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La loggia segreta. Rex Deus. L'armata del diavolo
La loggia segreta. Rex Deus. L'armata del diavolo
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Ebook64 pages51 minutes

La loggia segreta. Rex Deus. L'armata del diavolo

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Dal vincitore della 60a edizione del Premio Bancarella, il secondo episodio del romanzo a puntate di Marcello Simoni

Una chiave cilindrica può condurre al Rex Deus

Luglio 1544. L’incursione sull’isola d’Elba del corsaro Khyar al-Dïn Barbarossa sconvolge la vita di Cristiano d’Hercole e di Isabel, la donna di cui è segretamente innamorato. Il ragazzo infatti riceve dal padre morente la “chiave cilindrica”, indizio capace di condurlo al Rex Deus. Ma apprende anche che quel mistero è legato alla sua famiglia e all’Ordine scomparso dei Templari. Intanto, durante un tentativo di evasione dalla rocca del Volterraio, Isabel viene rapita dal feroce Nizzâm. Entrambi i ragazzi finiranno a bordo della flotta ottomana, ma su navi diverse. Cristiano sarà costretto a rinnegare il nome ricevuto nel battesimo e a stringere un terribile patto con il Barbarossa. Per aver salva la vita, dovrà metterlo sulle tracce del Rex Deus. Isabel invece conoscerà la misteriosa Margherita Marsili, rapita un anno prima dai corsari turchi. Ma l’intrigo nel frattempo si infittisce: la casata degli Appiani si allea con una potente loggia segreta, i Nascosti, rappresentata dall’inquisitore Saverio Patrizi...

Marcello Simoni

(Comacchio, 1975), ex archeologo, laureato in Lettere, lavora come bibliotecario. Ha pubblicato diversi saggi storici, ha partecipato all’antologia 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte (2011). Altri suoi racconti sono usciti per la rivista letteraria «Writers Magazine Italia». Il suo primo romanzo, Il mercante di libri maledetti (pubblicato in Spagna nel 2010 con il titolo El secreto de los cuatro ángeles), ha riscosso un grandissimo successo di pubblico e di critica: è stato tradotto in undici Paesi, ha vinto il Premio Bancarella 2012 e il Premio Emilio Salgari 2012 ed è candidato al Premio Fiesole 2012.
LanguageItaliano
Release dateSep 10, 2012
ISBN9788854146792
La loggia segreta. Rex Deus. L'armata del diavolo

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    La loggia segreta. Rex Deus. L'armata del diavolo - Marcello Simoni

    3

    Prima edizione ebook: settembre 2012

    © 2012 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-4679-2

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Immagine di copertina: © Hadel Productions/iStockphoto

    Marcello Simoni

    REX DEUS.

    L’armata del diavolo

    2: LA LOGGIA SEGRETA

    Capitolo 8

    Il manipolo di picchieri ottomani riprendeva fiato nelle segrete del Volterraio, dopo lo scontro appena concluso. Dei sette cadaveri che tappezzavano il pavimento, soltanto uno stava ricevendo l’estremo saluto. In vita aveva risposto al nome di Sinan il Giudeo, e insieme a quello portava all’altro mondo un raro esempio di malvagità e di coraggio. Cristiano d’Hercole, suo figlio, gli stava inginocchiato accanto, meditando in silenzio su un antico detto turco: «La morte beata non sorride a chi spira nel proprio letto, tra i lamenti delle mogli e dei figli, ma a chi resta ucciso in battaglia, tra i nemici e il clangore delle armi». Aveva udito quelle parole mille volte durante l’infanzia a Tunisi, per poi ritrovarle, qualche tempo più tardi, fra le pagine di un’edizione augustana del De omnium gentium ritibus di Giovanni Boemo. E tuttavia, contemplando il volto senza vita del padre, non riuscì a spiegarsi se il mezzo sorriso che gli addolciva l’espressione derivasse dalla consapevolezza di essere morto combattendo o riabbracciando il figlio perduto. Cristiano era certo soltanto di una cosa: nessuno avrebbe mai potuto ottenere privilegio maggiore.

    Ma quel privilegio sarebbe stato incompleto senza un tributo di sangue. Il ragazzo era a malapena capace di reggersi in piedi, sconvolto dal dolore, eppure non riusciva a trattenere la collera. Era stato risucchiato in un gorgo di rabbia e di violenza tanto profondo da avergli fatto sfiorare l’inferno, e di ciò incolpava un uomo che per lungo tempo gli aveva mentito. Jacopo

    V

    Appiani avrebbe dovuto pagare per molte cose: l’inganno, la tortura e soprattutto l’uccisione del padre. Il debito di cui si era fatto carico era tanto grande da non potersi estinguere con la semplice morte. Avrebbe dovuto soffrire lentamente e in modo indicibile, invocando pietà. Eppure, si disse il ragazzo, non tutto il male veniva per nuocere. Il tradimento del principe di Piombino aveva gettato luce sulla vera natura dei cristiani, campioni nel recitare discorsi sulla compassione, ma altrettanto capaci di rompere la parola data e di infierire su coloro a cui avevano promesso amore e lealtà.

    Il ragazzo fu colto da un disprezzo tanto grande per quell’ipocrisia che in uno slancio di sdegno voltò le spalle alla fede del Cristo, alla Chiesa di Roma e a tutto quanto gli era stato inculcato negli ultimi dieci anni. Fu una decisione repentina, ma talmente radicata da indurlo a rinnegare persino il nome ricevuto nel battesimo. Quel rifiuto gli provocò però un’improvvisa sensazione di vuoto. Non si trattava di rimorso né di paura, era piuttosto la percezione di una libertà così vasta da turbarlo. Fino ad allora aveva vissuto secondo le regole del contegno e della religione, della morale e delle gerarchie. D’un tratto fu sciolto da ogni vincolo. L’unica voce a cui avrebbe obbedito, da quel momento in poi, sarebbe stata quella della sua volontà.

    Ma prima della propria, eseguì quella del padre. Adagiò a terra il suo corpo e, dopo averlo contemplato un’ultima volta, prese la scarsella che portava appesa alla cintura. La aprì, ignorando il forte odore di salsedine e di polvere da sparo che emanava dall’interno, e ne versò il contenuto a terra. Rovistò in fretta tra monete e cianfrusaglie di ogni sorta, alla ricerca di un oggetto ben preciso di cui gli aveva parlato Sinan, finché non lo trovò. Era una piccola bussola di forma cilindrica, interamente in metallo e dalle proporzioni singolari. Alta il doppio rispetto al diametro delle basi, somigliava a un rocchetto di circa un pollice con una concavità a forma di croce praticata sul punto d’appoggio. Ma la vera stranezza consisteva nelle decorazioni visibili sotto il vetro che proteggeva l’ago. Invece della solita Rosa dei venti, riproducevano una stella a cinque punte.

    stella.png

    Il ragazzo degnò la bussola di un esame sommario, poi

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