879. Dal gennaio inizia la pubblicazione a puntate sul «Russkij vestnik» del romanzo I fratelli Karamazov, che vedrà la luce in volume alla fine dell’anno successivo.

    1880. In occasione dell’inaugurazione del monumento a Puškin, l’8 giugno, pronuncia un famoso discorso sul grande poeta.

    1881. Muore il 28 gennaio e viene sepolto nel cimitero del convento Aleksandr Nevskij di Pietroburgo.

    LE OPERE

    Principali traduzioni italiane L’adolescente, Milano, Mondadori, 1996; Torino, Einaudi, 1997; Milano, Garzanti, 1999.

    Corrispondenza (1866-1870), Genova, Il Melangolo, 1987.

    Un cuore debole, Firenze, Passigli, 1998.

    Con il titolo Il delitto e il castigo (Raskòlnikoff), romanzo preceduto da uno studio sulla vita e sull'opera di Dostoevskij, Milano, Treves, 1989; Milano, Società Editrice Milanese, 1907; F. Verdinois, Lanciano, Carabba, 1922; L.E. Zalapy, Milano-Sesto S. Giovanni, Barion, 1929, 1934; A. Poliukin e D. Cinti, Milano, Sonzogno, 1930; A. Poliedro, Torino, Slava, 1930; S. Balakoucioff, Milano, Bietti, 1932, 1934; Milano, Aurora, 1936; A. Poliedro, Torino, Einaudi, 1947; poi con una introduzione di L. Grossman, 1964; poi con l'aggiunta di una prefazione di N. Ginzburg, 1993, 2005; S. Poliedro, Milano, Rizzoli, 1951; poi con una introduzione di C. Strada Janovič, 1984, 2003; A. Poliukin e D. Cinti, Roma, Cremonese, 1958; introd. e trad. di P. Majani, Torino, Utet, 1958; in Romanzi e taccuini, a cura di E. Lo Gatto, trad. di P. Majani, Firenze, Sansoni, 1958, 1961, vol. I; poi in Tutti i romanzi, Firenze, Sansoni, 1984, 1993, vol. I; E. Bazzarelli, Milano, Mursia, 1959, 1985; V. Carafa De Gavardo, Catania, Ed. Paoline, 1960, 1978; A. Poliedro, Milano, Mondadori, 1963; a cura di V. Strada, trad. di A. Poliedro, Torino, Fogola, 1966; a cura e trad. di G. Pacini, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1967, 1982; versione di P. Zveteremich, Milano, Garzanti, 1981, 1995; a cura di S. Prina, Milano, Mondadori, 1994, 2004; Venezia, Marsilio, 1999.

    Idemoni, Milano, Mondadori, 1987, 2005; Torino, Einaudi, 1994, 2006; Milano, Garzanti, 1995, 2005; Milano, Frassinelli, 1995; Milano, Feltrinelli, 2000; Milano, Rizzoli, 2001, 2006; Bologna, Poligrafici Editoriale, 2003; Milano, Sperling & Kupfer, 2003; Milano, Bompiani, 2005.

    L'eterno marito, Milano, Mondadori, 1989; Milano, SE, 1997, 2004; Milano, Rizzoli, 2000, 2001; Verona, Demetra, 2000; I fratelli Karamazov, Milano, Mondadori, 1994, 2004; Milano, Garzanti, 1995, 2003; Torino, Einaudi, 1997; Milano, Rizzoli, 1999, 2005; Milano, Mondolibri, 2002; Sant'Arcangelo di Romagna, Rusconi, 2004; Milano, Bompiani, 2005.

    Il giocatore, Firenze, La Nuova Italia, 1990; Milano, Garzanti, 1991; Torino, Einaudi, 1999; Milano, Rizzoli, 1999; Verona, Demetra, 1999; Milano, Mondadori, 2000; Milano, «Corriere della Sera», 2002; Torino, «La Stampa», 2003; Sant'Arcangelo di Romagna, Rusconi, 2005.

    Il grande inquisitore, Roma-Bari, Laterza, 1995.

    L'idiota, Milano, Garzanti, 1990, 2004; Torino, Einaudi, 1994, 2005; Milano, Mondadori, 1995, 2005; Milano, Mursia, 1995; Milano, Feltrinelli, 1998, 2004; Milano, Rizzoli, 1999, 2004; Milano, Frassinelli, 1999; Verona, Demetra, 2000.

    Lettere sulla creatività, Milano, Feltrinelli, 1991, 2005.

    Memorie dal sottosuolo, Milano, Mondadori, 1987, 2005; Torino, Einaudi, 1988, 2005; Milano, Garzanti, 1992; Milano, Loescher, 1994; Milano, Rizzoli, 2000, 2004.

    Memorie da una casa di morti, Firenze, Sansoni, 1989; Firenze, Giunti, 1994.

    Memorie di una casa morta, Milano, Rizzoli, 2004.

    La mite, Milano, Bompiani, 1994; Milano, Feltrinelli, 1997; Milano, Mondadori, 2000, 2006.

    Netočka, Roma, Editori Riuniti, 1985; Milano, Garzanti, 2003.

