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Il delitto della carrozza chiusa
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Il delitto della carrozza chiusa
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Il delitto della carrozza chiusa

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About this ebook

A Melbourne, un giovane dalla dubbia reputazione viene trovato morto in una carrozza chiusa. Viene accusato il suo rivale in amore, che pur dichiarandosi innocente rifiuta di presentare il suo alibi, per non tradire un segreto che custodisce gelosamente...

Fergus Hume
(1859-1932), neozelandese, era destinato a divenire avvocato; mentre era praticante di legge iniziò però a scrivere per i giornali neozelandesi e australiani, e a ventisette anni pubblicò Il mistero del calesse, ambientato a Melbourne, che in meno di un anno vendette 340.000 copie, divenendo il best-seller giallo del diciannovesimo secolo. Autore estremamente prolifico, ha scritto più di 130 libri, per la maggior parte polizieschi.
LanguageItaliano
Release dateDec 16, 2013
ISBN9788854157040
Il delitto della carrozza chiusa
Author

Fergus Hume

Fergus Hume (1859–1932) was born in England and raised in New Zealand. He immigrated to Australia in 1885 and was working as a clerk in a Melbourne barrister’s office when he wrote The Mystery of a Hansom Cab (1886). The bestselling crime novel of the nineteenth century, it served as inspiration for Arthur Conan Doyle’s Sherlock Holmes.

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    Il delitto della carrozza chiusa - Fergus Hume

    206

    Titolo originale: The Mistery of a Hansom Cab

    Traduzione già pubblicata nel 1933 nella collana «I romanzi dell'iride» S.A. Elit opportunamente riveduta e aggiornata

    Prima edizione ebook: aprile 2013

    © 2013 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-5704-0

    www.newtoncompton.com

    Edizione digitale a cura di Librofficina

    Progetto grafico: Sebastiano Barcaroli

    Immagine di copertina: © SHUTTERSTOCK

    Fergus Hume

    Il delitto della carrozza chiusa

    Edizione integrale

    Personaggi principali

    Mark Frettby

    miliardario australiano

    Madge Frettby

    sua figlia

    Fitzgerald Brian

    fidanzato di Madge

    Avvocato Calton

    difensore di Brian

    Kilsip

    agente investigativo

    Roger Moreland

    amico della vittima

    1. Il delitto della carrozza chiusa

    Il giornale «L’Argus» del 18 luglio portava la seguente notizia:

    Nella mattinata di venerdì è stato commesso un assassinio, a poca distanza da una delle strade più frequentate della città di Melbourne. Dato il modo con cui il delitto è stato perpetrato, e poiché l’assassino è fuggito senza lasciare alcuna traccia, ci sembra di trovarci dinanzi a uno di quei misteri, che solo Lecoq, il famoso agente dei romanzi di Gaboriau, sarebbe capace di chiarire.

    Il 27 luglio, all’una e quaranta del mattino, una carrozza chiusa si fermò dinanzi al posto di polizia di Green Street, Saint-Kilda, e il cocchiere disse all’agente di servizio che la sua vettura ospitava un uomo, che lui temeva fosse stato assassinato.

    Condotto alla presenza dell’ispettore, il vetturino, che si chiamava Malcolm Roystom, raccontò:

    "Era l’una, andavo verso Collins East, quando, passando davanti al monumento di Burke e Will, fui chiamato da un gentiluomo che si trovava all’angolo della chiesa scozzese. Avvicinatomi vidi che l’uomo sosteneva il corpo di una persona che sembrava completamente ubriaca. Tutti e due erano in abito da sera, ma colui che sosteneva l’ubriaco indossava un soprabito di un colore chiaro.

    Quando la vettura si fu accostata al marciapiede, l’uomo dal soprabito chiaro mi disse:

    ‘Prendete questo signore, che mi sembra ubriaco fradicio, e conducetelo a casa sua. Troverete un biglietto da visita nelle sue tasche’.

    Io chiesi al signore se era un suo amico, ma questi rispose di no.

    In quel momento l’ubriaco volse il viso dalla nostra parte.

    La persona che lo sosteneva l’osservò, e sembrò riconoscerlo, poiché retrocesse, lasciandolo cadere sul marciapiede dicendo:

    ‘Come, siete voi?’. Poi si volse rapidamente e fuggì lungo Russell Street in direzione di Bourke Street.

    Io, sorpreso da quel modo di fare, lo seguii con gli occhi. Subito mi sentii chiamare. L’ubriaco si sforzava di rimettersi in piedi e, dopo aver tentato inutilmente di salire nella carrozza, si sedette sul marciapiede dicendo: ‘Voglio andare a casa mia… a Saint-Kilda’.

    Io discesi da cassetta e, con molta fatica, riuscii a farlo entrare nella vettura dove si addormentò quasi subito. Stavo per partire, quando scorsi nuovamente il signore dal soprabito chiaro.

    ‘Lo condurrò io a casa sua’. Aprì la portiera e si sedette vicino all’altro, dicendomi di andare a Saint-Kilda.

