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101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato
101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato
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101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato

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Principesse e regine che fanno sognare, ma soprattutto donne: fragili, romantiche, innamorate, coraggiose, a volte spregiudicate. I destini, le fortune e i segreti di 101 personaggi femminili che hanno attraversato la storia dell’Europa dal Medioevo ai giorni nostri. Un lungo racconto dove i grandi eventi lasciano il passo ai momenti privati, alle storie intime. Conosceremo la vita, i drammi, le inquietudini morali, amorose e anche religiose di donne che spesso hanno determinato il corso della storia. Giovanissime mogli e madri, oggetto di scambio, pedine sullo scacchiere della diplomazia, queste principesse si sono ritagliate uno spazio perché dotate di personalità fuori dell’ordinario. 101 storie tristi, romantiche, tragiche, ma appassionanti come un romanzo, che riportano in primo piano figure dimenticate nelle pieghe della storia ufficiale.



Marina Minelli

è nata ad Ancona e vive a Falconara Marittima con il marito Stefano e due bellissime gatte, Violetta e Rosina. Dopo la laurea in Storia moderna, ha iniziato a collaborare con quotidiani e periodici ed è stata responsabile dell’ufficio stampa di associazioni ed enti pubblici. Nel gennaio del 2009, ha creato AltezzaReale.com, il primo sito italiano dedicato alla storia e all’attualità delle famiglie reali. Viaggia spesso, soprattutto in Francia. Ama il mare, gli alberi, i libri, gli animali e l’opera lirica.
LanguageItaliano
Release dateDec 16, 2013
ISBN9788854144095
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    101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato - Marina Minelli

    1.

    ANNA DI RUSSIA

    (1024 CA.-1079 CA.).

    ARRIVA DA KIEV LA SPOSA DEL RE

    DI FRANCIA ENRICO I

    Agli albori dell’anno Mille, la Chiesa introduce regole severe in materia di nozze fra consanguinei, così Enrico I re di Francia, vedovo, senza eredi e imparentato, più o meno lontanamente, con tutte le principesse da marito disponibili è costretto a guardare verso Est. La ricerca va per le lunghe, ma finalmente dopo quattro anni gli inviati del re di Francia scoprono che il duca di Russia Jaroslav I (il cui padre Vladimir il Grande aveva convertito il Paese al cristianesimo), ha ancora una figlia disponibile. Per la bionda e affascinante Anna non si tratta di una proposta molto interessante. Kiev, centro più importante dell’Oriente cristiano dopo Costantinopoli, è una città vivace, molto bella, ricca, in pieno fervore culturale, mentre Enrico Capeto regna su uno Stato minuscolo, povero, sconvolto dalle continue rivolte dei feudatari e, nel complesso, abbastanza arretrato. Gli ambasciatori del re faticano non poco a convincere Anna, la quale però alla fine cede, forse impressionata dal fatto che la Francia è comunque il più antico regno cristiano dell’Occidente. La principessa arriva a Reims nella primavera del 1051, portando con sé una grossa dote in monete d’oro e molte aspettative che in parte saranno deluse. L’uomo, che il 19 maggio la sposa e contemporaneamente la fa consacrare regina, è già ultraquarantenne – un’età avanzata per l’epoca – sfinito da una vita passata a combattere le ribellioni dei vassalli. La lunga vedovanza lo ha inasprito e ha avuto un effetto disastroso su un carattere già duro. In più, Enrico I viene da una famiglia devastata e sua madre, l’intrigante Costanza di Arles, per anni tenta di mettere i figli maggiori contro il padre nella speranza di far accedere al trono il minore, suo preferito. Delusa o felice che sia, Anna fa il suo dovere, in breve mette al mondo tre maschi e una femmina, quando può si rifugia a Senlis dove si dedica alla caccia che è la sua passione. La regina probabilmente ha anche un certo ascendente sul marito perché al primo figlio può imporre un nome della sua famiglia, Filippo, a ricordo dell’antenato Filippo il Macedone. Il suo regno però è breve: Enrico, logorato da anni di lotte e di pesanti sconfitte, muore nel 1060 lasciando la reggenza non alla madre del piccolo Filippo i ma allo zio. Per Anna la vita potrebbe dirsi conclusa se non fosse che nella sua tranquilla esistenza entra improvvisamente l’amore. Raoul de Crépy, uno dei più potenti signori del regno, corteggia con insistenza l’ancora giovane e affascinante vedova del re e, durante una passeggiata, un bacio appassionato suggella questo legame. I due, travolti dalla passione, perdono la testa. Raoul, liquidata in fretta la moglie legittima, che ripudia con l’accusa di adulterio, rapisce Anna. Lo scandalo è enorme, ma nonostante ciò la coppia si sposa. Seguono una scomunica papale (la moglie abbandonata e segregata in un convento è andata a lamentarsi molto in alto) e qualche anno di rapporti gelidi con il re. Ma il nuovo marito della principessa venuta dall’Est è un uomo di grande prestigio e quindi Filippo I dal 1065 riammette entrambi a corte. Quando, nel 1074, Raoul de Crépy muore, Anna si ritira in un monastero a Senlis, anche se c’è chi pensa che possa essere addirittura tornata nel suo Paese natale.