    Note invernali su impressioni estive, Milano, Feltrinelli, 1993.

    Le notti bianche, Milano, Mondadori, 1993; Milano, Rizzoli, 1994, 2006; Milano, Garzanti, 1995; Milano, Bompiani, 1995; Torino, Einaudi, 1997; Verona, Demetra, 2000; Roma, Bulzoni, 2004.

    La padrona, Venezia, Marsilio, 1999.

    Un piccolo eroe, Firenze, Passigli, 1988.

    Povera gente, Milano, Mondadori, 1993; Milano, Bompiani, 1997; Milano, Rizzoli, 2004.

    Racconti, Milano, Garzanti, 1991², 2006; Milano, Mondadori, 1991, 2005.

    Ricordi dal sottosuolo, Milano, Rizzoli, 1995; Milano, Feltrinelli, 1995; Milano, Adelphi, 1995; Milano, SE, 2000.

    Ricordi della casa dei morti, Milano, TEA, 1988, 1994.

    Romanzi brevi, Milano, Mondadori, 2001.

    Saggi, Milano, Mondadori, 1997.

    Il signor Procharcin, Firenze, Passigli, 1999.

    Il sogno dello zio, Milano, Mursia, 1995; Torino, Einaudi, 2003.

    Il sosia, Milano, Mondadori, 1985; Firenze, Sansoni, 1989; Milano, Garzanti, 1991, 2003; Milano, TEA, 1991; Milano, Rizzoli, 2000, 2001; Milano, Feltrinelli, 2005.

    Umiliati e offesi, Milano, Mondadori, 1987, 2006; Torino, Einaudi, 1995; Milano, Garzanti, 1996.

    Il villaggio di Stepancikovo, Palermo, Sellerio, 1981, 2000.

    LA CRITICA

    Sterminata, e non soltanto in lingua russa, è la bibliografia dedicata a Dostoevskij, di cui dà conto, in appendice a ogni suo fascicolo, la rivista «Dostoevskij Studies», annuario della International Dostoevskij Society.

    Vale la pena, comunque, di segnalare tra i saggi critici disponibili in lingua italiana: M. BACHTIN, Dostoevskij. Poetica e stilistica, Torino 1968, 2002; B. BASILE, La finestra socchiusa: ricerche tematiche su Dostoevskij, Kafka, Moravia e Pavese, Roma 2003; E. BAZZARELLI (a cura di), Problemi attuali di critica dostoevskiana, Milano 1983; P.G. BELLOLI, Fenomenologia della colpa. Freud, Heidegger, Dostoevskij, Milano 2001; N. BERDJAEV, La concezione di Dostoevskij, Torino 1945, 1977, 2002; R. CANTONI, Crisi dell'uomo. Il pensiero di Dostoevskij, Milano 1948, 1975; M. CHIANTESE, Dostoevskij. Filosofia e religione, Firenze 1999; P. CIUFFREDA, Il Cristo di Dostoevskij, Foggia 2004; E. DE MICHELIS, Dostoevskij, Firenze 1950; ID., Dostoevskij minore, ivi 1954; R. DE MONTICELLI, Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Torino 2006; A. DOSTOEVSKAJA, Dostoevskij marito, Milano 1939 (riproposto con il titolo Dostoevskij mio marito, Milano 1977); P. EVDOKTMOV, Dostoevskij e il problema del male, Roma 1955; ID., Gògol' e Dostoevskij ovvero la discesa agli inferi, ivi 1978; F. FORLENZA, Dostoevskij profeta del Novecento, Udine 2000; S. FREUD, Dostoevskij e il parricidio, in Opere di S. Freud, vol. X, Torino 1978; E. GASPARINI, Dostoevskij e il delitto, Milano-Venezia 1946; A. GIDE, Dostoevskij, Milano 1946; G. GIGANTE, Dostoevskij onirico, Napoli 2001; R. GIRARD, Dostoevskij. Dal doppio all'unità, ivi 1987, 2005; W. GIUSTI, Dostoevskij e il mondo russo dell'Ottocento, Napoli 1952; S. GIVONE, Dostoevskij e la filosofia, Roma-Bari 1984, 2006; S. GRACIOTTI (a cura di), Dostoevskij nella coscienza d'oggi, Firenze 1981; S. GRACIOTTI e V. STRADA (a cura di), Dostoevskij e la crisi dell'uomo, ivi 1991; L. GROSSMAN, Dostoevskij artista, Milano 1961; ID., Dostoevskij, Roma 1968, poi Milano 1977; R. GUARDINI, Il mondo religioso di Dostoevskij, Brescia 1951; G. LUKÁCS, Dostoevskij, Milano 2000; A.M.V. GUARNIERI ORTOLANI, Saggio sulla fortuna di Dostoevskij in Italia, Padova 1947; S. HESSEN, Il bene e il male in Dostoevskij, Roma 1980; V. IVANOV, Dostoevskij. Tragedia - Mito - Mistica, Bologna 1994; A. JARMOLINSKIJ, La vita e l'arte di Dostoevskij, Milano 1959; F. MALCOVATI, Introduzione a Dostoevskij, Roma-Bari 1992; M. MARTINELLI, Leggere Dostoevskij. Viaggio al centro dell'uomo, Milano 1999; D. MEREZKOVSKU, Tolstoj e Dostoevskij. Vita, creazione e religione, Roma-Bari 1982; E. PACI, L'opera di Dostoevskij, Torino 1955; G. PAONI, Deboluccio in filosofia, Milano 1997; ID., Fëdor Michajlovič Dostoevskij, ivi 2002; L. PAREYSON, Dostoevskij. Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, ivi 1993; P. PASCAL, Dostoevskij: l'uomo e l'opera, ivi 1987; J. ROLLAND, Dostoevskij e la questione dell'altro, Milano 1990; V. ROZANOV, La leggenda del Grande Inquisitore, Genova 1989; S. SALVESTRONI, Dostoevskij e la Bibbia, Qiqajon, 2000; L. SESTOV, Le rivelazioni della morte. Dostoevskij, Tolstoj, Firenze 1948; ID., La filosofia della tragedia. Dostoevskij e Nietzsche, Napoli 1950; M.L. SLONIM, Gli amori di Dostoevskij, Firenze 1958; V. SOLOV'ËV, Dostoevskij, Milano 1981; G. STEINER, Tolstoj o Dostoevskij, Roma 1995; V. STRADA, Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa, Torino 1969; ID., Le veglie della ragione. Miti e figure della letteratura russa da Dostoevskij a Pasternak, ivi 1986; A.P. SUSLOVA, Diario, Milano 1978; TZ. TODOROV, Poetica della prosa, ivi 1995; R. VALLE, Dostoevskij politico e i suoi interpreti, Roma 1990; G. ZAGREBELSKY, La leggenda del Grande Inquisitore, Brescia 2003; S. ZWEIG, Tre maestri. Balzac, Dickens, Dostoevskij, ivi 1932.