    Quando fui vicino alla Scuola di grammatica inglese, quel signore mi ordinò di frenare. Scese, dicendomi che l’altro non voleva che lui lo riaccompagnasse. Lui, quindi, sarebbe tornato a piedi in città.

    ‘In che via lo devo condurre?’, gli chiesi.

    ‘Green Street, credo. Ad ogni modo, quando sarete al bivio ve lo dirà lui’.

    ‘Mi sembra troppo ubriaco’, soggiunsi io, ‘per sapermi rispondere’.

    ‘No, no. Lo credo ancora in condizioni di dirvi esattamente dove abita’. Aprì la portiera, guardò nell’interno e gridò:

    ‘Buona notte, vecchio mio’. L’ubriaco non gli rispose. Il signore dal soprabito chiaro mi diede allora mezza corona, e se ne andò verso Melbourne.

    Giunto al bivio fermai la vettura e chiesi all’uomo che si trovava nell’interno da che parte dovessi andare. Non ricevendo risposta, scesi da cassetta e aprii la portiera. L’ubriaco era immobile in un angolo. Aveva un fazzoletto legato sulla bocca. Stesi la mano per svegliarlo e allora lui cadde in avanti. Lo osservai, e vidi con orrore che era morto.

    Spaventato, sono corso a fare la mia deposizione".

    Fu tirato fuori il corpo dalla carrozza e portato all’interno. Il medico, accorso, non poté far altro che constatarne la morte e trovò che il fazzoletto era imbevuto di cloroformio. Dal modo in cui il fazzoletto era stretto attorno alla bocca, non vi era alcun dubbio che l’uomo fosse stato assassinato, la morte doveva essere stata istantanea, e indolore.

    La vittima era magra, di mezza età. Non gli è stata trovata addosso alcuna carta, e l’abito da sera, di taglio comune, non aveva alcuna etichetta di negozi o sartorie.

    Il fazzoletto, legato attorno alla bocca, era di seta bianca e portava le sigle: O. W., in seta rossa.

    Certo l’assassino ha usato il proprio fazzoletto, per commettere il delitto, quindi queste iniziali potranno, più tardi, mettere sulle sue tracce la polizia.

    Questa mattina sarà eseguita l’autopsia sul cadavere, ed è presumibile che si potranno avere altri particolari.

    «L’Argus» di lunedì aggiungeva:

    Alcuni fatti supplementari sono venuti a portare un po’ di luce sul mistero del delitto commesso nella vettura e di cui abbiamo narrato i particolari nel numero di sabato.

    Un altro cocchiere si è presentato al posto di polizia ed ha fatto delle dichiarazioni che aiuteranno certamente gli agenti nelle loro ricerche.

    Ha detto che mentre si avviava sulla strada di Saint-Kilda, venne chiamato da un signore, che indossava un soprabito chiaro, e che si fece condurre nel Powlett Street, a est di Melbourne. Dopo aver pagato, l’uomo scese all’angolo di Wellington Parade, e s’incamminò per quella strada, mentre il cocchiere tornava indietro verso la città.

    Si può dedurre che l’uomo dal soprabito chiaro, non abbia trovato alcuna resistenza nella vittima, altrimenti il cocchiere avrebbe dovuto avvertire segni della lotta. Certo l’uomo dal soprabito chiaro non era amico dell’altro, e quindi, dopo aver identificato la vittima, il che non dovrebbe essere difficile, perché se Melbourne è una grande città, non è comunque Londra, né Parigi, dove un uomo può sparire facilmente, senza che si possa sapere qualche cosa di lui, gli agenti avranno il compito agevolato.

    È necessario che questo misterioso delitto venga chiarito, non solo nell’interesse della giustizia, ma nell’interesse del pubblico.

    Il solo pensare che si possa essere uccisi in una vettura pubblica, in piena città e che l’assassino possa continuare, tranquillamente, a passeggiare incolume, senza che la polizia riesca in alcun modo a individuarlo fa rabbrividire…

    È una bella occasione, per i nostri agenti, di farsi onore, e siamo certi che faranno di tutto per assicurare alla giustizia il miserabile che ha commesso un così efferato delitto.

    2. L’inchiesta del giudice

    Gli oggetti trovati addosso al morto furono: due sterline e venti scellini in oro e argento, fazzoletto di seta bianca con le iniziali: O.W., portasigarette di cuoio russo, contenente alcune sigarette Havana, un guanto della mano sinistra, di pelle bianca, leggermente macchiato.

    Samuele Gorby, dell’ufficio di Polizia, assisteva all’inchiesta, per vedere se era possibile ottenere qualche particolare interessante, che facesse un po’ di luce sul mistero.

    Il primo testimone fu il cocchiere Malcom Roystom, e quello che disse è già stato scritto su «L’Argus». In seguito fu interrogato dal giudice.

    – Potete descrivere quel signore in soprabito chiaro, che sosteneva il defunto?

    – Quando mi avvicinai al marciapiede, quel signore si teneva nell’ombra e poi, io non feci attenzione che all’altro.

    – Ditemi quello che avete osservato.