    2.

    ELEONORA D’AQUITANIA

    (1122-1204).

    L’IRREQUIETA REGINA DI FRANCIA

    Il matrimonio fra l’esuberante Eleonora d’Aquitania e l’ascetico Luigi vii, è dal punto di vista politico un ottimo affare. Infatti la quindicenne Aliénor, così la chiamano nelle sue terre, ultima discendente dei duchi di Aquitania, porta in dote praticamente tutto il Sud-Ovest della Francia. La nipote del celebre Guglielmo il Trovatore ha il temperamento focoso del nonno ed è cresciuta in un ambiente colto e raffinato dove si pratica l’amor cortese, ma nel quale i rapporti con la Chiesa e con le istituzioni sono piuttosto disinvolti. I duchi di Aquitania se lo possono permettere visto che i loro domini si estendono praticamente dai Pirenei alla Loira. A questa brillante ragazza del Sud, Parigi appare inospitale e barbara, mentre il marito la annoia a morte con le sue manie religiose e le sue abitudini quasi monastiche. Dopo dieci anni di una vita particolarmente monotona, la crociata predicata con vigore da Bernardo di Chiaravalle, si presenta come un ottimo e inatteso diversivo. Aliénor aderisce subito con entusiasmo, si dà da fare per raccogliere il denaro necessario e quindi, insieme al marito e a un vasto seguito, parte per la Terra Santa. Ad Antiochia, la regina ritrova uno zio paterno, l’affascinante Raimondo di Poitiers, il quale l’accoglie con molto calore, anche troppo a dire dei contemporanei. Ma c’è anche dell’altro: la vivace e poco soddisfatta regina forse ha persino una relazione con un cavaliere musulmano. Luigi VII, per quanto paziente, ormai ne ha abbastanza di questa moglie troppo irrequieta, che lo mette costantemente in ridicolo ed è capace di dargli solo figlie femmine. Da Gerusalemme, il re scrive al fidato consigliere l’abate Suger, comunicandogli l’intenzione di chiedere lo scioglimento del suo matrimonio, ma questi risponde subito consigliando il sovrano di attendere e riflettere. Non è l’annullamento – procedura abbastanza usuale per liberarsi di una sposa non più gradita – a preoccupare Suger, angosciato invece dalla prospettiva di veder partire con Aliénor un insieme di feudi più vasto di tutto il dominio reale. La coppia reale, ufficialmente in crisi al termine di una impresa militare rivelatasi disastrosa, si imbarca separatamente per la Sicilia, ma il papa riesce a ottenere una riconciliazione che però dura poco. Molto presto Aliénor cade fra le braccia del focoso Enrico Plantageneto, conte di Angiò, e Maine, erede presuntivo al trono d’Inghilterra. Lei ha dodici anni di più, ma è sempre una bellissima donna, e in comune hanno il gusto per le arti e la poesia. Suger intanto è morto e il re è infuriato per la nuova tresca che si sta svolgendo sotto i suoi stessi occhi, raduna un concilio che, nel marzo del 1152, con la scusa di un lontano legame di sangue, dichiara nullo il matrimonio. Luigi salva l’onore suo e della dinastia, ma così facendo rinuncia a un terzo della Francia. Infatti, Aliénor oltre alla libertà si riprende anche la propria dote. Due mesi dopo, la ex regina sposa Enrico Plantageneto, che si ritrova così signore di un territorio vastissimo. Il 19 dicembre 1154, Enrico e Aliénor vengono incoronati re e regina d’Inghilterra. Un vassallo del re di Francia diventa a sua volta re e un terzo della nazione si trasforma in una colonia inglese.