    Nota per la lettura

    La lettera «ē» si legge come «jo» accentato, la lettera «č» si legge come la «e» dolce italiana, la lettera «c» si legge come la «z» dura italiana, la lettera «š» si legge come lo «sc» dolce italiano, la lettera «ž» si legge come la «j» dolce francese e il segno di apostrofo «'» in una parola o al termine di una parola si legge addolcendo la consonante che lo precede.

    Le notti bianche

    ROMANZO SENTIMENTALE

    (Dalle memorie di un sognatore)

    ... o era stato forse egli creato

    Per essere seppure un solo istante

    Al tuo cuore legato?

    I. TURGENEV

    Introduzione

    In un bel racconto intitolato Il mio Puškin, Marina Cvetaeva ricorda il suo primo incontro con il teatro all’età di sei anni: durante una «serata pubblica» alla scuola di musica Zograf-Plaksina di Mosca, vide rappresentata, tra le altre cose, la famosa scena dell’Evgenij Onegin in cui avviene il colloquio tra il protagonista e Tat’jana. In palcoscenico una panchina che, per la Cvetaeva, segna nell’opera il limitare tra amore e non-amore, giacché Tat’jana è seduta mentre Onegin non si siede, e lei allora si alza, perché è lei che ama.

    Anche il romanzo breve Le notti bianche, pubblicato nel novembre 1848 sulla rivista Otečestvennye zapiski [Quaderni patriottici], è caratterizzato dalla presenza di una panchina, centro di una scena dalle forti connotazioni teatrali (Visconti, nel 1957, ne ricaverà un film, Leone d’argento al Festival di Venezia). Due soli personaggi, il protagonista e Nasten’ka, emergono sullo sfondo di una Pietroburgo deserta, quasi magica, quella delle notti bianche appunto, ben diversa dalla sovraffollata e angosciante città gogoliana, o dalla Pietroburgo popolata di fantasmi e di spaventose ombre dei romanzi maggiori dostoevskiani.

    Come ha ben sottolineato Angelo Maria Ripellino, Dostoevskij «sgombera degli abitanti la scena di Pietroburgo, perché meglio risalti la grande solitudine del suo eroe. [...] Nell’immenso spazio della vuota Pietroburgo, avvolta dal chiarore delle notti bianche, l’azione si concentra tutta dinanzi alla ringhiera d’un canale e poi su una panchina, pezzi staccati d’una nuda scenografia»¹.

    Protagonista delle Notti bianche è la figura del sognatore, imbevuto di letture romantiche, come anche i giovani russi degli anni ’30-’40 e tra loro Dostoevskij, al quale si potrebbero attribuire le parole del protagonista dei Sogni di Pietroburgo in versi e in prosa (1861): «In passato, nella mia fantasia giovanile, amavo immaginarmi ora Pericle, ora Mario, ora un cristiano dei tempi di Nerone, ora cavaliere ad un torneo, ora Eduard Glandering del romanzo Il monastero di Walter Scott, e tanti altri ancora. Cosa non ho sognato nella mia adolescenza, cosa non ho vissuto con tutto il cuore, con tutta l’anima, nelle fantasie dorate e ardenti, proprio come sotto l’effetto dell’oppio. Mai nella mia vita ho avuto istanti più pieni, più sacri e più puri. Mi sono talmente perduto

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