    – Non potevo vedere i suoi lineamenti, perché portava un cappello di feltro che teneva calato sugli occhi. I baffi erano biondi. Alto di statura.

    – Che cappello era? A larghe tese?

    – Sì.

    – Cosa disse quando vide il viso della persona che teneva nelle braccia?

    Come! Siete voi?. Poi è fuggito.

    – E quando l’avete rivisto?

    – Dopo aver sistemato l’ubriaco nella carrozza.

    – Voi credete che lui conoscesse la vittima?

    – Sì.

    – Quando scese dalla vettura?

    – Appena entrammo nella zona di Saint-Kilda, vicino alla scuola di grammatica inglese.

    – Quando l’uomo scese dalla vettura, vi sembrava agitato?

    – No, e di questo sono sicuro, perché c’era la luna e potevo vederlo chiaramente in viso.

    – Allora l’avete visto?

    – Solo i baffi e la bocca, perché aveva il cappello abbassato. Notai però che si era abbottonato il soprabito, mentre la prima volta che lo avevo visto, quando mi aveva detto di portare a casa l’ubriaco, l’aveva sbottonato.

    – Che cosa disse scendendo dalla vettura?

    – Disse che il suo amico non voleva che lui lo riaccompagnasse, e che quindi sarebbe tornato a piedi in città.

    – L’uomo dal soprabito chiaro, non pareva conoscere esattamente dove abitasse la sua vittima?

    – No, perché era indeciso se in Green Street o in un’altra via.

    – Che cosa fece, quando scese dalla carrozza?

    – Accese una sigaretta, mi diede mezza corona, e poi se ne andò.

    – Avete visto se aveva il suo fazzoletto?

    – Sì, perché l’ha adoperato per spolverarsi gli stivali.

    – Non avete notato niente di particolare nella sua persona?

    – Ho visto che portava un anello di diamanti, all’indice della mano destra. Non ho mai visto nessuno portare a quel dito degli anelli.

    – In quale posizione era l’ubriaco, quando voi scendeste da cassetta per andare a scuoterlo?

    – Piegato su se stesso, nell’angolo della vettura, quasi nella stessa posizione in cui l’avevo messo io. Aveva la testa reclinata, e il fazzoletto sulla bocca.

    Dopo la deposizione di Roystom, durante la quale Gorby non cessò di prendere appunti, fu chiamato il medico.

    – Sono Robert Chinston, residente in Collins Street. Ho esaminato il corpo della vittima. Sapendo come il cloroformio evapori prontamente, ho subito eseguito l’autopsia del cadavere. Il corpo appare sano e robusto, e non presenta tracce di violenza. Le macchie al dorso e alle gambe sono da ipostasi. I polmoni, in buono stato, ma un po’ congestionati, il cervello non presenta alterazioni. Il ventricolo destro era pieno di sangue. Aprendo l’addome ho avvertito un forte odore di alcool. Lo stomaco conteneva degli alimenti non digeriti. La mia opinione è che la vittima sia morta per l’inalazione di un gas come il cloroformio, o il metilene.

    Dopo il medico, venne chiamato l’altro cocchiere. Anche la sua deposizione è stata già riportata su «L’Argus». Il giudice gli chiese ancora:

    – A che ora vi trovavate in Powlett Street?

    – Alle due precise, infatti ho sentito suonare il campanile del palazzo delle Poste.

    Anche lui dichiarò di essere stato colpito dall’anello di diamanti al dito indice della mano destra.

    Dopo un riepilogo del giudice, sulle cause che avevano provocato la morte dello sconosciuto, i giurati si ritirarono e pronunciarono il verdetto: la morte era dovuta a inalazione di sostanze tossiche ed era stata causata volontariamente. L’unica persona sospetta era l’uomo dal soprabito chiaro che era salito in carrozza con l’ubriaco.

    3. Cento sterline di ricompensa

    AVVISO:

    ASSASSINIO

    Cento sterline di ricompensa

    Si daranno cento sterline di ricompensa a chi saprà dare delle informazioni che possano condurre all’arresto dell’assassino di un uomo trovato morto in una vettura pubblica. Il presunto assassino, si crede sia l’uomo che è salito nella carrozza con la sua vittima, all’angolo di Collins e Russell Street, il 2 luglio all’una e mezza del mattino.

    Il defunto è un uomo di mezza età, di carnagione bruna, vestito con un abito da sera nero. Ha un neo sulla tempia sinistra.

    4. Il signor Gorby comincia le indagini

    – Perbacco! – si diceva Gorby, osservandosi nello specchio. – Ho risolto tanti misteri in questi ultimi vent’anni, ma questo mi sembra un indovinello cinese.

    Gorby si stava radendo la barba, e com’era sua abitudine discorreva con la propria immagine riflessa nello specchio.

    Non parlava con nessuno di quello che doveva fare, e non aveva confidenti.

    Quando aveva bisogno di sfogarsi, si ritirava nella sua camera da letto e mettendosi di fronte allo specchio discorreva… Questo sistema aveva due vantaggi; primo: era sicuro, segreto; secondo: lui si liberava da questioni

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