    3.

    ELEONORA D’AQUITANIA

    (1122-1204).

    LA RIBELLE REGINA D’INGHILTERRA

    Madre di otto figli, di cui cinque maschi, Aliénor adesso ha un partner davvero a sua misura. La regina si occupa degli affari del regno d’Inghilterra quando Enrico è sul continente, promuove gli scambi commerciali, ordina la redazione del primo codice di leggi marittime della cui utilità si era resa conto durante il suo viaggio in Oriente, fa restaurare e abbellire le dimore reali, che sono numerose perché i sovrani si devono spostare in continuazione per controllare i vassalli e mantenere l’ordine nei domini. Questi suoi primi anni accanto a Enrico II Plantageneto, uomo energico e dominatore, sono intensi, vivaci, ricchi di promesse e di speranze; la regina asseconda e sostiene le ambizioni del marito, la loro corte è frequentata da poeti, letterati, artisti. Aliénor però non ha considerato che essendo Enrico, a differenza del re di Francia, un uomo estremamente focoso le infedeltà sono da mettersi sul conto di questo matrimonio. Per qualche anno le storie del Plantageneto sono fugaci e discrete (anche se il primo erede della coppia viene al mondo quasi in contemporanea con un figlio bastardo) poi il re perde la testa per una giovane inglese, la bellissima Rosamunde Clifford, che diventa la sua amante ufficiale. La regina offesa fa i bagagli e si trasferisce nelle sue terre insieme al figlio preferito Riccardo, il futuro Cuor di Leone. Da Poitiers, dove ha ricreato una corte raffinata, Aliénor però continua a seguire le vicende inglesi e, nella speranza di poter riacquistare un certo potere, spinge alla ribellione i figli Enrico, Riccardo e Goffredo. La morte dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, del cui assassinio il re è indirettamente responsabile, ha indebolito in quegli anni il prestigio del sovrano, che però reagisce subito scatenando una vera e propria guerra familiare. La regina viene catturata e rinchiusa prima nella fortezza di Chinon e poi, dal 1174, trasferita a Salisbury, da dove è autorizzata a uscire solo in rare occasioni. Deve aspettare la morte di Enrico II per ritrovare la libertà e anche tutto il potere che desidera, perché il nuovo sovrano Riccardo ha una sola idea in testa, riconquistare il Santo Sepolcro, e i suoi dieci anni di regno li passa quasi tutti lontano dall’Inghilterra. A nome e per conto di Riccardo Aliénor visita città e castelli, fa prestare ai vassalli giuramento di fedeltà al nuovo re, percorre avanti e indietro le sue terre. Ha 67 anni, ma è sempre bella, imponente e piena di energie. Al figlio amatissimo trova persino una moglie e gliela porta all’imbarco per la crociata, anche se è cosciente del fatto che si tratta di una missione senza speranza poiché Riccardo è più o meno apertamente omosessuale. Poi torna di corsa in Inghilterra dove l’ultimogenito Giovanni, il famoso senza terra, trama per prendere il posto del fratello. Subito dopo la regina si deve confrontare con un altro dramma. Di ritorno dalla crociata il sovrano inglese cade nelle mani del terribile imperatore tedesco Enrico vi, che chiede per il rilascio una cifra folle. Aliénor raccoglie il denaro necessario e poi scorta di persona il convoglio fino in Germania. La sovrana ha compiuto settantadue anni, ma c’è ancora molto da fare, è lei a governare con mano ferma il regno inglese e le terre francesi, fino alla morte improvvisa del figlio adorato nel 1199. Benché Giovanni, il nuovo re, sia un uomo senza fede, cinico, sleale e molto impopolare, Aliénor lo sostiene in ogni modo e convince anche i feudatari più riottosi a giurargli fedeltà. L’ultimo viaggio la porta in Castiglia, dove va a prendere una delle sue nipoti, promessa sposa dell’erede al trono di Francia e futura madre di san Luigi. Gli ultimi anni della sua vita sono sconvolti dalle lotte fra il figlio e uno dei nipoti e, prima di morire, il 31 marzo del 1204, nell’abbazia di Fontevrault dove si è ritirata, viene a sapere che la Normandia, uno dei preziosi feudi di famiglia, è caduta definitivamente in mano francese.

