Chi ha ucciso Euridice?: Il mito di Orfeo ed Euridice
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Tutto ciò per riportare alla luce la sua amata Euridice.
Un viaggio dunque nell’ignoto delle proprie emozioni e delle proprie paure.
Ma poi cosa accadde?
Perché ti voltasti oh prode Orfeo?
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Anteprima del libro
Chi ha ucciso Euridice? - VINCENZO TAGLIAFERRI
CHI HA UCCISO
EURIDICE?
di Vincenzo Tagliaferri
VERSIONE EBOOK
LFA Publisher
Lello Lucignano Editore
Via A. Diaz, 17 -80023-
Caivano -Napoli, Italy
Partita Iva 06298711216
www.lfaeditorenapoli.it --- info@lfaeditorenapoli.it
Distribuzione cartacea Libro Co. Italia -Firenze -
INTRODUZIONE
Questa è una storia che va innanzitutto ascoltata oltre che letta.
Musica e parole si fondono in un fluire narrativo che risuona di echi lontani a colpi di rime, assonanze e consonanze.
Nell’antica Grecia, dunque, al tempo in cui gli Dei vivevano a stretto contatto con gli umani, in un mondo popolato da ninfe, semidei titani e cavalli alati, viveva uno straordinario musicista e poeta che portava il nome di Orfeo. Egli era capace di attrarre a sé l’intero creato con il suono della sua lira e dei suoi versi, tanto che i fiumi si arrestavano o deviavano il corso, le fiere più feroci si ammansivano e i pesci guizzavano fuori dall’acqua per ascoltare meglio. E se Orfeo incantava il mondo con la bellezza della sua arte, la bellezza di una ninfa incantò l’artista. Ella risponde al nome di Euridice.
Iniziò quindi una storia d’amore tanto forte da affrontare ogni tipo di barriera, anche la morte!
Prologo
Esplode l’orizzonte
là, dove Apollo impera,
tra spume di bianche onde
e oltre i confini della notte più nera
Barbare parole
distruggono le mura
di uno stanco cuore
che solo si consuma
Oh aulico Orfeo cantore,
che con la tua lira muovevi il creato,
devastato dall'immenso dolore
di un amore depredato.
Infettasti di vita la morte,
placasti le Furie
e apristi le porte.
Di patire certe anime scordarono
e di seguirti si accordarono...
Era giunto il paradiso all'inferno
oltre le porte del lago d'Averno¹
CANTO I
Orfeo
Musica, che pervadi le membra,
che ci induci ad amareciò
che il cuor rimembra.
Musica, che mi fai abbracciare
ciò che il dolore smembra
nell'oblio del pensare.
In Grecia, tanti e tanti secoli or sono,
v'era un prodigioso musico;
l'intero creato veniva attratto dal suo suono
che aveva un ipnotico potere mistico;
qualunque tipo di creatura,
in quel musical fluire,
entrava in un'estasi pura,
immersa in un dolce sentire.
Le feroci belve s'ammansivano
e, adagiate accanto alle prede,
ascoltavano con esse mansuete
le dolci note che nell'aria vagavano.
I fiumi d'improvviso s'arrestavano
attratti da quelle note suadenti,
laddove le imponenti montagne si spostavano
seguendo quei dolci suoni ammalianti.
I pesci guizzavano dall'acqua per meglio udire,
gli uccelli, tacendo, sugli alberi si posavano,
intere selve si protendevano verso quel musical fiorire
e tutti insieme in armonia ascoltavano.
Con quel mondo in estatica contemplazione,
riunito attorno a lui solo per ascoltare,
in natura svaniva ogni crudele azione
grazie al potente sciamano ed al suo suonare.
Secondo la leggenda il suo nome era dunque Orfeo
e, nell'allietare l'affannato mondo,
da musico errabondo,
il cuore di una ninfa fu l'atroce suo trofeo;
trofeo che egli ebbe ahimè ignaro
di un sublime amore amaro...
Perché si sappia bene una cosa!
Di spine si veste una splendida rosa,
e se dei petali poi più non godrai,
del sangue sulle dita ti accorgerai!
Il dono d'un padre al figlio fu solo l'inizio
di una tragica storia d'amore letale;
una lira il Dio Apollo diede al ragazzo
che dalle Muse imparò presto a suonare.
Oh Orfeo, essa fu benedizione e maledizione,
con essa attirasti le fugaci ninfe,
tra le quali c'era lei, col suo immenso amore,
che a scendere negli inferi ti spinse.
Chissà, magari senza quella lira
non avresti incontrato la tua sposa dannata,
non avresti affrontato una notte così nera,
ma non avresti neanche amato così tanto la vita.
Ah la vita! È il libro più contorto che ci sia,
fa giri immensi per parlare d'amore,
per lasciarne poi una sbiadita scia
in chi l'ha pagato con troppo dolore.
Ma importante fu poi quella lira,
la musicale arma che sarebbe servita
per affrontare la proverbiale ira
di certi custodi della terra proibita
La sua musica in ogni luogo arrivava,
e non solo di dolci note l’aria riempiva,
pieno d’incanto tutto il luogo diventava
anche grazie a splendidi odori mai captati prima
Tutti riconoscevano al prodigioso suonatore
qualcosa di misterioso e di divino,
e lui suonava e leniva anche il dolore
e curava morbi dal mortale destino.
Toccava l’anima del mondo il nostro cantore,
penetrandovi così intensamente
e con tale premuroso calore,
che ogni angoscia diveniva