    4.

    LE DONNE DELL’IMPERATORE FEDERICO II.

    L’HAREM DELLO STUPOR MUNDI

    Multiforme e poliedrico, statista consumato, legislatore accorto, intellettuale di vasto respiro, poliglotta, uomo di eccezionale carisma, Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, è abituato a prendersi tutto ciò che desidera. Naturalmente anche le donne sono oggetto privilegiato della sua sete di dominio e strumento di calcolo dinastico, mentre il sesso è un esercizio di potere. Le malelingue guelfe parlano di «osceni piaceri», il cronista Villani assicura che Federico «fu dissoluto in lussuria in più guise e in tutti i diletti corporali volle abbondare» e si favoleggia persino di un harem. L’imperatore, a cui piace scandalizzare il mondo, non smentisce le voci anzi avvolge la sua corte in un alone di mistero e di profumi orientaleggianti. Il chiodo fisso dello Stupor mundi, il vero grande sogno della sua inquieta esistenza, è la ricostruzione dell’impero germanico, tutto il resto viene dopo comprese le mogli e le amanti, ognuna delle quali però serve soprattutto alla sua politica di conquistatore. Costanza di Aragona, sposata quando lui ha quindici anni e lei dieci di più, è una donna raffinata e colta, educata nella elegante corte di Provenza; in dote porta un’armata di cinquecento cavalieri e gli dà un figlio, Enrico. Nel complesso viene abbastanza trascurata e riceve, come tardivo omaggio, una magnifica sepoltura nell’imponente duomo di Palermo. Intanto l’imperatore, spesso in viaggio nelle sue terre, cioè fra Germania, Puglia e Sicilia, ha incontrato Adelaide di Urslingen, che dà alla luce due figli, fra cui Enzo, amatissimo dal padre, sfortunato re di Sardegna e delicato poeta negli anni della lunga prigionia bolognese. Sepolta la prima moglie è la volta di Iolanda di Brienne, ottimo partito perché erede nominale al trono di Gerusalemme, ma su di lei i cortigiani giocano un po’ di fantasia, della bellezza di cui si era favoleggiato non c’è nessuna traccia. La ragazza, immediatamente reclusa nel palazzo reale di Palermo, è così poco avvenente che Federico la prima notte di nozze preferisce giacere con un’altra, la stessa cugina della sposa. L’informazione arriva da alcuni cronisti pettegoli e fedeli al papa, il quale sta facendo di tutto per screditare un imperatore impegnato a escludere il pontefice dal potere temporale. Ad ogni modo Federico fa il suo dovere di marito, Iolanda resta incinta ma muore di parto dando alla luce il futuro Corrado iv. Intanto Federico, ospite dei Lancia nel castello di Agliano, conosce la quindicenne Bianca, se ne innamora e la porta con sé, ufficialmente nel seguito dello zio, il marchese Manfredi, suo alleato. Bianca pulcherrima nimis, cioè la troppo bellissima, conduce un’esistenza discreta e riservata. La fanciulla è a tutti gli effetti una concubina, ma secondo i contemporanei l’imperatore la ama come nessun’altra e le date di nascita dei tre figli, Costanza, Violante e Manfredi, confermano la sua presenza nei momenti chiave dell’esistenza di un uomo piuttosto impegnato. L’intensità e la profondità sono confermate anche da una poesia che l’imperatore avrebbe dedicato alla donna. L’amante amatissima esce di scena intorno al 1233-34, forse allontanata perché è in arrivo un’altra sposa ufficiale. Bianca probabilmente sopravvive fino al 1246 e non è escluso che, in punto di morte, Federico l’abbia sposata anche per legittimare i figli, in particolare Manfredi, il suo prediletto e quello che più gli assomiglia dal punto di vista intellettuale.

    Dotato di un perfetto autocontrollo, sempre incline a far prevalere la ragione sull’amore e sui sentimenti, Federico non esita a mettere da parte la pur amatissima Bianca per Isabella d’Inghilterra. Già quarantenne e padre di una folta schiera di figli naturali e legittimi, decide di impalmare la sorella di re Enrico IIi con il solo obiettivo di stringere un’alleanza. Ma questa volta, a scanso di equivoci o delusioni, Federico invia il consigliere Pier delle Vigne a Londra per un controllo prenuziale. Effettivamente molto bella e riccamente dotata, la principessa viene scortata fino in Germania, dove si svolge una fastosa cerimonia nuziale, oscurata però da un tragedia familiare. Enrico, primogenito dell’imperatore, guida una rivolta contro il padre, ma finisce in catene. Il destino della principessa inglese non è diverso da quello delle altre donne di Federico: confinata nelle sue stanze e relegata a ruolo di fattrice regale, Isabella mette al mondo tre figli prima di morire di parto a soli ventisette anni. Queste le compagne ufficialmente riconosciute e note, ma la schiera delle donne amate anche per una sola notte dall’imperatore Federico è piuttosto vasta, fra esse Maria di Antiochia conquistata nel periodo della Crociata, o la siciliana Manna, nipote di un arcivescovo. Di tutte le altre restano solo i nomi dei figli, numerosi come si conviene a un grande tombeur de femmes.

    5.

    BIANCA DI CASTIGLIA (1188-1252).

    INDAGINE SULLE PEGGIORI SUOCERE DELLA STORIA

    I figli mammoni e le suocere pestifere sono un patrimonio dell’umanità e alcune hanno lasciato negli annali della storia dei ricordi che in confronto il match tra Elisabetta ii e Lady Diana è stato una passeggiata.

    Prima della scoperta della penicillina e dell’introduzione del servizio sanitario nazionale, la temuta categoria suocera non è molto diffusa. Ad ammazzare le donne in giovane età ci pensano le numerose gravidanze, malattie non meglio identificate, epidemie, il veleno (considerato una pratica di divorzio ante litteram) e qualche volta anche il boia. E non è questione di posizione e di denaro, anzi tutto il contrario. Le donne delle famiglie reali, spose appena entrate nella pubertà, madri per dovere dinastico, sfinite da parti a ripetizione, arrivano a trent'anni massimo. Però quelle che sopravvivono a questi tour de force della procreazione sono toste, anzi tostissime. Specie se a soccombere è il marito e la mamma reale si può così trasformare in tutrice e reggente a nome del pargolo non ancora in grado di amministrare un regno. Bianca di Castiglia (1188-1252), giovane vedova di Luigi VIII re di Francia e madre amatissima di Luigi ix (1214-1270), è un esempio emblematico della categoria. Certo, bisogna rendere onore al merito, è l’energica e indomita Bianca – che non per nulla è una delle nipoti della celebre Aliénor d’Aquitania – a conservare nelle mani del futuro santo (re dall’età di dodici anni) il trono di una Francia medievale sconvolta da tensioni, difficoltà economiche, guerre e dalle continue ribellioni dei feudatari. Ma la regina madre, donna forte, autoritaria e coraggiosa, questo figlio, che vuole perfetto, non si limita a proteggerlo, lo domina anche. Il legame fra i due è intimo e profondo e a farne le spese è soprattutto la dolce Margherita di Provenza (1221-1295), moglie dal 1234 del nono Luigi. Da subito i rapporti fra le due donne – tesi fino al parossismo – sono quelli tipici fra una suocera, in origine madre possessiva, e una nuora che vorrebbe un ruolo e voce in capitolo nella vita del marito. I contemporanei, in mancanza della stampa scandalistica particolarmente appassionata del genere, osservano e riferiscono con dovizia di particolari. Qualcuno è anche un po’ scandalizzato, ma i racconti sono quasi tutti tragicomici. Per esempio Bianca non sopporta che il figlio (molto ascetico negli anni della maturità ma in gioventù assai focoso specie fuori dai periodi di castità e digiuno imposti dalla sua fede ardente) durante il giorno si intrattenga carnalmente con la bella e giovane moglie. Così la coppia è costretta a incontrarsi sulle scale che collegano le loro due camere da letto e la servitù, istruita a dovere, batte dei colpi sul muro quando la regina madre si avvicina alla stanza dell’uno o dell’altro. Insomma, anche uno dei sovrani più importanti e potenti d’Europa è succube della sua mamma. Ma c’è dell’altro, e qui si sfiora la cattiveria pura: dopo un parto difficile Margherita giace a letto in pericolo di vita, la terribile Bianca arriva per allontanare il figlio, al quale dice, riferiscono le cronache dell’epoca: «Venite via, non avete nulla da fare qui». Ovviamente lui acconsente per tornare però precipitosamente sui suoi passi quando la moglie sviene e sembra ormai prossima alla fine. Solo la morte di Bianca, nel 1252, libera Margherita dall’incubo, ma la regina già da qualche anno è in Terrasanta al seguito del marito, che sta tentando di liberare dal dominio saraceno i luoghi sacri della cristianità. Anche una crociata contro gli infedeli è preferibile alla convivenza con una suocera terribile.

    6.

    LAURA MALATESTA (1404-1425).

    CRONACA DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

    Far convivere sotto lo stesso tetto una seconda moglie giovanissima e seducente e un figlio di primo letto affascinante e focoso, quasi coetaneo della matrigna, non è un’idea propriamente brillante. Un esperimento simile l’aveva tentato anche l’anziano Gianciotto Malatesta, il quale, fidandosi del fratello Paolo, gli aveva affidato la cura e l’intrattenimento della giovane moglie Francesca confinata nel castello di Gradara. Il resto è storia, anzi cronaca nera, anzi letteratura, visto che i due amanti trucidati dal marito e fratello ingannato e furioso diventano i protagonisti del passo più celebre dell’Inferno dantesco. Un secolo e mezzo dopo, praticamente nella stessa famiglia, il dramma si ripete e ancora una volta la vicenda ha passaggi incerti, particolari raccontati in modo sempre diverso ed è difficile distinguere fra la fantasia e la realtà. Certo è che il 20 aprile 1418 Laura Malatesta sposa il marchese Niccolò III d’Este. Lui ha trentacinque anni, lei quindici e secondo Matteo Bandello «era la marchesana bellissima e vaga e così baldanzosa e lasciva, con due occhi che amorosamente in capo le lampeggiavano, che se Fedra così bella e leggiadra fosse stata io porto ferma credenza che avrebbe ai suoi piaceri il suo amante Ippolito piegato». Uno storico ottocentesco, che studia tutti i suoi possibili ritratti, trae la conclusione che Laura, detta la Parisina, è decisamente molto bella. La giovane moglie di Niccolò d’Este è figlia di Andrea Malatesta signore di Cesena e di Lucrezia Ordelaffi la quale, solo pochi giorni dopo la nascita di Laura, viene avvelenata dal suo stesso padre Cecco signore di Forlì. Un destino di tragedia sembra perseguitare la bambina, che perde anche l’unico genitore rimastole e viene affidata allo zio Carlo Malatesta signore di Rimini, il quale la promette in moglie al signore di Ferrara. Niccolò, vedovo da molti anni, non è un santo, anzi le sue imprese amorose sono molto note in Italia; l’esuberante marchese ha varie amanti ufficiali e non si fa mancare le distrazioni occasionali, collezionando in tutto una trentina di figli fra legittimi e naturali. Ugo è uno dei rampolli irregolari di Niccolò, figlio dell’amatissima Stella dell’Assassino e candidato a prendere le redini della signoria. Il ragazzo ha quasi la stessa età di Parisina che, si dice, ha già incontrato a Rimini, innamorandosene perdutamente e chiedendola subito in moglie. Purtroppo quando, in occasione delle trattative matrimoniali, il padre vede la fanciulla manda tutto all’aria e tiene la bella Laura per sé. Secondo un’altra versione fra matrigna e figliastro non corre buon sangue e un lungo viaggio verso il Santuario di Loreto, organizzato dallo stesso Niccolò, serve a chiarire i malintesi e farli riconciliare, forse anche troppo. Altri cronisti sostengono che a Ugo fosse stato affidato l’incarico di proteggere e controllare Parisina rifugiata lontano dalla malsana Ferrara in occasione di una pestilenza. Sta di fatto che i due diventano amanti, ma un premuroso cortigiano, accortosi della tresca, si affretta a informare il marchese. Niccolò vorrebbe non crederci e se ne vuole accertare di persona, quindi fa praticare un foro sul soffitto della camera dove avvengono gli incontri. Quello che vede basta a condannarli a morte. Gli sfortunati amanti vengono decapitati il 21 maggio 1425 dopo un processo durante il quale il marchese di Ferrara, sconvolto più per il tradimento del figlio prediletto che per quello della moglie, rifiuta il perdono e urla: «Abbian l’istesso ceppo sotto l’istessa scure e i due sangui faccian l’istessa pozza». Sbollita l’ira e assalito dal rimorso, Niccolò III giustifica la sua vendetta mascherandola da azione volta a ristabilire la morale in una Ferrara un po’ gaudente, e decreta la condanna a morte di tutte le adultere. La vicenda ha ispirato nei secoli poeti e musicisti, da Lope de Vega a Byron, da Donizetti a Mascagni, fino a D’Annunzio.

    7.

    ISABELLA DI FRANCIA (1292-1358).

    UNA TERRIBILE REGINA D’INGHILTERRA

    Intelligente, calcolatrice e determinata come suo padre Filippo iv Il Bello, Isabella di Francia sposa Edoardo ii d’Inghilterra nel 1308. Un matrimonio politico, ovviamente, che non tiene conto dei desideri dell’una e delle inclinazioni dell’altro. Il re non è assolutamente all’altezza delle aspettative di questa donna bellissima e focosa non a caso soprannominata la Lupa di Francia. Edoardo ii ha una sfilza di favoriti, per non dire amanti, fra cui un francese della Guascogna, arrogante e rapace, che a corte spadroneggia grazie all’ascendente sul re. Nonostante ciò, la regina mette al mondo quattro figli in pochi anni e la coppia sopravvive fra animosità e veleni in un’epoca di grandi difficoltà. Il re, dominato da personaggi piuttosto loschi, è molto impopolare e le ribellioni dei grandi nobili si susseguono. Fatale per Isabella e per il regno d’Inghilterra è l’incontro con un nobile gallese, Roger Mortimer, che imprigionato nella Torre di Londra (dove ancora risiedevano i sovrani e la corte) e condannato a morte chiede la grazia alla regina. Mortimer, bello, audace e virile, è l’esatto contrario del debole Edoardo ii e Isabella gli cade presto fra le braccia. La passione amorosa si mescola e si confonde con le lotte politiche del periodo, e infatti il lord gallese, con la connivenza della regina, tenta di catturare il sovrano per poi deporlo. Il piano fallisce, però Mortimer riesce a rifugiarsi a Parigi dove presto lo raggiunge l’amante. Isabella parte con la benedizione dello stesso re Edoardo, a nome del quale dovrebbe trattare alcune questioni territoriali rimaste in sospeso. La scusa sembra ottima e il sovrano inglese, insicuro e facile da convincere, non sospetta nulla, in fondo la moglie va semplicemente a trovare la famiglia; per completare l’opera Isabella convince il marito a inviare oltremanica anche l’erede al trono il quale potrà rendere il dovuto omaggio feudale allo zio re di Francia. Il gioco è quasi fatto, la regina e Mortimer, che ormai non nascondono più il loro legame scandaloso, si mettono alla testa di una vera e propria rivolta e attorno a loro si forma un partito di opposizione di cui fanno parte tutti gli scontenti. Il 13 novembre 1326, Edoardo ii, ormai totalmente screditato e disprezzato, viene catturato dalle truppe fedeli a Isabella. Nel frattempo il parlamento discute se e come destituire il sovrano che alla fine, in un lungo documento, viene dichiarato «incompetente a governare e reo di essersi lasciato controllare da cattivi consiglieri». Convinto a cedere la corona al figlio, Edoardo resta comunque prigioniero e nel settembre dell’anno dopo, l’implacabile regina, che desidera essere libera di sposare l’amato Mortimer, dà ordine di affrettarne la dipartita. Gli aguzzini eseguono con spietata ferocia e l’ex re muore fra i tormenti. Il nuovo sovrano, Edoardo iii, è ancora solo un ragazzino totalmente in potere della madre e di Roger Mortimer, ma in capo a tre anni rivela la sua vera tempra e riesce a liquidare definitivamente la terribile Isabella. Mortimer viene condannato a morte per tradimento e la Lupa di Francia, relegata in un castello del Norfolk in uno stato di semi prigionia, lì resta fino alla morte ventotto anni dopo.

    8.

    ISABELLA DI FRANCIA (1292-1358).

    LO SCANDALO DELLE COGNATE REALI

    Nella primavera del 1314 Margherita, Bianca e Giovanna di Borgogna, nuore di Filippo IV il Bello re di Francia, sono gettate in prigione con l’accusa di adulterio. A denunciare le tre principesse è la cognata Isabella di Francia, moglie insoddisfatta e frustrata del re d’Inghilterra che forse riceve le confidenze di un informatore segreto, ma può anche darsi abbia notato regali arrivati in mani sbagliate o sguardi compromettenti. Sta di fatto che Isabella, sposata controvoglia a un uomo debole, incerto e omosessuale (situazione che non contribuisce di certo a migliorare il carattere della Lupa di Francia), ma anche donna assetata di vendetta e soffocata dal rancore, si precipita dal padre a raccontare tutto. All’epoca Filippo IV detto il Bello, sovrano autoritario e severo del regno più potente d’Europa, ha già quasi sterminato l’ordine dei Templari, ha addomesticato ai suoi voleri il

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